GLI EROI NERI DELLA MARVEL ANNI ’60 E ’70

GLI EROI NERI DELLA MARVEL ANNI ’60 E ’70

Fino ai primi anni sessanta non ci sono eroi neri nei fumetti americani, per la precisione quasi non ci sono neri in generale.

La prima apparizione di un supereroe afroamericano, Pantera Nera di Stan Lee e Jack Kirby, avviene nelle pagine di Fantastici Quattro n. 52 del luglio del 1966, anticipando la fondazione del movimento politico omonimo delle Pantere nere che nasce tre mesi dopo, nell’ottobre del 1966: è il periodo della contestazione degli studenti e delle minoranze etniche.

Jack Kirby racconta di avere creato T’Challa poiché aveva preso coscienza che i suoi fumetti erano seguiti anche dalle persone di colore. Oltre a Pantera Nera, sempre nelle pagine dei Fantastici Quattro, Kirby ha inserito Wyatt Wingfoot, un nativo americano.

I Fantastici Quattro e Wyatt Wingfoot ospiti di Pantera Nera


“Diversi miei amici erano persone di colore, mi resi conto che non stavo facendo nulla per loro”
.

Neal Kirby, all’epoca adolescente, ha sentito spesso parlare del re di Wakanda dal padre Jack.


“Durante l’inverno o l’inizio della primavera del 1966 mi chiese cosa avrei pensato di un supereroe nero nei fumetti. Naturalmente lui era favorevole alla causa dei neri, come lo eravamo tutti in quel momento”, racconta Neal Kirby.
“Mio padre era una persona molto liberale, credeva fermamente nella giustizia sociale e nell’uguaglianza, quindi aveva  pensato che fosse giunto il momento che anche gli afroamericani avessero il loro supereroe”.

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L’ORGOGLIO DEI NERI

Alle ore 18 del 4 aprile del 1968 il reverendo Martin Luther King, leader del movimento per i diritti dei neri, esce sul balcone del secondo piano del Lorraine motel di Memphis, dove viene ucciso da un colpo di fucile di precisione alla testa.

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Nell’agosto dello stesso anno, il celebre cantante soul James Brown pubblica un 45 giri dal titolo “Say it loud I’m black and I’m proud” (Dillo a voce alta, sono nero e sono orgoglioso di esserlo).

Come suggerisce il titolo, la canzone parla dell’orgoglio nero: James Brown incoraggia la sua gente a difendere i propri diritti. Nel delicato periodo successivo all’assassinio di Martin Luther King la canzone diventa un inno del movimento. Secondo l’amico di Brown, Al Sharpton, il brano nacque dopo che Brown fu testimone di lotte intestine tra i neri di Los Angeles. “Abbiamo perso il nostro orgoglio”, disse. Andò nella sua stanza d’albergo e scrisse i testi su un tovagliolo.

L’ARRIVO DI FALCON

Nel settembre 1969 la Marvel introduce un secondo supereroe di colore: Samuel Thomas Wilson, conosciuto come Falcon. Il personaggio, creato da Stan Lee e Gene Colan, appare per la prima volta nel numero 117 di Capitan America.

Ricorda Gene Colan: “Alla fine degli anni sessanta le proteste contro la guerra del Vietnam e quelle per i diritti civili erano eventi regolari e Stan, volendo essere sempre in prima linea, iniziò a portare questi temi nei fumetti. Uno dei più grandi passi in questa direzione l’abbiamo fatto su Capitan America. Mi è sempre piaciuto disegnare persone di ogni tipo. Ho disegnato il maggior numero possibile di persone diverse nelle scene che ho illustrato e ho adorato disegnare persone di colore. Ho sempre trovato le loro caratteristiche interessanti per la forza, lo spirito e la saggezza scritti sui loro volti. Suggerii l’idea di presentare un eroe afroamericano e Stan ne fu subito entusiasta. Mi procurai diverse riviste afroamericane e le usai come base per ispirarmi nella realizzazione di Falcon”.


Il personaggio ha un certo riscontro di pubblico, tanto che nel febbraio del 1971, con il numero 134 di Capitan America, arriva ad affiancare il proprio nome a quello del capitano sulla testata.

 

LA BLAXPLOITATION

La parola inglese blaxploitation, crasi tra black (nero) ed exploitation (sfruttamento), indica un genere di film con attori afroamericani destinato al pubblico afroamericano.

La blaxploitation rappresenta uno dei periodi più affascinanti, anche se non abbastanza studiati, nella storia del cinema. Il fenomeno nasce come risultato di diversi fattori: l’assenza nei film di attori di colore, il movimento per i diritti civili degli afroamericani sempre più forte e le difficoltà finanziarie di Hollywood. L’era della blaxploitation segna un periodo in cui l’industria cinematografica rivolge brevemente l’attenzione agli spettatori neri, una platea fino a quel momento ignorata.

