ALAN FORD IN REALTÀ ERA AMBIENTATO IN IUGOSLAVIA

Concepito in due anni, tra il 1967 e il 1968, approdato alle edicole nel 1969, dopo una partenza stentata giunge al successo nel 1971 con la trilogia di Superciuk: Alan Ford è forse la creazione più ispirata di Max Bunker e Magnus (Luciano Secchi e Roberto Raviola), di certo quella dalla vita più lunga dato che esce ancora oggi.
Tradotto brevemente in poche lingue, forse per le sue peculiarità letterarie difficili da adattare, in un solo caso, nella traduzione croata per la vecchia Iugoslavia, ha ottenuto un clamoroso successo, superiore persino a quello del nostro Paese.
In Iugoslavia, il giovane bello e allampanato e i suoi improbabili compari hanno rappresentato un vero e proprio fenomeno di culto, di cui si sono occupati scrittori e giornalisti anche in anni recenti. Nel linguaggio quotidiano, nelle battute, in generale nella cultura pop di questa regione balcanica ancora oggi c’è una fortissima influenza di Alan Ford.
Quali sono state le ragioni di questo fenomeno?
Il merito va essenzialmente al traduttore, lo scrittore, commediografo e giornalista croato Nenad Brixy, che nonostante nell’arco della sua carriera abbia scritto diversi romanzi gialli, opere teatrali e reportage giornalistici è entrato nella storia grazie ad Alan Ford.
Brixy inventò un linguaggio nuovo che incorporava numerosi termini dell’antico croato, una lingua artificiale ha un effetto stabiliante: “Nessuno in realtà parla cosi, con gli amici ripetevamo le battute morendo dal ridere!”, ricorda un vecchio lettore.
Un altro fattore importante fu l’aspetto sociale che risalta nelle storie del Gruppo Tnt. Alan Ford mette continuamente l’accento sulle disparità sociali, anche se in maniera non strettamente politica: in effetti, più umoristica (il ricco grassone) che satirica. Nel corso degli anni la rappresentazione della prepotenza dei potenti si è estesa dall’occidente ai sistemi totalitari, compresi quelli comunisti.
Oltre all’adattamento creativo della traduzione di Nenad Brixy, a quanto pare ancora più brillante di quello eccezionale fatto da Marcello Marchesi per l’edizione italiana di Asterix, fu proprio la critica nei confronti dei ricchi e dei potenti fatta da Max Bunker e Magnus ad avere avuto un effetto dirompente sull’immaginario della gioventù jugoslava.
Il trapianto del prodotto di una società come quella italiana, che si era lasciata alle spalle la povertà da pochi anni (anche in una città avanzata come Milano, dove Max Bunker/Luciano Secchi era cresciuto negli anni quaranta e cinquanta), nel tessuto sociale ed economico della Iugoslavia degli anni settanta, dove invece la povertà era ancora ben presente, avvenne in maniera molto naturale rendendo il fumetto un fenomeno culturale di massa.
Sui motivi di questa “adozione” di Alan Ford e i compagni del Gruppo Tnt da parte dei lettori iugoslavi parla Lazar Džamić nel saggio dal titolo che potremmo tradurre in “La fioreria nella casa dei fiori”.
Analizzando il modo in cui funzionava il Gruppo Tnt e le caratteristiche dei protagonisti, Džamić trova notevoli somiglianze con la società iugoslava del regime comunista di Tito.
Il caos permanente, la disfunzionalità, la cattiva organizzazione, l’incompentenza, un certo surrealismo come modus vivendi e nessuna seria alternativa a disposizione sono i tratti caratteristici di Alan Ford che assomigliavano molto alla vita “normale” in Iugoslavia, prima della democrazia arrivata con la dissoluzione del Paese negli anni novanta.
Secondo Džamić è incredibile come un fumetto nato da due italiani che lavoravano usando la fantasia potesse essere così in sintonia con tutto ciò che vivevano nella effettiva realtà quotidiana gli iugoslavi, quasi fosse stato realizzato proprio per loro, o da uno di loro.
