IL PRINCIPE CERCA FIGLIO, UN SEQUEL 30 ANNI DOPO

IL PRINCIPE CERCA FIGLIO, UN SEQUEL 30 ANNI DOPO

Il principe cerca figlio è la risposta a una domanda che nessuno aveva fatto. Come Mortal Kombat Legends: Scorpion’s Revenge: nessuno l’aveva chiesto, nessuno lo voleva, eppure si è rivelato un film al di sopra di qualunque aspettativa. Quindi, di per sé, fare un sequel non è necessariamente un fatto negativo.
Invece Il principe cerca figlio, benché non sia un brutto film, è, come dire, piuttosto sgradevole.

Il principe cerca figlio e pure un senso

IL PRINCIPE CERCA FIGLIO, UN SEQUEL 30 ANNI DOPO

I titoli originali dei due film sono Coming to America e Coming 2 America. Da noi diventati Il principe cerca moglie (1988) e Il principe cerca figlio (2021). Con il proverbiale senno di poi il titolo italiano risulta più azzeccato rispetto all’originale. Giusto per capirci, prendi Batman…

Puoi far tranquillamente uscire un film di Batman all’anno: basta cambiare il cattivo e via, verso nuove, fantastiche avventure. Giustificare il seguito di una commedia romantica, per di più fuori tempo massimo, è un tantino più difficile. Una volta rimossi equivoci e ostacoli, cosa rimane da fare ai protagonisti, se non il vivere per sempre felici e contenti? Il film diventa un pretesto.

Ne Il principe cerca figlio tutto è un pretesto per giustificare il ritorno dei personaggi. Arrivare in America aveva un senso trent’anni fa, quando il principe cercava moglie. C’era una sola linea narrativa che riguardava l’evolversi della storia d’amore tra i due protagonisti.

IL PRINCIPE CERCA FIGLIO, UN SEQUEL 30 ANNI DOPO

Nel 1988 il principe Akeem, messosi contro suo padre re Jaffe Joffer, e infranto leggi secolari che regolavano la vita di corte, lasciava il favoloso regno di Zamunda per attraversare l’Oceano andando alla ricerca del vero amore nella “terra delle libertà”. Vero amore che troverà in Lisa McDowell, una ragazza del Queens figlia del proprietario di un fast food.

Gran parte della commedia si reggeva sul fatto che il Queens è un posto reale, vero. Quando Akeem e Semmi arrivano nel quartiere di New York questo era pieno di luoghi e personaggi in grado di dar vita a situazioni che il pubblico poteva riconoscere. Accompagnati dal personaggio di Akeem, così estraneo in un mondo tanto familiare.

Questo, più l’ingenuità e la perplessità del protagonista, permettevano di aprire, di quando in quando, parentesi in grado di aggiungere sfumature varie e pure spunti di riflessione. Ne Il principe cerca figlio non c’è niente di tutto ciò, semmai solo il goffo tentativo di sembrare “impegnati”.

IL PRINCIPE CERCA FIGLIO, UN SEQUEL 30 ANNI DOPO

Il principe cerca figlio comincia dal punto in cui si concludeva il film precedente: Akeem e Lisa, tornati a Zamunda, trenta e passa anni dopo vivono ancora felici e contenti. Hanno tre splendide figlie, le principesse Meeka, Omma e Tinashe. E Re Jaffe, padre di Akeem, è sul letto di morte.

Una volta passato a miglior vita il re, il generale Izzi, despota e dittatore della confinante nazione di Nexdoria, intende costringere Akeem a dare una delle sue figlie in sposa a suo figlio. Pensa di riuscirci facendo leva sul fatto che secondo la legge di Zamunda solo un maschio ha diritto di salire al trono.

Akeem tutto vorrebbe tranne che far sposare una delle principesse con il figlio di Izzi. Però, Re Jaffe gli ricorda: A) le ferree tradizioni di Zamunda e B) che Izzi è forte, spietato e senza scrupoli.

IL PRINCIPE CERCA FIGLIO, UN SEQUEL 30 ANNI DOPO

A questo punto, Baba, lo sciamano di corte, afferma che gli spiriti gli hanno rivelato che al tempo in cui il principe cercava moglie ha generato un figlio maschio durante la permanenza nella terra al di là dell’Oceano.

Visione confermata da Semmi, consigliere-cortigiano-aiutante-valletto-amico di Akeem, che ammette di aver convinto due donne a passare la notte con loro mentre erano nel Queens. Akeem non ricorda nulla perché era stato drogato. Ed ecco che si parte di nuovo per l’America, perché Il principe cerca il figlio.

Messa così non suona poi tanto male, no? Dover scegliere tra il bene di una figlia e quelli del regno, cedere a un matrimonio forzato… Allora perché, una volta arrivati ai titoli di coda, Il principe cerca figlio lascia uno sgradevole senso di fastidio?

I motivi sono essenzialmente due. Innanzitutto, pensando al titolo uno si aspetta di vedere chissà quali assurde peripezie che Akeem affronterà tornando in America trent’anni dopo per cercare suo figlio. Partiamo da ‘sto punto.

