I FUMETTI AMERICANI VANNO IN GUERRA

Nel settembre del 1939 Hitler invade la Polonia dando inizio alla Seconda guerra mondiale, ma l’America entrerà nel conflitto soltanto nel dicembre del 1941, dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbour.
Per quasi due anni nel paese si erano fronteggiate una (minoritaria) posizione interventista, che propugnava l’immediata discesa in campo a fianco degli alleati francesi e inglesi, e una (maggioritaria) posizione isolazionista, che sosteneva la necessità di rimanere fuori dal conflitto pur sostenendo gli avversari dei tedeschi.
Il mondo degli albi a fumetti, anche se dominato da editori e autori di origine ebraica, riflette questa contrapposizione (come abbiamo visto negli articoli “Superman cattura Hitler e Stalin” e “Don Glory picchia chi vuole combattere Hitler” – NdR). Qui ci occuperemo solo delle case editrici che spingevano per l’entrata in guerra.
La Seconda guerra mondiale
Il primo fumetto dove appare una svastica in copertina è “Top Notch Comics” numero 2 del gennaio 1940, pubblicato dalla casa edtrice MLJ (la futura Archie Comics). In uno degli episodi, The Wizard (Il Mago) usa il potere del suo “supercervello” per far precipitare un aereo da guerra tedesco. Jack Cole e Mort Meskin sono tra gli artisti accreditati per questa storia, entrambi collaboratori di Will Eisner.
Il mese dopo è la volta di Sub-Mariner a scendere decisamente in campo su “Marvel Mistery Comics” n. 4 del febbraio 1940. Questa rappresenta una svolta nel personaggio, fino a quel momento nemico dell’umanità di superficie senza distinzioni. Sulla copertina lo troviamo intento a scazzottare due sommergibilisti a bordo di un U-Boat, un sottomarino tedesco. È il periodo in cui la Kriegsmarine, la marina militare tedesca, impiega i sommergibili nell’Atlantico per abbattere i mercantili che trasportano gli approvvigionamenti diretti in Gran Bretagna. Sia la storia che i disegni sono del grande Bill Everett.
Nel corso del 1941, un anno che riporta molte vittorie dell’Asse, la Timely di Martin Goodman (la futura Marvel) moltiplica gli sforzi propagandistici a favore del coinvolgimento diretto degli Usa nel conflitto mondiale.
Nel marzo 1941 esce il primo numero di Capitan America. Scritto da Joe Simon, il giovane direttore della Timely, e disegnato da Jack Kirby, che con questo personaggio si fa un nome. Si rimane stupiti davanti alla energia cinetica che promana dalla iconica copertina, dove Capitan America sferra un pugno ad Adolf Hitler in persona, mentre tutto intorno i nazisti sparano all’impazzata.
Una delle storie preferite dagli appassionati di fumetti è quella che gli sceneggiatori Charles Biro e Bob Wood, insieme ai disegnatori Jerry Robinson e Mort Meskin, misero insieme in un lungo weekend intitolandola “Daredevil Battles Hitler”: 64 pagine realizzate quasi senza mangiare mentre fuori infuriava una bufera di neve. Il risultato è il primo numero di Daredevil dell’editore Lev Gleason, uscito nel luglio del 1941.
“Young Allies” numero 1 della Timely esce nell’estate del 1941. I “giovani alleati” sono Bucky (compagno di Capitan America), Knuckles, Jeff, Whitewash Jones, Tubby e Toro (partner della Torcia Umana). Si raccontano le avventure di un gruppo di giovani che combatte il nazismo. Il gruppo viene creato da Simon e Kirby con il nome di “Sentinelle della libertà” nelle pagine di Capitan America, ma ben presto ottiene una testata autonoma. La storia è scritta da un giovanissimo Stan Lee.
Sempre nell’estate del 1941 esce il numero 1 di “All Winners Comics”, con le storie di Capitan America, la Torcia Umana e Sub-Mariner contro i nazisti. Nell’episodio “Il caso degli uomini vuoti”, di Simon e Kirby, lo scienziato pazzo chiamato Signore della Morte viene inviato a Brooklyn dallo stesso Hitler per creare una legione di zombi utilizzando la popolazione di senzatetto locale, per attaccare le imbarcazioni navali di stanza nell’area.
