I MAESTRI ITALIANI DELL’EROTISMO A FUMETTI

Nell’erotismo, sostiene Bataille, trasgressione e violenza si incontrano. L’erotismo è innanzitutto trasgressione, “nel suo complesso è infrazione alla regola dei divieti”. Inoltre, l’atto erotico è violento: “L’amante non disgrega la donna amata più di quanto non faccia il sacrificatore cruento con l’animale immolato”.
Bataille distingue nettamente l’erotismo dalla pornografia, mancando quest’ultima del carattere sacro che contraddistingue l’erotismo. L’erotismo di Bataille non è divertissement, ma culto: il suo significato ultimo “è la soppressione del limite”.
L’erotismo emerge con prepotenza anche nel fumetto non dichiaratamente erotico, in quanto intrinseco al medium stesso nella misura in cui quest’ultimo risulta inesorabilmente legato alla sensualità dell’immagine disegnata.
Almeno dagli anni trenta, elementi erotici emergono qui e là nelle storie a fumetti di insospettabili autori maestri del genere avventuroso.
Le forme sinuose di alcuni indimenticabili personaggi femminili di Alex Raymond, nella saga fantascientifica di Flash Gordon.
Senza dimenticare le sensualissime dark lady che popolano le strisce di Terry e i pirati, scritte e disegnate da Milton Caniff.
In Italia il fumetto erotico per definizione, dove cioè la storia è pensata soprattutto per mostrare nudità più o meno integrali e situazioni intriganti, nasce a metà degli anni sessanta a seguito del successo registrato oltralpe da Barbarella (1962), il personaggio fantaerotico di Jean-Claude Forest. Anche se da noi ci sono stati dei precursori più lontani, sebbene a carattere “popolare” e “castigati”, come Pantera Bionda di Gian Giacomo Dalmasso ed Enzo Magni/Ingam (1948).
Limitiamo qui un po’ arbitrariamente la produzione dei tascabili italiani preannunciata nel 1964 da Satanik di Max Bunker (Luciano Secchi) e Magnus (Roberto Raviola), e avviata in maniera esponenziale nel 1966 con Gesebel della stessa coppia di autori e con Isabella di Renzo Barbieri e Sandro Angiolini. Tratteremo soprattutto l’erotismo considerato “alto”, perché pubblicato da riviste sofisticate, partendo da Valentina, l’innovativo personaggio creato nel 1965 da Guido Crepax con uno stile grafico influenzato dalla pubblicità e dalla moda, che propone un tipo di donna quasi eterea e quindi molto diverso da quello puramente “di consumo” dei tascabili.
Soprattutto dagli anni ottanta, molti tra i migliori fumettisti italiani si sono cimentati in questa difficile arte, che ha le sue basi nella capacità dell’autore di rendere in maniera adeguata il corpo femminile senza escludere la componente psicologica.
Guido Crepax
Quello che affascina in Valentina è, per dirla in breve, il culo, non certo le storie sconclusionate dalle malcelate pretese letterarie. L’aspetto rilevante è il suo erotismo ripreso dalle modelle delle riviste di moda, dove magri corpi longilinei, più che dei (piccoli) seni, fanno mostra di spettacolari fondoschiena.
Valentina non è l’attrice del muto Louise Brooks degli anni venti, come sosteneva lo stesso Crepax, troppo sensuale e “sgualdrina”, della quale ha solo il volto con la pettinatura a caschetto, ma è l’algida modella Veruschka degli anni sessanta, della quale ha il corpo.
A voler essere più precisi, a mandarci messaggi erotici sono la disinvolta innocenza con cui Valentina (e gli altri personaggi femminili di Crepax) convive con il proprio generoso posteriore: mostrandolo ed esibendolo a ogni occasione con insuperata nonchalance. Le storie sono solo pretesti per mostrare il suo santissimo culo nelle situazioni più diverse.
Crepax lo tratteggia con una dedizione religiosa: tondissimo e perfetto, per mezzo di un bianco e nero raffinato e coltissimo che reca le tracce di quanto di meglio di una certa arte abbia prodotto nel Novecento.
Magnus
Un tempo snobbato per i suoi lavori nei tascabili, oggi Magnus è ampiamente rivalutato essendo considerato uno dei massimi autori italiani. Nel fumetto ha da sempre dedicato una grande attenzione alla sessualità, mostrando una cura nei dettagli che sconfina nel feticismo, quando rappresenta la lingerie indossata dalle sue eroine.
