QUANDO JACK KIRBY LASCIÒ LA MARVEL PER LA DC

Jack Kirby alla Dc

Jack Kirby e Carmine Infantino erano due veterani dell’industria del fumetto, si conoscevano da anni e il fratello di Infantino, Jimmy, aveva anche lavorato nello studio di Kirby per un breve periodo negli anni cinquanta.

 

L’addio alla Marvel di Jack Kirby

Verso la fine del 1969 Infantino, da un paio d’anni direttore della Dc Comics, si trovò in California per lavoro, così telefonò a Kirby (che si era trasferito da New York in California all’inizio dell’anno) per invitarlo a cena.
Kirby mostrò a Infantino tre copertine di altrettante nuove serie di fumetti interconnesse: Forever People, New Gods e Mister Miracle. “Sono sensazionali”, disse Infantino, “quando li farà uscire la Marvel?”. “Sono mie creazioni e non voglio farle per la Marvel”, rispose Kirby, “perché non mi fai tu un’offerta?”.

Non dovette ripetere la domanda. In breve venne stipulato un contratto che avrebbe riconosciuto a Jack Kirby più di quanto guadagnasse alla Marvel. Soprattutto, oltre a disegnare le storie, le avrebbe anche scritte in completa libertà. Era quello che cercava. Kirby avrebbe prodotto quindici pagine a settimana, una quantità impossibile per la maggior parte dei disegnatori, ma non per lui. Quando Kirby comunicò la notizia, Stan Lee rimase sconcertato. “Mi chiedevo perché se ne fosse andato”, raccontò Lee nel 1993, “l’unica cosa che mi aveva detto è che era stufo di non essere accreditato come autore delle storie. Penso che volesse dimostrare quanto fosse bravo anche senza di me”.

Da tempo Kirby era scontento alla Marvel, dato che la casa editrice non gli riconosceva i diritti delle sue creazioni si era rifiutato di inventare personaggi nuovi. Stava allontanandosi sempre più da Stan Lee, l’uomo che nei primi anni quaranta era stato il suo fattorino era ormai da tempo il suo capo e si stava prendendo tutto il merito del successo della Marvel. La notizia della dipartita lasciò sconcertati un po’ tutti alla Marvel, Jolly Jack era da sempre considerato il cuore pulsante della casa delle idee. Cosa sarebbe successo ora?

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Superman’s Pal Jimmy Olsen

Quale fu il primo lavoro di Jack Kirby per la Dc Comics? Secondo Kirby, Infantino inizialmente gli avrebbe chiesto di rilanciare il titolo di punta della Dc, Superman. La testata vendeva oltre mezzo milione di copie al mese: non certo poche, anche se in calo. Lui rifiutò temendo che qualcuno avrebbe perso il lavoro per lasciargli il posto.

Secondo Carmine Infantino, invece, Kirby fece pressioni perché voleva a tutti i costi subentrare su Superman, ma il direttore della Dc era titubante nel dargli subito un lavoro di così alto profilo. Voleva farlo entrare gradatamente nel pool dei personaggi. Alla fine Kirby esordì su una testata minore: Superman’s Pal Jimmy Olsen (Jimmy Olsen amico di Superman). Kirby disse poi di averla scelta perché era quella che vendeva meno e voleva far vedere di essere in grado di rilanciarla. Secondo Infantino, perché semplicemente in quel momento la testata non aveva autori che potevano seguirla. E non era quella che vendeva meno.

 

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Alla Dc molti tra i pezzi grossi non amavano lo stile di Jack Kirby. Non amavano le stilizzazioni, dato che avevano avuto a lungo come riferimento Dan Barry e ora stavano guardando Neal Adams con interesse: due disegnatori realistici. Sol Harrison, il responsabile della produzione, continuava a ripetere provocatoriamente a chiunque incontrasse: “Puoi dire a Jack di smettere di disegnare le dita quadrate?”. Avevano ingaggiato il più grande disegnatore di comic book e volevano insegnargli il mestiere.

