IL GRANDE GATSBY A FUMETTI – POSTA

IL GRANDE GATSBY A FUMETTI – POSTA

Leggere Il grande Gatsby

Gentile Sauro,
dopo aver letto l’articolo su Il grande Gatsby pubblicato da Giornale POP mi è venuta voglia di leggere la versione a fumetti che ho visto in libreria. Ne vale la pena? La grande letteratura può essere ridotta a fumetti?
Tiziana


Gentile Tiziana,
si è soliti distinguere la letteratura alta da quella “di genere”, ma io non credo in questa divisione: anche la cosiddetta letteratura alta è composta da ingredienti “di genere”. Il grande Gatsby, per esempio, è un romanzo sentimentale con venature giallistiche. Certo, è anche “lo specchio di un’epoca”… perché, i romanzi “di genere” no?
L’unica divisione che accetto è quella tra buoni romanzi e brutti romanzi. Un romanzo di formazione scritto con una prosa ricercata può essere una schifezza e un romanzo avventuroso scritto con una prosa povera un capolavoro.
E sì, il romanzo di F. Scott Fitzgerald, dopo avere avuto celebri adattamenti cinematografici con Robert Redford e con Leonardo Di Caprio, è stato trasformato in fumetto dallo sceneggiatore Fred Fordham e della disegnatrice Aya Morton.
I disegni purtroppo non aiutano alla comprensione della storia, perché la Morton disegna tutte le facce uguali e quindi si fa una fatica boia a distinguere i personaggi. Il testo è fedelissimo al romanzo (tanto che sembra copia-incollato), con il suo stile elegante, distaccato e frivolo che mi ricorda un po’ il vecchio Oscar Wilde.
Nel complesso, tenendo conto del non alto livello medio delle graphic novel, lo consiglierei a chi ama il genere.

 

La pagina Facebook di Giornale POP

Caro Sauro,
sbaglio o Giornale POP nell’ultimo mese ha avuto dei grossi casini?
Alessia


Gentile Alessia,

ha ragione, per problemi vari Giornale POP è rimasto chiuso una settimana. Ora comunque lo abbiamo riaperto, anche se ci sono degli strascichi (per esempio, molti articoli devono ancora essere resi nuovamente disponibili).
Inoltre, la vecchia pagina di Facebook dedicata a Giornale POP è scomparsa: per ricevere le notifiche dei nuovi articoli dovreste andare QUI, nella nuova pagina, cliccando su “mi piace” e su “segui”.

 

Il tentacolo è servito

Gentile Sauro,
che ne pensa delle molte trasposizioni a fumetti di Lovecraft? Qual è la migliore?
Anna


Gentile Anna,
il primo H.P. Lovecraft a fumetti che ho letto è stato quello disegnato da Alberto Breccia, che però, di fatto, è costituito dai brani dei racconti accompagnati da illustrazioni. L’ultimo che ho letto è il manga di Gou Tanabe intitolato L’ombra venuta dal tempo, che mi è sembrato piuttosto lento. Anzi, senza il piuttosto.
Tra queste due versioni, una argentina e l’altra giapponese, ho leggicchiato svariati adattamenti americani, più o meno interessanti per un motivo o per l’altro.
In conclusione, credo che un autore come Lovecraft, che ogni due per tre definisce “indescrivibile” la situazione o la scena che va narrando, sia meglio leggerlo nei racconti originali privi di illustrazioni. Anche perché disegnare sempre Cthulhu come un gigantesco fritto misto, pur conciliando l’appetito, alla fine mi pare un po’ umiliante.

 

La fine di Kriminal

Diversamente da quanto veniva detto in una lettera su questa rubrica,
mi auguro di non vedere mai un film di Kriminal: troppo eversivo il personaggio per non venire “diabolikizzato” in una trasposizione cinematografica.
Per contro mi pare che fossero aderenti allo spirito originario le poche tavole apparse alcuni anni fa per un remake su carta del personaggio di Magnus e Bunker. Purtroppo non se ne fece nulla. Lei sa dirci perché non vide la luce?
Fabio


Gentile Fabio,
neppure io ho capito bene come era finita la vicenda dell’annunciato Kriminal mondadoriano di alcuni anni fa, comunque QUI tenta di spiegarcelo Onofrio Catacchio (Matite Blu) in persona, che aveva curato il nascente progetto rimasto inedito.

