JULIUS SCHWARTZ LANCIA LA DC NELLA SILVER AGE

La Dc Comics rivitalizzò il genere supereroistico nella seconda metà degli anni cinquanta, dopo il crollo della fine degli anni quaranta, grazie soprattutto all’editor Julius Schwartz.
Schwartz è considerato unanimemente il responsabile dell’inizio della Silver Age, l’età d’argento degli albi a fumetti americani dopo quella d’oro degli anni quaranta, un’intera era del fumetto basata su una visione fondata saldamente su concetti fantascientifici.
Se i supereroi tornarono al successo, dopo la crisi che li aveva eliminati quasi tutti, lo si deve soprattutto a questo gentile appassionato di fantascienza. Julius Schwartz era prima di tutto un patito di sci-fi.
Nel 1932, a soli 17 anni, creò la prima fanzine di fantascienza, The Time Traveller, assieme al suo amico e futuro editor di Superman Mort Weisinger.
Con Weisinger da giovane aveva fondato anche la Solar Sales Service, la prima agenzia letteraria specializzata in fantascienza, che ebbe clienti come Ray Bradbury, Henry Kuttner, Alfred Bester, H.P. Lovecraft e Robert Bloch.
Nel 1939, Julius Schwartz fu tra gli organizzatori della prima Convention di fantascienza del mondo.
Julius Schwartz lasciò il mondo della fantascienza nel 1944 per entrare a far parte dello staff di All-American Comics, una compagnia editoriale associata alla Dc Comics. Come sceneggiatore, Schwartz contribuì alle avventure di Lanterna Verde, The Flash e molti altri.
Quando l’interesse per i fumetti di supereroi svanì alla fine degli anni quaranta, Julius Schwartz passò a titoli di altro genere lavorando con artisti come Gil Kane, Carmine Infantino, Robert Kanigher e Joe Kubert.
Con questi disegnatori e altri, Schwartz, nella veste di editor, avrebbe poi trascinato i fumetti in una nuova era.
Abbiamo scelto dieci albi a testimonianza del momento di grazia che la Dc Comics stava passando in quegli anni.
Detective Comics n. 225 – Novembre 1955
La Silver Age inizierà ufficialmente soltanto undici mesi dopo, ma sono sempre di più gli storici del fumetto che vorrebbero retrodatare il suo inizio al novembre 1955 quando sulle pagine di Detective Comics apparve l’episodio “The strange experiment of Dr. Erdel”, scritto dallo scienziato-sceneggiatore Joseph Samachson e disegnato da Joe Certa.
Nell’episodio, il professor Mark Erdel usa un “cervello robotico” e un sistema di teletrasporto di sua creazione per catturare qualcosa dallo spazio. Riesce così a prelevare un marziano dalla pelle verde di nome J’onn J’onzz e a portarlo sulla Terra.
Martian Manhunter, ossia J’onn J’onzz, è tecnicamente il primo supereroe nato dopo la fine della Golden Age, quindi non può che essere il primo della nuova Silver Age.
Martian Manhunter cambia uno degli archetipi della fantascienza, quello del marziano giunto sulla Terra. Con “il segugio di Marte” non ci troviamo più di fronte a un alieno invasore e distruttore, ma ad un abile detective-supereroe pronto a sconfiggere il male.
Il marziano giunto sulla Terra è sì superiore agli umani, ma è anche così progredito dal punto di vista intellettivo da essere capace di sentire affetto verso quella razza caotica e votata all’autodistruzione che è la terrestre.
Detective Comics n. 233 – Luglio 1956
Tre mesi prima dell’inizio ufficiale della Silver Age alla Dc continua a soffiare forte il vento del cambiamento. Un nuovo personaggio sta per irrompere sulla scena e spezzare la rassicurante monotonia delle storie di Batman e Robin. Un componente femminile va ad arricchire la bat-family, si chiama Bat-Woman.
