CANZONI UMORISTICHE SUL CORONAVIRUS

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Il Coronavirus non  ha ispirato canzoni particolarmente interessanti, anzi il livello è piuttosto basso. Su YouTube si trovano brani pedagogici, parodie più o meno riuscite di brani famosi e qualche decina di pezzi originali, perlopiù debolucci per musica e video, alcuni registrati sul divano di casa. Sono quasi tutti gonfi di retorica, di leggero c’è poco.

Dopo essermi sciroppato tutte le “canzoni coronavirus” presenti in rete, in tutte le lingue tranne quelle che non conosco per niente come lo swahili, ne ho scelte quattro che affrontano il problema con buon senso dell’umorismo e che sono anche ben costruite come musica e immagini.

Comincio con i serbi della Chupa Bend, uno di quei gruppi che penso si guadagnino da vivere suonando ai matrimoni e alle feste. La canzone si intitola Granice su zatvorene, ovvero Frontiere chiuse, e semplicemente descrive la situazione: niente viaggi, lavori cancellati, distanza dagli amici. È divertente nella sua semplicità e loro hanno una faccia simpatica.

Questi due giovanotti hanno fatto un bel lavoro sul pezzo Diamonds del rapper tedesco di origini turche Summer Cem. Anche qui una descrizione dell’attualità virale, mascherine, carta igienica introvabile, negozi chiusi eccetera. In particolare i due esprimono da subito un dubbio: “Non so se comprare la carta igienica o il disinfettante, magari li compro entrambi”. Sembrano soffrire particolarmente per la chiusura dei barbieri e comunque sono esplicitamente e serenamente disperati.

Quello che vi propongo adesso è un vero e proprio coronamusical prodotto in Russia, nella città di Soči sul Mar Nero. Vi dico subito che è roba non politicamente corretta, se siete ipersensibili saltatela a piè pari. Lo riassumo per chi non parla russo.

Il protagonista, che si chiama Sergo, oppresso dal Coronavirus e dalla quarantena, cerca di ritrovare la libertà spiccando il volo con ali di fortuna, senza successo. Mentre riflette sul fallimento della sua impresa è contattato al telefono da una bellona che lo adula e lo invita ad andarla a trovare, sottolineando che si è lasciata con il suo tipo.

Sergo non se lo fa ripetere due volte, solo che non ha la macchina. Va a chiedere un passaggio a un amico, il quale lo tiene a distanza antinfezione minacciandolo con una pistola, ma che poi, pur di vedere sullo smartphone che faccia ha questa ragazza, lascia perdere le precauzioni e infine di fronte all’importanza dell’incontro presta l’auto a Sergo, dicendogli che se la danneggia farà una brutta fine. Mentre i due parlano, passa l’appariscente sorella dell’amico e il fratello commenta che con la mascherina finalmente troverà marito.

Sergo corre dalla sua bella mentre una band mette in scena una canzone dedicata al virus: “Coronavirus vattene dalla nostra regione… Il virus è dappertutto… Vatttene virus e ti daremo delle caramelle…”. Il testo consiglia anche di assumere pastiglie di aglio per profilassi. Fermato dalla polizia, Sergo fa presente che nessuno rispetta la quarantena e gli agenti allora dicono “ah già” e lo lasciano andare.

Colpo di scena: la bellona chiama Sergo e gli chiede, già che c’è, di andare a farle la spesa. E soprattutto di portarle dello zenzero, aggiunge con un messaggio. Ma Sergo non sa dove procurarselo, e allora chiede consiglio a una amica dall’aria malavitosa che è in “quarantena”. Sinistri spacciatori, che come modo di fare ricordano la Banda Bassotti, gli forniranno lo zenzero, ma…. La storia da qui in poi è comprensibile da sé, così come il finale, con Arturo. E il postfinale.

Occhio che i moralisti di YouTube lo considerano un video per adulti, se non riuscite a vederlo è per questo.

Con la loro Corona Jouer,  i Cerebros sono partiti da un punto già elevato, la sublime Gioca Jouer  di Claudio Cecchetto. Le persone cui l’ho presentata come peggiore canzone si sono molto divertite e l’hanno viceversa eletta come la migliore sul Covid. L’universalità di Cecchetto, voi prendetela come volete. Il gesto per congiunti farà invidia ad Alvaro Vitali.

Tutto qui? Sì.

(Testo copyright © 2020 Andrea Antonini, Berlino).

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