IL CREATIVO DOTTOR DESTINO DI WALLY WOOD

Il nome di Wally Wood ancora oggi riesce a scaldare i cuori degli appassionati. Sicuramente si tratta di uno dei più grandi fumettisti americani di tutti i tempi. Le sue opere più rinomate sono quelle realizzate per gli albi della Ec Comics, la casa editrice di William Gaines, in particolare la rivista Mad.

Una storia di fantascienza disegnata da Wally Wood nei primi anni cinquanta per gli albi della Ec Comics
Nel suo vagabondare tra le case editrici dopo essere stato cacciato da Mad nei primi anni sessanta per il suo carattere un po’ difficile (era alcolista), Wally Wood disegnò in più di una occasione per la Marvel. È celebrato il suo lavoro su Devil (ne parliamo qui), nel quale ha rilanciato un personaggio che stentava a ingranare. Meno noto è il suo ritorno alla Marvel agli albori degli anni settanta, sfociato in quattro stupendi episodi con il Dottor Destino come protagonista.
Nell’agosto del 1970 viene data alle stampe una testata che pubblica contemporaneamente le opere di due pezzi da novanta del fumetto americano: Jack Kirby e Wally Wood. L’albo, che si chiama Astonishing Tales, contiene un episodio di Ka-Zar di una decina di pagine realizzato da Jack Kirby, accoppiato a un episodio di Dr. Doom (Dottor Destino) a firma Wally Wood.
Il Ka-Zar di Kirby è una festa per gli occhi come il Dottor Destino di Wood è una bomba sotto ogni punto di vista. Il Dottor Destino è il supernemico dei Fantastici Quattro creato da Stan Lee e Jack Kirby, il cui carisma e la complessa personalità si prestano a farne una figura protagonista. Peraltro questa era la prima volta che a un supercriminale Marvel veniva data una serie tutta sua.
L’opera è interamente invenzione di Wally Wood, che sceglie il personaggio principale, scrive la storia, crea i personaggi di contorno, realizza le matite e l’inchiostrazione. Stan Lee non mise mani ai testi, probabilmente per le discussioni che aveva avuto con Wood ai tempi di Devil, lasciando il compito di renderli più in “stile Marvel” prima a Roy Thomas e poi al fratello Larry Lieber. Lo stesso Roy Thomas, braccio destro di Stan Lee, si dichiarò sorpreso quando si accorse che la prima storia era uscita senza riportare i crediti di Wood se non come sceneggiatore almeno per il fondamentale apporto dato alla costruzione dell’intreccio. Finì come era finita con Devil: Wood abbandonò la serie di colpo e se ne andò. Dato che le storie erano state preparate con alcuni mesi di anticipo si accorse tardi di non essere accreditato anche come sceneggiatore, quindi almeno quattro suoi episodi poterono uscire.
Analizziamo questo breve arco narrativo che senza dubbio rappresenta uno degli apici della carriera di Wally Wood, il quale, a 43 anni, era ormai padrone assoluto del disegno che plasmava e riplasmava in continuazione con risultati sempre nuovi e sorprendenti.
Si inizia con una splash page che unisce alcune immagini classiche di Wood: la possente figura del Dottor Destino in una posa carismatica, perfettamente definita dalle ombre generate dalla doppia fonte di illuminazione. Associata a una gigantesca luna resa con splendidi dettagli dei crateri già apparsa più volte nel lavoro di Wood a partire da una storia di Spirit degli anni cinquanta. In quel periodo la Luna era anche al centro dell’attenzione mondiale per gli sbarchi della Nasa.

Una tavola di Spirit, il personaggio di Will Eisner, disegnata da Wally Wood nei primi anni cinquanta
Wally Wood mescola con grande fantasia immagini provenienti da diverse fonti, dando vita ogni volta a qualcosa di nuovo. Ecco in poche pagine succedersi immagini tratte dalla superficie lunare che sembrano uscire dall’albo Weird Science della Ec Comics, del quale Wood era il maggiore disegnatore (o dai giornali dell’epoca che raccontavano le missioni della Nasa), con le architetture medievali degli scorci urbani di Latveria che sembrano tratte dalla tavola domenicale che sempre Wood disegnò per Principe Valiant il 15 novembre 1970. Era una prova richiesta dal disegnatore titolare Hal Foster, prossimo alla pensione, che poi preferì consegnare il personaggio al meno caratterizzato John Cullen Murphy.

