LA FANTASCIENZA DEGLI ANNI CINQUANTA IN 10 FILM

La fantascienza, dalla sua nascita come cultura popolare, ha accompagnato gli Stati Uniti in tutte le vicende storiche del Novecento e oltre.
La fantascienza della guerra fredda
In modo particolare, secondo alcuni, durante la “guerra fredda” tra Stati Uniti e Unione Sovietica la fantascienza ha costruito un nuovo immaginario attraverso romanzi e film.
In base a questa diffusa teoria, gli alieni rappresenterebbero i comunisti che dall’Unione sovietica cercano di infilitrarsi negli Stati Uniti.
Ma era veramente questo lo spirito dei film? Difficile dirlo con sicurezza, dato che la generazione che li ha prodotti è cresciuta leggendo le pulp di fantascienza degli anni trenta, mentre l’isteria dell’invasione aliena inizia dopo il primo presunto avvistamento, avvenuto nel 1947, di dischi volanti nei cieli degli Stati Uniti. Due elementi che da soli già spiegherebbero la nascita della moda dei film di fantascienza degli anni cinquanta.
Rivisitiamo questo periodo attraverso dieci capolavori del grande schermo.
La cosa da un altro mondo (The Thing from Another World, 1951)
A partire da H.P. Lovecraft, molti scrittori delle pulp usarono il sostanzialmente inesplorato Polo Sud come luogo ideale per ambientare situazioni fantastiche e con esse, forse, le proprie nevrosi. Un esempio famoso è il racconto “La cosa da un altro mondo” (Who Goes There?) di John W. Campbell, pubblicato sulla pulp Astounding Science-Fiction nel 1938. Nel racconto di Campbell, una spedizione antartica è attaccata da una mostruosa creatura aliena trovata congelata nel ghiaccio.
Da questa storia è tratto il film La cosa da un altro mondo prodotto dal grande Howard Hawks (che uno zampino nella regia lo mise) e diretta da Christian Nyby. La paura primordiale verso il diverso rappresentato dall’alieno dalla psicologia junghiana è definita “ombra”, nella quale si ritrovano aspetti di noi stessi che rifiutiamo di accettare e che per questo proiettiamo sull’altro.
Ultimatum alla Terra (The Day the Earth Stood Still, 1951)
Un alieno giunge sulla Terra con il suo robot per portare un messaggio di pace. Il visitatore riesce però a dire unicamente “Io sono Klaatu e questo è Gnut”, prima che un uomo terrorizzato gli spari. Così inizia “Addio al padrone” (Farewell to the Master), un racconto di fantascienza scritto da Harry Bates uscito nell’ottobre del 1940 sempre sulla rivista pulp Astounding Science-Fiction. Da questa storia è tratto il film Ultimatum alla Terra diretto da Robert Wise.
La purezza e la razionalità degli alieni risultano anche nelle linee essenziali, chiare e nitide del disco volante: l’astronave usata nel film era costituita da un leggero telaio di legno ricoperto da una superficie di gesso verniciata d’argento (che ha costituito la gran parte delle spese per gli “effetti spaziali”). Nel film, in realtà, gli alieni sono degli inizialmente fraintesi portatori di pace, e per questo motivo non si può certo dire che rappresentino il pericolo comunista.
La guerra dei mondi (The War of the Worlds, 1953)
“La guerra dei mondi” è il romanzo più famoso di H.G. Wells, pubblicato originariamente a puntate in Inghilterra nel 1897 su Pearson’s Magazine. Il romanzo venne adattato da Orson Welles in un programma radiofonico nel 1938, in maniera talmente realistica che scatenò il panico tra alcuni ascoltatori perché lo scambiarono per una edizione speciale del radiogiornale. Il romanzo, che narra l’invasione della Terra da parte dei marziani, è stato adattato per il grande schermo da Byron Haskin.