La Dc Comics, casa editrice di Superman e Batman, era rimasta neutralista, ma quando gli Stati Uniti entrano in guerra non può però esimersi dal partecipare allo sforzo patriottico. Soprattutto grazie a Joe Simon e Jack Kirby, che, cacciati in malo modo dalla Timely, nel 1942 creano per la Dc i Boy Commandos, un gruppo di agguerriti ragazzini privi di superpoteri. Durante la guerra, il titolo arriva a vendere oltre un milione di copie, diventando il più venduto della Dc. Simon e Kirby sfruttano qui lo stesso concetto degli “Young Allies” che avevano realizzato per la Timely: un gruppo di ragazzi contro i nazisti.
Anche la Fawcett, casa editrice di Capitan Marvel, non può evitare di buttarsi nella mischia.
“Captain Marvel Adventures” n. 12 del giugno 1942: iconica copertina con Capitan Marvel che combatte assieme ai soldati in prima linea.
“World’s Finest Comics” n. 6 dell’estate 1942: Batman, Superman e Robin rendono omaggio all’Esercito e alla Marina, facendogli sapere che sono loro i veri eroi.
“Sensation Comics” n. 13 gennaio 1943: Wonder Woman scende in campo cercando uno strike contro tre birilli che sostengono le caricature dei leader dell’asse.
“Superman” n. 23 del luglio 1943: Superman nuota arrabbiato e velocissimo sotto lo sguardo di due terrorizzati sommergibilisti tedeschi che hanno appena affondato un convoglio alleato.
La Guerra fredda
La Seconda guerra mondiale è finita da poco e l’America ha già un nuovo nemico: l’Unione Sovietica. L’instaurazione dei regimi comunisti nei paesi dell’Europa centrale dopo la sconfitta nazista e, nel 1949, la salita al potere di Mao in Cina, insieme alla costruzione delle prime bombe atomiche russe danno il via alla Guerra fredda. Il primo confronto, però, è decisamente caldo: avviene durante la guerra di Corea dal 1950 al 1953, tra la parte sostenuta da russi e cinesi contro quella appoggiata dagli americani.
Pubblicato dalla Ec Comics, nel novembre del 1950 esce il primo numero di “Two fisted tales”, un albo antologico bellico scritto e diretto dal leggendario Harvey Kurtzman. Con sé ha la crew che di lì a poco confluirà in Mad: John Severin, Jack Davis, Will Elder e Wally Wood. La guerra viene vista, per la prima volta nel fumetto, in maniera realistica, con uomini in carne e ossa al posto degli eroi tutti di un pezzo.
Nel luglio del 1951 esce il primo numero “Frontline Combat”, il secondo bimestrale bellico della Ec con le storie di Harvey Kurtzman. La pubblicazione viene interrotta nel 1954 a seguito di un calo delle vendite attribuito alla fine della guerra di Corea. Anche qui viene descritta la tragedia della guerra senza nessuna enfasi.
Pubblicato dalla Dc Comics, nell’agosto del 1952 esce il primo numero di “Our Army at War”, uno degli albi di guerra americani più longevo di tutti i tempi. Fin dal primo numero appare la firma dello sceneggiatore Robert Kanigher che, insieme a Joe Kubert, crea il fortunato personaggio di Sgt. Rock nel numero 83 del giugno del 1959. Con gli anni la popolarità del personaggio ambientato in una Seconda guerra mondiale piuttosto realistica crescerà, anche se non in maniera clamorosa, fino a fargli ottenere il titolo della testata nel 1977.
Nel maggio del 1954 esce il numero 1 di “Fighting American” della Prize Comics, un nuovo prodotto della premiata ditta Simon e Kirby. Una specie di Capitan America anticomunista, il fumetto, un po’ nello stile di Mad, rappresenta i nemici sovietici in maniera grottesca e lo stesso Combattente Americano è un eroe comico.