Forse più dei contenuti violenti di Satanik e Kriminal, fu proprio l‘esplicita e prepotente carica erotica delle sue eroine ad attirare sui fumetti neri gli strali della censura. Lasciato il castigato Alan Ford, il successo più duraturo di Magnus nel passaggio ai tascabili della Edifumetto di Renzo Barbieri dà maggiore impulso alla sua vena erotica. Dopo alcuni albi autoconclusivi, con la breve serie de Lo Sconosciuto l’autore, pur rimanendo nel formato materiale dei tascabili, trascende in un raffinato erotismo che non ha nulla da invidiare a quello delle riviste patinate, anzi, lo supera.
Difficile dimenticare Elisa Goncalves a seno nudo di fronte allo Sconosciuto che legge il giornale o la nobildonna Barbara Quiriti Della Lupa che va a cercare il suo nerboruto autista nella notte.
Dopo la serie di Necron realizzata con uno stile dal tratto più netto, Magnus approda al grande formato realizzando opere come Le 110 pillole, nelle quali fa mostra di sublime perfezionismo.
Paolo Eleuteri Serpieri
Chi l’avrebbe mai detto, a leggere i racconti western pubblicati su Lanciostory, popolati da giovani cowboy, valorose giacche blu e trapper dalle lunghe barbe, che questo talentuoso allievo del grande pittore Renato Guttuso sarebbe diventato uno dei maestri del fumetto erotico?
A ben guardare avrebbero dovuto metterci sulla giusta strada certe immagini di ragazze indiane, che riuscivano a trasmettere una sensualità esuberante e selvaggia anche completamente vestite. Già allora le lunghe tuniche non riuscivano a mitigare le curve procaci dei corpi e l’attenzione cadeva sui capezzoli induriti che premono prepotenti contro il tessuto.
Poi nel 1985 viene Druuna, fantaeroina dalle forme strepitose sempre pronta per l’accoppiamento, voluto o imposto (in lei c’è un certo masochismo), che da subito si impone come una nuova icona del fumetto erotico. In perfetta antitesi con Valentina: mentre l’eroina di Crepax ha un corpo nordico quasi anoressico, Druuna esibisce seni e natiche mediterranee più che rigogliose.
Roberto Baldazzini
Probabilmente anche per Roberto Baldazzini sotto la quarta di reggiseno non ci può essere vero amore. Le sue sono tra le eroine più poppute di tutta la storia del fumetto: sembrano appena uscite da un film di Russ Meyer.
Il suo tratto chiaro e pulito, che evoca le pin up degli anni cinquanta con gli occhi della pop art del decennio successivo, gli permette di essere sempre erotico senza cadere nella volgarità. “Baldazzini è un angelo che ci lascia intravedere il sogno accecante dei nostri desideri”, scriveva Moebius in una entusiastica prefazione.
Oltre ai seni ipertrofici un’altra caratteristica dell’arte del maestro vignolese è la forte inclinazione verso il fetish, emanato soprattutto dalla lingerie ricca di particolari, che equilibra con una tinta appena maliziosa un’atmosfera essenzialmente solare.
Successivamente, Baldazzini si è specializzato anche nel genere transgender, con personaggi dall’aria molto femminile e ingenua che hanno conservato solo un minuscolo attributo maschile.
Leone Frollo
La carriera nei tascabili disegnati da Leone Frollo, iniziata con Lucifera per la Ediperiodici e continuata con i personaggi di Naga e Yra per la Edifumetto, ha il culmine nella rivisitazione della fiaba di Biancaneve, su testi di un ispirato Rubino Ventura. Sarà questa la serie che resterà per sempre nei nostri ricordi, come testimonianza dell’uomo che con lo splendore del suo disegno è riuscito a illuminare un settore dove la qualità non era sempre altissima per i tempi stretti di lavorazione.
Il fascino e la bellezza delle sue donne assolutamente maliziose, dalle curve assassine e lo sguardo cattivo, con bocche sensuali e nasini a punta rimarranno per sempre scolpite nei nostri cuori. Frollo dà forse il meglio di sé con la matrigna di Biancaneve: milfona e dark lady strizzata in un corpetto nero come la sua anima e rosso come il desiderio che la acceca.
Ma in generale, tutte le donne di Frollo sono delineate attraverso un gioco di linee fluide e curve che donano sensualità e attrattiva. Siano esse vampire, maghe o semplici prostitute.
