LA DOLCE E MALIZIOSA ELY GALLEANI

LA DOLCE E MALIZIOSA ELY GALLEANI

Ely (Elisabetta) Galleani ha intrapreso la carriera di attrice alla fine degli anni sessanta e ha continuato a calcare le scene fino ai primi degli ottanta, per diventare in seguito ragioniera. Si è separata dal regista Carlo Vanzina diventando una single convinta. Nel corso della sua vita è stata amica di registi come Dino Risi, Mario Monicelli, Roman Polanski e Michelangelo Antonioni, e ha avuto contatti con i pittori Mario Schifano, Alighiero e Boetti, Tano Festa.
Chi la conosce bene dice che la sua migliore qualità è quella di sapere conservare il proprio lato infantile e il desiderio di giocare. Ely Galleani crede nelle potenzialità del web: ha pubblicato un libro in e-book per l’editore Simonelli e ha aperto un blog dove i suoi fan possono interagire con lei.

La famiglia di Ely Galleani è di origini ucraine, sua madre nasce al tempo della Rivoluzione russa, deve scappare in Polonia perché è zarista e rischia di essere giustiziata come i suoi parenti. Durante la Seconda guerra mondiale sono i sovietici a occupare la Polonia e per la madre non è una buona notizia. Sposa un compagno di classe, trova riparo in Italia dove conosce un conte, se ne innamora, divorzia dal marito e lo sposa.

Il padre di Ely è italiano ma è nipote di una scozzese figlia di un sacerdote anglicano, quindi nel sangue della bella attrice scorre un miscuglio di etnie diverse. Ely nasce ad Alassio nel 1953, si trasferisce a Roma all’età di sette anni, dove rimane per molti anni, ma vive anche a Londra, Parigi e Venezia, città che dice di adorare.

Ely Galleani ama viaggiare e non è il tipo da restare ferma in un posto per molto tempo. Mentre frequenta il liceo classico Visconti di Roma, all’uscita di scuola viene notata per la sua bellezza fuori dal comune, fatta di occhi blu e capelli biondi, sguardo dolce e affascinante.

Le sue prime collaborazioni nel mondo dello spettacolo sono uno spot per la Algida e due lavori come figurante ne La caduta degli dei (1968) e Morte a Venezia (1969), entrambi di Luchino Visconti.
Ely viene seguita da un’agenzia che le procura buoni contratti, per lo studio c’è tempo, ma continua a studiare in privato, conseguendo il diploma artistico a 26 anni e quello di ragioniera quando ne ha addirittura a 35.

Il debutto vero e proprio nel cinema avviene con il film Quella piccola differenza di Duccio Tessari (1969), dove risulta accreditata come Elisabetta De Galleani. La protagonista principale è interpretata da Juliette Mayniel, moglie di Pino Caruso, che apprende dal suo medico di stare mutando sesso. Ely Galleani è Pat, una delle amanti del marito, e se la cava molto bene in una storia dove tutti sprofondano per la noia mortale con cui si affronta un argomento che invece poteva anche risultare divertente.

Cinque bambole per la luna d’agosto di Mario Bava (1969) è la sua seconda prova in un thriller erotico. Ely Galleani indossa un vestito pop molto sexy che è davvero suo, un abito regalato da un amico francese che andava di gran moda. Quando gira questo film, è molto giovane e Bava la tratta in modo paterno, coccolandola più di altre attrici navigate ed esperte. Lei vive questa esperienza come un sogno, pure se il film non è tra i migliori prodotti del regista.

Una lucertola con la pelle di donna di Lucio Fulci (1970) è un buon film che la vede lavorare con un regista dal carattere difficile. Ely ricorda soprattutto la scena dove teneva in mano delle interiora di maiale con il sangue finto che le colava dalle mani.
I protagonisti sono Florinda Bolkan, Anita Strindberg e Jean Sorel. Le parti erotiche memorabili riguardano alcuni rapporti lesbo appena accennati. Proprio per questo motivo il film ebbe qualche problema con la censura del tempo.

Incontro di Piero Schivazzappa (1970) è un pessimo film drammatico interpretato da Florinda Bolkan, Massimo Ranieri e Mariangela Melato con la Galleani in un ruolo secondario.

Il prete sposato di Marco Vicario (1970) è un Lando Buzzanca movie inferiore al solito standard che vede Ely scomparire in un ruolo da comprimaria.