La Guerra del Vietnam
Gli anni sessanta sono contrassegnati della guerra del Vietnam. La guerra non è più un’occasione per alimentare il patriottismo: attraverso la contestazione giovanile, iniziata in America nel 1964, diventa oggetto di critica e di discussione.
Il primo albo americano a pubblicare storie ambientate in Vietnam è “Jungle War Stories”, edito dalla Dell dal luglio 1962. I protagonisti sono tre veterani americani della Guerra di Corea: il pilota capitano Duke Larsen, il sergente “Cactus” Kane degli Army Rangers degli Stati Uniti e “G.I.” Mike Williams, che addestrano e combattono a fianco dei ranger vietnamiti.
Nel 1963 la Marvel sta entrando nel suo periodo d’oro, grazie alla creatività dello sceneggiatore e direttore Stan Lee, e dei co-sceneggiatori e disegnatori Jack Kirby e Steve Ditko. I supereroi però non sono ancora diventati l’unico genere proposto dalla casa editrice, che ancora per un decennio e più pubblicherà anche fumetti western, commedie sentimentali e bellici. A proposito di questo ultimo genere, nel maggio del 1963 esce “Sgt. Fury and his Howling Commandos” di Lee e Kirby.
Con una sfolgorante copertina di Frank Frazetta, nell’ottobre del 1965 la Warren, specializzata in riviste in bianco e nero rivolte a un pubblico maturo, pubblica il primo numero di “Blazing Combat”. I testi sono di Archie Goodwin, ai disegni John Severin, Joe Orlando, Angelo Torres, George Evans, Gray Morrow, Reed Crandall e Alex Toth. Le storie di Goodwin presentano un punto di vista critico nei confronti della guerra del Vietnam. L’editore Jim Warren racconta che fu proprio il tenore non molto patriottico a spingere alcuni distributori a smettere di vendere il titolo, che cesserà di uscire nel luglio del 1966 dopo pochi numeri.
Gli anni settanta
Mentre la guerra del Vietnam si sta avviando verso la conclusione tra estenuanti trattative, cominciano a comparire negli albi, intersecati alle classiche storie di guerra, elementi horror e tematiche legate al mondo dell’ultraterreno.
Nel settembre del 1971 viene pubblicato il primo numero di “Weird War Tales”, un albo antologico bellico dalle tinte soprannaturali della Dc Comics. Tra gli sceneggiatori troviamo J.M. DeMatteis, Steve Englehart, Steve Gerber e Robert Kanigher; tra i disegnatori i filippini Toni De Zuniga, Alfredo Alcala ed Ernie Chan, oltre a Steve Ditko. Nel n. 68 dell’ottobre 1978 avviene la prima collaborazione tra Roger McKenzie e la futura star Frank Miller su un episodio di due pagine.
Tra le numerose testate Marvel uscite negli anni settanta c’è “War is Hell”, chiaramente ispirata a “Weird War Tales”. Il primo numero esce nel gennaio del 1973. Le storie sono scritte da alcuni dei migliori giovani soggettisti Marvel, come Chris Claremont. La componente horror la fa da padrona, permeando le storie e rimarcando ogni volta come la guerra sia sempre “un inferno”.
La testata “Unknown Soldier” (il Milite Ignoto, tradotto come il Soldato Fantasma dall’Editoriale Corno) esce in edicola nel maggio 1977, sette anni dopo che il personaggio principale aveva visto la luce sul numero 151 di “Star Spangled War Stories”. La prima apparizione del “milite ignoto” risaliva addirittura al 1966 su “Our Army At War” n. 168, nella storia del sergente Rock intitolata “I Knew The Unknown Soldier!”, scritta da Kanigher e disegnata da Kubert. Kubert decise che il personaggio era abbastanza interessante per avere una serie tutta sua e la realizzò.
Gli anni ottanta
In questo periodo gli Stati Uniti non combattono vere e proprie guerre, se escludiamo i due piccoli interventi militari nelle isole Grenada e a Panama. Il cinema americano compie una profonda opera di revisione critica della guerra in Vietnam, sia in termini di autocritica (con “Platoon” e “Full Metal Jacket”), sia nei termini revanscisti (con “Rambo 2” e i vari missing in action). Una operazione simile viene effettuata anche nel campo del fumetto.