Milo Manara
Come è riuscito a diventare Milo Manara il più noto interprete dell’erotismo femminile nell’ambito del fumetto? Nel 1978 con l’uscita di “HP e Giuseppe Bergman” le sue donne sono già come le conosciamo oggi: volitive, combattive, raffinate, libere, dai corpi asciutti e atletici, le gambe lunghissime, le labbra sempre umide e gli sguardi astuti da gatta.
La passeggera bruna e sensuale sull’imbarcazione, l’esile ragazza tabù al villaggio indigeno, la bionda ninfomane dal marito geloso sono tutte indimenticabili figure di donna che popolano le pagine di questa prima opera osannata dalla critica.
Le donnine di Manara hanno però natali poco nobili, prendono forma a poco a poco. A partire dalla fine degli anni sessanta nel simil-Diabolik Genius dell’editore Viano, dove ancora Manara imita spudoratamente Crepax, fino alle pagine interne di Jolanda e le copertine del decisamente proletario Il Montatore, entrambi della Ediperiodici, nella seconda metà degli anni settanta segnata anche dall’incontro fecondo con lo stile di Moebius.
Solo dopo questo lungo percorso nei tascabili, Manara si propone come lo conosciamo.
Franco Saudelli
Dopo una carriera iniziata su Lanciostory, approdando alle “riviste d’autore” Franco Saudelli trova la propria dimensione definiva nel numero 31 di Comic Art del marzo 1987, dove mette in scena il suo personaggio più noto: l’impacciata e sensualissima ladra conosciuta come La Bionda.
Questa eroina sui generis permette a Saudelli di dare libero sfogo a due sue passioni: il foot fetish e il barefoot bondage (pratiche feticistiche legate ai piedi). Da questo momento in poi i fumetti dell’autore romano brulicheranno di piedi, invadenti e onnipresenti, che siano nudi o appena velati da seducenti calze nere, questi piedi si conquistano il primo piano in tutte le sue tavole diventando a tutti gli effetti una splendida ossessione.
L’altra ossessione che la Bionda mette in mostra, in questa sua esplorazione della sessualità di nicchia, è quella legata alla pratica del bondage, che la vede spesso legare o essere legata facendo abbondante uso di corde, legacci, cerotti e bavagli.
Giovanna Casotto
Giovanna Casotto nasce come ammiratrice di Franco Saudelli: “La folgorazione è avvenuta dopo aver visto La Bionda di Saudelli: lì ho deciso che volevo disegnare come lui. Difatti mi sono presentata alla Scuola del Fumetto di Milano con una copia de La Bionda in mano dicendo: Voglio disegnare come questo qua! Voglio diventare come lui!“.
L’immaginario erotico della Casotto punta sulla carica seduttiva dei corpi rappresentati fotograficamente, che nella loro strabordante evidenza carnale spesso finiscono per mettere in secondo piano le storie. “L’erotismo che ho in mente io è fatto di atteggiamenti femminili, atteggiamenti precisi che si ispirano alle pin up degli anni cinquanta”.
“Può sembrare una donna oggetto, e forse lo è, ma è consapevole di esserlo: è molto ironica, prende in giro e si prende in giro. Inoltre l’erotismo, per me, è carnalità; difatti uso le sfumature per dare il senso della carne, del corpo, dei sensi!”.
Nik Guerra
L’apparizione della sensuale ladra in tacchi a spillo chiamata Magenta certifica l’ingresso di una nuova icona sexy nell’immaginario fumettistico italiano. Questa bambolona dalle forme esagerate esordisce sulle pagine di un graphic novel per il mercato internazionale, Invitation To Hell, su sceneggiatura di Celestino Pes, pubblicata dalla Mondo Bizzarro Press nel 2002.
Legata a doppio filo da similitudini e assonanze alle lussuriose donne dominatrici che Erik Stanton disegnava negli anni cinquanta, Magenta, con la sua capigliatura esagerata e cotonatissima, i suoi corpetti in lattice e la lingerie da urlo riesce a rinnovare l’iconografia della dark lady aggiornandola al nuovo millennio.
La poetica di Nik Guerra si esprime in spettacolari tavole che illustrano un trionfo di panneggi e trasparenze, di pettinature ricercate e di guepiere, di inquadrature sempre diverse e di pagine sempre elaborate, che celebrano nella ricerca del dettaglio l’ossessione segreta che sta dietro queste pagine. Il ripasso a china, soprattutto nel trattamento dei tessuti, deve molto alle vignette erotico-umoristiche di Bill Ward, il creatore di Torchy.