LO SPETTACOLARE “LATO B” DI NADIA CASSINI

Il vero nome di Nadia Cassini è Gianna Lou Muller. Nasce a Woodstock (New York) il 2 gennaio del 1949 da due attori di vaudeville: padre di origine tedesca e madre di origine italiana. Raccontava di essere nata nel corso di una tournée e di essere scappata di casa giovanissima, per fare di tutto nel campo dello spettacolo. In una intervista del 1973 la Cassini ricorda di aver fatto la pittrice, la cantante di night club, la ballerina, la fotomodella e l’indossatrice.
Nel 1968 sposa il conte Igor Cassini, noto come giornalista negli Stati Uniti con lo pseudonimo di Cholly Knickerbocker, fratello del famoso stilista Oleg. Il conte Cassini si trasferisce a Roma per aprire una succursale italiana della “House of Cassini” portando con sé la giovane sposa.
L’ingresso nel cinema della Cassini è con una piccola parte ne “Il divorzio” (1970) di Romolo Guerrieri (Girolami). Questo film è tutto costruito attorno alla figura di Vittorio Gasmann, che si separa dalla moglie Anna Moffo e crede di ritrovare la libertà tra una hippie (Claudie Lange) e una collega assatanata (Anita Ekberg) che vuole fare la scambista. Alla fine lui ritrova solo. Nella pellicola, oltre alla Cassini, c’è Momo alla sua prima esperienza (fa il figlio di Gassman), che sarà ottima spalla di Laura Antonelli in Malizia di Salvatore Samperi. “Il divorzio” è scritto da Alberto Silvestri e Franco Verucci: anche se è vero che si perde in tante macchiette poco efficaci, traccia un quadro realistico dell’Italia alla vigilia del referendum per la legge sul divorzio.
Nel 1970, la Cassini appare anche nel cult movie esotico-erotico “Il dio serpente” di Piero Vivarelli assieme a Beryl Cunningham, Sergio Tramonti e Galeazzo Bentivoglio (Benti è il suo vero nome). Per il critico Mereghetti si tratta di un film modesto, un epigono da dimenticare di un genere di film inaugurato nel 1968 da Ugo Liberatore con “Bora Bora”. Augusto Martelli ebbe un grande successo con la canzone della colonna sonora intitolata “Djamballà”. La trama si racconta in poche righe. Nadia Cassini è in vacanza ai Caraibi con il marito Galeazzo Benti e perde la testa per il culto del dio serpente che si chiama proprio Djamballà. A iniziarla è l’indigena Beryl Cunningham e il dio si incarna in un nero gigantesco (Evaristo Marquez) che la pretende come ancella per sempre. La Cassini al tempo non la conosceva nessuno e Piero Vivarelli aveva fatfo quasi esclusivamente musicarelli.
“Quando gli uomini armarono la clava… e con le donne fecero din don” (1971) di Bruno Corbucci, tratto dalle commedie di Aristofane “Lisistrata” e “Le donne alla festa di Demetra”, si avvale della sceneggiatura di Fabio Pittorru e Massimo Felisatti. Si tratta di un film cavernicolo davvero trash interpretato da buoni attori come Antonio Sabato, Aldo Giuffrè, Vittorio Caprioli, Howard Ross (Renato Rossini), Elio Pandolfi, Maria Pia Giampocaro, Lucretia Love, Valeria Fabrizi e Gisela Hahn. Nadia Cassini ha una parte di rilievo come Listra (variazione di Lisistrata), moglie del capo che non riesce mai a fare l’amore in pace, perché gli uomini sono sempre impegnati a combattere. Capeggia la rivolta delle donne che reclamano i loro diritti coniugali e se ne vanno in esilio su una montagna, lasciando gli uomini soli in compagnia di un buffo omosessuale. Pasquale Festa Campanile aveva già girato “Quando le donne avevano la coda” (1970) su soggetto nientemeno che di Umberto Eco e “Quando le donne persero la coda” (1971) su soggetto di Lina Wertmüller, tutti e due con Lando Buzzanca. Questo è un film sulla stessa falsariga, ma combinato con i testi classici di Aristofane con maggiore presenza femminile e spunti comici davvero divertenti.
