L’ESPRESSIONISMO MUSCOLARE DI BUSCEMA

Negli anni settanta, John Buscema (1927-2002) era il più noto e pagato disegnatore dei comic book. Oggi viene ricordato soprattutto per le sue versioni dei Vendicatori, di Silver Surfer e di Conan il Barbaro.
Come Burne Hogarth, al quale, peraltro, il suo segno non assomiglia per niente, Buscema unisce la tensione del corpo con quella dei muscoli del volto, creando un forte impatto allo stesso tempo fisico e psicologico. Una tecnica diversa da quella di Alex Raymond, al quale Buscema si ispira per il segno e le anatomie: il disegnatore di Flash Gordon tende a una dinamicità naturale dei corpi, per creare un effetto “classico” vicino allo stile di Hal Foster (il quale è ancora meno dinamico). Se Raymond guarda al passato, Buscema alla Marvel è tutto coinvolto nel presente dei cinetici comic book di Jack Kirby.
John Buscema inizia a disegnare fumetti nel 1948. All’epoca i comic book offrono generi molto diversificati, dal sentimentale al poliziesco. Collabora soprattutto con la Marvel, che negli anni cinquanta si chiama Atlas, ma dopo la “caccia alle streghe” che porta al tracollo dei comic book, finisce a fare il negro per alcuni disegnatori della Dc Comics (è una mia ipotesi che ho spiegato qui) oltre a realizzare qualche albo sparso per la Dell. Nel 1956, su testi di Jerry Siegel (il creatore di Superman), Buscema realizza per la Charlton uno dei rari ed effimeri nuovi supereroi del periodo: Nature Boy.
Nelle prossime tavole, disegnate per la Dell, possiamo vedere come lo stile di John Buscema sia ancora molto vicino a Raymond anche dal punto di vista compositivo. Manca il tocco drammatico alla Kirby.
Nel 1966, Buscema torna a collaborare con la Marvel, dopo l’abbandono degli anni cinquanta.
Il primo lavoro che gli viene commissionato è una storia di Nick Fury, agente dello Shield. Stan Lee fa disegnare Buscema sopra gli schizzi di Jack Kirby, nella speranza che ne assorba un poco lo stile. (In seguito, Stan Lee farà fare la stessa prova, sempre su un Nick Fury di Kirby, a Jim Steranko).
All’inizio Buscema fatica ad apprendere la lezione kirbiana. Lui è un disegnatore classico che conosce l’anatomia, mentre Jack Kirby è un autodidatta che ha inventato un modo geniale di disegnare tutto suo. Le figure di Kirby, oltre all’anatomia, distorcono lo spazio.
Alla fine, per disperazione, Buscema prova un po’ a scopiazzare le inquadrature di Kirby senza porsi il problema di capirle. In questo modo, l’energia di Kirby comincia a fluire nelle sue matite altrimenti tranquille. Tra le prime serie di Kirby che eredita, ci sono i Vendicatori.
Per i Vendicatori John Buscema crea, con lo sceneggiatore Roy Thomas, un nuovo supereroe: la Visione.
Visione è un androide ispirato, anche nel costume, all’omonimo personaggio di Simon e Kirby degli anni quaranta. Mentre l’algida personalità è quella del signor Spock del telefilm Star Trek.
Più congeniale a Buscema è Sub-Mariner, personaggio creato nel 1939 da Bill Everett. Con i supereroi mascherati Buscema si sentirà sempre a a disagio: preferisce i corpi seminudi della tradizione artistica classico-rinascimentale.
Buscema raggiunge l’apice artistico nel 1968 con Silver Surfer, un personaggio ideato da Jack Kirby all’insaputa di Stan Lee come araldo del “mangiapianeti” Galactus. Finalmente lo stile espressionistico-muscolare di Buscema è accompagnato da un’inventiva (quasi) kirbiana che gli aveva sempre fatto difetto.
Di Silver Surfer riparleremo poi, esaminando una storia.
In seguito, Buscema utilizza uno stile standard che offre alta qualità e poche sorprese. Una monotonia di lusso, insomma.
Ho le traveggole o il gigante inchiostrato da Joe Sinnot è in perfetto stile artistico mochica?
Tra i personaggi Marvel qui sotto, credo che John Buscema non abbia mai disegnato le storie di Ghost Rider, Rawhide Kid, Sergente Fury, Dottor Strange, Luke Cage e Licantropus.
Alcuni schizzi del nostro, dove, tra l’altro, rappresenta ottimamente la flessuosità femminile che gli faceva difetto prima di tornare alla Marvel.
Pure con Ka-Zar, il tarzanide della Marvel vagamente ispirato a Thun’da di Frank Frazetta, Buscema può fare a meno di disegnare gli odiati costumi sgargianti.