 

S

 

Ci furono problemi fin da subito con la rappresentazione di Superman nel primo numero di Jimmy Olsen da lui curato, il 133 dell’ottobre 1970. Kirby lo disegnava alla sua maniera un po’ spigolosa, ma la Dc non era disposta ad accettare la minima deviazione dal modello standard di Curt Swan. Dopo che i dirigenti Dc ebbero sfogliato le prime prove di Kirby su Superman, ordinarono ad Al Plastino di correggere tutti i volti dell’uomo d’acciaio per farli assomigliare alla versione di Swan. Diversamente dalla graficamente rivoluzionaria Marvel, aperta alle più diverse interpretazione dei personaggi, alla Dc si ragionava ancora per “stampini”. Ma le cose sarebbero presto cambiate anche lì.
Nonostante ciò la serie di Jimmy Olsen, fino a quel momento piuttosto modesta, propose un numero incredibile di idee e trovate per tutti i 15 numeri realizzati da Kirby.

 

Il Quarto mondo

Jack Kirby da parte sua non se la prese molto, dopotutto non doveva disegnare l’albo di Superman. Voleva solo essere libero di sviluppare concetti originali, che avrebbero confermato la sua fertile immaginazione. Nella primavera del 1971 il primo dei nuovissimi fumetti di Kirby comparve nelle edicole. Il cosiddetto Quarto mondo era un’ambiziosa saga cosmica composta da tre titoli collegati, ma con personaggi diversi.

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Cominciò con i Forever People e i New Gods, entrambi del marzo 1971, e proseguì il mese dopo con Mister Miracle. Le tre serie raccontavano di una battaglia tra esseri divini che abitavano due pianeti gemelli formatisi dopo la distruzione di un mondo: New Genesis, un fertile pianeta utopico che rappresentava il bene, e Apokolips, un distopico mondo industriale che rappresentava il male.

Fp

L’animosità di Kirby verso Stan Lee cominciò a manifestarsi all’interno dei suoi fumetti. In Mister Miracle n. 6, l’eroe si imbatte in un personaggio di nome Funky Flashman, che è una parodia del Sorridente con barba, parrucchino e battute sferzanti. Flashman ha un ossequioso aiutante, Houseroy, che è chiaramente la caricatura dell’allora numero due di Lee alla Marvel, Roy Thomas.

Ff
Ci furono problemi anche con l’inchiostratore di Kirby: il controverso Vince Colletta. Costui si vantava di riuscire a inchiostrare un lavoro per il quale normalmente ci sarebbero voluti dieci giorni in soli tre giorni. Peccato che lo facesse cancellando gli sfondi e riempendo di nero le figure in secondo piano. Un giorno, mentre Mark Evanier, l’assistente di Kirby, era in visita a New York, si recò agli uffici della Marvel. Lì vide delle fotocopie di pagine non ancora pubblicate del numero 1 di New Gods di Kirby appese al muro.

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Era sbalordito. Quelle pagine erano state tenute sotto chiave con tutte le precauzioni, cosa ci facevano li? “Quando sono tornato a Los Angeles ho chiamato Jack”, racconta Evanier, “e gli ho detto: non ti piacerà, ma New Gods n. 1 è nell’ufficio della Marvel”. Jack rispose: “Lo so. Ho appena ricevuto una lettera di congratulazioni da Marie Severin, che lavora alla Marvel”. Il trafugamento delle fotocopie fece infuriare Kirby, che incolpò l’amico Vince Colletta, l’unico che aveva accesso al suo lavoro e avrebbe potuto portarlo alla Marvel.
Fu così che dai numeri 5 di New Gods e di Mister Miracle, e dal numero 6 di Forever People le chine passarono al più fedele, in tutti i sensi, Mike Royer.

Bb

Quando la Dc ebbe i primi dati sulle vendite li trovò poco esaltanti. Il lavoro di Kirby era eccezionale, pieno di idee grafiche, ma aveva disperatamente bisogno di uno sceneggiatore che gli mettesse a posto i dialoghi e di un supervisore che gli strutturasse il lavoro. C’era bisogno di Stan Lee! Detto fatto, nel 1972 la proprietà della Dc contattò ripetutamente Stan Lee offrendogli il posto di direttore generale. Non se ne fece niente, perché la proprietà della Marvel rilanciò nominando Lee editore al posto di Martin Goodman (il quale aveva venduto la propria compagnia nel 1968, pur conservando il vecchio ruolo).

