I DISEGNATORI SUPERSTAR FONDANO LA IMAGE

I DISEGNATORI SUPERSTAR FONDANO LA IMAGE

Gli anni novanta sono stati un’epoca controversa per i disegnatori del fumetto americano.
Dal punto di vista della diffusione dei comic book potremmo definirla una decade schizofrenica: da una parte si sono stabiliti picchi di vendita di singoli numeri che non si registravano da parecchi anni, dall’altra ha preso corpo una crisi generale.

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L’Uomo Ragno di Todd McFarlane

La nuova ondata di disegnatori

Alla fine degli anni ottanta, gli ultimi del direttore generale della Marvel Jim Shooter, venne allo scoperto un gruppo di giovani disegnatori più rivolti al mondo dei manga che agli autori classici americani. Disegnatori che diedero vita a uno stile ibrido, qualcosa di mai visto prima nei comics. Uno stile innovativo immediatamente capito e apprezzato dai giovani lettori, che ne decretarono il successo. I novanta divennero quindi gli anni del culto di questi disegnatori, vere superstar in grado di trasformare in oro tutto quello che toccavano. Almeno all’inizio.

Xmen

Gli X-Men di Jim Lee

Anatomie esagerate, vignette zeppe di linee e tratteggi incrociati, pose innaturali mai viste prime. Erano un gruppo di giovani disegnatori determinati a rendere con la massima precisione ogni ciocca di capelli, ogni smagliatura dei vestiti, ogni dente dei loro personaggi. Se c’era una scena in cui un muro di mattoni veniva distrutto, avrebbero disegnato ogni singolo mattone. Disegnavano armi grandi e complicate, e cinghie, tasche, taschini e taschette.

Cable

Cable di Rob Liefeld

Alcuni dei più importanti di questi nuovi disegnatori superstar lasciarono Marvel nei primi anni novanta per fondare la Image Comics, una casa editrice di loro proprietà. L’Image fu forse la realizzazione del sogno di Jack Kirby, un passo decisivo nella direzione del riconoscimento dei diritti dei creatori.
Fu però un passo falso rispetto alla qualità dei fumetti pubblicati: portò alla pubblicazione di storie spesso illeggibili, anche se piene di vignette esplosive e supercomplicate. Tempi duri per chi nel fumetto cercava storie con testi coinvolgenti. Alla fine, anche i fan più sfegatati si resero conto di aver puntato sul cavallo sbagliato: mettere tutta l’enfasi sulla parte disegnata a discapito di quella scritta non rese un buon servizio al fumetto, anzi, ne aumentò la crisi di vendite.

Todd McFarlane

Il canadese Todd McFarlane è uno degli autori che, a partire dalla fine degli anni ottanta, contribuisce più di tutti a questo processo.
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McFarlane lavora al rilancio della storica icona di Hulk, che disegna su testi di Peter David dal n. 330 dell’aprile 1987 fino al n 346 dell’agosto 1988.
Quindi passa a Amazing Spider-Man, dando inizio a una lunga run scritta da David Michelinie, dove modifica l’immagine del Tessiragnatele recuperando ed estremizzando alcune caratteristiche dalla primissima versione ditkiana del personaggio.
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Disegna Amazing Spider-Man dal n. 298 del marzo 1988 fino al n. 328 del gennaio 1990, creando graficamente, tra l’altro, il fortunato personaggio di Venom.
Nell’agosto 1990 produce il vendutissimo Spider-Man n. 1, una nuova serie del Tessiragnatele della quale cura sia i testi (piuttosto lenti) e i disegni fino al n 15 del settembre 1991.

Successivamente abbandona la Marvel per fondare nel 1992 insieme ad altri disegnatori la Image Comics, per la quale crea il tenebroso Spawn, il più venduto comic book degli anni novanta.

