MI SONO PIACIUTI I PRIMI CENTO NUMERI, POI HO SMESSO

MI SONO PIACIUTI I PRIMI CENTO NUMERI, POI HO SMESSO

Quante volte nelle discussioni tra appassionati di fumetti si sente ripetere la frase “mi sono piaciuti i primi cento numeri, poi ho smesso di comprarlo”?
Accade veramente così spesso questo fenomeno? Può essere che, per qualche oscura ragione, un personaggio dei fumetti è destinato a esaurire la sua ragione d’essere nell’arco dei primi cento numeri? Veramente in cento numeri un fumetto ha detto tutto quello che aveva da dire e continuare la serie significa inevitabilmente ripetersi rimescolando le solite cose ormai trite e ritrite?

Abbiamo effettuato una breve analisi su dieci fumetti celebri, italiani e esteri, per vedere come stanno le cose.

 

 

Kriminal

Kriminal di Max Bunker e Magnus esce nell’agosto del 1964 con periodicità mensile. Nel 1965 la periodicità diventa quattordicinale e nel 1966 addirittura settimanale. Questo a testimonianza del crescente successo della pubblicazione. I primi cinquanta numeri della serie vedono Kriminal nei panni dell’implacabile assassino: fa fuori uomini e donne senza distinzioni. Finché, nel numero 55, “Dramma in collegio”, arriva Lola, con la quale Kriminal si fidanza. Da questo momento, il protagonista comincia a perdere lentamente quelle caratteristiche di omicida sadico e violento che ne avevano decretato il successo.

 

sono cose a cui bisogna abituarsi

 

Per esempio, nel numero 69, “Perry non si tocca”, Kriminal si prodiga per salvare un bambino in pericolo. Il numero degli albi disegnati dal 101 al 200 scritti da Max Bunker e disegnati da Magnus diminuisce parecchio, nuocendo gravemente alla qualità del prodotto. D’altra parte anche nei numeri firmati dalla coppia Kriminal subisce una sorta di mutazione genetica, diventando il paladino di una particolare forma di giustizia. Lotta principalmente contro criminali dalle caratteristiche fantascientifiche, come Mister Ypsilon, più che con la polizia. Il calo qualitativo tra i primi cento numeri e quelli successivi è dovuto, quindi, dal continuo disimpegno dei creatori e dall’ammorbidirsi del personaggio come conseguenza dei continui sequestri da parte della magistratura.

 

Satanik

Satanik, sempre di Max Bunker e Magnus, esce nel dicembre del 1964 con periodicità mensile, l’anno seguente passa a quattordicinale. Magnus ama particolarmente il personaggio del quale disegna i primi nove numeri da cima a fondo, e in totale ben ventisei sui primi 36. Dei primi 100 ne disegnerà 50, la metà. Satanik all’inizio è assolutamente sadica e perversa, per il denaro uccide spesso e volentieri. Con il numero 38, “Non voglio morire”, si innamora e comincia ad ammorbidirsi dal punto di vista caratteriale. 


S

 

Nei successivi cento numeri Max Bunker e Magnus praticamente abbandonano il personaggio, disegnandone solo 12 numeri. Interessante esordio di Giovanni Romanini con il numero 146 nel 1970, su testi di Max Bunker, che non riesce comunque a colmare il vuoto lasciato dal disegnatore titolare. Il personaggio progressivamente abbandonato a se stesso e ammorbidito nelle scene violente sempre per gli stessi motivi di Kriminal, è destinato alla chiusura. Molto ha giocato il fatto che dal 1969 Max Bunker e Magnus hanno concentrato tutti i loro sforzi su Alan Ford.

