LA GOLA PROFONDA DELLA LIBERAZIONE SESSUALE

La rivoluzione sessuale fu un fenomeno di costume che caratterizzò il periodo tra la seconda metà degli anni sessanta e la prima dei settanta, faceva parte di un cambiamento culturale più vasto che ebbe luogo in tempi così veloci da scavare un abisso generazionale, che ha lasciato tracce anche in film come Gola profonda.
Le generazioni nate prima della Seconda guerra mondiale e quelle dopo non si capivano più: nasceva la contestazione giovanile. La famiglia e la società venivano vissute come oppressive, quello che i giovani sentivano più forte era il bisogno di libertà. All’interno di questo bisogno di una nuova etica, di una nuova qualità della vita, nacque in quegli anni anche la rivendicazione di una sempre maggiore libertà sessuale (resa possibile dalla diffusione delle tecniche anticoncezionali).
Il sesso, visto nel suo valore liberatorio e antisociale, fu uno dei protagonisti della rivoluzione socio-culturale scoppiata negli Stati Uniti nel 1964 e in Europa nel 1968. “Fate l’amore e non la guerra” fu, non a caso, uno degli slogan più riusciti di quegli anni. Non deve sorprendere, dunque, se fu proprio in quel periodo che i film porno divennero un fenomeno di massa. Ovviamente filmati con uomini e donne impegnati in pratiche sessuali più o meno ortodosse risalivano agli albori della cinematografia. Si trattava perlopiù di pellicole semiamatoriali che avevano una circolazione limitata all’interno di circuiti illegali. Fu solo negli anni settanta che il porno riuscì a irrompere nel mainstream e a entrare a far parte a tutti gli effetti della cultura pop.
Questo salto epocale si è compiuto grazie a tre film che ancora oggi conservano un’aurea quasi mitica: Dietro la porta verde, Gola profonda e Miss Jones. Tutti e tre sono ancora oggi considerati tra i migliori film porno di sempre. Ognuno contiene una varietà di atti sessuali che erano considerati illegali in molti stati americani, ognuno presenta una donna nella parte principale e ognuno parla di una donna che diventa sessualmente libera. Queste tre donne fuori dal comune, che con la le loro intense interpretazioni giocarono un ruolo fondamentale nell’affermazione del genere, erano Marilyn Chambers, Linda Lovelace e Georgina Spelvin.
Dietro la porta verde
“Credo che il film abbia fatto centro perché ho perso le mie inibizioni sullo schermo nello stesso momento in cui le perdevano migliaia di americani”, disse Marilyn Chambers parlando di Dietro la porta verde (Behind the Green Door, 1972). Ancora stupita dell’incredibile successo di quello strano film, che aveva girato “per sfidare i miei genitori che non hanno mai creduto in me”.
Quel film allucinato e psichedelico realizzato con soli 50mila dollari dai fratelli Artie e Jim Mitchell, “la cui ambizione smisurata era pari solo alla loro passione per Lsd”, diventò un vero e proprio successo internazionale. Anche la critica fu colpita favorevolmente, tanto che il film fu presentato al Festival di Cannes di quell’anno, dove fu accolto con una standing ovation. Gran parte del successo della pellicola fu dovuto al fatto che fu vista anche da un numeroso pubblico femminile. La storia racconta l’iniziazione sessuale di una tipica ragazza bionda americana nella quale ogni donna poteva facilmente identificarsi.
L’ingresso nel teatro del piacere avveniva attraverso una metaforica “porta verde” che conduceva in un mondo dove non esisteva più alcuna regola. Dietro la “porta verde” dunque non c’era altro che la società stessa, pronta ad attuare la “rivoluzione sessuale” e a vivere il sesso in forma naturale e liberata. Molte furono le scene che rimasero impresse negli occhi e nella mente del pubblico. Per la prima volta sugli schermi, per esempio, una bianca si accoppiava con un prestante attore afroamericano (l’ex pugile Johnny Keyes). La stessa ragazza veniva poi sedotta da un gruppo di giovani vestite da suore. In una scena particolarmente complicata e quasi felliniana nella sua surrealtà, Marilyn seduta su un trapezio dava piacere a tre uomini contemporaneamente.
Famosa è anche la scena dell’orgia, con 25 minuti di rapporti sessuali continui, che si sviluppa tra il pubblico che assiste all’amplesso della protagonista. Cosi come fu girata, pare quasi un inno collettivo alla liberazione dei corpi e delle menti sulla falsariga della famosa scena d’amore di gruppo di Zabriskie Point, il film di Michelangelo Antonioni. Poi c’era quel gran finale, sette minuti di omaggio al divino Priapo, in un tripudio di suoni e di luci che per impatto visivo e forza cinematografica ricorda il passaggio attraverso lo stargate di 2001: odissea nello spazio. Una serie interminabile di ripetuti ralenty visti da punti di ripresa sempre diversi, che ben presto diventa un incontenibile psichedelia di forme e di colori fluttuanti. Una scheggia di utopia. Un grido di libertà.
Gola profonda
Quando nel giugno del 1972 al Mature World Theatre di New York venne presentato Gola Profonda (Deep Throat, 1972) di Gerard Damiano, il mondo del cinema e la società intera ebbero un sussulto. Il film ha incassato 600 milioni di dollari, cifra che lo colloca a pieno titolo nella classifica dei migliori incassi di tutti i tempi assieme a Titanic, E.T. l’extra-terrestre e Biancaneve.