Anche La Guerra dei Mondi, secondo una lettura psicologica, racconterebbe la minaccia incombente e il timore derivato dalla presa di coscienza di non essere intoccabili e “superiori”. Il padre di famiglia che, a causa dell’attacco, si lascia alle spalle la vita quotidiana per difendere la vita dei propri cari sembra dire addio al “sogno americano”.
Godzilla (ゴジラ / Gojira, 1954)
Godzilla è uno dei figli più illustri della paura della bomba atomica. Si tratta di un gojirasauro, l’immaginaria mutazione radioattiva di un rettile che abita al largo delle coste del Giappone, investito dalle radiazioni degli esperimenti nucleari americani. Il primo film della serie, diretto da Ishirō Honda, è sostanzialmente il remake di un film americano del 1953, “Il risveglio del dinosauro”, incentrato sulle gesta di un gigantesco rettile che si risveglia a causa di un’esplosione atomica e raggiunge la città di New York per distruggerla.
Siccome il film americano ottenne un buon successo in un Giappone, in cui erano ancora vivide le memorie dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, il produttore della casa cinematografica Toho, Tomoyuki Tanaka, aveva deciso di realizzarne un rifacimento in lingua giapponese. Dopo una lunga gestazione, il risultato finale fu appunto Gojira, in occidente modificato in Godzilla.
Godzilla, come Frankenstein e King Kong, rappresenta il diverso che si ribella alla propria emarginazione.
Il mostro della Laguna nera (Creature from the Black Lagoon, 1954)
Ovvero i mostri preferiscono le bionde, meglio se curvilinee e dotate di lunghe gambe. Come e più del prototipo King Kong, in questo cult movie si ripete la classica storia della bella e della bestia. Il mostro della Laguna nera, come King Kong, agisce per amore, ma meglio di King Kong mostra visivamente il proprio struggimento nella memorabile sequenza del nuoto al contrario.
In questo caso è l’idea stessa dell’amore tra specie diverse a simboleggiare l’impossibilità di un contatto.
La pellicola è entrata stabilmente nel cuore della cultura pop, come dimostra il fatto che uno spezzone del film di Jack Arnold appare da anni come sigla della rubrica “I nuovi mostri” del programma televisivo Striscia la notizia.
L’astronave atomica del Dottor Quatermass (The Quatermass Xperiment, 1956)
La pellicola di Val Guest è la trasposizione cinematografica della miniserie televisiva The Quatermass Experiment, sceneggiata da Nigel Kneale per il primo canale della Bbc nel 1953. Quando il missile progettato dal dottor Quatermass torna sulla Terra, solo uno dei tre membri dell’equipaggio è ancora in vita. Il sopravvissuto ha inspiegabili modificazioni alla pelle e alla struttura ossea: si sta lentamente trasformando in un “vampiro dello spazio”, in grado di prosciugare la linfa vitale delle sue vittime.
Questa produzione britannica si concentra sull’analisi della società inglese del dopoguerra e se pure, per questo motivo, l’atmosfera generale è diversa da altri film del genere di produzione americana, non mancano i riferimenti alla minaccia atomica e alla paura del diverso: l’alieno fa il suo ingresso nella società e mette in pericolo la popolazione, producendo angoscia. D’altra parte, questo è sempre stato il mestiere dei mostri nella fiction, ben prima della guerra fredda.
L’invasione degli ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers, 1956)
Tredicesimo film del regista Don Siegel che, pur essendo un capolavoro del cinema al di là dei generi, quando uscì ebbe una scarsa risposta da parte del pubblico. Tratto dal romanzo di Jack Finney pubblicato su Collier’s Magazine nel 1954, narra dell’invasione di una forma di vita extraterrestre che si sostituisce agli esseri umani “replicandoli” in tutto e per tutto attraverso copie che si formano in baccelli vegetali, le quali si impossessano della mente e della memoria degli originali durante il sonno.
