PERCHÉ FRAZETTA È UN ARTISTA E VALLEJO UN ARTIGIANO

Meglio Frank Frazetta o Boris Vallejo?
Quando si tratta di comparare due artisti qualcuno se ne esce sempre con la frase: “È solo questione di gusti”.
No, non è solo questione di gusti. O meglio, lo è quando compariamo due autori alla stessa altezza. Non lo è quando andiamo a confrontare autori di categorie diverse. Ci sono valori oggettivi che vanno oltre alle preferenze e i gusti personali.
Esiste la categoria degli artisti e quella degli artigiani, che non vanno confuse tra loro.

Frank Frazetta
Devo confessare che ho ammirato Vallejo e che le sue abilità sono indiscutibili come artigiano, tuttavia, un occhio attento rivela una grande differenza tra i due.
Questo articolo poteva basarsi sul semplice confronto tecnico, il vivace stile pittorico di Frazetta confrontato allo scivolamento riduttivo di Vallejo verso il fotorealismo rigido e lucido, ma ho preferito concentrarmi soprattutto sulle qualità narrative e l’espressività delle figure.
Iniziamo con una classica scena d’azione, una figura solitaria che combatte contro nemici in numero superiore: la prima di Boris Vallejo e la seconda di Frank Frazetta.
Mentre il protagonista di Frazetta sembra che stia combattendo per la propria stessa vita, la donna guerriera di Vallejo sembra nel bel mezzo di una sessione di allenamento in palestra. Nella pittura di Vallejo non c’è la stessa urgenza espressiva che troviamo nell’opera di Frazetta. Un dipinto mostra un momento drammatico inserito nel tempo, l’altro mostra una modella ben illuminata con un’espressione insulsa sul viso. Non c’è profondità né il fuoco della lotta nei suoi occhi.
La pittura di Frazetta è piena di spunti drammatici e conflittuali che danno vita e dinamicità alle sue opere, al confronto la pittura di Vallejo è rigida e statica, praticamente impostata sempre allo stesso modo.
Passiamo all’atmosfera. Nei dipinti di Frazetta lo sfondo è tutto un tumulto, mentre quelli di Vallejo sembrano sfondi fotografici da annuario aziendale.
Anche per i non appassionati di fantasy le differenze dovrebbero essere evidenti e illuminanti, dovrebbero saltare all’occhio.
I dipinti sottostanti sono un altro ottimo esempio per vedere chi è l’artista tra i due.
Nel dipinto di Boris Vallejo il protagonista (Ercole) non mostra particolare interesse per il mostruoso cerbero, il cane a tre teste, essendo troppo ossessionato dai suoi pettorali. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un ragazzo palestrato privo di personalità.
Tutt’altra è l’atmosfera del dipinto di Frank Frazetta. La donna che affronta quelle feroci fauci canine ancora una volta sta rischiando la vita. La sua e quella del figlio. La tensione è palpabile, intuibile anche solo guardando la contrazione dei muscoli delle cosce o della parte posteriore delle ginocchia. Il dipinto di Frazetta ci spinge a immaginarci una storia, quello di Vallejo non contiene nulla che possa stimolare la fantasia. Quando guardiamo la donna di fronte ai lupi partecipiamo alla sua paura e alla sua determinazione: insomma, proviamo emozione. Quando guardiamo quel ragazzo barbuto senza espressione nella parte di Ercole ci pare solo di avvertire l’odore del suo deodorante sportivo.
Passiamo alla resa di un personaggio al quale entrambi gli autori si sono cimentati: Conan il barbaro.
Mentre il corpo di Boris Vallejo, pur reso magnificamente grazie all’utilizzo di molti colori, è comunque piuttosto posato e statico, il Conan di Frazetta, anche nella sua resa piuttosto abbozzata, sembra risolutamente pronto all’azione: notare la tensione nel bicipite. Gli manca completamente la rigidità che deriva dall’utilizzo di fotografie. Il Conan di Frazetta è pronto a saltare fuori dalla pagina e uccidere qualcuno, mentre il Conan di Vallejo sembra che stia semplicemente posando.
Questo è ancora più evidente se ci soffermiamo sui volti.
Sul Conan di Vallejo, nonostante sia stata aggiunta una cicatrice per indurire l’espressione, il volto rimane quello dello stesso Vallejo che qui si è autoritratto. Nel volto del Conan di Frazetta c’è una intensità espressiva non comune, ma perfettamente in linea con il personaggio. Mentre Frazetta drammatizza, Vallejo si limita a riprodurre pedissequamente, a duplicare le pose e le espressioni dei suoi modelli, limitando in questo modo la capacità narrativa dell’immagine.
Anche in quest’altro esempio vediamo il Conan di Boris Vallejo, dal corpo incredibilmente lucido, che, sebbene stia compiendo un’azione, presenta una muscolatura statica, che non esibisce la minima tensione: i suoi muscoli sono semplicemente oliati come quelli di un qualsiasi bodybuilder in posa per essere fotografato.
Diversamente il corpo del Conan di Frank Frazetta è quello di un guerriero, di un uomo sopravvissuto a dure battaglie.
Il corpo del Conan di Vallejo rivela solo il momento in cui il modello si mette in posa, mentre quello del Conan di Frazetta, anche a riposo, esibisce un passato duro e straziante.