Fino alla fine degli anni settanta, Gerard Damiano faceva il parrucchiere nel Queens, dove possedeva con la moglie due saloni di bellezza. Nel 1968 iniziò a fare da truccatore ed estetista per alcuni film indipendenti. Poco alla volta si appassionò e imparò il mestiere. Nel 1970 iniziò a girare i primi porno in super 8. Quindi fondò una etichetta indipendente, la Gerard Damiano Film Production Inc. I suoi soci facevano parte della famiglia mafiosa dei Peraino. Proprio da qui arriveranno i soldi per finanziare Deep Throat.
“Senza la furia censoria dell’amministrazione Nixon e dell’Fbi, il film non avrebbe avuto lo stesso successo. La censura ha incoraggiato la curiosità della gente. Senza la disapprovazione istituzionale saremmo rimasti in sala solo la settimana programmata”, disse Damiano. Per la cronaca, il film venne proiettato in quella stessa sala per ben otto anni.
Quando Damiano affibbiò un titolo tanto bizzarro alla storia di una donna che scopre di avere il clitoride in gola e intraprende un inedito viaggio verso la ricerca del piacere, sapeva che avrebbe fatto epoca. “All’inizio, il mio socio disse che il titolo non era buono”, dichiarò in un’intervista, “ma io fui irremovibile: ero certo che sarebbe diventata una parola di uso comune, e così è stato”.
Il film rimane unico anche per la presenza di Linda Lovelace. “Ho scritto il film per Linda. Se non fosse stato per lei, per questa particolare abilità che aveva sviluppato, non ci sarebbe stato alcun Deep Throat”.
Linda Lovelace, nata a New York nel 1949, venne scelta per girare Gola profonda grazie alla sua capacità di rilassare completamente la muscolatura faringea. Dopo averla vista all’opera, Damiano riscrisse l’intera sceneggiatura (di ben 42 pagine, numero altissimo per un film porno) e incentrò l’intero film sulla particolare abilità della Lovelace. Linda divenne immediatamente un icona di libertà. Protagonista di un film che iniziava con una citazione di Sigmund Freud sulla fase orale, la Lovelace riuscì a incarnare lo spirito di un’intera generazione. Una generazione di donne in cui covava una strana e nascosta inquietudine che se da una parte le spingeva ad affermare la loro personalità, dall’altra si scontrava con il modello tradizionale proposto dalla società che le voleva spose e madri. Con l’aiuto essenziale di Linda, il regista voleva dare uno scossone a quella società e sapeva che avrebbe potuto riuscirci solo attraverso la sessualità, argomento che conosceva a fondo.
Damiano si appropriò della parola d’ordine di quella generazione, “libertà”, e riuscì a raccontare la vertigine confusa del desiderio e il sesso che scombussola e rende liberi. Per la prima volta si parlava in un film del diritto delle donne a provare piacere. I tempi erano maturi per rivendicare un ruolo attivo per la donna anche nella sessualità e toccò a Linda Lovelace farlo.
Miss Jones
“Throat is a joke, Miss Jones is a film”, 1973: a soltanto un anno di distanza dall’epocale Gola profonda, Gerard Damiano fu tra i primi ad accorgersi che la via del porno non era necessariamente una strada per la libertà. Era stato un contestatore in quell’America degli anni Settanta permeata dal comune senso del pudore. Assieme a uno sparuto gruppo di ribelli aveva combattuto una battaglia d’avanguardia contro la censura utilizzando l’arma della pornografia. Quasi fossero dei nuovi epicurei, Damiano e la sua banda di rivoltosi, ironici e dissacranti, avevano puntato tutto sulla possibilità di raggiungere la felicità attraverso la liberazione del piacere. Avevano fatto tremare la chiesa, la politica e le istituzioni. E avevano vinto.
Ma la vittoria aveva un sapore amaro. Il film con il quale si ripresenta, Miss Jones (The Devil in Miss Jones, 1973), non assomiglia per niente a Gola profonda. Non ne ha la leggerezza né l’umorismo sagace.
Il film inizia in una New York piovosa e grigia vista da dietro una grande finestra. Miss Jones (Giorgina Spelvin) guarda senza nessun interesse le strade bagnate della Grande Mela, percorse da rare macchine e taxi gialli fino a che non abbassa stancamente le veneziane. Ormai non più giovane e dal viso segnato da qualche pensiero, la donna si muove lentamente indossando un anonima vestaglia. Si specchia insoddisfatta della sua faccia stanca, del suo corpo non più elastico e del portamento non proprio eretto.
Le note dolorose di un pianoforte accompagnano l’intera sequenza che si carica d’angoscia mentre la donna continua a vagare di stanza in stanza. Fino che arriva in bagno e, riempita la vasca, recupera un rasoio da barba e si taglia le vene. Rimane un po’ di tempo cogli occhi fissi nel vuoto finché, dopo una carrellata dall’alto sul corpo nudo ricoperto di sangue, li richiude e muore.
Dopo questa introduzione di 10 minuti, la vergine suicida chiede al diavolo di ritornare temporaneamente sulla Terra per togliersi tutte quelle voglie che in vita si era sempre negate.
Si tratta di una storia dove esiste solo il peccato e non c’è nessuna redenzione. Ne esce quello che per molti è il più bel film porno mai girato. Un capolavoro, una pietra di paragone, una specie di Ombre rosse della tripla X (che negli Stati Uniti indicano i film porno). Ma non è che un canto del cigno.
La pornografia come strumento di libertà si rivelerà soltanto un’utopia. La golden age del porno appena nata stava già passando a miglior vita. Nel finale del film l’inferno era la punizione per le vergini suicide, ma anche per le donne liberate. E l’inferno di Dante non è altro che la ripetizione incessante della stessa azione per l’eternità.
Come nei successivi film porno.