HOWARD E IL DESTINO DEL MONDO È COSÌ BRUTTO CHE…

HOWARD E IL DESTINO DEL MONDO È COSÌ BRUTTO CHE...

Nel 1986 Howard e il destino del mondo usciva nelle sale, e da quell’anno si tira appresso fischi e pernacchie. Tanto per capirci, su Rotten Tomatoes ha un rating di appena 15%. E va be’, uno potrebbe pure obiettare che un aggregatore di giudizi non sia il massimo come pietra di paragone.

Be’, i circa trentacinque milioni spesi per realizzarlo (senza tener conto delle spese di promozione) con un incasso di poco superiore ai sedici milioni qualcosa vorrà dire, no? Se poi ci mettiamo la candidatura a ben sette Razzie Awards, su cui se ne aggiudicò quattro, direi che tutte queste cose messe assieme diano l’idea del perché Howard e il destino del mondo sia grandiosamente schifato come film.

Però con il passare degli anni le opinioni possono mutare. Ecco, in sostanza mi è successo proprio questo. Buttandoci un occhio a distanza di anni ho fatto caso ad alcune cose che di certo non rendono migliore il film di Howard the Duck, questo no. Ma messe insieme sono state abbastanza da riuscire a formarmi un’opinione un tantino migliore.

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Dunque, il film inizia con una bella carrellata panoramica di una grande metropoli, che pian piano si stringe nel dettaglio di un appartamento, fino a zoomare sul nostro protagonista: Howard.

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La cosa simpatica della sequenza è l’attenzione ai “dettagli”: tutta una serie di riferimenti alla cultura pop del momento, con protagoniste le anatre. Tipo la rivista Rolling Eggper esempio.

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Oppure, dopo aver fatto uno svogliatissimo zapping, vediamo che Howard sfoglia l’ultimo numero di PlayDuck. In effetti questa cosa è divertente e funzionale nell’economia del film. Peccato che ci abbiano insistito troppo. Vero è che la maggior parte delle citazioni parodistiche sono concentrate nella sequenza d’apertura. Però poi, una volta che hai sottolineato questa cosa, cioè che Howard si trova in un pianeta abitato da anatre, basta.

Invece no. Per il resto del film, scioccamente si insiste. Tipo che Howard è un esperto di Quack-Fu. O magari quando se ne esce con “No More, Mr. Nice Duck”, e altre freddure di questo genere. Forse ci si aspettava che il pubblico si smascellasse dalle risate. Perché, dai, è un’anatra!

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Comunque sia, di punto in bianco una specie di forza sconosciuta solleva Howard di peso, insieme alla poltrona su cui era seduto, facendolo volare per tutto il condominio e via via sempre più in alto, fino allo spazio. Qui nel frattempo possiamo anche notare una delle due scene più “controverse” del film.

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Se mai vi foste chiesti come un’anatra antropomorfa possa avere le tette, in Howard e il destino del mondo, c’è la risposta.

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Più in là verremo a sapere che il misterioso raggio che ha fatto viaggiare Howard nello spazio altro non era che un esperimento, condotto con un marchingegno denominato spettroscopio laser, costruito dai terrestri con l’intento di poter studiare le specie aliene. L’esperimento sembra essere andato a buon fine e così Howard si trova trasportato sul nostro pianeta.

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Disorientato, il nostro fa la conoscenza dell’aspirante musicista Beverly, salvandola dai tipici malintenzionati anni ottanta. Erano quelli a cui piaceva soltanto strattonare le ragazze per le braccia.
Diventati amici, Beverly decide di sdebitarsi con Howard ospitandolo a casa sua e poi cercando un modo per aiutarlo a tornare nel proprio pianeta.

Comodamente ai fini della storia la ragazza ha “casualmente” un amico scienziato, Phil. Il quale, per via della regola che impone agli scienziati dei film di conoscersi tutti fra loro, contatta il dottor Jennings, uno dei tizi direttamente coinvolti nell’esperimento che ha portato Howard sul nostro pianeta.

Così arriviamo a una delle sequenze più disturbanti, quella in cui Howard e Beverly stavano per darci dentro.

Sorvolando sul delirio furry che aveva colpito il regista e co-sceneggiatore Willard Huyck insieme alla moglie, la co-sceneggiatrice e produttrice Gloria Katz, vediamo i protagonisti armeggiare con il raggio traente nel tentativo di rimandare Howard a casa.
Solo che tutto va all’aceto e, anziché mandare Howard sul suo pianeta, il “laserone” stavolta trascina un Occulto super-sovrano dell’universo. È un essere malvagio dotato di non specificati superpoteri che, come al solito, vuole distruggere la Terra.

