MUSICA E FUMETTI: L’ARTE DELLA COPERTINA
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Durante l’età d’oro dei fumetti molti artisti si sono cimentati nel difficile compito di illustrare la copertina di un album musicale. Ovviamente il tutto giocava spesso su un’unica illustrazione alla quale era richiesto un notevole impatto visivo.
È bene dire da subito che i risultati non sono sempre stati all’altezza, anzi, spesso grandi artisti hanno dato vita a prodotti deboli e dimenticabili.
Senza la pretesa di essere esaustivo ho messo in fila dieci esempi di cover art su cui riflettere.
Ci vuole Pazienza
Cominciamo con Andrea Pazienza, grandissimo poeta maledetto del fumetto, che come copertinista di vinili non produsse risultati indimenticabili. Nessuna delle copertine da lui disegnate (ce ne risultano 13 in totale di cui ben 7 per il solo Roberto Vecchioni) rimarrà nella storia. Nel quarantacinque giri Montecristo, del 1980, Vecchioni cerca di stare al passo con le sonorità elettroniche di quegli anni senza riuscirci. In una copertina dominata da colori acidi, Pazienza sistema un giovane Vecchioni che si affaccia dai torrioni di una fortezza completamente nudo. Due figure surreali completano la scena ai lati del protagonista. Forse non casualmente l’atmosfera della copertina sembra riflettere un periodo di confusione creativo-esistenziale. Non dimentichiamoci che Vecchioni aveva da poco subito l’arresto e la carcerazione per droga.
L’agnese liberata
Proseguiamo con un altro protagonista della frizzante scena italiana del fumetto, che negli anni ottanta aveva nella dotta Bologna il suo ombelico del mondo: Gaetano Liberatore detto Tanino. Diciamo subito che la sua copertina di Agnese dolce Agnese di Ivan Graziani è un capolavoro. Quella biondissima figura femminile in abiti fashion che rovista tra l’immondizia diventò immediatamente iconica e indimenticabile. Non corrisponde figurativamente alla descrizione che Graziani fa nel test, ma riesce a catturarne in maniera perfetta lo spirito selvaggio e anticonvenzionale. La canzone, bellissima nella melodia e nel testo, fu coinvolta di un oscuro caso di plagio. Completamente originale invece appare l’illustrazione del maestro marsicano eseguita, come ricorda Filippo Scozzari “in un delirio di gessetti, pantone, matite grasse per il trucco, trucioli di gomma, nastri adesivi, fissatori e pennelli”.
La marchetta di Crumb
Passiamo ora ad uno dei migliori esempi di abbinamento fumetto-musica che esistano: la copertina dell’album Cheap Thrills dei Big Brother and the Holding Company, la storica band della mitica Janis Joplin. Si tratta della cover più famosa di Robert Crumb, e una delle più famose di sempre: fu completata in una sola sessione di disegno che durò un’intera notte e per la quale Crumb fu pagato 600 dollari. Non piaceva al gruppo e ai discografici l’immagine scelta originalmente per la copertina, che ritraeva i membri della band tutti nudi su di un letto. Così contattarono l’autore. “Lo feci solo come una marchetta”, disse Crumb, che a quei tempi stava facendosi un nome. Crumb disegnò questo vero e proprio fumetto con l’intenzione di farne la copertina posteriore, ma alla Joplin piacque così tanto che convinse la casa discografica a utilizzarlo sul davanti.
Valentina progressive
Tra le storie più belle del progressive italiano c’è quella dei Garybaldi, gruppo musicale fortemente debitore a Jimi Hendrix. Il chitarrista Bambi Fossati, leader della band, riesce però, grazie al suo eclettismo, a venare la propria proposta musicale di un gusto tipicamente italiano. I Garybaldi realizzano un album importante per la storia del rock italiano, sia a livello musicale che grafico: Nuda. Per l’occasione la casa discografica Cgd mise a loro disposizione un copertinista di eccezione: Guido Crepax, il padre di Valentina. Gli sforzi del disegnatore producono uno dei più bei lavori dell’intera discografia italiana. La copertina dell’album, una volta interamente aperta nelle tre parti che la compongono, rappresenta una classica ragazza crepaxiana nuda sull’erba di un ipotetica Lilliput circondata da piccoli esseri.
Bacco tabacco e venere
Uno degli incontri artistici più felici, perché avvenne tra personalità simili, fu quello tra Paolo Conte e Hugo Pratt, che collaborarono per l’album Parole d’amore scritte a macchina. Una copertina eterea ci introduce a un disco che è a sua volta altrettanto etereo. Un disco basato su toni smorzati, su suoni ridotti all’essenziale, sul fascino profondo di un minimalismo che ammanta di sè sia i testi scarni che le melodie apparentemente semplici. Tutto questo si riverbera anche nella linea fragile e nervosa della copertina. Hugo Pratt racconta il disco e il suo autore in uno schizzo in cui l’avvocato di Asti appare perduto in mezzo a donne fatali e misteriose. Pratt qui è volutamente essenziale, ma rimane un narratore incredibile. Con pochi segni crea un’atmosfera sospesa, satura di fumo alcol e belle donne.
L’alieno intrappolato
La copertina di Surfing with the alien, il secondo album del talentuoso chitarrista Joe Satriani è veramente opera del noto fumettista John Byrne? La risposta è complessa: in parte sì e in parte no. In parte sì perché il Surfista Argenteo che guida la sua asse attraverso gli spazi cosmici è veramente opera di Byrne. In parte no, perché non si tratta di un lavoro effettuato appositamente per la copertina dell’album. L’immagine consiste nella riproduzione di una illustrazione tratta da una storia pubblicata in albo nel 1982 su testo di Stan Lee. Satriani non chiese a Byrne il permesso di pubblicare questa illustrazione e né Byrne né la Marvel (che ha i diritti sul personaggio) ricevettero alcun compenso in seguito alla pubblicazione.