Nell’ottobre del 1986 un piccolissimo editore indipendente fa uscire per le ormai diffuse fumetterie americane “Reagan’s Raiders” numero 1, fumetto super patriottico con protagonista una versione potenziata del presidente Ronald Reagan. La storia di Monroe Arnold ricalca le origini di Capitan America: è stato sviluppato un processo di super forza che funziona solo sugli anziani. Reagan e diversi funzionari di gabinetto, per il bene del Paese, si sottopongono alla procedura diventando supersoldati potenziati con la forza di venti uomini.
Sulle pagine della rivista antologica in bianco e nero “Marvel Savage Tales”, lo sceneggiatore Doug Murray e il disegnatore Michael Golden, con la supervisione di Larry Hama (l’autore della fortunata serie “G.I. Joe”), avevano pubblicato alcune storie brevi a sfondo bellico intitolate “Fifth to the 1st”. La buona accoglienza riservata dai lettori a questa serie convince Jim Shooter a lanciare una nuova serie mensile: “The Nam”. La serie, il cui primo numero esce nel dicembre del 1986, è incentrata sulla narrazione degli eventi della guerra del Vietnam visti attraverso gli occhi di Ed Marks, un soldato semplice dell’esercito statunitense.
Lo sceneggiatore Doug Murray, un reduce della guerra del Vietnam, riesce a immettere nelle storie una forte dose di realismo. Murray non fa altro che raccontare esperienze che aveva personalmente vissuto, concentrando l’attenzione sugli aspetti più intimisti e umani anziché sull’azione nello stile di Rambo.
Gli anni novanta e duemila
Sono anni turbolenti dominati dalla guerra nei Balcani nella ex Iugoslavia, lo scossone che travolge l’Europa dopo la caduta del muro di Berlino. Nel frattempo i cosiddetti graphic novel sono diventati una forma espressiva piuttosto diffusa.
“Fax da Sarajevo” è un graphic novel realizzato da Joe Kubert, pubblicato nel 1996 dalla Dark Horse. Il libro è basato su una storia vera ricostruita grazie a una serie di fax inviati dall’editore di fumetti bosniaco Ervin Rustemagić, rimasto bloccato a Sarajevo con la famiglia durante l’assedio serbo.
“Goražde area protetta”, pubblicato nel 2000, è considerato l’apice del lavoro di giornalismo grafico di Joe Sacco. Racconta il tempo trascorso da Sacco nella enclave musulmana di Goražde durante la guerra in Bosnia. È un racconto che, attraverso diverse narrazioni, cerca di spiegare la complessità della guerra e della variegata struttura sociale della Bosnia. Sacco guida il lettore attraverso la vita quotidiana degli abitanti, dai momenti più leggeri a quelli più impegnativi, dai dettagli politici e militari del conflitto alle storie personali di coloro che vivono la guerra fino all’atroce pulizia etnica. Ne nasce un’opera allo stesso tempo informativa e intima.
Molto bello questo articolo, interessantissimo, con bellissime immagini, scritto da vero cronista, senza cadere mai in facili giudizi di parte. Vorrei sottolineare come è evidente il cambiamento di impostazione delle storie nel corso del tempo. Quelle uscite durante la seconda guerra mondiale vedevano i Supereroi buoni combattere contro i cattivi, mentre in quelle uscite durante la guerra del Vietnam gli eroi non sono più Super ma solo uomini, e i cattivi non si sa più quali sono. Ho letto da poco una raccolta di CAP, dove alla fine della storia lui dice testualmente “In un mondo a pezzi non servono eroi, ma solo gente capace di sistemare le cose!”. Ditemi voi se questa frase non rispecchia in pieno le esigenze del drammatico momento che stiamo vivendo. Questo a sottolineare la forza del medium fumetto, specchio unico e per certi versi insostituibile della società.
P.S. – La serie “The Nam” è a mio avviso un piccolo capolavoro.