LE AVVELENATRICI DELL’ANTICA ROMA
Con questa nuova serie di articoli sui “delitti storici” voglio unire la mia passione per la storia con un’altra passione, un po’ più strana: quella per il real crime e i serial killer.
Non chiedetemi perché sono interessata ad atti così ignobili, non lo so neanche io. Forse perché, in fondo, ciò che ci incuriosisce di più è la psicologia dei protagonisti di queste vicende.
Cosa spinge una persona a ucciderne un’altra? E poi un’altra ancora senza il minimo rimorso?
Affronterò i casi più antichi della storia, quando ancora non esisteva la dicitura “serial killer”.
Serial killer è un’espressione che ha iniziato a essere usata solo dagli anni sessanta del Novecento, in italiano possiamo tradurla con “assassino seriale”. Pluriomicida con tendenze compulsive che, appunto, uccide più persone spesso estranee con uno specifico modus operandi.
Modus operandi è una locuzione latina che potremmo tradurre con “modo di operare”. Generalmente viene usata per indicare, appunto, modalità operative in ambito lavorativo. Qui verrà usata per indicare i tratti caratteristici dell’operato dei serial killer.
Psicopatia e sociopatia sono disturbi antisociali della personalità tipici dei serial killer. Disturbi caratterizzati da elementi come mancanza di senso di colpa, nessun rispetto per le regole e la legge e quindi predisposizione ad infrangerle, mancanza di empatia, aggressività e impulsività. Ma qual è la differenza tra uno psicopatico e un sociopatico? Diciamo che non è ancora ben definitiva, ma gli esperti propendono per identificare uno psicopatico come un individuo mentalmente malato dalla nascita, mentre il sociopatico lo diventa a causa di interferenze esterne che possono essere ambientali, familiari o traumi.
Per iniziare parlerò delle “avvelenatrici di Roma”, considerate il primo caso di serial killer della storia.
Risalendo a più di 2300 anni fa, precisamente del 331 avanti Cristo, le testimonianze che abbiamo ci sono state tramandate sotto forma di “storie” e non tutto potrebbe essere vero.
Sotto il consolato di Claudio Valerio e Valerio Potino a Roma iniziano a morire, misteriosamente, molti uomini.
Le conoscenze mediche all’epoca erano abbastanza rudimentali e perciò non fu molto difficile nascondere le cause di queste morti, inizialmente imputate a una qualche epidemia strana.
Probabilmente le assassine l’avrebbero fatta franca se non fosse stato per una schiava che, in cambio di protezione, rivelò l’intrigo all’edile curale (un magistrato) Quinto Fabio Massimo.
La schiava rivelò che le misteriose morti non erano affatto imputabili a un’epidemia, quanto all’operato di matrone che preparavano nelle loro case intrugli velenosi per uccidere mariti e amanti.
A seguito di questa segnalazione, il magistrato decise di fare delle ispezioni in numerose case patrizie. Alla fine furono arrestate diverse donne con sostanze sospette conservate all’interno delle loro dimore.
Sempre secondo quanto ci è pervenuto, tra di loro vi erano due matrone chiamate Cornelia e Sergia che, cercando di salvarsi, si difesero obbiettando che le pozioni trovate in casa loro altro non erano che medicine.
Così furono costrette a bere tali medicine per dimostrare quanto dicevano, e morirono a causa del veleno.
Quest’ultimo fatto, in particolare, pare più un elemento inventato e lo stesso storico Tito Livio, che ce lo racconta, è portato a non crederci.
Sembrerebbe, inoltre, che molte di queste assassine avessero l’abitudine di assumere giornalmente piccole quantità dei loro veleni per diventarne immuni. Un’usanza che molte adotteranno anche in futuro.
Il veleno è da sempre associato, come modus operandi, alle serial killer donne, che lo prediligono ad altri metodi. Questo non avveniva solo nel lontano passato. Ciò denota, secondo gli psicologi, un desiderio di distaccarsi dalla vittima, al contrario dei serial killer uomini che, il più delle volte, scelgono modi che gli permettano di avere un contatto fisico.
Probabilmente anche perché la donna non è abituata alla violenza fisica e perché gli effetti mortali del veleno, come vediamo in questa storia, fino a tempi relativamente recenti potevano essere scambiati per qualche strana malattia.
Spero che abbiate trovato l’articolo interessante e che continuerete a viaggiare insieme a me tra le epoche, alla ricerca di serial killer.
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