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Richard Roundtree

Nel 1971 esce il film Shaft. John Shaft è un detective privato sui generis assunto da un gangster di Harlem, il quartiere nero di New York, per scoprire chi ha rapito sua figlia.
Shaft è il primo eroe afroamericano del cinema.
 
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Nel Dvd di Shaft c’è un breve documentario sul making-of del film che rivela la presenza di un grande numero di neri in tutti i ruoli nella realizzazione del film: dal regista fino ai macchinisti. Il successo di Shaft aveva rivelato che esiste una platea di spettatori di colore disposta ad appassionarsi a storie che parlassero della propria gente. 

 

THE KING OF SOUL

Jack Kirby nei primi anni settanta, ritornato alla Dc Comics dopo avere abbandonato la Marvel, è alla ricerca di nuove idee per i suoi fumetti.

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Una delle prime idee di Kirby è in quello che verrà soprannominato il primo fumetto antiromantico: “Veri casi di divorzio” (True Life Divorce).

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Il divorzio era un argomento tabù nei fumetti, Jack prova comunque a realizzare la serie, per la quale disegna a matita una quarantina di pagine.
La proposta viene rifiutata dall’editore per la tematica considerata ancora troppo controversa.
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Kirby non si perde d’animo e, riprendendo alcune tavole realizzate su una coppia afroamericana, decide di proporre una nuova testata.

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La testata avrebbe dovuto chiamarsi Soul Love, e proporre storie d’amore di gente di colore ispirandosi ai temi e ai personaggi della blaxploitation. All’epoca la Dc, come la Marvel, pubblicava ancora alcune testate sentimentali per il pubblico femminile (il genere rosa nei fumetti era stato lanciato proprio da Jack Kirby, insieme a Joe Simon, nella seconda metà degli anni quaranta).
A dire la verità, Soul Love lascia a desiderare per le caratterizzazioni poco credibili dei personaggi.

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C’è comunque uno sforzo per catturare l’abbigliamento, le acconciature e le ambientazioni dello stile di vita black degli anni settanta.

Anche questa serie vine rifiutata dal’editore e mai stampata.

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UN EROE A PAGAMENTO

Nemmeno alla Marvel è sfuggito il successo della blaxploitation e nel 1972 propone un terzo supereroe di colore, Luke Cage, creato da Archie Goodwin e George Tuska (su uno sketch di John Romita Sr).
Terzo personaggio nero dopo Pantera Nera e Falcon, ma primo a essere titolare unico di una testata.


Nonostante il valore di alcuni blaxploitation movie, la maggior parte di questi film perpetrano gli stereotipi sulla comunità nera, rappresentata sempre come criminosa. Inoltre i film sono caratterizzati da molta violenza ed erotismo.

Elementi che si ritrovano in parte anche nel personaggio Marvel. A partire dalle origini, Luke Cage è un evaso di prigione (dove era stato messo ingiustamente) su cui viene fatto un esperimento che gli dona una forza sovraumana e una pelle indistruttibile. Una volta libero, sfrutta i propri superpoteri diventando un “eroe a pagamento” (Hero for Hire) per poter arrivare a fine mese. L’ambientazione in cui si svolgono le avventure è una New York ben più cupa e criminosa rispetto a quella in cui operano gli altri supereroi. 

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La testata di Luke Cage nata sull’onda della blaxploitation ne condivise anche il destino, con il passare della moda perde sempre più lettori (del resto non ne aveva mai avuti tanti, essendo stata sempre bimestrale). Con il numero 18 del febbraio 1974, forse per distaccarsi dalle origini legate al fenomeno della blaxploitation che sta passando di moda, il nome della testata cambia nel più supereroistico Power man.


Nel febbraio del 1978, con il numero 50, la testata diventa Power Man and Iron Fist. Si mettono assieme due testate in crisi, entrambe nate da mode cinematografiche (Iron Fist da quella dei film di kung fu). La testata di Power Man e Iron Fist chiude nel settembre del 1986, con il numero 125.

BLACK GOLIATH

Bill Foster è stato creato da Stan Lee insieme al disegnatore Don Heck nel settembre 1966, in Avengers n. 32, “Il segno del serpente”. All’epoca, il vendicatore Henry Pym si era ritrovato con il corpo bloccato a un’altezza di 10 piedi (un piede equivale a poco più di trenta centimetri). Per avere aiuto, Pym chiede a Tony Stark se conosce qualcuno abbastanza qualificato da lavorare come suo assistente. Stark manda il migliore biochimico dalla sua filiale di Baltimora, il nero Bill Foster.

