I FUMETTI PIÙ VIOLENTI – LA POSTA

Personaggi violenti
Gentile direttore,
quali sono i manga più violenti di sempre?
Esistono fumetti occidentali violenti come i manga?
Fumettaro
Gentile Fumettaro,
degli autori giapponesi famosi voglio ricordare Go Nagai: per esempio, aveva disegnato una sequenza dove una ragazza veniva fatta violentare da un cane e poi fatta a pezzi. Se Nagai spesso è violentissimo, molti altri autori giapponesi gli si avvicinano o lo superano. Sono tanti, troppi, e purtroppo (per i miei gusti) non possiedono l’ironia di Nagai.
Riguardo ai fumetti occidentali, bisogna dire che erano gli italiani a primeggiare nel genere.
Il primo fumetto splatter che io ricordi è numero 1 di Terror, pubblicato dalla Erregi nel 1969. Lo lessi da bambino, trovandolo in qualche busta di vecchi albi in offerta.
In generale, diversi fumetti delle due case editrici derivate dalla Erregi, la Ediperiodici di Giorgio Cavedon e la Edifumetto di Renzo Barbieri, erano molto violenti.
Volendo esemplificare con un buon fumetto ancora reperibile in ristampa (grazie alla Cosmo), citerei Necron di Ilaria Volpe e Magnus, pubblicato nel 1981 dalla Edifumetto.
Il protagonista è un cadavere rimesso in vita da una scienziata necrofila, la dottoressa Frieda, che fa sesso solo con i cadaveri. Le vittime dei due finiscono sempre a pezzi, graficamente molto ben definiti per la delizia degli amanti del genere, tra i quali non mi annovero.
Non credo si sia mai visto nulla di più efferato delle storie di Necron e di altri personaggi degli editori citati, come le vampire Jacula e Zora dei “tempi d’oro”.
Sicuramente Necron è ispirato a Ranxerox (1978) di Stefano Tamburini e Tanino Liberatore (insieme ad Andrea Pazienza), sebbene quest’ultimo personaggio abbia una socia decisamente più giovane, anzi, inizialmente bambina, Lubna.
A mio parere i migliori fumetti iperviolenti sono stati scritti da Carmelo Gozzo per la Ediperiodici, soprattutto Storie Blu, una lunga serie fantahorror senza personaggio fisso degli anni ottanta.
Lo sfortunato Hammer
Caro direttore,
cosa ne pensa di Hammer della Star Comics?
Perché questa serie, secondo me di ottima qualità, ha chiuso solo dopo 13 numeri, mentre altri fumetti italiani di fantascienza di quegli stessi anni e di qualità non sempre alla pari, come Nathan Never, Legs Weaver e Lazarus Ledd, sono durati molto di più?
Michele
Gentile Michele,
non ricordo praticamente nulla di Hammer (1995-1996) salvo il fatto che quando lo leggevo avevo anch’io questa sensazione. Forse un suo limite è stato avere troppi autori, sebbene alcuni dei qualli bravissimi, sia sceneggiatori sia disegnatori. E il livello alto degli autori probabilmente richiedeva da parte dell’editore un esborso troppo oneroso, superiore a quello di Lazarus Ledd.
Se invece della piccola Star Comics l’avesse pubblicato la grande Bonelli probabilmente le cose per Hammer sarebbero andate in maniera diversa.
Perché Batman non deve fare sesso orale
Caro Direttore,
cosa ne pensa del cartone animato censurato dalla Dc Comics dove Batman faceva sesso orale con Catwoman? Non crede sia una decisione sessuofobica?
Valeria

L’illustrazione postata polemicamente su Twitter dal regista Zack Snyder
Gentile Valeria,
per chiarire i termini della questione, riporto quanto scrive il sito Dagospia traducendo un articolo del Daily Mail.