 

Esibire la propria religione

Caro Sauro,
ho letto “Il mio migliore amico è fascista”: il libro è così strano che non saprei nemmeno se definirlo un fumetto…
Flavia


Gentile Flavia,
di Il mio migliore amico è fascista, un fumetto scritto e disegnato da Takoua Ben Mohamed, non ne penso bene.
Intanto è realizzato in maniera così infantile che se lo hanno pubblicato è solo per la moda delle graphic novel disegnate male: in altri tempi non sarebbe stato nemmeno preso in considerazione dagli editori.
Più discutibili ancora mi sembrano i contenuti. La cultura laica occidentale, così come è stata definita con l’illuminismo, ha tolto la religione dalla sfera pubblica per relegarla in quella privata (all’epoca di fatto si intendeva solo la religione cristiana perché in Europa occidentale c’erano pochissimi immigrati).
Invece questo fumetto, con il suo stile “piacionesco” fatto apposta per ingraziarsi l’apparentemente scafato lettore occidentale, sottolinea l’importanza di rappresentarsi attraverso la religione, che va esibita in quanto parte qualificante del proprio essere.
Per farla breve, secondo me quelli che propugnano questa tesi vorrebbero farci ripiombare nel medioevo (che “non è vero fosse così retrogrado” e bla bla). Otterranno il loro scopo, perché oggi anche coloro che difendevano il laicismo occidentale si sono messi a giustificare la visione assolutista islamica o, per lo meno, fingono di non notarla per quieto vivere.
Invece nei fumetti della Marvel classica, dove praticamente tutti quelli che vi lavoravano erano ebrei, dall’editore Martin Goodman al direttore Stan Lee, dal creativo Jack Kirby fino alla segretaria di redazione Flo Steinberg, non c’era mai stato un solo riferimento esplicito all’ebraismo.
Adesso non solo la religione viene esibita, sono tornate anche le “razze”. Un tempo si combatteva per cancellarle (“l’unica razza è quella umana”), e questa lotta pluridecennale aveva portato, per esempio, Barack Obama alla presidenza americana non perché fosse un nero, ma perché il colore della pelle non conta.
Oggi, come la religione, anche la razza ha un’importanza fondamentale.
Per un veteroilluminista come me, che non vuole rappresentarsi pubblicamente come appartenente a una religione e pensa che parlare di razze sia una squallida faccenda da nazisti, non sembra esserci posto in questo mondo di fighetti pseudo inclusivi.

 

Sauro Pennacchioli

 

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1 commento

  1. Caro Pensaurus, concordo con la tua distinzione tra buoni e cattivi romanzi e penso che uno scrittore o un cartoonist non possa cavarsela con un indescrivibile. Anche Dante – che se preso in tempo sarebbe stato un ottimo scrittore “di genere ” di buoni romanzi – perde i sensi solo davanti al Primo Scrittore aka La Parola, ma prima ci racconta cosa ha visto nei dettagli.
    Confesso che mi capita di svegliarmi nel cuore della notte preda di una indescrivibile angoscia all’idea che non leggerò mai il Kriminal di Onofrio e co.
    Spero che Cat, Casali e Cammo riescano a vedere stampato il loro lavoro, ma nel caso in Rizzoli/Mondadori ritengano troppo conservatore il loro remake, mi permetto di segnalare alla loro attenzione il tuo vecchio tentativo di svecchiamento del personaggio che ho trovato nel tuo pc per caso. Spero che tu non prenda la cosa sul personale. Sono solo curioso e comunque Intrepidok non è una password sicura.
    Anyway, trovo che la tua idea nome di lavorazione La Fuga di Tony Logan è interessante. Di seguito una sintesi per i tuoi sostenitori: Kri Gatsby è ricco e vive siccome eremita in una villa preda di indescrivibile angoscia dopo uno ziliardo di buoni romanzi di genere che forse non sono del tutto fiction. Dopo il crepuscolo sogna cose come una donna piovra che canta Lola, cosa impari a scuola?/Manco una parola,/sai di Charleston.
    Nelle note indichi la ricerca di un segno a la Stefano Cardoselli, ma mi permetto di proporre Davide Garota. Nel caso e se. Ciao ciao

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