GINO BOCCASILE, L’ILLUSTRATORE ITALIANO DELLE SS
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Forse la più famosa illustrazione di Gino Boccasile è quella di un “negraccio americano” che cinge i fianchi della Venere di Milo: la candida statua rappresenta una indifesa donna italiana.
“I tedeschi lo costringevano a disegnare i manifesti per la Repubblica di Salò con i mitra puntati addosso”: questa è l’ingenua ricostruzione che mi dava un mio compagno di scuola nipote del grande illustratore Gino Boccasile (1901-1952).
In realtà, Boccasile faceva quei manifesti perché i tedeschi lo pagavano bene e perché era fascista come la maggior parte degli italiani. Anzi, era più fascista della media: entrato nelle SS con il grado di tenente, aveva posizioni oltranziste che non abbandonerà neppure dopo la guerra.
La critica a volte ritiene che ricordare l’adesione al fascismo o al nazismo di un autore significhi non poterlo più considerare un artista. Come se un artista debba per forza essere una persona raccomandabile. In realtà, dire che Tizio è stato fascista e Caio nazista non significa togliere qualcosa alle loro capacità, ma comprenderne meglio l’opera.
Trasferitosi dalla natia Puglia a Milano, dopo una carriera fatta di tanti successi come illustratore, Gino Boccasile inizia a realizzare manifesti propagandistici per il Ministero della guerra del Regno d’Italia.
Dipinge, per esempio, i nuovi samurai giapponesi, nostri alleati, in lotta contro americani e inglesi.
All’inizio, la dea della Vittoria sembra davvero sorridere a tedeschi e giapponesi, mentre sul campo di battaglia gli italiani fanno quasi sempre brutta figura.
Prendendo una decisione assurda, Benito Mussolini manda i giovani soldati italiani a morire nelle fredde steppe russe, a fianco dell’alleato tedesco.
La Russia comunista è considerata dal fascismo un nemico mortale. Anche se, prima della guerra, Mussolini aveva rapporti cordiali con quel Paese.
Le colonie dell’Africa orientale sono irrimediabilmente perdute. Una volta tanto, gli italiani combattono con eroismo gli inglesi in Etiopia (dopo averla conquistata con le bombe a gas vietate dalle leggi di guerra).
Anche la Libia è persa malgrado gli sforzi del generale tedesco Rommel, la sopravvalutata volpe del deserto.
L’idea di strappare i denti d’oro agli inglesi, definiti “plutocratici” da Mussolini, è una pura illusionePer il fascismo, gli inglesi detengono la ricchezza mondiale attraverso l’alta finanza: sono il corrispettivo degli ebrei per Hitler.
I britannici vengono rappresentati nella tradizionale caricatura del grassone John Bull: c’è un linguaggio iconografico internazionale della satira.
Favoleggiare future vittorie costa una semplice sottoscrizione…
Mentre l’uomo combatte al fronte, la donna italiana stringe i denti per fare quadrare il bilancio familiare. In realtà gli italiani, almeno all’inizio della guerra, non si sacrificano molto: Mussolini spende poco per armare i soldati, dato che non vuole abbassare il tenore di vita della popolazione.
Il governo inglese, invece, impone subito altissimi sacrifici economici ai cittadini. Anche oggi, i governi di Regno Unito e Italia si comportano allo stesso modo davanti a una grave crisi: uno seriamente, l’altro cialtronescamente.
Gli inglesi avevano decifrato il codice con il quale i tedeschi comunicavano tra loro. Per non fare capire che lo conoscevano, si limitavano ad affondare le navi da guerra italiane, delle quali i tedeschi trasmettevano la rotta.
Di fronte alla distruzione della nostra flotta, l’unica cosa di potente che avevamo a livello militare, si comincia a pensare che la gente parli troppo.
Il 25 luglio 1943, dopo l’invasione alleata della Sicilia, la maggioranza dei dirigenti fascisti è stanca dei fallimenti di Mussolini e lo sfiducia.
Il re ne approfitta per fare cadere il governo Mussolini e nominare il maresciallo Badoglio nuovo primo ministro. Entrambi, peraltro, avevano fermamente voluto entrare in guerra al fianco degli inizialmente vittoriosi tedeschi esattamente come il duce.
L’8 settembre del 1943, re Vittorio Emanuele III e il capo di governo Pietro Badoglio abbandonano i tedeschi per mettersi dalla parte degli Alleati: inizia la guerra civile.
Gino Boccasile realizza ora i manifesti nel Nord occupato dai tedeschi, come tenente delle SS italiane.
Il vecchio garibaldino, ormai centenario, piange per il tradimento del re. Non si capisce perché, dato che a essere traditi, semmai, sono stati i nostri ex alleati tedeschi.
Malgrado le apparenze, Mussolini non comanda più niente. Sono i tedeschi a dettare legge, quindi bisogna presentarli in chiave positiva. Lavoro non facile, data l’antipatia che emanano.
Italiani e tedeschi uniti nella lotta.
Gli aerei italiani sono ormai pochissimi: battaglie come queste i fascisti se le sognano. Anche i tedeschi hanno praticamente perso l’aviazione.
Piuttosto, sono i velivoli nemici a fare paura.
Gli europeisti del manifesto qui sotto sono dominati della Germania: inglesi e americani sono gli antieuropei.
Naturalmente dietro le potenze anglosassoni ci sono i soliti pericolosissimi ebrei.
