Dopo essersi comportata splendidamente con la pubblicazione dei fumetti Marvel durante i primi anni settanta, l’Editoriale Corno impazzisce a partire dalla metà del decennio buttando sul mercato albi strampalati come “Il Supereroe”.
Forse il responsabile delle testate (non è facile capire chi sia quello reale) è cambiato: quello nuovo non legge ciò che pubblica e tantomeno lo ama.
Nel 1978, la Corno pubblica la serie Marvel de “Gli Eterni” in un incongruo formato gigante, mentre materiale vario della Dc Comics (di un periodo che va dagli anni cinquanta ai settanta) viene presentato nel tascabile mensile intitolato “Il Supereroe”. Miniaturizzazioni delle vignette che non si vedevano dai tempi di “Nembo Kid”.
Non contenta, più avanti la Corno “rilancerà” l’Uomo Ragno con periodicità settimanale e anch’esso in formato tascabile!
Una incomprensibile smania autodistruttiva.
“Il Supereroe” esce solo per 15 numeri di 64 pagine ciascuno. Come direttore firma pro forma Luciano Secchi, ma vorrei proprio sapere chi ha deciso di pubblicare, tra tanto materiale della Dc Comics a disposizione, robaccia come Star Hunters, Starfire e Isis.
L’Editoriale Corno, negli ultimi anni della sua esistenza, ne ha commesse parecchie di leggerezze.
Ne abbiamo parlato nell’articolo Corrado Roi e Howard the Duck su Eureka, e altrove.
Tra i personaggi interessanti de “Il Supereroe”, ci sono senza dubbio i comunque datati Esploratori dell’Ignoto (Challengers of the Unknown), presentati per la prima volta in America nel numero 6 di “Showcase” datato febbraio 1957.
“Showcase” era un comic book bimestrale che ospitava nuovi personaggi a rotazione. In questa testata è stato rilanciato il genere supereroico, quasi scomparso alla fine degli anni quaranta, dando l’avvio alla silver age con le nuove versioni di Flash e Lanterna Verde.
Gli Esploratori sono gli ultimi eroi creati dal duo Joe Simon (1913-2011) e Jack Kirby (1917-1994), formatosi ai tempi della creazione di Capitan America per la Timely/Marvel. Poi Simon si tirò indietro per lasciare che Kirby li proponesse da solo alla Dc (per questo non è stato mai accreditato). Le chine sono sicuramente del pessimo Marvin Stein.
Nel 1961, il concetto alla base degli Esploratori servirà a Kirby come ispirazione per i Fantastici Quattro, i primi personaggi della nuova era Marvel.
Il criminale in costume sullo sfondo della splash page iniziale ricorda molto Diablo, il nemico dei F4.
Mentre gli Esploratori sono proprio i F4, sia pure senza superpoteri.
Proprio come i Fantastici Quattro nel 1961, all’inizio della prima storia gli Esploratori dell’Ignoto precipitano a terra con il loro velivolo. Questo piccolo esempio per chi crede ancora che Stan Lee scrivesse le sceneggiature (faceva l’editor e il dialoghista: comunque non poco).
In terza di copertina le uscite previste per il giugno 1978: siamo alla vigilia dell’apocalisse del fumetto italiano, che non colpirà solo l’Editoriale Corno.
Nel numero 6 del Supereroe arriva l’ultimo personaggio interessante creato, nel 1977, da Steve Ditko per la Dc Comics: Shade l’uomo cangiante.
Oltre a disegnare con impegno, Ditko scrive un soggetto fantasioso purtroppo rovinato dai dialoghi banali di Michael Fleischer. L’ultimo sceneggiatore al mondo in grado di inserire la verve brillante alla Stan Lee nelle storie seriose di Ditko è proprio Fleischer.
Purtroppo il direttore generale della Dc dell’epoca, Carmine Infantino, era un valido disegnatore che probabilmente manco leggeva le storie pubblicate dalla sua casa editrice.
Di Steve Ditko, nato nel 1927, abbiamo parlato in maniera approfondita nell’articolo Il vero Uomo Ragno è l’inattuale Steve Ditko.
Dal numero 2 del Supereroe vengono pubblicate le storie de Gli Immortali (Forever People), un gruppo di hippy piuttosto scialbo: sicuramente la peggiore serie di Jack Kirby legata ai Nuovi Dei.
Sarebbe stato meglio presentare il più originale The Demon, sempre di Kirby.
Nel numero 15, l’ultimo de “Il Supereroe”, fa la comparsa Mister Miracolo (Mister Miracle).
Si dice che le pratiche escapiste di Mister Miracolo siano state ispirate a Kirby dall’amico disegnatore e prestigiatore Jim Steranko, ma non mi pare che il fumetto tratti seriamente la disciplina di Houdini.
Purtroppo questo primo episodio del 1971 è rovinato, oltre che dai testi retorici di Kirby, dalle chine orribili di Vince Colletta.
Torniamo agli anni cinquanta in America.
