FEBO CONTI, UN RICORDO DEL CONDUTTORE DI “CHISSÀ CHI LO SA?”

FEBO CONTI, UN RICORDO DEL CONDUTTORE DI “CHISSÀ CHI LO SA?”

Oggi 16 dicembre è l’anniversario della scomparsa di Febo Conti, nel 2012.

Era il 1971, facevo la quinta elementare e un giorno arrivarono in classe alcuni biglietti per assistere al quiz televisivo che Febo Conti conduceva da sempre, Chissà chi lo sa?. Era uno dei programmi più seguiti dai bambini nati attorno al 1960. I biglietti non bastavano per tutti, così si fece un’estrazione e io rimasi escluso. In prossimità della data del programma uno dei fortunati si ammalò e mi cedette il biglietto – solo che lo seppi quando anch’io mi ripresi dall’influenza. Vista la mia delusione, mio padre intervenne utilmente e tramite un potente amico di famiglia saltò fuori un altro biglietto. Così un sabato di primavera del 1971 me ne andai tutto contento in tram allo studio Fiera 1 della Rai di Milano. Quel giorno si esibì anche una giovane Raffaella Carrà. Fu una giornata bellissima.

Un sabato di primavera di trentasette anni dopo, nel 2008, raggiunsi in macchina un vecchio ristorante-bar a poche centinaia di metri dallo studio Fiera 1, oggi demolito, per incontrare Febo Conti. Non l’avrei mai riconosciuto se non per la voce, un omino dalla faccia gentile, subito affettuoso, con un’aria spaurita. In quel periodo mi occupavo editorialmente di anni settanta e avevo pensato che forse Febo Conti avrebbe potuto scrivere qualcosa sull’argomento, magari attraverso un ghost writer. Non se ne fece niente, ma Febo e io diventammo amici.

Questa breve amicizia è un ricordo molto caro. Febo era ormai fuori da qualsiasi giro, frequentava e si faceva frequentare da persone mediocri che gli facevano vaghe promesse cercando di sfruttarne il nome ormai dimenticato per fare qualche soldo. Si associava a giovani cantanti dei circuiti più periferici con l’idea di convincerle a mettere in piedi un qualche spettacolo insieme. Quelle cantanti non avevano neanche idea di chi fosse Febo, ma magari per qualche settimana lo seguivano nelle sue idee, buone ma fuori tempo.

Conduceva da quasi cinquant’anni un programma sulla lingua italiana alla radio svizzera, La costa dei barbari. Era un programma ben fatto e interessante, gli autori erano bravi e i ticinesi lo amavano molto. Un giorno alla radio svizzera arrivarono i riorganizzatori del palinsesto, quelli che al posto dei programmi mettono un contenitore con conduttori che menano il can per l’aia tra una canzone e l’altra. Febo chiese che La costa dei barbari potesse almeno raggiungere i cinquant’anni tondi, ma gli dissero di no. Gli diedero un orologio di pensionamento e tanti saluti.

Febo Conti Figurina

Negli anni sessanta Febo Conti era talmente noto da essere incluso nelle raccolte di figurine

Passati i mesi dei progetti labili, ci telefonavamo per chiacchierare e ogni tanto ci vedevamo, sempre in osterie periferiche che sembravano uscite da film in bianco e nero e che sono convinto esistessero solo per il tempo dei nostri incontri. Nelle lunghe telefonate, ogni tanto se ne usciva all’improvviso con qualche storiella dei suoi numeri d’avanspettacolo e poi se ne scusava, diceva: “Sai, l’abitudine”. Gli volevo bene. Mi raccontava di quando gli chiusero Chissà chi lo sa? da un giorno all’altro e di come tutti i nastri con le registrazioni del programma fossero stati cancellati. E poi, come fosse accaduto pochi mesi prima, parlava, soffrendone ancora, del brutto malanno che a metà anni settanta gli era venuto per il dolore e la rabbia.

Febo COnti Disco

Cantare è forse eccessivo, recitava canticchiando con voce soave

Credo che gli piacesse vivere, e come accade talvolta a chi ama la vita e ne viene tenuto lontano, pensava spesso di togliersela. Diceva di avere una pistola e che un giorno l’avrebbe usata, come il suo amico Alighiero Noschese, il grande imitatore della Rai. Ma non l’avrebbe mai fatto, voleva troppo bene al figlio e alla moglie, da cui negli ultimi tempi si era separato anche di fatto per continui bisticci irrilevanti. Ma erano bisticci pretestuosi, aveva solo bisogno di stare per conto suo.

Sperava sempre che qualcuno lo chiamasse sul palco, magari per qualche rievocazione, ma alla gente importa solo dei propri ricordi soprattutto di infanzia, non importa niente delle persone che quei ricordi li hanno creati.

Febo è morto all’improvviso nel 2012. La moglie, Italia Vaniglio, è morta quattro giorni dopo.

Febo Conti era una brava persona e averlo conosciuto godendo della sua amicizia e del suo affetto è stato un regalo della vita. Lo aiutavo come potevo nei suoi progetti, anche se entrambi sapevamo che non avrebbero portato a niente, ma sentirsi abbandonati è una cosa terribile.

Andò da Carlo Conti e fece una battuta folgorante di cui non si accorse nessuno. Su YouTube si trova un suo incontro con Paolo Limiti, ogni tanto lo guardo e sento il cuore scaldarsi. In un altro video fa il suo numero del naso tremolante che mi ha mostrato non so quante volte – “Ah te l’ho già fatto vedere?”. Divertimenti delicati per bambini di cinquant’anni fa.

Alfredo Castelli abitava a pochi passi dalla casa di Febo Conti; qui, su Giornale Pop, potete leggere il suo ricordo del presentatore.

 

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