 

The Demon

Dopo che le tre serie dalle intenzioni grandiose del cosiddetto Quarto mondo furono cancellate, Kirby cercò altri concetti per riuscire a fare breccia in un mercato del fumetto sempre più instabile a causa della politica di moltiplicazione degli albi di Marvel e Dc.
In quegli anni l’interesse generale per il soprannaturale stava aumentando, con libri e film che esploravano l’ignoto in modi nuovi e avvincenti. I fumetti horror tornarono a uscire dalla fine degli anni sessanta, grazie all’allentamento della censura del Comics Code, un ente privato voluto dagli stessi editori nel 1955 proprio per eliminare il genere horror che tanto aveva scandalizzato il pubblico.

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Con la maggior parte delle sue nuove proposte fraintese, ignorate o rifiutate dalla Dc, Kirby dovette optare per qualcosa di più tradizionale. Inchiostrato da Mike Royer, il primo numero di The Demon esce nell’agosto 1972. Il nuovo personaggio è un mostro che parla in rima modellato graficamente su una sequenza di Prince Valiant realizzata da Hal Foster nel 1939.

Pv

Nonostante gli sforzi di Kirby, nemmeno The Demon fu un grande successo e chiuse con il numero 16. Malgrado non mancasse l’immaginazione, Jack Kirby dopo le prime storie aveva dato segni di stanchezza perché le sue nuove serie per la Dc avevano sempre pochi lettori e pure questi tendevano a diminuire.

 

Kamandi

Kamandi, invece, ebbe un certo successo. Almeno nei primi anni. La serie racconta di un figlio del dopobomba ispirata al film “Il pianeta delle scimmie”, a cominciare dalla Statua della libertà ricoperta dalle acque sulla prima splash page e al mondo governato dagli animali. Kamandi esordì nel 1972 e durò fino al 1978, Kirby se ne occupò fino al 1975. Per tre anni Kirby scrisse, disegnò e supervisionò Kamandi da solo.

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Prima di lasciare la Dc, Kirby si adoperò per fare in modo che la serie potesse sopravvivergli. Dal n. 34 lasciò il ruolo di editor a Gerry Conway, continuando a occuparsi delle storie fino al n. 38 e delle matite fino al n. 40 (a meno che tutto ciò non fosse stato deciso dalla Dc, come anche l’inserimento di Joe Kubert come copertinista – NdR).

Nonostante Kirby preferisse le serie del Quarto mondo, Kamandi è il suo personaggio più valido, rappresenta l’incarnazione di una gioventù selvaggia e innocente alla ricerca della propria indipendenza. La condizione decaduta dei simili di Kamandi allo stato animale riempie Kamandi di tristezza e spesso di rabbia, una rabbia rivolta tanto verso di loro che si lasciano dominare quanto agli animali che li dominano.

K

Kamandi vive in una specie di terra di mezzo, il suo stesso aspetto, con pantaloncini logori e la criniera di capelli lunghi e spettinati, ne mette in mostra la sostanziale indeterminatezza: non è né uomo né animale.
Soprattutto, l’ambientazione del mondo degli animali antropomorfi è ben definita e credibile.

 

Omac

Per coprire le 60 pagine al mese che Kirby doveva fare per contratto, Kirby necessitava di una nuova pubblicazione. Riprese allora alcune sue vecchie idee mai approvate da Stan lee per un rilancio di Capitan America, e le applicò a Omac, un personaggio dal look immediatamente riconoscibile.

 

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Ad Omac affiancò una un satellite artificiale senziente come spirito guida, che lo osserva e guida dallo spazio, e confezionò il tutto con un concept fantascientifico originale. Nelle pagine di Omac l’immaginazione di Kirby si dispiega profetica, combinando fantascienza con azione e satira sociale. L’autore attinge a H.G. Wells, Aldous Huxley e George Orwell, dipingendo le sue visioni su un’ampia tela che sembra trovare echi in film successivi come Terminator e Blade Runner. Anche se, a differenza di questi film, non sembra mettere in discussione la realtà futuribile delle megacorporazioni che rappresenta. La dà semplicemente per scontata.