Jim Lee

Il disegnatore coreano Jim Lee approda alla Marvel sul finire degli anni ottanta. Dopo essersi fatto le ossa sugli Alpha Flight scritti da Bill Mantlo, dal n. 51 dell’ottobre 1987 fino al n. 64 del novembre 1988, viene promosso ai prestigiosi Uncanny X-Men scritti da Chris Claremont, da una decina di anni in cima alle classifiche americane, con il n. 248 del settembre 1989, e ci resta fino al n. 277 del giugno 1991.
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Lee crea quindi, sempre con Claremont, la nuova collana X-Men, che disegna dal primo numero dell’ottobre 1991 fino al n 11 dell’agosto 1992. Il primo numero di X-Men batte tutti i record, vendendo 8.186.500 copie. Merito del ritorno di Magneto, il principale nemico del gruppo mutante, dell’attrazione esercitata dai disegni di Jim Lee e della convinzione diffusa (quanto infondata) che quell’albo un giorno avrebbe avuto enorme valore nel mercato del collezionismo.
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Lo stile di Jim Lee è immediatamente riconoscibile: personaggi dalla struttura muscolare molto sviluppata anche se non troppo eccessiva, costumi dettagliati e un tratto particolare che creano un senso di caos e di energia. È uno dei fondatori della Image Comics, per la quale nel 1992 crea la testata dedicata ai Wildcats.

Rob Liefeld

Tra i disegnatori della nuova ondata Rob Liefeld è una delle figure più controverse. Bersaglio di invettive da parte di molti appassionati di fumetti e, allo stesso tempo, uno dei disegnatori che ha ridefinito l’immagine dei supereroi negli anni novanta.
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Per ogni detrattore che pensa che Liefeld sia la cosa peggiore capitata al fumetto negli ultimi trent’anni, ci sono una dozzina di fanboy pronti a esaltare qualunque cosa esca dalla sua matita.
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Liefeld irrompe sulla scena alla fine degli anni ottanta e diviene una star con il suo lavoro particolare sui New Mutants scritti da Luoise Simonson, dal n. 86 del febbraio 1990 fino al n. 100 dell’aprile 1991, dove crea graficamente personaggi come Cable e Deadpool. Passa poi a un’altra testata mutante, X-Force, dal n. 1 dell’agosto 1991 al n. 9 dell’aprile 1992 (scrive anche i soggetti, mentre i dialoghi sono di Fabian Nicieza).
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Il suo stile visivo è immediatamente riconoscibile, tanto da divenire istantaneamente autoparodistico. Piedi e teste piccoli, muscoli giganteschi che hanno poche analogie con il corpo umano reale. Armi gigantesche e complicate, più borse, sacchetti, cinghie, tasche, taschine e taschette. Anche lui transfuga dalla Marvel alla Image, per cui realizzerà la serie degli Youngblood.

Erik Larsen

Erik Larsen prende in mano Amazing Spider-Man scritto da David Michelinie dal n. 329 del febbraio 1990, sostituendo McFarlane quando passa alla nuova testata dei record, Spider-Man. Rimane il matitista di Amazing fino al n. 344 del febbraio 1991, per poi cedere il testimone a Marc Bagley. La sua run è una delle preferite dai fan, affascinati dal Punitore e dal ritorno dei Sinistri Sei.
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I disegni di Larsen sono riconoscibili per le facce con nasi larghi e bocche gigantesche, mentre i corpi hanno toraci enormi e vite da vespa.
“Mi piaceva Spider-Man ma quando lo feci non era il momento giusto”, ha raccontato. “Era il periodo del costume nero e le storie erano molto complicate. Allora avevo bisogno di utilizzare un sacco di vignette per ogni pagina. Stavo ancora imparando a disegnare certe cose e c’erano troppe scene d’azione che non riuscivo a semplificare”.
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Anche lui figura tra i fondatori della Image Comics, per la quale crea il personaggio di Savage Dragon, che, vendendo pochissimo, continua a uscire ancora oggi.

Marc Silvestri

Marc Silvestri disegna Uncanny X-Men di Chris Claremont dal n. 218 del giugno 1987 al n. 261 del maggio 1990. Poi, su testi di Larry Hama, passa a Wolverine: dal n. 31 del settembre 1990 fino al n. 57 del luglio 1992.
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Lo stile di Marc Silvestri è costituito da numerose linee che nel loro insieme vanno a costruire i volumi delle immagini.
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I volti maschili non risultano particolarmente virili, anche se hanno menti ricoperti di sottile peluria.

Mentre le donne hanno fisici allungati e fianchi molto stretti.
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Silvestri è tra i sette fondatori della Image Comics (gli altri due sono Whilce Portacio e Jim Valentino) per la quale crea le serie di Cyber-Force, Witchblade e The Darkness.