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Bill Foster scompare per 9 anni, per riapparire su Luke Cage – Power Man n. 24 dell’aprile 1975, in un episodio scritto da Tony Isabella e disegnato da George Tuska. Qui Luke Cage viaggia lungo la California meridionale per rintracciare la sua ragazza, Claire Temple, misteriosamente scomparsa da New York. Dopo averla trovata, Luke scopre che Claire è lì per aiutare il suo ex-marito Bill Foster.


Bill Foster, racconta Claire a Cage, è rimasto affascinato dai sieri che modificano le dimensioni di Hank Pym e ha continuato a sperimentarli. Sfortunatamente, ha anche seguito l’esempio di Pym nell’usare se stesso come cavia, crescendo fino all’altezza di 15 piedi (poco più di quattro metri e mezzo).


Foster torna in edicola di lì a poco, nel febbraio 1976, con il primo numero della sua serie personale: Black Goliath, sempre realizzato dal tandem Tony Isabella e George Tuska. La serie ha una vita brevissima, chiudendo alla fine dello stesso anno con il numero 5. 

IL RITORNO DI PANTERA NERA

Dalla sua creazione, nel 1966, il personaggio di Pantera Nera era comparso su varie testate fino a essere ospitato con storie in solitaria scritte da Don McGregor, su Jungle Action nei numeri dal 6 al 24 (dal settembre 1973 fino al novembre 1976).
Pantera Nera ha la sua testata personale soltanto nel gennaio del 1977, con testi e disegni di Jack Kirby in persona.

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Kirby inizia con il botto catapultando i lettori nel mezzo di una nuova avventura senza tenere minimamente conto degli sviluppi del personaggio e di quanto era successo nelle storie di McGregor, lasciando così incompiuta la saga sviluppata negli ultimi sei numeri di Jungle Action (Panther vs. the Klan).

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Jack Kirby realizza due grandi archi narrativi su Black Panther, ognuno della durata di un anno. Il primo, legato ai “collezionisti” (il signor Little, la principessa Zanda, il conte Zorba, il colonnello Pigman e Silas Mourner), e il secondo ambientato nella natia Wakanda, dove affronta una manifestazione potente e incontrollata del fratellastro Jakarra, che si è esposto al vibranio grezzo.
FDal numero 7 di Pantera Nera in poi i disegni di Kirby iniziano ad avere punti di vista più ravvicinati, con primi piani che valorizzano i personaggi in immagini drammatiche ed emotive, non più contestualizzati all’interno di un grande ambiente come in precedenza. Ora più vicino ai personaggi, il lettore può essere maggiormente partecipe della sofferenza e dell’orrore di alcune situazioni, soprattutto nell’episodio del braccio di ferro con Kiber il Crudele.

Con uno storytelling molto ritmato, segnato da corpi in movimento ed esplosioni, l’autore chiude (lasciandolo purtroppo incompleto) il suo passaggio su Black Panther, proprio con l’arrivo di T’Challa nel laboratorio di Kiber.

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Ai quattro che abbiamo visto si potrebbero aggiungere due eroi orrifici.

Blade di Marv Wolfman e Gene Colan, il vampiro-cacciavampiri apparso un po’ in sordina nel luglio del 1973 sulle pagine di Tomb of Dracula n. 10. Personaggio noto soprattutto per i tre film interpretati da Wesley Snipes.

E Brother Voodoo (Fratello Voodoo), creato da Len Wein e dal solito Gene Colan (su sketch di Romita) nel numero 169 di Strange Tales del settembre 1973.


Finiscono così gli anni settanta, i quali, insieme alla seconda metà dei sessanta, hanno segnato l’ingresso degli eroi neri nell’universo Marvel.
Nessuno di questi personaggi ha avuto successo, è vero, ma le cose nel mondo del fumetto sono cambiate per sempre.

(Uhm… ce ne siamo dimenticati almeno un paio: il portoricano Hector Ayala, alias Tigre Bianca, creato nei primi anni settanta da Bill Mantlo e George Perez nella rivista in bianco e nero di Shang Chi; e la kenyota Ororo, Alias Tempesta, creata nel 1975 da Len Wein e Dave Cockrum come membro dei nuovi X-Men).