Nel 1971, Nadia Cassini si separa dal marito scappando a Londra con il suo nuovo amore: l’attore greco Yorgo Voyagis, dal quale ha la figlia Cassandra. In questo periodo va citato “Mazzabubù… quante corna stanno quaggiù” (1971) di Mariano Laurenti, un barzelletta movie ideato da Alessandro Continenza che si avvaleva di un cast incredibile. Basta citare Carlo Giuffrè, Sylva Koscina, Silvana Pampanini, Ettore Manni, Giancarlo Giannini, Rosemarie Dexter, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Fausto Tozzi, Gianni Musy. Renzo Montagnani, Luciano Salce, Pippo Franco, Maurizio Bonuglia, Mariolina Cannuli (decana delle presentatrici televisive), Nadia Cassini, Umberto D’Orsi, Lino Banfi e Riccardo Garrone. Si tratta della prima commedia interpretata dalla Cassini ed è un film che si può ancora vedere sorridendo come trent’anni fa. Una trama vera e propria non c’è perché tutto è introdotto da Carlo Giuffrè che racconta una serie di episodi di cornificazioni famose mentre le situazioni vengono visualizzate sullo schermo. Episodi molto brevi, alcuni ispirati al “Decamerone”. La cosa divertente è che alla fine l’oratore si rende conto di essere pure lui un cornuto.
“Colpiscono senza pietà” (1972), di Michael Hodges, non ha niente di erotico: si tratta di una pellicola nota in Gran Bretagna (paese coproduttore) con il titolo “Pulp”. Presenta attori come Michael Cane, Mickey Roney, Lionel Stander, Leopoldo Trieste e Ave Ninchi, accanto alla bella Nadia Cassini. Si tratta di un ottimo giallo, giocato tutto sulla morte di una ex gloria di Hollywood che aveva ingaggiato uno scrittore specializzato in gialli scandalistici per scrivere la propria autobiografia. Si parla pure di mafia. Un film recitato bene e dotato di una solida struttura narrativa, ma la Cassini è quasi ininfluente.
“Ecco lingua d’argento” di Mauro Ivaldi (1976) è un film di cui abbiamo già parlato a proposito di Carmen Villani, rappresenta forse la prima vera commedia sexy di Nadia Cassini.
“Spogliamoci così senza pudor” (1977) di Sergio Martino è la classica commedia sexy a episodi, piuttosto divertente, condita da situazioni comiche e al tempo stesso piccanti. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Raimondo Vianello e Alessandro Continenza, da ricordare pure le musiche di Enrico Simonetti. Il primo episodio (“Il detective”) vede protagonisti Aldo Macione e Alvaro Vitali, un detective che vuol fare il furbo ma il cliente lo frega. Il secondo episodio (“La squadra di calcio”) mette in mostra le grazie della calciatrice lesbica Ria De Simone e vede Enrico Montesano che si traveste da donna per far vincere una squadra di calcio femminile. Il terzo episodio (“L’armadio di Troia”) vede all’opera Barbara Bouchet con Alberto Lionello, Ninetto Davoli e Nadia Cassini, ed è una storia di produttori porno, ladri e un’amante di troppo nell’armadio. Il quarto episodio (“La visita”) vede Johnny Dorelli e Ursula Andress nelle vesti di due amanti che approfittano di una situazione macabra. Il Mereghetti fa una gran confusione di attori e di trame, però stronca senza pietà la commedia che invece fa parte di quel genere di lavori che ancora oggi si vedono con piacere. L’episodio che più ci interessa vede Ninetto Davoli farsi sia la moglie (Barabara Bouchet) sia l’amante (Nadia Cassini) di un produttore porno (Alberto Lionello). Il film è da vedere.
Nadia Cassini interpreta la regina delle amazzoni nel film fantascientifico di Luigi Cozzi (che per l’occasione si fa chiamare Lewis Coates) “Star Crash – Scontri stellari oltre la terza dimensione” (1978), ma la sua è un’apparizione molto limitata. Il soggetto e la sceneggiatura del film sono di Luigi Cozzi e Nat Wachsberger, dialoghi di R. A. Dillon, musiche di John Barry. Interpreti: Caroline Munro, Marjoe Gortner, Judd Hamilton, Christopher Plummer, Daniela Giordano, Salvatore Baccaro (fa l’umanoide ed è uno spasso) e altri di minore importanza. Il film, molto ambizioso, voleva essere la risposta italiana a Guerre Stellari, ma con i mezzi a disposizione non era facile replicare a dovere. Nadia Cassini guida un gruppo di amazzoni dello spazio e indossa un costume che le scopre il sedere quasi completamente. Possiamo dire che Luigi Cozzi è stato un antesignano in questa utilizzazione delle doti artistiche di Nadia Cassini, perché prima di lui la sua parte migliore non era stata valorizzata a fondo. Pure la bellissima Caroline Munro fa la sua figura da giunonica eroina in bikini per buona parte del film. Nadia Cassini canta anche il leit motiv “Star Crash”. Il film, pur con tutti i suoi limiti, incassò sedici milioni di dollari solo in America, contro un costo di due miliardi di lire scarsi, e si può ben dire che fu un successo.