A metà degli anni cinquanta, i fumetti di Batman e Robin hanno una formula super collaudata: il dinamico duo incontrava il cattivo di turno, lo sconfiggeva salvando Gotham City e si ritirava nella maestosa Wayne Mansion a godersi un po’ di meritato riposo.
Questo schema di base andava avanti sin dagli anni 40 senza modifiche fino a quando nel 1954, il saggio dello psichiatra di origine tedesca Fredric Wertham “Seduction of the Innocent” si abbattè come un fulmine sul mondo dei fumetti americani.
Nel libro il controverso psichiatra affermava che la dinamica intercorrente tra Batman e Robin rappresentava “il sogno di due omosessuali che vivono insieme”. Forse per questo la Dc Comis diede una donna a Batman (o forse il vero motivo è quello spiegato in questa rubrica – NdR).
L’editor di Detective Comics è Jack Schiff, lo stesso che caccerà Jack Kirby provocando indirettamente l’approdo alla Marvel.
La prima storia con Bat-Woman è discritta da Edmond Hamilton, uno dei più noti scrittori americani di fantascienza (creatore, tra l’altro, della serie Capitan Futuro).
Le matite sono del veterano Sheldon Moldoff, uno dei primi assistenti di Bob Kane, che si inventa uno stravagante costume giallo con bottoni e colletto per la donna-pipistrello.
Showcase n. 4 – Ottobre 1956
Questo è l’albo dal quale si è soliti far partire la Silver Age, il rinascimento dei supereroi dopo i fasti della Golden Age.
Come al solito quando si parla di fatti risalenti a molti anni prima i ricordi dei protagonisti si fanno nebulosi e soprattutto non coincidono tra di loro. Non terremo quindi conto delle varie interviste dove spesso lo stesso intervistato dà versioni differenti nel tempo.
Ci concentreremo sui fatti e i fatti sono le 12 pagine che costituiscono l’episodio “Mistery of the human thunderbolt” apparso su Showcase, il neonato albo antologico dove venne testata la potenzialità commerciale della maggior parte dei nuovi personaggi della Silver Age.
Episodio nel quale fa la ricomparsa Flash.
Confrontiamo queste 12 pagine con le 15 dell’episodio intitolato semplicemente “The Flash” scritto da Gardner Fox nel 1940. Innanzitutto l’identità segreta del personaggio: il Flash del 1940 si chiama Jay Garrick ed è uno studente universitario, quello del 1956 invece si chiama Barry Allen ed è uno scienziato.

Flash degli anni quaranta
Pare che il nome Barry Allen sia stata un’invenzione dell’editor Julius Schwartz, che prese il nome da Barry Gray e il cognome da Steve Allen, una coppia di presentatori radiofonici molto nota ai tempi.
Anche l’origine del potere della velocità differisce. Il Flash della Golden Age lo acquisisce inalando vapori di acqua pesante per un’intera notte. Per il flash della Silver Age, invece, è la combinazione tra un fulmine e una serie di prodotti chimici a scatenare il tutto.
Anche in questo pare ci sia lo zampino di Schwartz, che da appassionato di fantascienza abbia voluto rendere più “plausibile” la reazione.
Il nuovo costume, visivamente più d’impatto di quello vecchio, è totalmente opera di Carmine Infantino, che disegnò anche l’iconica copertina con Flash che esce dai fotogrammi di una pellicola cinematografica.
La storia, brillante e ironica, è opera di Robert Kanigher. Per le chine, agili e ispirate, dobbiamo ringraziare Joe Kubert, che nessuno ricorda per quale motivo si trovasse li. Forse per entrare anche lui nella leggenda?
Action Comics n. 252 – Maggio 1959
Supergirl è stata ideata dallo sceneggiatore Otto Binder, che voleva riportare su Superman alcuni elementi di Capitan Marvel (il personaggio originale della Fawcett Comics oggi chiamato Shazam), del quale era stato il principale autore. E Capitan Marvel aveva una controparte femminile chiamata Mary Marvel.