 

 

7 commenti

  1. mi permetto di dissentire sulla blaxploitation; l’industria cinematografica non si dedicò solo “brevemente” al pubblico nero: “Shaft” ebbe il particolare merito di cominciare ad attirare inaspettatamente l’attenzione del pubblico bianco emergendo da una serie di film neri a basso costo seppure con colonne sonore favolose; fece tredici milioni di dollari al botteghino e il tema di Isaac Hayes resta ancora oggi una delle più belle e geniali musiche mai inventate; l’interesse dei produttori fu cauto agli inizi, tra pellicole di dubbia qualità come “The Black Gestapo” comparvero pelicole interessanti anche se ancora incerte come “Super Fly”, che con i suoi trenta milioni di incassi mostrò tuttavia che il mercato bianco era pronto, e infine nel 1976 il capolavoro “Car Wash”, colona sonora di Norman Withfield, integrò la blaxpoitation nel main stream cinematografico;

  2. Davvero un peccato che Geo Tuska e soprattutto Billy Graham non abbiano continuato a lavorare all’albo di Luke. BG , cartoonist afro americano che ha fatto anche altro nel mondo dei comics, muoveva i personaggi come fossero Peter Sellers che balla lo harlem shuffle nel Rocky Picture Show. Sono passati 40 anni circa, ma io ricordo ancora il dittico di storie di Luke Cage versus Senor Suerte/Senor Muerte ( un ceffo fortunatissimo che aveva una roulette al centro del torace e la faceva girare perché caricasse di elettricità mortale una delle sue mani per misurare la sua fortuna con quella della sua vittima ). Al grande Billy seguirono Ron Wilson inchiostrato da Vinnie Colletta ( cioé il modo migliore di ammazzare il tratto rozzo e potente di un altro afro americano che in alcuni numeri di Marvel Two in One anticipò lo stile bombastico della Image ndr ) , un implume Geo Perez , un folle e mesmerizzante as usual Frank Robbins ed altri ancora. So goes life.

    • Anche un Fred Kida migliore del solito.

      Ma il problema vero erano i testi, dopo l’inarrivabile primo numero di Archie Goodwin.

      • Non sarei così severo, ma de gustibus. Come detto anche nell’articolo, la testata dello Hero for Hire non è mai stata un bestseller ergo è stata un collettore di artisti o da provare ( il fill in di Perez che stava crescendo su Avengers e Fantastic Four ) o di veterani ( Lee Elias per esempio oltre a Frank Robbins ). Credo che la serie abbia comunque colpito la fantasia di altri lettori : le origini di Spider-man 2099 ( Peter David/Rick Leonardi / Al Williamson ) sono praticamente le stesse del secondo Power-Man della Marvel.
        Ai fans di Frank Miller consiglio di sbirciare in rete le covers che la futura superstar ha disegnato per Power-Man and Iron First perchè sebbene debitrici del segno di Steve Ditko e dei corpi contorti di Gil Kane portano in dote soluzioni mai banali ( probabilmente FM aveva studiato sia Ed Hannigan sia la appena scomparsa Marie Severin che tante copertine hanno realizzato o almeno abbozzato per la Casa delle Idee ).
        Segnalo un Cage interessante – almeno ai miei occhi di bimbo – anche nella famosa run dei Defenders di Steve Gerber e Sal Buscema ( spesso inchiostrato da Klaus Janson ). Gerber usava il proletario Luke come contraltare del milionario filantropo Kyle Richmond ( Nottolone cioé una delle tante versioni Marvel di Batman ndr ) . La pianto qui, ma prima lasciatemi dire che ricordo ancora con affetto la storia Briggadoom la montagna che cammina – episodio di Marvel Two in One – con dida alla Miller prima di Miller per avvicinarsi alla narrazione di Chandler con Luke che arriva in soccorso di Ben Grimm alle prese con un gigante verde che ha la intelligenza di un bimbo in età pre-scolare . Ad un certo punto Briggadoom scaglia il dinamico duo in aria. Luke afferra le gambe della Cosa che intende fermare la loro corsa uncinando con le sue manone di roccia un palazzo. Mentre sono in volo – adoro fumetti siffatti – Ben Grimm chiede al partner se era il tipo che si innervosiva in classe quando qualcuno grattava la lavagna colle unghie e Luke risponde che dove andava a scuola non esistevano lavagne. Meraviglioso.

  3. Tra le grandi colonne sonore vorrei ricordare questa (un po’ dimenticata) di James Brown https://open.spotify.com/album/2DB6M530oEOJdPLgdNuP9F?si=V08ck8XSQVS1DWiaq4yS9w

  4. E aggiungiamo i fratelli Brown, Hobie e Abe, il primo è il Prowler nato su Amazing Spider-Man nel lontano 1969, il secondo è un membro dei Sons of Tiger, eroi kung-fu che appare nel 1974 su Deadly Hands of Kung-Fu. Fondamentale è poi M’Shulla Scott, braccio destro di Killraven (1973) che nel 1975 sarà protagonista con Carmilla Frost del primo bacio interrazziale tra un afroamericano e una caucasica della storia del fumetto. C’è anche Misty Knight, dotata di braccio bionico, che debutta nel 1975 nella serie di Iron Fist. Una menzione infine per Ilongo Savage, pilota di Dangard Ace negli Shogun Warriors la cui prima apparizione è del 1978.

  5. Aggiungerei anche Jim Rhodes, 1979, il pilota di Tony Stark che poi diventerà War Machine,

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