O
La narrazione di Kirby, come al solito in questi anni, è sostenuta da splendide doppie splash page. Siamo comunque lontani dalle sue storie dei Fantastici Quattro o di Thor, mancano tutti gli aspetti che rendono i personaggi simpatici, a partire da una vita privata. Manca il contributo di uno sceneggiatore, ma Jack Kirby continua a farne a meno. Con una breve eccezione, che vediamo subito.

 

Sandman

Sempre nel 1974 Kirby riprese la collaborazione una tantum con il vecchio socio Joe Simon, con il quale aveva creato Capitan America e tanti altri personaggi fino allo scioglimento della loro unione creativa a metà anni cinquanta. Con Joe Simon ritornò a un vecchio personaggio al quale avevano lavorato nei primi anni quaranta: Sandman. Il primo numero nelle intenzioni degli autori avrebbe dovuto essere l’unico, ma a esso ne seguirono altri cinque e una storia aggiuntiva. Dopo il primo numero, le storie furono scritte da Michael Fleisher. Il secondo e il terzo vennero illustrati dal filippino Ernie Chua.

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Il compito principale di Sandman è proteggere i bambini dai mostri che popolano i loro incubi, in particolare un ragazzo di nome Jed, che vive con il nonno Ezra Paulsen. Oltre a garantire che i bambini abbiano un livello adeguato di incubi, grazie ai quali possano superare le loro ansie evitando di trascinarsele nella vita reale.

 

Atlas

Un vero one shot è invece Atlas, nome di un dio greco, Atlante, ma spesso anche di Maciste nei film italiani doppiati in inglese. Esce nel 1975 sul primo numero di First Issue Special, un comic book della Dc senza personaggio fisso. L’albo inizia con una bella splash page, purtroppo rovinata dalle chine troppo asciutte di Bruce Berry, che ci mostra Atlas sollevare alcune pesanti colonne. Ci viene detto che la storia si svolge ai tempi in cui “c’erano i giganti”, una parafrasasi dalla Bibbia (Genesi 6:4), ma i titani ci sono anche nella mitologia greca prima dell’arrivo degli dei.

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Atlas e il suo compagno Chagra si mettono nei guai con le autorità locali e questo dà modo al nostro eroe di rompere un sacco di oggetti in spettacolari esplosioni piene di schegge. Atlas ha poi un flashback che lo riporta al passato, quando il suo villaggio fu conquistato dal malvagio Hyssa e dalle sue orde…

 

Manhunter

Anche Manhunter apparve su First issue special, sul numero 5 dell’agosto del 1975. Probabilmente, questo personaggio, come il precedente, erano stati proposti da Kirby come personaggi per nuove serie rifiutati dalla Dc che voleva sbarazzarsi di lui alla scadenza del contratto ormai imminente.

M

Mark Shaw, un avvocato, è frustrato nei suoi tentativi di ottenere giustizia per le vittime dei soprusi dei potenti. Suo zio lo presenta allora all’antica società dei Manhunters, le cui arcane abilità e armi sono state impiegate nei secoli nella lotta al crimine. Mark Shaw diventa così un Manhunter, prendendo la maschera e il costume dal suo predecessore, e inizia una guerra contro un potente capo gangster soprannominato Il Maiale.

 

Dingbats of Danger Street

Una delle ultime cose che Jack Kirby creò per la Dc Comics furono i Dingbats di Danger Street, variante sulle boy band nel genere dei Boy Commandos creati da lui e Joe Simon durante la Seconda guerra mondiale. Il gruppo apparve sul numero 6 di First issue special del settembre 1975.

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Tratta di una banda di ragazzini che vive in un quartiere malfamato combattendo contro loschi criminali. Kirby stava tornando alla Marvel e gli ulteriori due numeri già preparati non videro mai la luce: per la Dc non valeva la pena pubblicarli. A metà degli anni settanta la dissennata politica di Carmine Infantino di pubblicare una infinità di nuove serie, quasi tutte destinate a durare pochi numeri, stavano per imporre la completa risistemazione della casa editrice. E il suo licenziamento.