 

Tex

Tutti i primi cento numeri di Tex sono scritti da Giovanni Luigi Bonelli. Quando Tex raggiunge il centesimo albo nel formato attuale il personaggio ha già ventun anni, eppure deve ancora dare molto. Ci sono stati alcuni numeri molto riusciti, soprattutto quelli dove il ranger combatte l’arcinemico Mefisto, ma la sensazione è che il potenziale della creatura bonelliana non sia esplorato completamente. Se il grande successo gli viene dai primi cento numeri, forse per le maniere spicce del personaggio che esaltavano l’italiano medio, la qualità aumenterà dopo, quando Sergio Bonelli, senza firmarsi, interviene come editor nei testi del padre per renderli più realistici, e poi alternandolo come sceneggiatore.

 

cento numeri

 


Dal numero 100 al 150 vediamo Gian Luigi Bonelli, seguito dal figlio, snocciolare uno dopo l’altro una serie di capolavori indimenticabili. Nel periodo che va dal 1969 al 1973 l’autore milanese, ormai sessantenne, dà il meglio di sé. Sergio Bonelli firma con lo pseudonimo Guido Nolitta poche storie,
tra le quali spicca il capolavoro “El Muerto”. Ai disegni, oltre al grande Galep, si alternano una serie di validissimi disegnatori come Gugliemo Letteri, Giovanni Ticci ed Erio Nicolò. I quali, con i loro stili riconoscibilissimi per quanto sempre sul solco della tradizione, danno un contributo fondamentale alla caratterizzazione del personaggio entrando nel cuore dei lettori. Nel caso di Tex, quindi, ai primi 100 numeri ne sono seguiti altri altrettanto validi.

 

Zagor

Zagor, personaggio creato nel 1961 da Sergio Bonelli/Guido Nolitta e forse soprattutto da Gallieno Ferri, ha un avvio lento. Prima scritto dallo stesso disegnatore, con Sergio Bonelli supervisore, passa brevemente nelle mani di Gian Luigi Bonelli per arrivare al grande successo con Sergio Nolitta. Tra i primi cento numeri scritti per lo più da Sergio Bonelli abbiamo le storie con tinte fantascientifiche, come quelle contro il robot gigante Titan, e quelle horror o misteriose come quella contro il vampiro e l’epopea di Odissea americana.

 

Everpop

 

 

Nei numeri successivi, forse per effetto della sua crescente collaborazione con Tex, Sergio Bonelli tende a un maggiore realismo, nuocendo un poco al personaggio. Nel 1975, creando Mister No, se ne distacca completamente. Nel frattempo, però, aveva prodotto altre storie avvincenti e introdotto nuovi nemici come Kandrax il mago, l’Uomo Tigre e Dharma la strega. Validi anche i contributi di Tiziano Sclavi come “Il signore nero”, nel n. 195. Se i primi cento sono dei classici, in seguito si avverte una decadenza leggera, ma continua, soprattutto quando Decio Canzio, diventato supervisore della serie, limita fortemente l’aspetto fantastico di Zagor.

 

L’Uomo Ragno

I primi cento numeri dell‘Uomo Ragno costituiscono una icona generazionale con la quale è complicato avere a che fare. Sostanzialmente racchiudono l’intera mitica run di Steve Ditko e quasi tutta quella di John Romita. Le storie sono firmate da Stan Lee, anche se il suo intervento ai testi era soprattutto per i dialoghi. La cesura fondamentale è tra quelli disegnati (e in gran parte scritti) da Ditko, dove vengono creati le situazioni e i personaggi, e i successivi di Romita, dove il tutto viene rielaborato in chiave più “moderna”.

 

 


Nei successivi cento numeri tutto cambia: Romita lascia i disegni diventando art director della Marvel e pure Lee smette di scrivere quando gli albi Marvel da seguire cominciano a moltiplicarsi. Una nuova generazione di autori si affaccia alla ribalta: Gil Kane e Ross Andru come disegnatori, Roy Thomas e Gerry Conway come scrittori. Non basta il colpo di teatro della morte di Gwen Stacy per risollevare la baracca: l’incantesimo è decisamente finito. In conclusione, tra i primi 100 numeri dell’Uomo Ragno e quelli successivi non c’è paragone. Il personaggio si è standardizzato, vivendo del successo iniziale.