Gino Boccasile ha firmato il Manifesto della razza, un testo che definisce gli ebrei esseri inferiori. Come hanno fatto molti altri, del resto. Per esempio, il futuro partigiano e giornalista di sinistra Giorgio Bocca.
Alcune giovani donne si arruolano come volontarie nel corpo delle ausiliarie. Non combattono praticamente mai, ma alla fine della guerra verranno violentate in massa.
Il nemico deride gli italiani che si massacrano tra loro, dividendosi in “eroici” fascisti e “vigliacchi” antifascisti.
Boccasile ha sempre un occhio di riguardo per le sue care SS. Che un italiano come lui faccia parte di un corpo militare straniero, per quanto alleato, non lo disturbava affatto.
L’esercito degli italiani al fianco dei tedeschi è composto da unità con diverse divise e comandanti che non interagiscono tra loro. In realtà, non combattono neppure, perché i tedeschi non si fidano delle loro capacità militari.
L’unica a guerreggiare davvero è la Decima Mas, una flottiglia della quale fa parte anche Mario Oriani, il futuro direttore del grande “Corriere dei Piccoli” degli anni sessanta e fondatore del settimanale “Amica”.
Qui si plaude con il “pollice verso” ai bombardamenti delle V1 e V2 tedesche su Londra, esagerandone un po’ gli effetti.
Ma quando tocca all’Italia, si pensa subito alle povere vittime.
I bombardamenti terroristici sulle popolazioni inermi erano stati iniziati dai tedeschi e in seguito adottati come rappresaglia da inglesi e americani.
La coppia di gangster composta dal presidente americano Roosevelt e dal primo ministro inglese Churchill contempla le rovine che ha provocato nelle città italiane.
Ormai c’è poco da fare, i “negracci” americani ci hanno invaso e fanno a pezzi il nostro patrimonio culturale insieme agli emblemi della religione cattolica.
La guerra finisce e Gino Boccasile torna a essere il quotato illustratore di prima. Nessuna punizione: siamo italiani, brava gente.
Per approfondire l’argomento con il supporto di altre immagini, vai nel nostro gruppo di Facebook Anni Trenta.
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Chjssà se Boccasile nel dopoguerra era iscritto al Movimento Sociale o peggio ancora.
Non so nemmeno se di lui restino interventi scritti tipo memoriali oppure semplicemente articoli su quotidiani o settimanali a lui congeniali.
Chissà se fra i lettori -che mi si dice siano numerosissimi, ma poco propensi al dialogo scritto- c’è qualcuno che è ferraro su questo aspetto specifico della materia??
Sauro di certo, anche se è impegnatissimo a selezionare per poi fare l’approccio o meno, con le sue più appetibili fans, che oltre sd essere giovani ed infoiate di lui, sono espertissime di fumetti ma per un inspiegabile pudore si firmano con nicknames maschili, tanto che se andiamo a rirozzolare nel suo ormai imbalsamato blog, è chiaro che son tutte donne questi strani followers celati sotto improbabili nomi di penna, quasi tutti fuorchè l’unica che si ferma al femminile e che il solito uccelllino cinguetta che può darsi, forse, potrebbe essere viceversa un vivace maschietto!
Uno strano gioco degli specchio con immagini che sono più vere del reale, o viceversa!!
Leggo adesso questo ottimo articolo. Anche oggi come ieri siamo sempre i soliti cialtroni. C’è sempre un plutocratico dell’alta finanza da ammazzare dopo che c’hanno bevuto e mangiato insieme. Ma soprattutto si sparano cazzate e slogan per un popolo spesso ignorante e circense.
Nel panorama all’insegna del negazionismo, dall’amnesia e dall’analfabetismo storico che caratterizza il nostro tempo, pezzi come questo, corredati e arricchiti dall’iconografia dell’epoca in cui l’essere disinvolti voltagabbana ci ha fatto meritare l’Oscar, si rivelano utili, se non indispensabili, per scrollare dal sonno comatoso smemorati di ogni età e soprattutto le nuove generazioni. Sono queste, infatti, le più vulnerabili per mancanza totale di conoscenza e di spirito critico, ad essere in balia dei rigurgiti di certa propaganda che mira più alle budella doloranti e vuote che alle cortecce cerebrali. Il linguaggio, semplice, diretto e mai banale, è in grado di arrivare ad un ampio target di pubblico in modo trasversale, azzerando le differenze socio-culturali e rispettando il concetto di “CULTURA POP” nella sua accezione più nobile ed efficace. Splendido articolo e immenso Sauro Pennacchioli. Questo è il POP che ritengo indispensabile e in cui mi riconosco.
condivido appieno quanto Lei, Tiziana, ha scritto in data 27 settembre 2016 re- l’articolo di Pennacchioni su Boccasile
[…] ha rilanciato “Le Grandi Firme”, il settimanale di Pitigrilli con le copertine di Gino Boccasile. Soprattutto, ha lanciato il settore dei fumetti grazie ai personaggi Disney: il grande […]
Ma chi l’ha scritto questo articolo? L’AMPI (criminali di guerra mai processati ma anzi glorificati e ricompensati), oppure qualche compagno, certo che Boccasile era fascista, il tuo povero compagno di classe si è dovuto giustificare per sopravvivere alla vostra guerra fredda.
che articolo di merd sei proprio un figlio di unag ran puttana di deve venire untumore.
che le ausiliarie della RSI siano state “violentate in massa” è propaganda da quattro soldi.
peccato
Sono nei testi degli storici professionisti.
L’ideologia dei suoi manifesti fa vomitare, però bisogna dire che come illustratore era bravo.