“Io tigro, tu tigri, egli tigra” (1978) è un film dell’esperto in commedie all’italiana Giorgio Capitani e dell’attore Renato Pozzetto, che si cimenta per la prima volta dietro la macchina da presa. Film a episodi piuttosto modesto, tenuto insieme da un esile filo di comicità che si regge sulle trovate degli attori. Tra l’altro si tratta di una specie di sequel di “Tre tigri contro tre tigri” (1977) di Sergio Corbucci e Steno che ebbe un buon successo, ma che era nettamente superiore per livello di comicità. Il primo episodio (sceneggiato da Enzo Jannacci e Cochi Ponzoni) è con Renato Pozzetto, Cochi Ponzoni e Angela Luce: racconta di una coppia che si odia al punto di tentare a più riprese la reciproca eliminazione. Il secondo episodio, sceneggiato da Castellano e Pipolo, è quello che più ci interessa. I protagonisti sono Paolo Villaggio e Nadia Cassini: narra la storia di uno scrittore di fantascienza che vive le proprie fantasie erotiche a bordo di una navicella spaziale. Nadia Cassini interpreta la moglie dello scrittore che si traveste da regina aliena per soddisfare il marito, la maschera che utilizza è la stessa che indossava nel film di Luigi Cozzi girato nello stesso anno. Quando lo scrittore Paolo Villaggio viene rapito dagli alieni si rende conto che la Regina Nera è un mostro orribile e al ritorno sulla Terra non viene creduto. Alla fine non si riesce a capire se si è trattato solo di un sogno. Erotismo ce n’è poco e della Cassini si vede un po’ di sedere fasciato da collant e perizoma spaziale. In ogni caso, questo episodio è l’unico che il critico Marco Giusti su “Stracult” definisce di culto, ritenendolo un fondamentale esempio di fantascienza parodistica. Il terzo episodio (sceneggiato da Italo Terzoli ed Enrico Vaime) è con Enrico Montesano, Erika Blanc, Felice Andreasi e Massimo Boldi che raccontano le disavventure di un bersagliere pasticcione.

Locandina dell’edizione in lingua spagnola del film
“L’insegnante balla… con tutta la classe” (1979), di Giuliano Carnimeo, vede per la prima volta la bella Cassini vestire i panni della protagonista assoluta. Interpreta la professoressa Claudia Gambetti, la quale produce effetti notevolmente arrapanti su Alvaro Vitali (Anacleto il bidello), Lino Banfi (professor Mezzopane), Mario Carotenuto (preside), Renzo Montagnani (professor Martorelli) e un bel gruppo di studenti assatanati. Il cliché è quello ormai collaudato dello scolastico puro all’insegna della commedia più trash. La Cassini insegna niente meno che dance music in una classe di ripetenti e si può immaginare con quali risultati. Ne viene fuori un’esaltazione alla ennesima potenza del sedere di Nadia Cassini, strizzato in calze attillate e in body trasparenti. Nel film c’è la mitica sequenza rimasta impressa a caratteri di fuoco nell’immaginario collettivo di noi ragazzini di quei tempi. Un vero cult per segaioli anni Settanta, che solo nel finale si apre alla vista liberatrice del culo di Nadia Cassini completamente nudo e massaggiato dalle avide mani di Lino Banfi truccato da donna. Il sedere della Cassini buca lo schermo e diventa protagonista assoluto di una pellicola che non sarà un’opera fondamentale del neorealismo, però chissà perché tutti ce la ricordiamo in modo nitido. Mario Carotenuto è un preside che gioca ai cavalli e sperpera tutti i soldi nell’insana passione, Alvaro Vitali cerca di salvarlo convincendolo a iscrivere a una gara di ballo la bella insegnante di ginnastica Nadia Cassini. Le scene di ballo ricordano La febbre del sabato sera, ma le cose che più restano impresse sono le sequenze dove la Cassini insegna i passi di danza ai colleghi più maturi. Va citato soprattutto il “Lo prendo… non lo prendo” per imparare a ballare “la raccolta del melone”. Lino Banfi aspira a diventare preside e tiene in camera un poster di John Travolta, tanto che alla fine balla vestito di bianco come il suo eroe.