Gli Esploratori dell’Ignoto avevano ottenuto rapidamente una testata propria. Nel frattempo, Jack Kirby era stato cacciato dalla Dc perché si era rifiutato di dare una percentuale all’editor Jack Schiff per compensarlo di una collaborazione che gli aveva procurato fuori dalla casa editrice (la striscia quotidiana Sky Masters, inchiostrata ottimamente da Wally Wood).
Schiff, conosciuto soprattutto per avere diretto Batman dagli anni quaranta ai sessanta, era marxista di tendenza stalinista, ma a quanto pare sapeva badare ai propri affari.
Al posto di Kirby arriva Bob Brown (1915-1977), del quale in Italia abbiamo visto alcune storie di Superboy e di Devil.
Negli elenchi del “Grand Comics Database” non viene indicato il nome di chi ha inchiostrato le matite di Brown nel n. 9 degli Esploratori.
Ma secondo me non ci sono dubbi sul fatto che l’inchiostratore sia il grande John Buscema (1927-2002), conosciuto soprattutto per il suo lavoro sui Vendicatori e su Conan, del quale abbiamo parlato nell’articolo L’espressionismo muscolare di John Buscema.
Si veda, nella tavola sopra, l’ombreggiatura dell’uomo con la pelata e quella del panneggio.
Nella tavola sotto, la piovra (in particolare l’occhio) e le asperità nel contorno della statuta: Buscema puro.
John Buscema raccontava che, dopo la caccia alle streghe che quasi distrusse il fumetto nella metà anni cinquanta, si era messo a lavorare nel campo della pubblicità. Sarà, ma ho visto diverse storie della Dc di quel periodo, soprattutto western, inchiostrate da lui (o comunque con suoi interventi). A quanto pare, nessun critico se ne è ancora accorto.
Breve digressione. Una copertina di Joe Kubert con gli Esploratori dell’Ignoto in tuta gialla degli anni sessanta.
Gli Esploratori in nero, in una copertina di Neal Adams. Mentre, sotto, Adams inchiostra Mike Nasser in una copertina degli Esploratori di nuovo in viola degli anni settanta: il periodo in cui li leggevo nei comic book originali.
Tirando le somme, “Il Supereroe” era una rivistina con un amalgama sbagliato di personaggi; alcuni dei quali pessimi, altri di grandi autori, ma comunque tra gli “scarti” della loro produzione (o di epoche troppo lontane).
In ogni caso il piccolo formato, quasi alla Topolino, lo ha condannato sul nascere.
Eppure quei 15 numeri così sconclusionati e miniaturizzati riuscirono a dare a noi true belivers allevati con dieta integralista Marvel-Corno una panoramica di cos’era l’universo D.C. che non conoscevano.
Certo, Kamandi era ben altra cosa, ma Kamandi era J.K. mica D.C.
E poi c’era Il Soldato Fantasma, ma -caspita!- a chi interessava un comic book di guerra? Certo che quelle copertine di Joe Kubert…
P.S.
Complimenti per aver scovato Giovanni Natale Buscema sugli Esploratori! Ora che ce lo hai fatto notare, direi che non c’è alcun dubbio! Oltre ai particolari che hai segnalato c’è anche il viso del Prof. Hale nella tavola d’apertura che è al 100% buscemiano.
Io invece Buscema tendo a escluderlo. A prescindere dalla sua residenza nel 1960 e dal suo storico con la DC, non amava disegnare macchinari, laddove nella seconda vignetta della seconda tavola c’è un lavoro certosino che non gli appartiene. Altrettanto dicasi per l’effetto acqua della vignetta con il polipone, privo di profondità, che lui avrebbe sicuramente aggiunto, come avrebbe fatto anche nel masso di quinta nell’ultima. Vero, lo sguardo corrucciato del golem è conaniano… ma davvero credete che il nostro, splendido “manista”, non avrebbe corretto gli indegni parallelepipedi e salsicciotti che popolano quelle due sventurate tavole?
Ma guardiamo il resto dell’albo (sì, sono un felice possessore della collana Corno, sulla cui ratio mi interrogo anch’io da decenni)… l’orribile biondazza simil-caniff, la recitazione dei personaggi a tavola 9, che cambia stile di riferimento da una vignetta all’altra, vizio tipico di un pivelletto alle prime armi, la goffaggine delle figure in movimento… poi, per carità, magri si tratta di una mano data di fretta all’ultimo momento, ma è proprio lavorando di fretta che, per dire, nel sagomare dei piedi o nel pennellare un panneggio (guardate lo scempio di tavola 8) la “zampa” viene fuori.
Capitolo Vince Colleta: che io sappia, tra i motivi del suo imperversare di quegli anni ci sarebbe la velocità. una velocità che gli consentiva di chinare un intero albo in una notte, anche a costo di passare strati di nero sulle matite di folle in fuga, come ci insegna il Jack Kirby Collector. E questa velocità lo rendeva un beniamino degli editor (e, ipotizzo, di un Kirby che realizzando più storie al mese poteva apprezzare la presenza tra i suoi collaboratori di un velocista in grado di gestire suoi eventuali ritardi). Purtroppo per noi.
Unica serie Corno che non ho comprato.
E a ragione.
Orribili chine di Vince Colletta.
Così orribili che il Thor di Kirby era a dir poco inguardabile sia prima che dopo di lui.