 

I Fantastici Quattro

Anche i primi cento numeri dei Fantastici Quattro di Stan Lee e Jack Kirby fanno parte della mitologia della casa delle idee. Anzi, la Marvel della silver age si fonda su questo quartetto. Abbiamo la coppia Lee-Kirby al suo meglio in dieci anni di turbolenta collaborazione che ha dato vita a un intero universo fumettistico. Storie fantastiche e supercriminali indimenticabili, all’interno di una continuity che trova il suo apice nella trilogia di Galactus.

 

cento numeri

 


La serie, più che per le storie, è importante per l’esplosione creativa che ha lanciato diversi spin-off, da Silver Surfer e Pantera Nera. In realtà questi cento numeri sono da dividere in due, la prima metà, realizzata con disegni veloci perché pagati poco, introduce tutte le idee. Nella seconda, realizzata con maggiore cura, Jack Kirby riutilizza i vecchi personaggi rifiutandosi di crearne di nuovi perché non vede riconosciuto il suo ruolo di co-sceneggiatore.
Dopo Kirby, si punterà sui disegni di John Romita e John Buscema. Fatica inutile. I primi cento numeri dei Fantastici Quattro rimangono un’esperienza creativa irripetibile.

 

L’incredibile Devil

Diciamocelo: i primi cento numeri di Devil non sono un granché, se si eccettuano i 6 gioiellini firmati da Wally Wood, che verso la fine riesce anche a fare a meno di Stan Lee per i testi. Pure i primissimi numeri e quelli successivi a Wood, disegnati da John Romita, hanno elementi di interesse. Ma la lunga run di Gene Colan è piuttosto deludente: ottimi disegni con storie inconcludenti e avversari senza personalità. Essendo Lee essenzialmente un dialoghista, molto dipendeva dalle doti di sceneggiatore… del disegnatore, e Colan non ne aveva molte.

 

cento numeri

 


Cambiano gli autori. La serie da mensile diventa bimestrale, si cerca anche di formare la coppia Devil e Vedova Nera, ma i risultati non si vedono. Solo con l’arrivo di Frank Miller alle matite con il numero 158 la serie inizia a risvegliarsi, e sarà con il passaggio di Miller anche ai testi con il numero 168 che spiccherà il volo. Indimenticabile la saga di Elektra, che si conclude con l’ennesima morte spezzacuori di un personaggio femminile.
Nel caso di Devil, quindi, i secondi cento numeri sono superiori ai primi. In questo periodo il personaggio acquisisce le sue caratteristiche definitive e vive le storie più significative. Se Devil è sopravvissuto ai primi scialbi cento numeri lo si deve solo al fatto che veniva trascinato dagli altri personaggi della Marvel, nel pieno del loro successo.

 

X-Men

Quella che diventerà una delle testate Marvel di maggior successo non parte col piede giusto. Ennesimo parto della coppia Lee-Kirby, si fonda su un idea originale: i mutanti. La mutazione genetica che da un lato regala poteri sovrumani e dall’altro rende emarginati è una trovata piena di fascino. Jack Kirby disegna i primi 17 numeri, che contengono già tutti gli elementi caratteristici della serie. Tra i nemici compaiono Magneto, lo Straniero, Juggernaut e le Sentinelle. Ciò che fa crollare la serie è l’abbandono di Kirby, avvenuto troppo presto, al quale seguono autori non all’altezza. Quando le copie vendute sono ormai precipitate si cerca di ricorrere ai ripari con un rilancio nel numero 56, affidato alla coppia Roy Thomas e Neal Adams.

 

cento numeri

 

 

La run di Neal Adams è spettacolare, ma arriva troppo tardi per incidere sulle vendite e si conclude con il numero 65. La testata da qui smette di pubblicare storie inedite, vivacchiando con le ristampe. Dal numero 94 si torna a pubblicare nuove storie con nuovi personaggi. Entra a far parte del gruppo Wolverine e ai testi arriva Chris Claremont. Nel numero 101 viene creato il personaggio di Fenice. Con il numero 109 le matite passano a John Byrne e si forma una delle accoppiate più fortunate della storia Marvel. Inizia la run che troverà il suo apice nel numero 137, con la morte di Fenice Nera. Insomma, gli albi successivi al numero 100 sono nettamente migliori dei precedenti, anche se ne sfruttano il potenziale.