Tanti erano i dubbi sull’opportunità di lanciare questo nuovo personaggio che alla Dc si inventarono una specie di numero di prova. In effetti Supergirl, che appare ufficialmente per la prima volta sul n. 252 di Action Comics nel maggio del 1959, fu preceduta da un “prototipo” su “Superman” n. 123 nell’agosto del 1958.
In questo primo episodio “di prova” Jimmy Olsen, il giovane amico di Superman, riceve in dono da un vecchio archeologo un “totem mistico” appartenuto ai nativi americani. Si tratta di una specie di lampada di Aladino che permette di esaudire tre desideri.
Il primo desiderio di Jimmy è quello di fornire a Superman una compagna, una donna kryptoniana dai capelli biondi capace di volare: Super-Girl.
Gli unici particolari che cambieranno tra la versione del 1958 e quella del 1959 sono il nome, Super-Girl perde il trattino e diventa Supergirl; la gonna, che da rossa diventa blu; e la pettinatura, più moderna della precedente.
Mentre Super-Girl era una donna adulta, una possibile fidanzata di Superman, Supergirl è una teenager, oltretutto cugina di Superman essendo figlia del fratello del padre. Dopo averci riflettuto sopra per un anno Mort Weisinger, l’editor di Superman, non se la sentì di scalzare Lois Lane dal cuore dell’uomo d’acciaio.
Showcase n. 22 – Ottobre 1959
La Dc fu soddisfatta di come erano andate le cose con Flash, che dal marzo 1959 ebbe un suo albo personale. Qualche tempo dopo chiese a Julius Schwartz quale altro personaggio della Golden Age si potesse rilanciare.
Schwartz non ebbe dubbi: Lanterna Verde, al quale si era molto affezionato negli anni quaranta.
Julius Schwartz come sempre attinse al suo background, introducendo nei fumetti alcuni concetti tratti dalla serie fantascientifica dei Lensmen di Edward “Doc” Smith, che nel 1966 fu candidata al premio Hugo per la migliore serie di fantascienza di tutti i tempi.
Nella serie di romanzi si racconta della formazione di una Pattuglia Galattica e della creazione delle “lenti”, armi speciali che conferiscono a chi le possiede poteri psichici. La missione dei Llensmen era di mantenere l’ordine nell’universo e di fronteggiare i pericoli che ne minacciano l’esistenza: la stessa che avrà il corpo delle Lanterne Verdi.
Il primo Lanterna Verde, ideato da Bill Finger e Martin Nodell sulle pagine di All American Comics numero 16 del 1940, aveva più o meno gli stessi poteri del nuovo, solo il racconto delle origini da magico si fa tecnologico.

Lanterna Verde degli anni quaranta
Nel primo episodio della nuova serie, “Sos Green Lantern”, il pilota collaudatore Hal Jordan si imbatte in un alieno morente, il quale gli dona il costume, l’anello e la lanterna verde dalla quale attingere energia.
La storia è di John Broome, uno degli scrittori di fantascienza rappresentati dall’agenzia Solar Sales Service, che Schwartz aveva convinto a passare al fumetto.
Alle matite il già “tridimensionale” Gil Kane, a cui piaceva basare i volti dei personaggi su persone che conosceva: per il volto di Hal Jordan, sceglie il suo vecchio vicino di casa Paul Newman.
The Brave and the Bold n. 28 – Marzo 1960
Dopo il successo di Lanterna Verde, che presto avrebbe avuto anch’esso un titolo tutto suo, la Dc chiese a Julius Schwartz di tirare fuori un terzo coniglio dal cilindro.
Schwartz decise di riprendere e rinnovare la Justice Society of America, il primo supergruppo della storia creato nel 1940 da Gardner Fox.
Il gruppo originale comprendeva nove membri: Flash, Lanterna Verde, Hawkman, Atom, The Spectre, Sandman, Dr. Fate, Hourman e Johnny Thunder.