L’unica tavola domenicale disegnata da Wally Wood, nel 1970, del Principe Valiant
A pagina tre di questo primo episodio di Dottor Destino compare uno dei classici personaggi dei fumetti dell’orrore: la mummia, almeno nel suo aspetto esteriore.
E a pagina quattro una ulteriore figura classica: una bellezza selvaggia e conturbante dalle fattezze gitane che ricordano Esmeralda di “Notre Dame”.
Ma il personaggio principale è il principe Rudolfo, il quale accusa Victor Von Doom di essere un usurpatore rivendicando per sé il trono del piccolo regno di Latveria.
L’assalto dei ribelli al castello è un’occasione per vedere in azione il metodo di lavoro di Wally Wood, oltre alla sua capacità di riciclare le sue immagini. Del resto il disegnatore era noto per avere affermato: “Non disegnare mai nulla che puoi copiare, non copiare mai ciò che puoi ricalcare, non ricalcare mai nulla che puoi ritagliare e incollare”.

Qui e nelle tre strisce sotto i disegni di Wally Wood per Devil riciclati negli episodi del Dottor Destino
Nei successivi episodi la storia del Dottor Destino si amplia e meglio si definiscono le figure dei comprimari. Il principe Rudolfo a capo di un pugno di ribelli va all’assalto del castello di Destino. La sua figura ricorda quella del tipico protagonista dei racconti di fantascienza, una sorta di capitano James Kirk di Star Trek.
All’epoca forse nessuno come Wood riusciva a ritrarre in modo tanto credibile il futuribile, a tracciare la sottile linea che separa umani e alieni.
Nella storia prende inoltre forma il personaggio di Senzavolto, un essere alieno vestito con una tuta da astronauta e la testa nascosta dentro un casco spaziale dal vetro oscurato. Nel disegnarlo Wood mette in mostra la propria tecnica: il modo inquietante in cui sapeva utilizzare giochi d’ombra e di luce sempre nuovi per creare atmosfera.
Bastano i riflessi di luce che si formano sul casco di Senzavolto a renderlo un personaggio inquietante, una specie di Darth Vader ante litteram. Wood non disegnava soltanto le cose, ne esplorava i dettagli e le ombre ben al di là di quanto richiesto dal racconto. Sperimentava costantemente alla ricerca di soluzioni nuove e sorprendenti. Anche sullo stesso Dr. Doom riesce a infondere tutta la magia e il sense of wonder della fantascienza classica.
A un certo punto si manifesta in pieno il potere della “mummia”, un androide creato dal Dottor Destino per essere invincibile, che Wood sembra aver ripreso da uno dei tanti suoi lavori per la Ec Comics degli anni cinquanta. La suspence raggiunge l’apice in una sfida tra Destino, Senzavolto e la “mummia”, che si fronteggiano in una situazione di stallo. La situazione volge a favore di Destino, che riesce a prendere il controllo mentale dell’androide e a scatenarlo contro Senzavolto.
Si tratta di una sequenza di pura azione, che trova il suo apice in un colpo di scena: quando Senzavolto si rivela una forma aliena sferica dotata di zampe ragnesche, la quale abbandona il corpo umanoide.
Wood aveva imparato a disegnare le scene di azione su Devil, ma era stato con il suo lavoro alla casa editrice Tower su T.h.u.n.d.e.r Agents che si era affermato come uno dei massimi realizzatori di sequenze dinamiche. Su queste tavole dà realmente il massimo: ci sono muri disintegrati, scoppi da tutte le parti, uomini che volano, castelli che si sbriciolano, come nella migliore tradizione Marvel.
Delude un po’ il quarto episodio, quello che vede il Teschio Rosso opporsi al Dottor Destino. Meno curato nel disegno, con vignette più grandi e meno dettagliate nei particolari. Forse in parte affidate, da un disegnatore ormai sul piede di partenza, a qualche collaboratore…
Davvero molto interessante. Un episodio nella travagliata vita di Wally Wood che non conoscevo proprio. Qua bisogna tirar fuori i FQ Corno e rileggere queste storie. Grazie, Gianluca, per avermene dato venire la voglia.
Non lo sapevo che W.W. avesse disegnato Prince Valiant ma il mio intuito mi aveva portato ad accostarlo ad Hal Foster, come ho scritto nel mio commento al Devil di Wood. Comunque bello l’articolo. Mi piacerebbe saperne di più su questo grande artista.