Qué cosas tiene el amor! di Gérman Morente (1970) è un film spagnolo mai distribuito in Italia.

Piccole parti per la Galleani ci sono anche in Roma bene di Carlo Lizzani (1971), In nome del popolo italiano di Dino Risi (1971) e Gli orrori del castello di Norimberga di Mario Bava (1971).
Nel primo è una “ragazza bene”, nel secondo interpreta una drogata che muore e nel terzo è una hostess all’aeroporto.

Nel 1972, Ely Galleani lavora nel poliziottesco Senza ragione di Silvio Narizzano, che ha per protagonisti Franco Nero e Telly Savalas. Mereghetti lo definisce “un film senza capo né coda diretto pedestremente”, ma per l’attrice è un’importante occasione sia per recitare in inglese che per guidare la sua prima auto nei panni di una ragazzina hippie.

La polizia incrimina, la legge assolve di Enzo G. Castellari (1972) è ancora un’incursione nel poliziottesco, con una piccola parte che non ha grande rilievo nell’economia del film.
Ely Galleani si lamenta che in quel periodo veniva trattata dai registi solo come una bella ragazza. Castellari la utilizza come un bel corpo da esibire facendole recitare la parte di Chicca, una giovane prostituta che se la fa con un boss. Durante la sua prima apparizione mostra le lunghe gambe, subito dopo finisce mezza nuda sopra una poltrona e la caduta mette in evidenza il seno. Una scena successiva fotografa la Galleani con le gambe nude seduta su un altro divano. Recita poco, serve solo la presenza, si fa toccare un seno nudo, sorride maliziosa, indossa un seducente abito verde molto scollato. Muore sotto una raffica di mitra accanto al suo amante. Vera protagonista femminile del film è Delia Boccardo, che impersona la donna del commissario Belli (Franco Nero) e sta vicina all’eroe nei momenti difficili della sua vita. I banditi uccidono prima il collega con cui Belli conduceva l’indagine e infine ammazzano la figlia del commissario. Franco Nero si vendica in un incandescente finale che sta a metà strada tra l’avventuroso e il drammatico.


In Baba Yaga di Corrado Farina (1972) Ely Galleani viene guidata da un regista intelligente e raffinato, portando sul grande schermo il fumetto di Valentina realizzato da Crepax.
Le protagoniste sono Isabelle de Funes (Valentina) e Carrol Baker (la strega Baba Yaga), mentre la Galleani è Annette, la bambola di carne comandata dalla strega, che viene inviata a casa di Valentina per trasformarsi in una cattiva ragazza.

Ely Galleani nel film Baba Yaga

Nel 1972 Ely Galleani conosce e sposa il futuro regista Carlo Vanzina, ma la loro unione dura soltanto un anno. I due si separano con maggiore facilità perché il matrimonio è solo civile.

Sono stato io di Alberto Lattuada (1972) è un film che la vede nel fugace ruolo di un’autostoppista, così come non è una presenza importante in Jus primae noctis di Pasquale Festa Campanile (1972), un Lando Buzzanca movie meno ispirato del solito.
Fa ancora meno in Polvere di stelle di Alberto Sordi (1973), perché il suo ruolo viene soppresso in fase di montaggio.

Sedicianni di Tiziano Longo (1973) è invece un film da protagonista che la Galleani interpreta con disinvoltura per via dell’aspetto giovanile.
Ci sono anche Eva Czemerys (mamma) e Giorgio Ardisson (padre), mentre la Galleani è la viziosa figlioletta sedicenne che porta via l’amante alla madre (Antonio De Teffè). Questa è la prima commedia erotica interpretata da Ely Galleani, che si esibisce in alcune scene di nudo malizioso e soprattutto in atteggiamenti da lolita sfoggiati per irretire l’adulto.
Il film fa scalpore e si becca un divieto ai minori di anni diciotto, dopo essere stato sequestrato e rilasciato. La produzione sfrutta l’evento per vendere la pellicola scrivendo sui manifesti a caratteri cubitali: “Finalmente libero! In edizione assolutamente integrale. Ecco un film che presenta gli ambigui risvolti del primo abbandono sessuale di una sedicenne”.
“Questi film hanno avuto un unico grande merito, ovvero quello di essere stati girati con due lire e aver fatto una montagna di soldi al botteghino. Io presi soltanto un milione di lire per Sedicianni, confessa Ely Galleani in un’intervista a “Cine 70”.