Il Conan di Vallejo è un culturista, quello di Frazetta un vero “barbaro”.
Arriviamo ora a due dipinti dal soggetto simile che hanno come tema un uomo, una donna e un animale.
La più grande differenza riguarda la percezione del tempo.
Il dipinto di Boris Vallejo, per quanto credibile sia il personaggio, è sempre il ritratto rigido di un momento privo di valore narrativo. Vallejo non rivela nulla del passato e del futuro dei personaggi, tutto appare scolpito in un immobile e artificiale presente.
Il dipinto di Frank Frazetta rivela invece uno specifico momento narrativo congelato nell’apice della suspense. Non evidenzia solo la tensione del momento, ma ci fa sorgere molte domande su ciò che è accaduto prima e lascia che ci immaginiamo cosa potrebbe accadere in seguito (la ragazza ha estratto un pugnale: se ne servirà e trionferà o è destinata a soccombere?).
Entrambi gli illustratori hanno dipinto donne bellissime, coraggiose e affascinanti.
Ma ci sono delle grandi differenze: prendiamo, per esempio, le movenze. Nel dipinto di Boris Vallejo la ragazza assume una postura da bodybuilding, rigida e senza vita, mentre la ragazza nel dipinto Frank Frazetta è semiaccucciata, tesa come una molla per l’azione.
Gli stessi personaggi di Frazetta non sono delle semplici copie della realtà, come è costretto a fare chi rimane prigioniero della macchina fotografica.
Le bellissime Frazetta’s girls sono rese uniche grazie a un assemblaggio di dettagli che nella realtà è forse impossibile ritrovare assieme. Frazetta ha lavorato attentamente sulle proporzioni: le cosce delle ragazze, come i fianchi e i seni, sono grandi e pieni, ma le loro mani e i piedi, i polsi e le caviglie, i volti, i colli sono magri e piccoli. E come raramente succede, le costole sono visibili. Frazetta ha anche combinato le caratteristiche facciali di varie etnie, unendo i tagli degli occhi esotici con la pelle bianca e vellutata. Ha reso le donne, con un tocco di magia, quotidiane e inaccessibili allo stesso tempo.
(Per l’intera opera di Frank Frazetta, sempre su Giornale POP, clicca QUI).
Carissimo Gianluca,
ricordo che anni ed anni fa uscì un articolo su di una rivista specialistica in cui, come ha fatto lei, si confrontava l’opera di Frazetta con quella di un altro autore. In quel caso “Frank” veniva esplicitamente contrapposto ai fratelli Hildebrandt e, anche allora, Frazetta risultava, secondo l’autore dell’articolo, vincitore del “match”. Le argomentazioni usate allora erano molto simili a quelle che lei ha usato in questo articolo: mancanza di originalità, stile calligrafico, assenza di movimento e di pathos. Frazzetta, secondo quel critico, risultava vincente perché egli aveva preso come modello Michelangelo, i fratelli Hildebrandt, perdenti perché avevano preso come spunto Walt Disney.
Io trovai quell’articolo molto criticabile, non tanto per le argomentazioni, quanto per il metodo utilizzato. Ritengo infatti, che chi, per parlare di un creativo ( artigiano, artista, visualizer, comunicatore, etc. sono, per me, termini intercambiabili) lo contrapponga ad un altro creativo come se volesse vederli nel ring di wrestling, utilizzi un metodo inutile, se non fuorviante. Una volta che qualcuno dice che Raffaello è più grande di Perugino, in che modo questa affermazione aumenta la mia comprensione dei due pittori del Rinascimento ? Inoltre, il finale scontato nell’uso di aggettivi e avverbi contrari ( buono/cattivo) rende lo scontro ancor meno interessante.
Poi mi permetto di ricordarle che i due autori sono distanti di qualche anno e l’ambito sociale ed economico in cui opera Vallejo è ben diverso da quello in cui operava Frazetta. Ha pensato, ad esempio, che la tecnica pittorica degli artisti tradizionali come Vallejo che operano oggi nel mondo dell’editoria deve confrontarsi e competere con i levigati ed iperrealistici effetti delle immagini digitali ? ( quando faceva le copertine Marvel o di romanzetti gialli era molto più gestuale e drammatico ).
Con estrema stima,
Alberto Gnudi
Il grande Frazetta l’ho conosciuto sulle copertine dei romanzi di Conan della casa editrice Nord, serie Arcano, quelli con la copertina nera e in piccolo il dipinto di Frazetta. Era impossibile non comprarli per un ragazzino in cerca di avventura. Catturava in pieno lo spirito del personaggio che poi ritrovavi nelle pagine scritte da R.E. Howard. Convengo in pieno con l’autore del bellissimo articolo. Frazetta Number One!
Analisi condivisibile.
Lo stile di Frazetta è assolutamente pittorico (si vedono le pennellate, e certa approssimazione nel gioco di luci disvela una natura quasi impressionistica); quello di Vallejo cinematografico. In questo la vita è congelata, quasi assente, da museo delle cere; nell’altro la pulsione vitale avvolge come una fiamma i protagonisti ritratti – e il suo Conan non è propriamente apollineo, ma duro, scabro e profondo.
…. d’accordissimo con Gianluca…. inoltre….. vogliamo anche aggiungere che le donne di Frazzetta sono moooooolto più sexy???