Nell’episodio che segue John Buscema si inchiostra da solo, cosa abbastanza rara alla Marvel. Originariamente pubblicato a colori nel n. 14 del comic book Astonishing Tales (1970), lo presentiamo nella versione in bianco e nero ritoccata dallo stesso autore, uscita nel n. 6 della rivista Savage Tales (1971). In Italia l’episodio è stato pubblicato nel n. 1 dell’albo Conan & Ka-Zar (1975).

Le prove come copertinista falliscono subito: nei dipinti non riesce a staccare i personaggi dallo sfondo. In compenso, da questo momento Buscema si può concentrare su Conan il Barbaro, il personaggio creato per le riviste pulp degli anni trenta da Robert Howard.
Ecco una sequenza di illustrazioni sempre inchiostrate da Buscema, dove viene evidenziata la tensione muscolare oltre alla presenza di donne giunoniche scollacciate e mostri non perfettamente riusciti per carenza di fantasia (una virtù di Kirby che non si può imitare: o la si ha o non la si ha).
Spesso, nelle storie in bianco e nero di Conan, Buscema è inchiostrato da filippini. Questo barbaro wagneriano, per sempio, sembra ripassato dal grezzo Ernie Chan.
L’inchiostratore filippino classico di Buscema è il pesantissimo Alfredo Alcala.
L’effetto calligrafico ottocentesco tipico di Alcala è suggestivo, ma lo stile lineare di Buscema ne risente parecchio.
Buscema, di nuovo inchiostrato da se stesso, con un ripasso alla Alex Raymond.
Di Conan, sulla scia del successo dell’Uomo Ragno sindacato, si tenta una versione per i quotidiani.
Vediamo la prima tavola domenicale. L’esperimento, comunque, dura poco.
Uno dei personaggi sui quali Buscema lavora negli ultimi anni settanta è Tarzan, arrivato alla Marvel dopo la fase di Joe Kubert per la Dc Comics.
I disegni di Buscema diventano stanchi, forse perché mette tutte le energie nella scuola di fumetto che ha appena fondato: a parte poche tavole, del suo Tarzan si salva poco in quanto originalità.
Negli ultimi anni di attività, si assiste a un costante depotenziamento dell’energia kirbiana. Le tavole di Buscema tendono a ritrovare la (relativa) quiete raymondiana della giovinezza.
Preferisco concludere tornando nel 1968, per sfogliare il n. 3 di Silver Surfer. In Italia è stato pubblicato nei numeri 4, 5 e 6 di Devil (1970): io John Buscema l’ho incontrato lì per la prima volta.
Stan Lee aveva pensato la serie di Silver Surfer per un pubblico più maturo del solito, per questo motivo l’albo presentava il doppio delle pagine e costava come due comic book. Scelta che si rivelerà sbagliata, dato che le vendite saranno basse.
La storia parte… dall’inferno, dove il demonio, qui chiamato Mefisto, è preoccupato per l’ondata di bontà che Silver Surfer potrà riversare sulla Terra con la propria messianica venuta.
La presenza del diavolo è strana per due motivi. Il primo è che l’ebreo Stan Lee si riferisce a un concetto più cristiano che ebraico (cosa che non fa mai Kirby, aggrappato alla tradizione veterotestamentaria anche quando realizza il nordico Thor), il secondo motivo è che il diavolo non è un concetto marvelliano. La Marvel degli anni sessanta rielabora sempre la realtà: per esempio, la mafia diventa “maggia”. Seguendo questa linea, Roy Thomas ha presentato nel Dottor Strange il “culto di Satanish”, non dei semplici satanisti. Probabilmente, la versione più marvelliana del demonio è Dormammu di Steve Ditko.
Mefisto, con un espediente, rapisce Shalla Bal, la fidanzata di Silver Surfer, sul lontano pianeta Zenn-La.
Ecco una pagina piena di trovate grafiche che non fa molto rimpiangere Jack Kirby.
Questo Buscema particolarmente in forma è stato ricalcato da disegnatori italiani quali il giovane Leone Frollo per le situazioni infernali delle storie di Lucifera e da Giovanni Romanini per Satanik.
Segue uno dei tipici discorsi pseudopolitici di Stan Lee, simili a quelli della Mafalda di Quino.
Il clima è quello della Contestazione studentesca.
Come le tre dee greche a Paride, Mefisto ha offerto a Silver Surfer oro, fighe e conquiste. Da piccolo, quando lessi questa storia, non avevo dubbi: avrei scelto le conquiste perché mi avrebbero dato, di conseguenza, anche l’oro e le fighe.
Su Silver Surfer di John Buscema vedi, inoltre, il mio articolo QUI.