Evidentemente esistono dei parallelismi tra la società italiana (trapiantata in America nelle storie di Alan Ford) e quella iugoslava: il rapporto difficile e infelice con il lavoro, l’importanza data all’apparenza e al superficiale, l’ingegnosità e il dilettantismo che prendono il sopravvento sulla competenza del professionista.
L’intera saga di Alan Ford è pervasa da atmosfere grottesche e surreali che ricordano i film dell’italiano Federico Fellini e dell’ex iugoslavo Emir Kusturica (ancora una volta i due Paesi si avvicinano), quando ritraggono in modo a volte malinconico, più spesso ironico, la storia e le contraddizioni della gente. Storie oscillanti tra farsa e tragedia, con personaggi prossimi alla caricatura.
Spesso, nelle storie non semplicemente comiche del Gruppo Tnt fanno capolino elementi onirici che ci trasportano in un territorio dove i sogni s’intrecciano alla realtà fino a confondersi con essa. Il sogno come via di fuga da una realtà sgradevole come quella della Iugoslavia titina.
Quali tracce ha lasciato Alan Ford nella cultura popolare iugoslava e post iugoslava?
Infinite, specie nella musica e nel cinema. I Prljavo kazalište, storico gruppo rock di Zagabria, hanno preso il nome da un’espressione che compare in un numero di Alan Ford, “Broadway”, mentre i Superhik (Superciuk) sono un gruppo punk rock macedone, solo per citarne due. Nel film di Kusturica “Gatto nero, gatto bianco”, poi, troviamo un personaggio che per tutta la durata della storia legge Alan Ford ed è un chiaro alter ego di Grunf, l’inventore tedesco del Gruppo Tnt.
Sì, Alan Ford è ormai diventato parte integrante della cultura popolare dei Paesi dell’ex Iugoslavia.

L’evoluzione del logo della testata nell’edizione iugoslava ed ex iugoslava
Molto interessante. Pur sapendo dell’esistenza (e del successo) dell’Alan Ford in serbo-croato, non conoscevo le particolarità del linguaggio con cui è stato tradotto.
Voglio raccontarvi, però, quello che per me è l’Alan Ford serbo-croato. Sono un amante del mare, ma non delle coste scogliose dell’ex Jugoslavia. Però quello Sloveno e Croato è il mare limpido più vicino a casa, quindi ogni tanto mi capita di finire da quelle parti. Ovviamente in questi casi è d’obbligo la tappa in edicola per acquistare l’Alan Ford. Ebbene, se negli anni 80 e 90 le edizioni slave erano una copia sbiadita di quelle italiane, testimonianza della miseria lasciata da Tito, dopo le guerra e lo scioglimento della Jugoslavia, le edizioni di sono fatte sempre più curate, nella carta, nella stampa, nella rilegatura e nella grafica fino ad eguagliare e, lasciatemelo dire, superare quelle italiche. Ma questo processo ha riguardato anche le reti viarie, i camping, i servizi (potrei raccontarvi dell’efficienza del soccorso stradale in Croazia). Nei ultimi anni la sensazione di guardare “un mondo triste” non l’ho uscendo dall’Italia, ma ritornandoci! E ogni volta l’Alan Ford in serbo-croato mi aspetta lì nelle edicole croate a ricordarmi come eravamo una volta e come siamo ora.
In Alan Ford c’era qualcosa di assolutamente contorto, strampalato e geniale. Non mi stupisce che qualcuno (un intero popolo) vi abbia trovato una rappresentazione -ironica, umoristica, surreale- della propria quotidianità. Un po’ come succede con quelle complicatissime e astruse teorie della matematica che qualche scienziato, in avanti coi tempi, elabora per il semplice gusto di indagare nei meandri più profondi della logica. Poi, magari dopo anni, la teoria che sembrava fine a se stessa permette di descrivere nel migliore dei modi qualche fenomeno fisico rimasto fino all’ora misterioso.
EC: all’ora = allora
Interessantissimo articolo! Credevo che ALAN FORD fosse rimasto nell’ambito dei limiti italiani. Inoltre, quando ho visto il film di Kusturica nemmeno mi sono reso conto del personaggio che leggeva il fumetto! Grazie !