Le pellicole sexy di Nadia Cassini non sono molte, e in ogni caso sono tutte incentrate sull’analisi particolareggiata e ripetuta ossessivamente delle sue bellezze posteriori. Le due pellicole più indovinate restano “L’infermiera nella corsia dei militari” (1979), dove è doppiata da Serena Verdirosi, di Mariano Laurenti e “La dottoressa ci sta col colonnello” (1980), dove recita con la sua vera voce da sciroccata americana, di Michele Massimo Tarantini.
“L’infermiera nella corsia dei militari” è scritto e sceneggiato dal regista, con la collaborazione di Francesco Milizia. Nel cast troviamo Lino Banfi, Paolo Giusti, Alvaro Vitali, Karin Schubert, Elio Zamuto, Carlo Sposito, Susan Scott (Nieves Navarro) e altri caratteristi. Siamo alla fine del genere trash ma la commedia diverte abbastanza, grazie alla trovata della clinica per militari rincoglioniti dove la stupenda Nadia Cassini si dà da fare per rigenerare i malati. Lo fa come sempre muovendo il culo a più non posso e (purtroppo) cantando la pessima “Go out and dance”. La Cassini non aveva voce per niente e la sua unica dote già ve l’abbiamo detto quale era, peccato che non si limitava a farci vedere soltanto la sua cosa migliore. Nella finzione scenica la Cassini è una cantante-infermiera che sogna di andare a Broadway e intanto cerca alcuni quadri rubati nascosti nell’ospedale. Alcune scene interessanti hanno per protagonista assoluto il sedere della Cassini, la parte fondamentale che interessa ogni spettatore del film. Una breve sequenza onirica vede Lino Banfi ammaliato dalla bellezza del posteriore della Cassini, che paragona a quello sfiorito della bruttissima moglie. Subito dopo c’è la scena del dottor Banfi, che per dare coraggio ai malati mostra la Cassini nell’atto di alzare la veste bianca e di farsi siringare il sedere. In realtà poi la siringa finisce nel posteriore di Lino Banfi, ma a noi quello che interessava era vedere i glutei della bella attrice.
“La dottoressa ci sta col colonnello” è un film tutto giocato sulla parola coglionello che la dottoressa pronuncia invece di “colonnello”. Pare che tutto nacque da un vero errore di recitazione della Cassini, ma alla fine la parola divenne la battuta cult del film. Tarantini scrive e sceneggia il film insieme all’ottimo Francesco Milizia e si avvale di un bel cast composto da Lino Banfi, Alvaro Vitali, Nadia Cassini, Malisa Longo, Enzo Andronico e altri caratteristi. Si tratta dell’ultimo titolo di tutta una serie di dottoresse che aveva visto la capostipite Edwige Fenech dettare il passo, seguita da signorine come Karin Schubert (“La dottoressa sotto il lenzuolo”) e Sabrina Siani (“La dottoressa preferisce i marinai”). La storia di Milizia funziona e la Cassini può esporre il sedere per tutto il film sotto gli occhi estasiati di soldati e spettatori. La nostra bella dottoressa è innamorata cotta di Lino Banfi che chiama affettuosamente coglionello, solo che lui è sposato con Malisa Longo, oltre ad avere problemi di erezione e di dimensione del pene. Il colonnello si fa trapiantare il gigantesco pene di Alvaro Vitali, però la cosa va male e lui finisce a cantare tra le voci bianche mentre Vitali se la fa con tutte le signore vogliose della città, moglie del colonnello compresa. Il film diverte ancora oggi.