1): La pagina con Surtur si riferisce alla storia “Some say the world will end in Fire, some say in Ice” (Avengers 61). E’ una storia dei Vendicatori ma continua l’episodio del Dr. Strange “With One beside Him!” (D. Strange 178) con il Cavaliere Nero, e fa parte a tutti gli effetti di un ciclo di Strange, quindi sì, Buscema ha disegnato Strange (anche se nel periodo in cui aveva un costume che gli copriva la faccia) almeno in quell’occasione. In Avengers 61 Strange è il protagonista.
2): La questione dei vari “diavoli” della Marvel è complicata. all’inizio vanno un po’ tutti per conto loro. Il Satana “biblico” di Marv Wolfman in Tomb of Dracula non è il papà di Daimon Hellstrom, e NON è Mefisto ne’ Satannish, anche se poi come al solito, nell’impresa impossibile di salvare la continuity, si tenta di ricondurre tutto allo stesso essere soprannaturale, o meglio extradimensionale (ora non ricordo se Mefisto o Satannish). E’ come per i vari “Mago Merlino”.
3): Il Tarzan di JB non lo conosco, ma dalle vignette che vedo sembra molto “hogartiano” 3.1): ma come cazzo fa a non piacervi Alcala?
4) Dai, mettilo anche sul blog, così almeno commentano anche Tomaso e Silvina…
Sul blog c’era già: te le l’eri perso.
A Buscema le chine di Alcala facevano schifo. Secondo me sono molto suggestive, ma rovinavano il segno di JB.
bellissimo!
Questa faccenda del demonio salta fuori da tutte le parti, ma non mi pare nell’ambito del Tarzam di Hogarth che non era per nulla metafisico. Io non entro in merito alle avventure dei super eroi marvelliani perchè mi hanno sempre confuso le idee per la loro totale arbitrarietà: va beh, accettato il postulato della super eroicità come espressione di forza indistruttibile espressa visivamente da queste muscolature da super palestrati, poi tutto quello che viene inventato da autori scrittori e disegnatori io l’ho sempre percepito come una tiritera infinita.
Capisco che io non sono proprio capace di immedesimarmi in queste storie e questi personaggi per i quali tutto è possibile.
Preferisco inghippi meno esaltati.
Bravissimo, ottimo pezzo sul Michelangelo dei comics, come definiva il grande JB il solito ‘Smilin’ Stan… Tra l’altro, è stato uno dei pochi disegnatori a non aver perso lo smalto negli ultimi anni di attività, come giustamente ricordi anche tu.
[…] Lucifera, creata nel 1971 da Cavedon e Leone Frollo, è l’ultimo grande personaggio della Erregi. Ai disegni, il giovane ma promettente Frollo copia a man bassa John Buscema, come dico ne “L’espressionismo muscolare di Buscema”. […]
[…] questo periodo la Marvel si affida soprattutto al formidabile “Big” John Buscema: le testate principali vengono man mano gratificate dal caratteristico stile muscolare […]
[…] a fumetti commissionata alla Marvel, per essere inclusa in alcune confezioni, è disegnata da John Buscema e inchiostrata da Joe […]
[…] Ma secondo me non ci sono dubbi sul fatto che l’inchiostratore sia il grande John Buscema (1927-2002), conosciuto soprattutto per il suo lavoro sui Vendicatori e su Conan, del quale abbiamo parlato nell’articolo L’espressionismo muscolare di John Buscema. […]
Tutto vero compreso il declino finale, che però hanno spesso tutti i disegnatori. In questo caso Buscema disegnava sempre correttamente anatomie e prospettive ma si è appiattito sempre di più con le inquadrature sino a negare i prinicipi che esso stesso enunciava in “How to draw the comics” su come dovessere essere una tavola dinamica in stile Marvel. Ci sono molti disegnatori che hanno la loro stagione migliore nel momento in cui s’ispirano ad altri a volte superandoli. Mi viene in mente Nicola Mari nel suo periodo Mignola o Casertano nel suo periodo Munoz.
John Buscema è stato un grande fino alla fine degli anni ’80; dai ’90 in poi è diventato alquanto pesante come disegnatore, ed è sempre stato meglio quando veniva inchiostrato: i migliori a ridefinire le sue matitte sono stati Alfredo Alcala & Tony deZuniga su Conan (mentre Ernie Chan lo rovinava troppo; solo su Power Man and Iron Fist ha saputo fare un buo lavoro, in particolare con le chine di Andy Mushinsky e Mike Mignola) oltre a Tom Palmer sui Vendicatori sul ciclo di Roger Stern e Klaus Janson su Kull The Conqueror e i primi numeri di Wolverine v1.