 

Kobra

La parabola del re nella Dc termina con questo Kobra, un parto senza lode e infamia che uscì a partire dal marzo 1976. Il progetto era nato da un’idea dell’assistente di Kirby, Steve Sherman. Steve raccontò a Kirby la storia di due personaggi che si rincorrono, uno tranquillo e posato, l’altro un capo megalomane di un culto thug chiamato King Kobra. Kirby intravide delle affinità con il romanzo “I fratelli Corsi”, un classico di Alexandre Dumas, e pensò di modellare i due personaggi su quelli. Kirby disegnò solo il primo dei sette numeri della serie.

 

Sia Steve Ditko, il co-creatore dell’Uomo Ragno, sia Jack Kirby lasciarono la Marvel all’apice della fama. Entrambi erano però troppo geniali e anarchici per funzionare alla Dc dell’epoca, i cui responsabili perseguivano nulla più che un aurea mediocritas, incapaci di incanalare la creatività di questi autori nella direzione giusta. Anche perché sia Ditko sia Kirby avevano lasciato la Marvel proprio per poter firmare i testi.

Negli anni settanta Kirby, malgrado i continui insuccessi commerciali, continuò a brillare come una centrale atomica in un mondo fumettistico che stava attraversando un periodo di profonda crisi per Dc e Marvel, e che sarebbe risorto solo negli anni ottanta grazie a Jim Shooter. Le creazioni kirbyane della prima metà degli anni settanta sbalordiscono ancora oggi, malgrado la loro natura spesso non completamente risolta.

 

2 commenti

  1. Kobra ricorda un po’ il Josha Link/ Gemini ( da noi il Gemelli dello Zodiaco nelle storie degli Avengers ) nel suo rapporto col fratello pulotto e buono Damian. Le note sono sette ed in fondo i fratelli coltelli sono un archetipo biblico.
    Credo che King Kirby sia stato visionario anche nel suo insistere nel non caratterizzare alter egos simpa della compa e loser alla Pavido Parker nei seventies. In fondo Buddy Blank diventa OMAC e nessuno sente la mancanza di un Fantozzi che si innamora di una donna di plastica fino a che non smantella il magazzeno pieno di cloni della sua bella.
    Tizi che possono piegare il metallo con le manine dalle dita quadrate e volare nel blu dipinto di blu ( anche sugli sci come Black Racer ndr ) non possono passare le ore dalla alba al crepuscolo nei panni di travet con i bifocali e le bretelle. Popeye per esempio e Popeye tutto il dì e così il Terribile Turpin che ha qualcosa del marinaio di Segar anche se è l’ennesimo – come Ben Grimm e Karkas degli Eterni – King Kirby trasfigurato.
    Piantiamola, orsù, con tutti quegli avvocati non vedenti, medici condotti claudicanti, playboys cardiopatici e telepati sulla sedia a rotelle e riempiamo le nostre paginette a quattro colori di dei e guerrieri dai muscoli stilizzati che sfidano un armageddon dietro l’altro insieme alle loro Big Barde bardate siccome amazzoni post-moderne ! Bravo Jack! Ovunque tu sia , sappi che quando Mamma DC sarà mia, la ongoing di Granny Goodness venderà cinco billions al mese ed il film andrà a Venezia come il Joker. Olé

  2. un articolo bene fatto anche se come sempre parteggiate un po troppo per Kirby. Direi che si chiarisce invece che il deus ex machina dei personaggi marvel era Stan Lee dato che i personaggi di Kirby non avevano nulla di quelli umani deboli e problematici che avevano lanciato la marvel (spider-man su tutti) Questi nuovi personaggi gloriosi e altisonanti erano piu’ nelle corde di Kirby e la mancanza di quello spirito marvel fu a mio pareer una delle ragioni del fallimento commerciale di tutte o quasi le sue serie in solitaria oltre ai dialoghi poco ispirati e noiosi tipici di Kirby

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