“Io zombo, tu zombi, egli zomba” (1979) di Nello Rossati è scritto e sceneggiato dal regista, Roberto Gianviti e Paolo Vidali. Interpreti sono Duilio Del Prete, Renzo Montagnani, Cochi Ponzoni, Nadia Cassini, Gianfranco D’Angelo, Anna Mazzamauro, Daniele Vargas, Tullio Solenghi e altri caratteristi. Si tratta di una parodia del genere horror che ha per protagonista il becchino Renzo Montagnani, che resuscita tre poveracci appena morti in un incidente. Gli zombi ricambiano il favore e contagiano pure lui, quindi si stabiliscono in un albergo in cerca di carne umana da mangiare. Alla fine si accontenteranno di un bel piatto di pastasciutta. Per Mereghetti si tratta di “una farsa horror casareccia, anemica e ripetitiva”. In ogni caso è un tipo di film inusuale nel nostro cinema, una commediaccia dell’orrore realizzata con pochi soldi e un po’ di inventiva che a tratti fa sorridere a tratti annoia. Per stuzzicare il solito pubblico di assatanati ci sono le grazie posteriori di Nadia Cassini, esibite con generosità durante una danza sul tavolo dell’albergo. Gli attori comici sono molto bravi ma poco convinti, lo stesso Renzo Montagnani ricorda il film come “una cazzata pazzesca”.
“Tutta da scoprire” (1980) di Giuliano Carnimeo, noto anche come “L’amante tutta da scoprire”, è scritto e sceneggiato da Roberto Gianviti e Luis Castro. Nadia Cassini recita a tutto sedere accanto a Renzo Montagnani, Enzo Cannavale, Bombolo e il compagno Yorgo Voyagis. Il culo della bella americana è esposto a tutto tondo anche sui manifesti e sui flani. La frase di lancio parla di una Cassini stupendamente bella e favolosamente appetitosa e di due comici superlativi come Bombolo e Cannavale.
“L’assistente sociale tutto pepe” (1981) di Nando Cicero è scritto e sceneggiato da Stefano e Alessandro Canzio. Gli attori sono Nadia Cassini, Renzo Montagnani, Yorgo Voayagis, Irene Papas, Fiorenzo Fiorentini, Nino Terzo, Gigi Ballista e Sergio Di Pinto. Si tratta di un tardo trash all’italiana, erotico quanto basta e incentrato, tanto per cambiare, sul posteriore di Nadia Cassini, che si esibisce in una notevole scena di bagno in vasca. Il film ha come unico motivo di interesse il suo sedere, che viene esibito lungo la strada alla guida di una bicicletta e pure in piscina sotto gli occhi di un gruppo di allupati. Cicero, un regista geniale e trasgressivo, se la cava con un film stile “W la foca!”, tanto lo sa che i fan della Cassini più che altro vogliono vederle il culo. Però ci mette anche del suo e costruisce una storia piacevole e originale su un’assistente sociale che fa pratica con quattro ladruncoli dal cuore tenero. Nino Terzo si fa notare per la caratteristica tartagliata e per i ragionamenti che fa con il sedere, la sua arma più micidiale. Possiamo dire che in questo film la Cassini non è la sola a recitare con il culo. La pellicola è stata poco vista a causa della pessima distribuzione.
“Miracoloni” (1981) è un film di Francesco Massaro, scritto da Enrico Vanzina e dal cantautore Gianfranco Manfredi. Gli attori sono Francesco Salvi, Benedetto Casillo, Franco Oppini, Umberto Smaila, Victor Cavallo, Mauro Di Francesco, Sergio Di Pinto, Bombolo e Nadia Cassini. Il film è un piccolo cult per i collezionisti perché è stato scarsamente distribuito e oggi è quasi introvabile, un po’ come “W la foca!” di Nando Cicero. La storia vede Francesco Salvi nei panni di una sorta di Gesù-borgataro romano, impegnato in vicende dal tono miracolistico. Cavallo interpreta Giuda, Smaila è Sant’Antonio, Oppini è San Francesco e Nadia Cassini niente meno che Giovanna D’Arco. Mereghetti lo definisce “una farsa desolante”. Il film, in effetti, non funziona anche perché è troppo spinto, quasi blasfemo nella sua volontà di ironizzare sugli argomenti religiosi. Da citare la battuta di Nadia Cassini: “Venga nel mio taxi che è profumato, mentre nella carrozza il cavallo fa certe scorregge…”.