Tiziano Longo la vuole anche sul set di La prova d’amore (1974), altro erotico conturbante che manda in crisi i censori del periodo e fa sognare tanti ragazzini alle prime esperienze.
Ely Galleani è la protagonista di un melodramma erotico accanto a Bruno Zanini, ma c’è anche Jenny Tamburi che conferisce un tocco di ulteriore sensualità. La Galleani è una ragazzina illibata che si concede al compagno Bruno Zanin, ma dopo esserci andata a letto e aver dato “la prova d’amore” si accorge che è un poco di buono e che lei ha sprecato la sua verginità.

Il sorriso del grande tentatore di Damiano Damiani (1973) è un film d’autore, il primo film italiano dove si usa la steadycam, un lavoro importante a tinte horror dove Ely ha un piccolo ruolo. Lavora per la televisione nello sceneggiato in cinque puntate Ritratto di donna velata di Flaminio Bollini (1975) e ancora nel poliziottesco con Mark il poliziotto spara per primo di Stelvio Massi (1975), insieme allo sfortunato Marco Gasparri: film cult per la presenza del pugile Nino Benvenuti nelle vesti di attore.
Ely Galleani non ama molto il poliziottesco come genere: una persona molto solare in mezzo a tutti quei morti ammazzati e a quelle sparatorie non si sente a proprio agio. “Erano film che non potevano fare del bene alla nostra cultura, vi si riproponeva il vecchio standard di uomo macho uguale a italiano con pistola”, spiega Ely a Carpentieri che la intervista per “Cine 70”.

Ely Galleani e Laura Gemser

Un nuovo apporto di Ely Galleani al cinema erotico italiano arriva attraverso Joe D’Amato prima con Emanuelle Nera – Orient Reportage (1975), poi con Eva nera (1976) e infine con La via della prostituzione (1977), pellicole che abbiamo già analizzato a fondo parlando di Laura Gemser.

Dobbiamo aggiungere solo che in questi film Ely si spoglia abbastanza e rimane coinvolta in scene d’amore con ambientazioni esotiche. Il suo rapporto con Laura Gemser non è dei migliori perché, a quanto dice la Galleani, pare che la bella indonesiana “se la tirasse parecchio”. In ogni caso le pellicole di Massaccesi sono una grande occasione per girare il mondo, che la nostra attrice sfrutta in pieno.

E la notte si tinse di sangue di Denis Héroux (1976) è l’unico film horror interpretato dalla Galleani, girato a Dublino, fianco a fianco alla stellina nascente Leonora Fani.

Il genio di Claude Pinoteau (1976), il futuro regista de Il tempo delle mele (1980), è un film che fa incontrare Ely Galleani con Agostina Belli, ma non c’è grande feeling tra le due attrici.

Ely Galleani in La dottoressa sotto il lenzuolo


La dottoressa sotto il lenzuolo
di Gianni Martucci (1976) rientra nei nostri interessi perché siamo di nuovo nel campo della commedia erotica. Ne abbiamo già parlato a proposito di Orchidea De Sanctis che, insieme a Karin Schubert, ne è la vera protagonista.
Ely Galleani è la ragazza un po’ puttana di Alvaro Vitali, il quale ha messo in piedi un giro di squillo di lusso. Ely Galleani la incontriamo subito come fidanzata di Vitali al cinema mentre i due colombi vedono un film con protagonista Montagnani, subito dopo passiamo a casa di lei per la prova di un bikini rosso fatto all’uncinetto. Nel film sfoggia un bel nudo integrale durante una spiata di Vitali dal buco della serratura.

Una donna chiamata Apache di Giorgio Mariuzzo (1976) è una sorta di Soldato blu all’italiana condito di erotismo e violenza, ma la Galleani interpreta solo una ragazza apache con l’aiuto di due trecce posticce.
Un pessimo film girato a Viareggio e si vuol far credere che siamo nel Far West.

Operazione kappa… sparate a vista di Luigi Petrini (1977) è un altro lavoro di scarso interesse, mentre migliore risulta Nero veneziano di Ugo Liberatore (1977), un horror psicologico e soprannaturale ben fotografato e diretto di ambientazione lagunare.