Dalla parte delle bambine
Dalla certa origine risulta invece la copertina del supervenduto album del 1998 intitolato Follow the leader. Si tratta dell’opera che diede notorietà planetaria al gruppo Nu-metal Korn. L’autore è uno dei fumettisti più famosi al mondo, già disegnatore di Spider-Man e creatore di Spawn: Todd McFarlane. L’artista interpreta con arguzia e sensibilità il tenebroso mondo dei Korn popolato da bambini sui quali si stendono ombre minacciose. L’evocativa copertina contribuì, insieme alla musica dura e a tratti agghiacciante, al successo dei Korn. L’accoppiata risultò talmente vincente che il gruppo decise di avvalersi dell’opera di McFarlane, assistito da Greg Capullo, anche per il video di Freak on a Leash.
Memorie dal sottosuolo
Spesso i musicisti vanno a cercare gli artisti a cui affidare le copertine dei propri dischi nel circuito del fumetto underground. Ciò è dovuto soprattutto a una sorta di comunanza artistica, che concentra l’attenzione sugli aspetti più innovativi e anticonvenzionali. Tra i fumettisti underground che hanno prodotto copertine di album in anni recenti i più noti sono Charles Burns e Daniel Clowes, già star di Kitchen sink press ed Eightball. A Charles Burns si è affidato una leggenda del rock, il grande Iggy Pop, per Brick by brick: un’opera nella quale si accusano gli Stati Uniti di essere decaduti dal punto di vista morale e culturale.
A Daniel Clowes invece hanno fatto ricorso i Supersuckers, gruppo punk rock, per il loro album di esordio del 1992: The Smoke of Hell.
Verso l’inferno e oltre
Concludiamo in bellezza con un ennesimo figlio dell’underground che ha saputo assurgere al livello di star del fumetto mondiale: Richard Corben. L’artista firma la copertina di uno dei vinili più venduti di sempre: Bat Out of Hell, dell’eccessivo Meat Loaf. Si tratta di una copertina fantasmagorica che ha segnato per sempre la storia della musica, qualcosa di eccezionale anche per un artista di eccezione come Corben: vale la pena di analizzarla nel dettaglio. Bat out of hell letteralmente vuol dire “pipistrello uscito dall’inferno”, ma cosa significa? Il colore che domina è il rosso, un rosso cupo e malato… siamo fuori o dentro l’inferno?
Cimiteri infernali
Sullo sfondo ci sono le lapidi di un cimitero: i cimiteri normalmente non stanno nell’inferno e allora perché sono lì? Ovviamente sono lì per ragioni puramente estetiche. I sepolcri sembrano freddi e contribuiscono a fornire contrasto tra la superficie dell’inferno e il cielo, ma c’è qualche altro significato? Forse l’inferno è in realtà sulla terra? I testi della title track Bat Out of Hell parlano anche di questo. Il concetto di inferno come luogo reale o come stato dell’anima: E so che sono dannato se non esco mai / E forse sono dannato se lo faccio…
Pipistrelli urbani
Se l’inferno dipinto in questa copertina non è l’oscuro mondo sotterraneo, ma una rappresentazione della nostra realtà di tutti i giorni, qual è il significato del pipistrello gigante che grida? Dobbiamo riconoscere che Richard Corben doveva aver letto con attenzione i testi delle canzoni dell’album, prima di creare questo capolavoro. Sembrerebbe il protagonista della canzone che fugge “come un pipistrello dall’inferno”. Si muove così velocemente che pure il pipistrello, noto per la sua velocità, è stupefatto e incapace di reagire.
Ghost rider
Abbiamo tenuto per ultima l’immagine del motociclista. Richard Corben ha preso questa immagine direttamente dai testi della title track: “Farò colpire l’autostrada come un braccio in una bicicletta fantasma nera d’argento”. Anche se non ha disegnato l’autostrada, la moto è effettivamente in argento e nero. Corben disegna anche il cranio di un cavallo al posto dei fari, che aggiunge un tocco spettrale e demoniaco al tutto. L’azione è talmente impetuosa e prorompente che il tizio nudo alla guida e i suoi lunghi capelli vengono proiettati completamente all’indietro. Su questo tizio è difficile disquisire, l’unica cosa certa è che fisicamente non ricorda affatto il paffuto cantante di Dallas.
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A proposito di Ivan Graziani, vale la pena precisare che non c’è – o per lo meno non c’è più – nessun “oscuro caso di plagio”. Della cosa si parlò quando uscì (dopo “Agnese”) “A groovy kind of love” di Phil Collins. La musica dei due brani era identica, ma in realtà la canzone interpretata da Collins era stata scritta negli anni sessanta da Toni Wine e Carol Bayer Sager. E riprendeva, rallentandola, la melodia di un brano del compositore Muzio Clementi (vissuto a cavallo tra diciottesimo e diciannovesimo secolo): la Sonatina opera 36 n. 5 in sol maggiore. Possiamo forse dire che Graziani ha copiato la canzone di Wine & Sager, ma se è così Wine & Sager hanno copiato Clementi. Non essendoci copyright di mezzo, i musicisti hanno convissuto felicemente con la cosa. E comunque, “Agnese” resta un gioiello dentro un album capolavoro.
Manca forse la migliore, Jimi Hendrix di Moebius.