“Giovani belle… probabilmente ricche” (1982) di Michele Massimo Tarantini è l’ultimo film di Nadia Cassini, scritto e sceneggiato dal regista e da Tito Carpi. Non fu certo un successo, anche perché ormai la stagione dell’erotico all’italiana volgeva al termine. Il cast era da urlo e in altri tempi avrebbe fatto furore: Nadia Cassini, Carmen Russo e la diva dell’hard Olivia Link riunite per una tarda commediaccia che vede tre signore di provincia tradire i mariti per riscuotere una eredità. Ci sono anche Gianfranco D’Angelo, Nino Terzo, Michele Gammino, Sergio Leonardi, Franco Diogene e Lucio Montanaro. C’è poco nudo, quasi mai della Cassini, l’unica che fa vedere qualcosa è Carmen Russo. Il clima che si respira è quella della pochade con tanti luoghi comuni sulla vita in provincia. Secondo me, però, si può ancora vedere.
Nadia Cassini aveva un gran brutto carattere, trovava sempre da ridire su tutto ed era poco disponibile ad assecondare le esigenze dei registi. Infatti nei suoi film non ci sono mai nudi integrali, la Cassini mostra il sedere solo perché se si fosse rifiutata di farlo non l’avrebbero fatta lavorare. Non era una stupida ed era consapevole che il pubblico voleva soltanto quello da lei, però sperava prima o poi di fare altro. Cantare e ballare erano la sua passione, obiettivamente lo sapeva fare poco. Recitare non era cosa per lei, non aveva neppure imparato a parlare bene l’italiano. Il regista Mariano Laurenti ricorda che, nella sua lunga carriera, Nadia Cassini è stata l’unica attrice che gli ha fatto perdere la pazienza. Nadia Cassini invece ha affermato in una vecchia intervista che riusciva a fare questi personaggi solo immaginando di essere una specie di cartone animato.
Negli anni settanta e ottanta, la bella attrice è stata molto attiva pure in televisione, dove ha preso parte a commedie musicali e alcuni show sulle reti Mediaset (“Premiatissima” del 1983). A metà anni settanta si ricorda la sua partecipazione a uno sketch con Lando Buzzanca che scandalizzò l’Italia per via dell’esposizione a tutto schermo del suo posteriore coperto da un sottilissimo perizoma. Fu il via al successo. Inutile ripetere che Nadia Cassini deve la sua popolarità solo al suo posteriore, che viene definito dalla stampa italiana “il più bello del mondo”.
Nadia mostra fin da subito quali sono le sue capacità recitative e infatti i suoi produttori decidono di farle seguire un cliché fisso: la bella ingenua, che non sa di essere così bella, capace però alla fine di stupire tutti con la propria, inaspettata, furbizia. I maligni dicono che nel suo caso valeva il detto “recitare col culo”, ma almeno ripresa di spalle la sua figura la faceva. La macchina da presa si soffermava a lungo su quei glutei rotondi e (credo) sodi, e noi ragazzini sognavamo. Cos’altro potevamo fare? L’attrice doveva essere costantemente doppiata a causa del suo accento americano a dir poco irritante. Solo ne “La dottoressa ci sta col colonnello” la possiamo apprezzare con la sua vera voce.
Da molti anni ha dato addio allo spettacolo ed è tornata a vivere in America.
Nadia Cassini canta “A chi la do stasera”
FILMOGRAFIA DI NADIA CASSINI
Il divorzio di Romolo Guerrieri (1970)
Il dio serpente di Piero Vivarelli (1970)
Quando gli uomini armarono la clava… e con le donne fecero din don di Bruno Corbucci (1971)
Mazzabubù… quante corna stanno quaggiù di Mariano Laurenti (1971)
Colpiscono senza pietà di Michael Hodges (1972)
Ecco lingua d’argento di Mauro Ivaldi (1976)
Spogliamoci così senza pudor di Sergio Martino (1977)
Star Crash – Scontri stellari oltre la terza dimensione di Luigi Cozzi (1978)
Io tigro, tu tigri, egli tigra di Giorgio Capitani e Renato Pozzetto (1978)
L’insegnante balla… con tutta la classe di Giuliano Carnimeo (1979)
L’infermiera nella corsia dei militari di Mariano Laurenti (1979)
Io zombo, tu zombi, egli zomba di Nello Rossati (1979)
La dottoressa ci sta col colonnello di Michele Massimo Tarantini (1980)
Tutta da scoprire di Giuliano Carnimeo (1980)
L’assistente sociale tutto pepe di Nando Cicero (1981)
Miracoloni di Francesco Massaro (1981)
Giovani belle… probabilmente ricche di Michele Massimo Tarantini (1982)

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