IL PRINCIPE CERCA FIGLIO, UN SEQUEL 30 ANNI DOPO

L’indovino di corte dice che in America il principe ha un figlio bastardo e, dietro sue indicazioni, l’artista reale realizza uno “schizzo abbozzato” del volto (leggi ritratto incredibilmente dettagliato e somigliante). Akeem perciò ritrascina Semmi nel Queens e con lui arriva, in limousine, nel quartiere in cui erano stati anni prima. Si guardano due secondi intorno e bam! C’è ancora la bottega del barbiere gestita dai vecchi balordi.

Entrano e due secondi dopo Semmi mostra lo “schizzo abbozzato” del presunto erede di Akeem. Comodamente ai fini della trama, i vecchi lo conoscono e gli dicono che fa il bagarino al Madison Square Garden. Altri due secondi e sono, sempre in limo, al Garden. Seduti in macchina, in mezzo a una cagnara pazzesca di gente all’entrata prima di una partita importante, in 3.2 secondi trovano Lavelle, il figlio bastardo.

Quindi Akeem va da lui e: “Ciao, sono tuo padre. Quello che in trent’anni non hai mai conosciuto. In realtà sono il re di Zamunda e tu sei l’erede al trono. Dai, vieni con me, ho la limo parcheggiata dietro l’angolo”. Sì, d’accordo è una storia di fantasia. Va beh, i tempi cinematografici, licenze, leggere tra le righe e tutto quanto, però… no. Così no.

Con tutta la buona volontà del mondo, pure aggrappandosi alla sospensione del dubbio, questa cosa è l’equivalente del tipo che si avvicina offrendoti le caramelle, che ne ha un sacco nel furgone parcheggiato dietro l’angolo. Il problema è che tutte le dinamiche de Il principe cerca figlio sono regolate allo stesso modo. Perché?

Perché… ecco che arriva il secondo problema. Il giovane Eddie Murphy, quello degli esordi, di 48 Ore, Una poltrona per due, Beverly Hills Cop, Il bambino d’oro e via dicendo, era una bomba e i suoi film andavano a tutta forza al botteghino. Nel bene o nel male, funzionavano perché rispecchiavano in toto l’Eddie Murphy personaggio. Cioè, lo stand up comedian venuto fuori dal Saturday Night Live.

Poi qualcosa è cambiato: Il professore matto, remake de Le folli notti del dottor Jerryll, fu un successo, d’accordo. Tuttavia trasformò letteralmente Murphy, portandolo, da lì in poi, ad abbandonare la comicità per adulti in favore di quella sciacqua e innocua family oriented. Una scelta utile, per uno come lui, quanto un completo tre pezzi in una spiaggia di nudisti.

Gli ultimi vent’anni, a parte qualche sporadico successo (economico) tipo L’asilo dei papà e (di critica) Dreamgirls, è stata una squallida parabola discendente. I suoi ultimi due film, Dolemite Is My Name e, appunto, Il principe cerca figlio, fanno risaltare ancor di più quanto sia stata sbagliata la scelta di Eddie Murphy.

Programmeresti mai un figlio sulla base delle aspettative altrui? Tipo, facciamolo con i capelli neri, che a nonna Concetta piace bruno. Però non troppo, eh, ché a zia Pinuccia piacciono i bambini biondi, perciò facciamolo con una spruzzatina di castano. Mettiamogli pure gli occhi verdi, così facciamo contenti pure gli altri zii.

Faresti mai ‘na cosa del genere? Eh, allora perché mai una storia dovrebbe essere scritta sull’unico presupposto di far contenti, o meglio, non far lagnare una manica d’individui? Ne Il principe cerca figlio tutto è fatto di fretta e tutto pare non avere particolare importanza. Perché? Perché il film preferisce tirare, ancora e ancora, secchiate d’irritante retorica nel tentativo, disperato, di sembrare attuale.

C’è un sacco di “potere femminile” ne Il principe cerca figlio. Peccato sia allo stesso livello di profondità di una pozzanghera. Il film pretende di essere incentrato sulle donne, ma tutte si limitano praticamente a fare il secondo violino. Pretesa sciocca, resa ancor più sciocca quando questa mania porta a dei nonsense allucinanti.

Un esempio tra i tanti: Meeka, la maggiore delle figlie di Akeem, si allena da tutta una vita per essere degna di suo padre e salire sul trono di Zamunda. E le sale parecchio storta quando arriva Lavelle, il figlio bastardo. Ovviamente, la freccia tirata dall’arco narrativo di Meeka la vedi arrivare da chilometri, dopo averti pure avvertito per telefono che stava arrivando.

La trama è talmente forzata e frettolosa che passano, nell’arco di cinque minuti, dal ti ammazzerò nel sonno a potrai contare su di me per tutta la vita. Eppure, a monte, sia Meeka sia le sorelle sapevano perfettamente che la legge prevede solo sovrani maschi. Allora perché ti alleni da una vita?

Perché nel 2021 dobbiamo assistere a film come Il principe cerca figlio, costruiti sull’unico presupposto di assecondare le smanie del momento?

Ebbene, detto questo credo sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

1 commento

  1. Sei stato troppo buono.
    Ho avuto la disgrazia di vederlo e il mio giudizio è simile a quello del ragioniere sulla corazzata.

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