Justice Society of America degli anni quaranta
Schwartz cambiò il nome in Justice League of America perché la parola “society” gli faceva venire in mente un club elitario mentre lui voleva qualcosa di più “sportivo”, pertanto “league “ andava benissimo.
Le facce di sette eroi si stagliano in bella vista sulla prima pagina dell’episodio “Starro the conqueror”: Flash, Lanterna verde, Wonder Woman, Aquaman, Superman, Batman e Martian Manhunter.
La storia è di Gardner Fox, creatore anche della Justice Society, e i disegni di Mike Sekowsky.
Continuando ad attingere dalla fantascienza, il primo nemico del gruppo è un alieno a forma di stella marina gigante venuto dallo spazio.
La Justice League of America fu l’ennesimo successo nel revival della Silver Age della Dc Comics.
Showcase n. 30 – Febbraio 1961
Le apparizioni di Aquaman, un personaggio creato da Mort Weisinger nel 1941 ispirandosi a Sub-Mariner di Bill Everett creato due anni prima, iniziarono nell’albo More Fun Comics n. 73 e continuarono fino al numero 107, nel 1946. Dopo di che le serie di supereroi presenti nell’albo furono sostituite da storie umoristiche.
Aquaman fu allora trasferito sulle pagine di Adventure Comics a partire dal numero 103. Sarebbe continuato a comparire in Adventure Comics per i successivi 15 anni, risultando così uno dei pochi reduci della Golden Age a sopravvivere agli anni quaranta.
Sia pure in maniera defilata, data la brevità delle sue avventure e l’assenza dalle copertine, destinate a Superboy, il personaggio più importante dell’albo.
Nel 1961, l’editor Jack Schiff ne curò il rilancio, che avvenne con una serie di quattro numeri consecutivi sull’albo antologico Showcase: dal 30 al 33. Questi numeri si distinguono per essere i primi albi a riportare in copertina l’immagine di Aquaman.
I poteri e l’aspetto del nuovo Aquaman rimangono sostanzialmente identici a quelli del personaggio degli anni quaranta, perché come Superman e Batman è stato pubblicato senza interruzioni, solo le origini vengono cambiate.
L’Aquaman della Golden Age è il figlio di uno scienziato che ha scoperto le rovine di un’antica città nelle profondità oceaniche, forse Atlantide. Lo scienziato insegna al figlio a respirare sott’acqua, a sviluppare grande forza, a nuotare con estrema velocità e a comunicare con le creature marine.
Nella versione del 1961 Aquaman è figlio di un guardiano del faro e di una donna proveniente da Atlantide, dalla quale ha ereditato i propri poteri.
Tra il numero 30 e il 31 di Showcase avviene il passaggio di testimone alle matite tra Ramona Fradon, che aveva disegnato Aquaman per tutti gli anni cinquanta, e Nick Cardy, che lo disegnerà negli anni sessanta.
Questi numeri ebbero abbastanza successo da permettere l’uscita di una serie solista di Aquaman nel febbraio del 1962, che superò le 200mila copie mensili.
The Brave and the Bold n. 34 – Marzo 1961
Hawkman (l’Uomo Falco) è l’ennesimo personaggio creato da Gardner Fox nel 1940. Si tratta di un supereroe che utilizza grandi ali artificiali fissate a una bardatura di un metallo speciale che gli consente di volare, oltre a indossare un casco a forma di testa di falco. Si chiama Carter Hall, un archeologo che era la reincarnazione di un principe dell’Antico Egitto.
I disegni sono di Dennis Neville, che per il costume prese a modello gli uomini falco del Flash Gordon di Alex Raymond.

Hawkman degli anni quaranta
Come la maggior parte dei supereroi della Golden Age, le avventure di Hawkman cessarono con il sopraggungere di altri generi, come i fumetti horror. La sua ultima apparizione fu su All Star Comics n. 57 del 1951.