“I fan della Dc Comics sono insorti contro l’azienda che ha tagliato dalla sua serie animata per adulti Harley Quinn, in onda su Hbo Max, una scena di sesso orale tra Batman e Catwoman. I dirigenti della Dc Entertainment hanno spiegato di aver preso questa decisione perché «gli eroi non lo fanno». Justin Halpern, co-creatore e produttore esecutivo di Harley Quinn, ha raccontato a Variety della scena cancellata, spiegando che mostrava Batman «leccare Catwoman», ma di essere stato costretto a cancellare il frame dopo che la DC ha detto loro che gli eroi «non possono assolutamente farlo». Più che il taglio, gli utenti dei social media hanno contestato la motivazione, immaginando anzi Batman come un amante generoso. Halpern ha detto che una delle gioie di lavorare su Harley Quinn è che i personaggi sono cattivi. «È incredibilmente gratificante utilizzare personaggi che sono considerati cattivi perché hai molto più margine di manovra», ha detto. Ma quando hanno cercato di far diventare uno degli eroi un po’ birichino sullo schermo, i dirigenti hanno posto il veto all’idea. «Un perfetto esempio di ciò è in questa terza stagione di Harley quando abbiamo avuto un momento in cui Batman stava per leccare Catwoman. E la DC ha reagito tipo, ‘Non puoi farlo. Non puoi assolutamente farlo’, ha detto Halpern. «Hanno detto: ‘Gli eroi non lo fanno’. Quindi, abbiamo risposto: ‘Stai dicendo che gli eroi sono solo amanti egoisti?’. E loro: ‘No, è che vendiamo giocattoli di consumo per eroi. È difficile vendere un giocattolo se Batman sta leccando qualcuno’».
Anche nel nostro gruppo di Facebook, Fumettoso, ho letto reazioni critiche come la sua, ma io trovo che la decisione della Dc sia corretta, anche se spiegata male dai dirigenti.
Batman non è un personaggio di genere erotico, così come non lo sono Tex, Topolino o Diabolik, quindi una scena come quella (lo stesso sarebbe stato Catwoman che fa un p***ino a Batman) non è in linea con la sua filosofia.
Poco importa se quello specifico cartone animato è indirizzato al pubblico adulto.
Formati strani
Gentile direttore,
perché molto materiale americano è stampato in formato malloppone cartonato (vedi omnibus), oppure ridotto in formato bonellide (vedi Cosmo e Superman di Byrne per la Panini)? Una via di mezzo, no?
Tanuzzobello Mulphy
Gentile Tanuzzobello,
il malloppone di mille e più pagine è pensato per chi vuole avere interi archi narrativi in un volume solo, mentre il formato piccolo viene scelto dagli editori nella speranza di acchiappare un po’ di lettori bonelliani.
Per me il formato ideale dei volumi con fumetti americani è di circa 400 pagine, alto e largo come i comic book originali (cos’è questa moda delle edizioni extra-large?).
Fumetti nel web
Caro direttore,
che possibilità hanno di sopravvivere i fumetti di nicchia che compaiono sui siti internet o webpublisher? (Non ho la minima idea di che caspita stia scrivendo, la domanda me l’ha suggerita mia figlia).
Patty Smith
Gentili Patty e figlia,
i fumetti su internet saranno sempre più numerosi, ma raramente faranno guadagnare soldi.
In ogni caso, rappresentano un’occasione per farsi la mano, dato che gli albi a fumetti di “serie B” sui quali si formavano i giovani autori non esisistono più da tempo.
Il “maschilismo” di Asterix
Secondo Lei, René Goscinny era maschilista?
Nelle avventure sceneggiate da lui le donne hanno sempre ruoli marginali. In “Asterix alle Olimpiadi”, Beniamina, dopo che gli uomini sono partiti per Olimpia, dice alle altre donne che ne approfitteranno per pulire il villaggio e questo è l’unico intervento femminile nella storia.
Mentre negli episodi “Asterix e la zizzania” e “Asterix e l’indovino” le donne entrano in scena solo per fare danno. In altri casi sono solo personaggi decorativi.
Quando ero piccolo non ci facevo caso, ma rileggendo quelle vecchie storie dopo tanti anni ho avuto questa impressione.
