CAVEWOMAN, LA CAVERNICOLA AMERICANA

CAVEWOMAN, LA CAVERNICOLA AMERICANA

La storia di Cavewoman comincia con Budd Root, un giovane artista americano nato in Germania nel 1958, in una base militare. Grazie al nonno, Budd scopre l’esistenza dei fumetti e, affascinato, decide di frequentare una scuola di grafica mentre svolge il servizio tra i marines. Il richiamo del fumetto è tanto grande da spingerlo ad abbandonare la carriera militare e a tentare un timido approccio al mondo dell’editoria.

Il suo primo personaggio, James Gang (sceneggiato da James Robert Smith), passa inosservato, ma Budd non si lascia intimorire dall’insuccesso e nel 1993 realizza il personaggio che gli darà la celebrità. La protagonista è una discinta ragazza americana dalle forme esuberanti. Si chiama Meriem Cooper, un chiaro omaggio a Merian C. Cooper, regista e produttore di un film che ha segnato un’epoca: King Kong. Tutto iniziò in “Stranded in the Age of Reptiles!”, primo numero di una miniserie di 6 albi della Basement Comics, uscita tra il dicembre 1993 e il giugno 1995 e totalmente realizzata da Budd.

Nel fumetto, Meriem Cooper nasce nel luglio del 1980 in una cittadina dell’Oregon, Marshville, da Robert Cooper e Gail Nicole Reiche. Quando papà Cooper muore in circostanze misteriose, la moglie sprofonda in una crisi depressiva dalla quale cerca di risollevarsi ricorrendo a farmaci e droghe. Ciò la porta a frequentare personaggi estremamente sgradevoli. Per amore di Meriem, in uno sprazzo di lucidità cerca di interrompere i rapporti con questo ambiente, ma la cosa si rivela tutt’altro che facile. Disperata, si rivolge a suo padre, Francis Peacock (chiamato affettuosamente Gramp), un brillantissimo scienziato. Dopo un primo tentativo poco fortunato, il nonno ritorna sulla scena dotato di una poderosa forza sovrumana e sconfigge i malviventi. Per mettere al sicuro Meriem decide di portarla (grazie a una delle sue straordinarie invenzioni) in un posto in cui non potrà mai essere raggiunta: la preistoria!

Nel laboratorio di Gramp, la piccola Meriem vede la macchina del tempo e il dispositivo di potenziamento organico, che consente a un essere vivente di resistere agli sconvolgimenti fisiologici provocati dal flusso temporale. Qui incontra per la prima volta Klyde, un gigantesco gorilla geneticamente modificato. Gramp sottopone anche la nipote agli effetti del dispositivo e il trio si lancia in un’avventura continua attraverso il tempo, per sfuggire ai dinosauri e tenersi fuori dalle grinfie di un ramo segreto del governo.


Sfortunatamente, durante una di queste escursioni nel passato il nonno viene ucciso da un tirannosauro e la ragazza rimane bloccata nella preistoria. Gli anni passano in fretta nella giungla e ora Meriem è una formosa ragazza di 19 anni, nuda (salvo per le armi da caccia), selvaggia, felice e libera. È giunto il momento di superare la malinconia: trova il coraggio di ritornare nella grotta in cui aveva vissuto col nonno e poi, indossata la sua nuova uniforme (uno striminzito bikini di pelle di serpente), si consacra alla missione di uccidere ogni dannato “Tyrannosaurus” che incontrerà sul suo cammino. Tuttavia farà un’eccezione per salvare due neonate dagli artigli dei Velociraptors. Una, Harmony, diventerà fedele amica di Meriem, mentre quella chiamata Peace è destinata a diventare sua acerrima avversaria.

I personaggi e le ambientazioni sono quasi pronti per la rappresentazione. Manca un ultimo elemento! Un giorno, l’intera città di Marshville viene trasportata nel segmento temporale della ragazza selvaggia. Ora davvero la saga di Cavewoman può partire! Le modifiche apportate alla struttura molecolare hanno inciso in maniera significativa sulla fisiologia della giovane donna, conferendole un fisico granitico e una straordinaria capacità di adattamento. I limiti di questi “poteri” rimangono ancora da valutare completamente. Ciascuno di essi si evidenzia nelle singole avventure per far fronte alle situazioni contingenti: velocità, ipersensi, capacità rigenerative, possibilità di trattenere il respiro per periodi lunghissimi e così via. Come se non bastasse, di tanto in tanto, manifesta persino poteri “psichici” che la mettono in contatto mistico col defunto nonno, pronto a dispensarle consigli e incoraggiamenti. Un’eroina potentissima (anche troppo) con un solo limite: l’altissimo consumo metabolico la costringe a consumare notevoli quantità di cibo.

Da un punto di vista editoriale, Cavewoman ha un percorso molto articolato. Dopo il suo esordio, riapparve nella miniserie in 8 numeri Rain (1996–1997) della Caliber Comics. I progetti editoriali legati a questo personaggio sono numerosi e variegati, enumerarli tutti è impresa difficile e noiosa. Diciamo solo che, dal 2008, Meriem appare nella serie regolare “Cavewoman: Pangaean Sea” e nelle serie aperiodiche (per “lettori maturi”) “Prehistoric Pin-ups” e “Jungle Tales”. Oltre al creatore Budd Root, si sono alternati nella realizzazione delle storie Bill Neville, Devon Massey, Bradley Walton, Rob Durham e, inevitabilmente, Frank Cho (l’autore della striscia Liberty Meadows che ha fatto della raffigurazione del corpo femminile il suo cavallo di battaglia).


Che dire, in conclusione? È evidente che Cavewoman non è esattamente un prodotto per palati fini. C’è di buono che non cerca neanche di esserlo: le storie sono di puro intrattenimento e i disegni, pur funzionali, non sono particolarmente ispirati. Altrettanto chiaro è che il linguaggio usato è rivolto più agli ormoni che al cervello: le misure giunoniche di Meriem non possono che attirare gli sguardi, ma tutto viene stemperato da una venatura ironica. Cavewoman non verrà ricordata per la sua profondità o per la sua filosofia di vita (“Uccidi o verrai uccisa!”), ma se dopo più di 20 anni è ancora viva e vitale, in un mercato fumettistico complesso e mutevole come quello americano, risulta limitativo spiegare il successo solo con le dimensioni delle sue tette!


A quando l’edizione italiana dei fumetti di Cavewoman?…

 

5 commenti

  1. 👍

  2. Non la conoscevo , interessante articolo. Lei e un bel patatone da quello , poco puetroppo , che ho visto. Ricorda un po Turok

  3. Bravo Pietro!

  4. Conosco e apprezzo questo fumetto e la sua protagonista fin dagli esordi a metà degli anni 90, molto più bella che brava. Complimenti sinceri alla sua mamma. Ho trovato qualche numero qua e la ma mai una tradizione in italiano. Un vero peccato.

    • E soprattutto al duo creatore Budd Root un genio.

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