Anche il rilancio di Hawkman avviene a cura di Julius Schwartz, che nel 1961 lo ribattezza Katar Hol e ne fa un agente di polizia del pianeta Thanagar in missione sulla Terra come osservatore, ma che ben presto decide di intervenire per combattere i criminali.
A vent’anni di distanza i testi sono di nuovo affidati a Gardner Fox. Ma la mossa vincente di Schwartz fu di affidare i disegni a Joe Kubert, il cui stile, ormai completamente maturo e riconoscibile, decretò il successo dei primi episodi.
Quando nel 1964 Hawkman arriva ad avere un titolo tutto suo, però, Kubert a causa dei troppi impegni aveva già dovuto lasciare la serie ad altri. Le vendite non furono soddisfacenti e la testata dovette chiudere nel 1968.
Batman n. 139 – Aprile 1961
Se la reputazione di Batman era stata salvata dalla introduzione del personaggio di Bat-Woman, rimaneva da salvare quella di Robin. L’editor Jack Schiff commissionò allo seneggiatore Bill Finger una controparte femminile di Robin, una teenager di nome Betty Kane, che avrebbe potuto interessare la giovane spalla di Batman.
Betty Kane è la nipote di Kathy Kane (Bat-Woman): desiderando emularla, realizza autonomamente il proprio costume e i propri gadget, e inizia a combattere il crimine.
Per l’occasione, Sheldon Moldoff alle matite si inventa un costume rosso. Sfortunatamente il personaggio non diventò mai popolare e avrebbe fatto la sua ultima apparizione regolare in Detective Comics n. 322, nel 1963.
Neppure il personaggio di Bat-Woman aveva riscosso grande successo… mentre quello della criminale Catwoman raccoglieva ogni anno nuovi fan: dobbiamo quindi pensare che i lettori del di Batman preferissero le bad girl alle brave ragazze.
Showcase n. 34 – Ottobre 1961
Julius Schwartz è anche l’editor del ritorno di Atom, sul n. 34 di Showcase. Dietro questa iniziativa c’era la lettera di un fan di nome Jerry Bails, che scrisse a Schwartz proponendogli di creare un nuovo Atom dotato del potere del rimpicciolimento.
Detto fatto, Gardner Fox e Gil Kane confezionano una storia intitolata “Birth of the atom”, inserendoci il solito tocco di fantascienza.
L’Atom della Golden Age era un supereroe senza superpoteri che faceva uso soprattutto dell’intelligenza.

Atom degli anni quaranta
Il nuovo Atom è invece il fisico Ray Palmer, il cui nome è un omaggio di Julius Schwartz al direttore di pubblicazioni di fantascienza Raymond A. Palmer.
Ray trova un frammento di stella nana bianca e ne ricava una lente. Quando la luce ultravioletta viene irradiata attraverso di essa, diventa una specie di raggio riduttore.
Durante l’esplorazione di una grotta, per esempio, Ray Palmer illustra le differenze tra stalagmiti e stalattiti: uno dei tratti distintivi delle pubblicazioni Dc della Silver Age è costituito dall’interesse per gli elementi scientifici.
Atom avrà un albo personale a partire dal 1962, che raggiungerà un picco di 250mila copie mensili per poi declinare e chiudere definitivamente nel 1968.
Come dimostrerà anche la sua copia marveliana, Ant-Man, il potere del rimpicciolimento non ha mai entusiasmato i lettori.
Con Flash, Lanterna verde, la Justice League of America, Atom, Hawkman e Aquaman, oltre agli inossidabili Superman, Batman e Wonder Woman, la Dc Comics era dotata di un pool di personaggi in grado cavalcare l’onda del ritorno dei supereroi. Ma non era la sola.
Nei primi anni sessanta Stan Lee, con Jack Kirby e Steve Ditko, su impulso dell’editore della Atlas, Martin Goodman, si lanciò anche lui sul mercato (ri)nascente dei supereroi gettando così le basi dei successi Marvel.