Lei, direttore, che ne pensa?
Marco Irons Ferri
Gentile Marco,
come ho scritto qui, solo in anni relativamente recenti le donne hanno acquisito autonomia andando a lavorare (e quindi ricevendo uno stipendio) e ottenuto la libertà sessuale grazie alla diffusione degli anticoncezionali, l’aborto legalizzato e l’analisi del Dna.
Le donne avevano generalmente un ruolo importante all’interno della famiglia allargata, più di quello che si possa immaginare oggi, ma quasi mai un ruolo pubblico. A meno che non fossero prostitute o regine. Certo, casi eccezionali di professioniste ce n’erano, come la fin troppo citata pittrice Artemisia Gentileschi.
René Goscinny è cresciuto negli anni trenta e quel contesto lo ha rappresentato fedelmente da adulto. Più che maschilista era figlio del suo tempo.
Certo, si può dire che, comunque, avrebbe potuto valorizzare meglio i personaggi femminili. Soprattutto nei socialmente più liberi anni sessanta e settanta, quando Goscinny era all’apice creativo.
D’altra parte i fumetti realizzati oggi sono storicamente meno attendibili, se danno ruoli pubblici alle donne di epoche in cui non ne avevano.

Sauro Pennacchioli
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il manga più violento al limite della sopportabilità e wolf guy, non scherzano ichi the killer, Shigurui e Zebra.
A quanto ricordo, Hammer cessò la pubblicazione ufficialmente a causa delle vendite non soddisfacenti (per gli standard dell’epoca; oggi, con numeri analoghi, probabilmente si griderebbe al miracolo). Se non altro il “gruppo dei bresciani” riuscì a chiudere la saga con l’ultimo episodio, tirando in qualche modo le fila della trama (ma lasciando al contempo la porta aperta a un’eventuale prosecuzione). Quanto alla pubblicazione per Bonelli, sicuramente avrebbe potuto contare su un lancio editoriale e una pubblicità di primo livello, considerato che al tempo la casa editrice milanese era una vera e propria corazzata, con Tex e Dylan Dog che vantavano tirature ormai irripetibili, e anche Nathan Never vendeva bene, tant’è che proprio in quegli anni uscì lo spin-off Legs. C’è anche da dire che, a mio parere, difficilmente alla Bonelli avrebbero accettato di buon grado tre protagonisti “brutti sporchi e cattivi” (prodotti come Cassidy erano di là da venire), oltre a un linguaggio per certi versi fuori dai canoni previsti dalla linea editoriale del tempo. Infine, Hammer si sarebbe in qualche modo sovrapposto a Nathan Never, rischiando di fargli concorrenza. Ben diversa la situazione in Star Comics, dove la fantascienza di Lazarus Ledd era differente rispetto alla space saga di Hammer, dato che il personaggio di Ade Capone si collocava più o meno nel presente.
Comunque un gran peccato, perché, cosa piuttosto rara, Hammer ha mantenuto intatta la sua freschezza anche dopo 25 anni.
Io ho una mia teoria: Hammer non ha avuto abbastanza vendite con conseguente chiusura della testata perché era sì di ottima qualità ma non aveva caratteristiche tipiche del formato “bonellide” ma altre ben diverse (assenza di un unico protagonista sia nel titolo che nella storia, personaggi principali che non sono veri “eroi” con cui parteggiare ma hanno spesso un’etica discutibile, continuity importante che rendeva meno immediata la lettura ai “lettori occasionali”…) e dunque chi comprava quel formato si immaginava di trovare certe caratteristiche che però in Hammer non trovavano e dunque non era soddisfatto. Forse Hammer avrebbe avuto più fortuna se fosse stato pubblicato in una rivista contenitore stile Linus, chissà…
semplicemente Goscinny non si poneva il problema. erano tempi in cui i lettori erano fondamentalmente bambini, e non bambine. non era incentivato a ideare ruoli femminili oltre lo stereotipo e della Gallia occupata e della Francia extra Parigi