E qui c’è l’inghippo: l’Occulto super-sovrano dell’universo, per effetto dell’esplosione causata durante l’esperimento, si impossessa del corpo del dottor Jennings. Il suo scopo è di riattivare lo spettroscopio tramite il codice cifrato dello scienziato per portare sulla Terra i propri simili.
Tuttavia, anche a Howard serve quel codice per poter fare ritorno a casa. Così deve decidere se prendere e tornarsene da dove era venuto, oppure combattere il mostro e salvare la Terra.

Ok, inutile andare oltre e arriviamo a “La Domanda”: com’è Howard e il destino del mondo?

Fondamentalmente il film è un elegiaco emblema della pezzenteria più sfrenata. Una delle più eccezionali caratteristiche di questo adattamento del fumetto Marvel è la totale mancanza di ogni possibile logica. Gli eventi si verificano sullo schermo in una forma che sembra essere stata solo vagamente abbozzata. Una sequela di nomi e parole scritti su carta, dove la ragione si è persa da qualche parte per strada.

Tanto per capirci, perché nessuno sembra realmente stupito nel vedere una stramaledetta papera antropomorfa che va in giro in giacca e cravatta, fuma e parla? Perché uno dei primi obiettivi di Howard, in un mondo alieno, è quello di trovare lavoro? Come mai è in grado di pestare gli umani grandi il doppio di lui? Di certo la risposta non è nel quack-fu.

Tutto questo porta a una sola inequivocabile domanda: a chi è indirizzato il film, esattamente? Le battute sceme, i toni mai pesanti, una diegesi semplicistica portano a pensare che Howard sia fatto prevalentemente per le famiglie, no?
Ma poi spunta un’anatra con le tette. Una scena esplicitamente sessuale, in cui un essere umano stava per far sesso con una papera. Dulcis in fundo, Howard trova lavoro in un bordello in cui c’è gente che si accoppia con scioltezza.
Cioè, com’è questa cosa?

Tutta la cagnara è riconducibile essenzialmente a due fattori. Andando con ordine, Howard nasce come personaggio dei fumetti negli anni settanta, ok? Il materiale originale scritto da Steve Gerber affonda le radici nel cinismo di quegli anni. Soprattutto, era indirizzato prevalentemente a un pubblico adulto.
Nei comics, alquanto originali e stravaganti, Howard ricalcava lo stereotipo dei personaggi noir e hard boiled. Era volgare, scorbutico, alcolizzato e tabagista oltre ogni limite.
Anche il personaggio di Beverly, nel film trasformata in aspirante musicista, in origine era una modella che lavorava nel porno. Inoltre, una delle particolarità che rendevano originale il fumetto, era quella della metafinzione: i personaggi erano consapevoli di far parte di un assurdo mondo a fumetti, rivolgendosi a volte direttamente al lettore.

Il problema fu che nel momento in cui il film andò in produzione, l’oscura estetica degli anni settanta non avrebbe trovato posto nel decennio della leggerezza e dello yuppismo feroce. Nonché, il materiale originale, così com’era, difficilmente avrebbe fatto presa.
Il produttore esecutivo George Lucas era da una decina di anni che aveva l’intenzione di girare un adattamento di Howard the Duck. Ma quando finalmente ci riuscì, stava in bolletta. Doveva assolutamente recuperare quanto più denaro possibile per realizzare Il Ritorno dello Jedi e la costruzione dello Skywalker Ranch. Perciò il film avrebbe dovuto avere un pubblico quanto più vasto possibile. E questo, in parte spiega la bizzarra estetica del film.

Howard e il destino del Mondo è un film fondamentalmente brutto? Certamente. Ma com’è vero questo, è vero anche che è divertente. Di questo mi sono reso conto a un certo punto, rivedendolo.

Un’anatra spaziale che arriva sulla Terra è una storia troppo assurda per essere presa sul serio. Tutto ciò che accade nel film è ai limiti del surreale, tanto allucinante che non si può non apprezzarlo almeno un pochino.
Perciò, tra scene inquietanti e un avanzamento privo di senso, Howard e il destino del mondo è l’emblema del così tanto brutto da farsi il giro e diventare bello.

 

Bene, con questo direi che è tutto.

Stay Tuned, ma sopratutto Stay Retro.

 

 

1 commento

  1. A me il film Howard The Duck è sempre piaciuto, e lo considero alquanto valido ed interessante, dato che offre un’analisi del nostro mondo attraverso gli occhi di una creatura di un universo alternativo dove sono stati i paperi ad evolveri al nostro posto; la trama rielabora alquanto bene lo spirito delle storie di Steve Gerber (ed è un peccato che non abbia più scritto The Defenders) e la sua unica colpa è di essee uscito in un periodo storico inadatto, dato che 10 anni prima avrebbe avuto il successo che meritava e solo il tempo passato gli ha reso giustizia, rendendolo il cult che è sempre stato.

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