 

Mister No

Uno dei personaggi più riusciti della Bonelli, Mister No rappresenta un punto di rottura con la tradizione della casa editrice fino a quel momento tutta incentrata sui western. Scanzonato, antieroe dalla profonda umanità, dai tanti pregi ma non esente da difetti, ben lontano dalla figura dell’eroe tutto d’un pezzo e infallibile alla Tex, Mister No è considerato il capostipite dei moderni personaggi bonelliani come Dylan Dog.

 

cento numeri

 


Sergio Bonelli, ormai preso da mille impegni, dosa la sua presenza come autore di testi sui numeri della serie. Scrive 46 storie dei primi 100, ben più lunghe di un singolo albo, e 41 dei successivi. Da subito si affianca a validi soggettisti, su tutti Alfredo Castelli e Tiziano Sclavi. Questo permette alla testata di mantenere un’elevata qualità anche oltre i primi cento numeri. Quindi in questo caso possiamo dire che, se i primi cento numeri sono belli, la fase magica continua per un certo tempo anche dopo.

 

Dylan Dog

Dylan Dog di Tiziano Sclavi, pubblicato a partire dal 1986, è forse la serie che ha dato origine alla leggenda dei primi cento numeri. La maggior parte dei lettori si dichiara orfano di Tiziano Sclavi, l’ideatore del personaggio che nei primi cento albi ha realizzato 53 delle 100 storie pubblicate. Nei successivi cento albi solo 19 su 100. Per concludere la sua attività di sceneggiatore con il n. 176,  “Il Progetto”, datato maggio 2001. Tra gli altri soggettisti i più prolifici nei primi 200 numeri sono stati Claudio Chiaverotti, con 39 storie, e Pasquale Ruju, con 26.

 

cento numeri

 


Alla serie ha quindi nuociuto il progressivo disinteresse di Tiziano Sclavi, dovuto soprattutto ai suoi gravi problemi di salute. Anche le stesse storie di Sclavi hanno avuto un calo di qualità, sempre per gli stessi motivi. I disegnatori presenti nei primi cento numeri sono la coppia Montanari e Grassani (23 albi), Corrado Roi (21), Bruno Brindisi (20), Giovanni Freghieri (19), Luigi Piccatto (19) e Giampiero Casertano (18). Ovviamente il verdetto finale dei lettori vede i primi cento numeri prevalere irrimediabilmente su quelli successivi. Anzi, sono le prime decine di episodi quelli considerati più significativi.

 

 

Il segreto dei primi cento numeri

Il risultato di questa breve analisi ci dice che la maledizione dei primi cento numeri esiste, ma non è una legge universale: in alcuni casi i numeri dal 100 al 200 equivalgono come qualità i primi cento, in altri casi addirittura sono meglio i numeri successivi ai cento di quelli precedenti. Tuttavia è vero che nella maggior parte dei casi la legge dei primi cento numeri sembra essere valida. In questi casi, però, il declino della qualità più che all’esaurimento delle possibilità del personaggio sembra dovuto all’abbandono degli autori principali che lasciano la serie in mano a onesti professionisti, i quali non riescono a replicare la magia che i creatori originali avevano saputo realizzare. Oppure all’arrivo di editor con idee diverse sul personaggio.
Del resto è quasi inevitabile che i primi cento numero siano i migliori, perché da questi è dipesa l’esistenza stessa dei personaggi. Quelli che hanno avuto i primi numeri di scarso livello difficilmente sono arrivati al centesimo. Salvo casi particolari, come gli X-Men e Devil, che sono continuati malgrado lo scarso successo perché trascinati dagli altri personaggi di una casa editrice lanciatissima come la Marvel.

 

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