Il ristrettissimo budget a disposizione, tipico della stragrande maggioranza di questi film chiamati “B movie” perché proiettati nei cinema prima del film generalista con attori famosi, costrinse il regista a giocare tutto sul non visto, sulle sfumature, contribuendo così a massimizzare la tensione. Gli unici “effetti speciali” sono i baccelli, con le copie che si formano durante la notte. La critica lesse il film come un manifesto della paura dell’invasione sovietica e una condanna della ideologia comunista che vuole tutti uguali, ciascuno privo di sentimenti individuali.
Il pianeta proibito (Forbidden Planet, 1956)
“Il Pianeta Proibito” diretto da Fred M. Wilcox è ritenuto da molti la migliore pellicola di fantascienza degli anni cinquanta, di sicuro una delle più costose, essendo stata prodotta come film di “serie A”. Il suo successo fu dovuto ai risvolti classici della trama, ispirata vagamente a “La Tempesta” di William Shakespeare, e agli effetti speciali, strabilianti per l’epoca, curati in parte dalla Walt Disney.
Vera e propria summa di tutti i film di fantascienza del periodo, questa pellicola racchiude in sé quasi tutti i temi, i personaggi e i cliché tipici del genere: dall’esplorazione spaziale all’avventura, dall’ipertecnologia ai rischi dell’onniscienza, dal mostro al robot, dalla pupa spaziale alla macchietta comica, dallo scienziato folle all’eroe e, sia pure di riflesso, all’alieno. Ciliegina sulla torta l’incursione nella psicoanalisi, per la verità fin troppo didascalica, rappresentata dal mostro generato dal subconscio dello scienziato. Robby divenne un giocattolo popolare ed è in qualche modo l’antesignano di tutti i robot dei film di fantascienza.
L’esperimento del dottor K. (The Fly, 1958)
L’esperimento del dottor K. è un film fantahorror diretto da Kurt Neumann, tratto dal racconto La mosca (1957) di George Langelaan.
Andrè Delambre è uno scienziato che lavora alla trasmissione dei corpi attraverso la loro disintegrazione e successiva rimaterializzazione, destinato a rimanere vittima della sua stessa ambizione.
La pellicola sembrerebbe esprimere il timore angosciante verso una scienza priva di controlli, che nella letteratura, di norma appannaggio di persone prive di cultura scientifica, ha origine nel romanzo “Frankenstein” di Mary Shelley.
La storia di una trasformazione richiama anche il famoso racconto “La metamorfosi” di Franz Kafka, però, mentre la mutazione di Gregor Samsa lo trasforma in una mente umana imprigionata nel corpo di un insetto, nel caso di Andre Delambre la fusione è totale: quello che si realizza è un organismo metà uomo e metà mosca, tanto nel corpo quanto nel cervello.
L’ultima spiaggia (On the Beach, 1959)
Alla fine degli anni cinquanta il pubblico sembra essere un po’ stanco dei mostri assetati di sangue, così la fantascienza va alla ricerca di nuovi temi più maturi. Uno di quelli che ebbero successo fu il “dopobomba”.
L’ultima spiaggia, diretto da Stanley Kramer, ci mostra quello che rimane dell’umanità dopo una guerra nucleare. In questa vicenda un intero continente (l’Australia) sembra essersi salvato, anche se nessuno potrà sopravvivere a lungo: le radiazioni, infatti, continuano a diffondersi, e anche gli ultimi sopravvissuti moriranno presto.
Il romanzo omonimo di Nevil Shute è del 1957, a Stanley Kramer bastano due anni per realizzare la trasposizione cinematografica, sostenuta da un cast sontuoso composto da Gregory Peck, Ava Gardner, Fred Astaire e Anthony Perkins.
In questo film la guerra fredda non è un riferimento ipotetico, ma assolutamente reale, dato che tratta del risultato finale di una guerra atomica. Guerra letale per tutta l’umanità.