I primi disegnatori della Image Comics
La Image Comics, nel suo esordio del 1992, riscuote grande successo grazie ai disegnatori resi celebri dai lavori precedenti per le più importanti testate Marvel, ma i testi mediocri e forse anche i disegni incessantemente “esplosivi” alla fine stancano i lettori, che si riducono drasticamente di numero.
Todd McFarlane ritroverà il successo nel campo dei modellini e Jim Lee diventerà un dirigente della Dc Comics, dove ha trasferito i suoi personaggi (comunque destinati a chiudere), mentre gli altri disegnatori vivacchiano più o meno sugli allori del passato.
La Image si è trasformata in una casa editrice di grandezza media che presenta numerose testate ogni mese, anche se per lo più destinate a chiudere dopo pochi numeri. Il suo più grande successo, negli ultimi anni, è The Walking Dead, scritto da Robert Kirkman.
Alla fine, anche alla Image, i testi hanno riacquistato l’importanza che meritano.

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2 commenti

  1. Jim Lee ha disegnato anche qualche numero di Punisher – famoso il duello con Wolverine – in storie in cui compare anche il cyborg ex agente CIA ex prete Guerrigliero creato da Ann Nocenti e Rick Leonardi in un distico di episodi di Daredevil in team up con Wolverine. Il Lee di Alpha Flight non fa certo immaginare la sua evoluzione verso quello degli X-Men. Per quello che può valere, il Silvestri degli X-Men e quello di Wolverine – inchiostrato quasi sempre da Dan Green – è il mio Silvestri preferito di sempre per tratto e storytelling. Nel passaggio alla Image si allinea alle pose plastiche ed ai tratti statuari e freddi del Lee dei Cats e perde la rapidità di un segno sketchy che quando occorre può indulgere alla caricatura. Pazienza. Trovo invece che Larsen migliori nel tempo e che dia il meglio quando ha fretta – ho visto in rete un suo lavoro realizzato in un giorno – e che abbia perso legnosità delle sue prime cose senza allontanarsi dalla combo di Kirby e Ditko degli esordi. Il mio guilty pleasure è immaginarlo di nuovo al lavoro sulla Doom Patrol. Il Toddster ha fatto un gran bene al Ragno – anche se non era tutta farina del suo sacco e la ragnatela -spaghetto è una invenzione di Michael Golden – impedendo che precipitasse in una deriva da vecchia gloria fuori della top ten, ma non è mai stato uno storyteller – non sopportava le rigide sceneggiature di Peter David per Hulk e mi pare che si sia lamentato anche di quella minimale del team up tra Bats e Spawn scritta da Miller – cioè della dote principale di un cartoonist. Confesso qui protetto dal mio nickname che quasi 30 anni fa non mi spiacevano il Liefeld dei New Mutants inchiostrato da Hilary Barta ( che forse ridisegnava i piedi dei personaggi, noto punto debole di Rob ndr ) e alcune delle idee del “suo ” Cap ( forse farina del sacco di Loeb ) come il fatto che lo Scudiero fosse contrario alla bomba atomica, ma è stato una vita fa e guardo le sue cose in rete come un cerbiatto che vede atterrare un disco volante nel bosco la notte di Natale.
    Della prima ondata Image salverei davvero poche cose – The Maxx di Sam Kieth che non era uno dei sette transfughi , il bislacco Union disegnato da Mark Texeira e lo humour nero del Violator di Alan Moore /Bart Sears e Greg Capullo tanto per fare qualche nome – ed il fatto che ha costretto le Big Guns a trovare altre strade per inseguire la Image sul suo terreno – Andy ed Adam Kubert, Azrael e Team Titans – o prenderne le distanze – Kingdome Come dove i ” cattivi ” sono parodie di Cable ed altro e testate Vertigo con un piglio pulp come Preacher – o ibridi che possano avvicinare i due mondi – penso alla JLA di Morrison e Porter che “dialogava ” con lo Stormwatch di Ellis/Raney. Image nacque da una crisi e crisi è sinonimo di cambiamento. Mai la fine.

    • Gli autori che fondarono l’Image ebbero la fortuna di lavorare nella Marvel rilanciata, sia creativamente sia diffusionalmente, da Jim Shooter e di trarre ispirazione da un protetto di quest’ultimo: Michael Golden, il Kirby degli anni ottanta.

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