Casotto di Sergio Citti (1977) è un film d’autore ma Ely è soltanto la ragazza nuda al ruscello, una bella presenza e niente più.

Di Cugine mie di Marcello Avallone (1977) abbiamo già parlato a proposito di Franca Gonella e in questa sede resta solo da aggiungere che la Galleani è Irene, una delle scatenate cuginette sexy. In questo periodo non viene scritturata per Yeti, il gigante del ventesimo secolo (1977), film al quale avrebbe tenuto, sia per il suo amore verso i ruoli fumettistici che per meri motivi economici. Il ruolo va ad Antonella Interlenghi.

La carriera della bella attrice si conclude con un film come I grossi bestioni di Jean-Marie Pallardy (1977) e l’apparizione televisiva nella miniserie in sei puntate Fonografo italiano di Silvio Ferri (1979).

Il suo ultimo lavoro, inedito in Italia, è Les Déchîanements pervers de Manuela di Paolo Moffa (1983).
Non perdiamo niente perché si tratta solo di un film di montaggio con scene di recupero tratte da La via della prostituzione di Joe D’Amato.

Oggi Ely Galleani è fuori dal mondo dello spettacolo, si occupa di uno studio di ragioneria, è appassionata di archeologia e di antiche iscrizioni, interessi che coltiva da sempre.
Non ama la carta stampata, a parte i giornali economici che le servono per lavoro, ma non ha un bel rapporto neppure con la televisione che spesso accende solo per solitudine (come facciamo in molti).

Noi la vogliamo ricordare come presenza dolce e maliziosa nei pochi film erotici che ha interpretato e che sono rimasti tra le pietre miliari di un cinema che non tornerà più.

FILMOGRAFIA DI ELY GALLEANI

La caduta degli dei di Luchino Visconti (1968)
Morte a Venezia di Luchino Visconti (1969)
Quella piccola differenza di Duccio Tessari (1969)
Cinque bambole per la luna d’agosto di Mario Bava (1969)
Una lucertola con la pelle di donna di Lucio Fulci (1970)
Incontro di Piero Schivazzappa (1970)
Il prete sposato di Marco Vicario (1970)
Qué cosas tiene el amor! di Gérman Morente (1970)
Roma bene di Carlo Lizzani (1971)
In nome del popolo italiano di Dino Risi (1971)
Gli orrori del castello di Norimberga di Mario Bava (1971)
Senza ragione di Silvio Narizzano (1972)
La polizia incrimina, la legge assolve di Enzo G. Castellari (1972)
Baba Yaga di Corrado Farina (1972)
Sono stato io di Alberto Lattuada (1972)
Jus primae noctis di Pasquale Festa Campanile (1 72)
Polvere di stelle di Alberto Sordi (1973)
Sedicianni di Tiziano Longo (1973)
La prova d’amore di Tiziano Longo (1974)
Il sorriso del grande tentatore di Damiano Damiani (1973)
Ritratto di donna velata di Flaminio Bollini (TV) (1975)
Mark il poliziotto spara per primo di Stelvio Massi (1975)
Emanuelle Nera – Orient Reportage di Joe D’Amato (1975)
Eva nera di Joe D’Amato (1976)
E la notte si tinse di sangue di Denis Héroux (1976)
Il genio di Claude Pinoteau (1976)
La dottoressa sotto il lenzuolo di Gianni Martucci (1976)
Una donna chiamata Apache di Giorgio Mariuzzo (1976)
Operazione kappa… sparate a vista di Luigi Petrini (1977)
Nero veneziano di Ugo Liberatore (1977)
Casotto di Sergio Citti (1977)
La via della prostituzione di Joe D’Amato (1977)
Cugine mie di Marcello Avallone (1977)
I grossi bestioni di Jean-Marie Pallardy (1977)
Fonografo italiano di Silvio Ferri (TV) (1979)
Les Déchîanements pervers de Manuela di Paolo Moffa (1983)

 

L’ultimo libro di Gordiano Lupi: “Storia della commedia sexy all’italiana, volume 1 – Da Sergio Martino a Nello Rossati”, Sensoinverso Edizioni 2017

 

 

 

1 commento

  1. Nelle prime due foto l’attrice con i paramenti da sacerdotessa non è Ely Galleani ma Angela Covello in Baba Yaga, la Galleani nel film, come si nota anche dalle foto, ha un body di pelle con le borchie.

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