VIAGGIO DALL’ETNA AL SET DI MONTALBANO

VIAGGIO DALL’ETNA AL SET DI MONTALBANO

“Centesimo Giro d’Italia, 4 maggio 2017. La quarta tappa, di media montagna e arrivo in salita, andava da Cefalù al Traguardo Volante di Bronte. Quindi, dalle pendici dell’Etna con arrivo in quota come già nei Giri del 1967, 1989 e 2011, si pedala per borghi fino a Nicolosi dove inizia la salita finale. Una strada che si snoda per ampi tornanti per quasi 20 km”.

Così raccontano il Giro dell’Etna le cronache di questi giorni. E dall’Etna comincia il nostro viaggio in Sicilia Orientale, dopo essere atterrati di mattina presto a Catania e avere preso una vettura a noleggio in aeroporto. Una gita in auto lungo i tornanti che ci portano sul vulcano più alto d’Europa con i suoi 3.350 metri, fino alla base della funivia dell’Etna che si trova a quota 1.923. Da qui, versante sud, partono le escursioni alle zone crateriche, e solo da qui si possono raggiungere le sommità con telecabina che va fino a 2.500 metri, e poi con speciali mezzi fuoristrada.

Tramonto sull’Etna, con ginestre in primo piano

La temperatura di questi primi giorni di maggio è tiepida, nelle ore più calde arroventa le rocce nere di ossidiana. La lava nera dell’Etna ci circonda. E pensare che a febbraio il vulcano ha eruttato lapilli sulla neve e sugli sciatori spaventando i turisti con questo spettacolo inatteso! Un cielo azzurrissimo fa risaltare il fiorire delle ginestre che, da maggio a luglio, colorano di giallo le ormai raffreddate colate laviche.

Edificio inghiottito dalla lava, ormai solidificata

Dietro a un tornante appaiono all’improvviso una casa bruciata e i resti di un paio di alberghi che pochi anni fa la colata lavica ha investito. Fa impressione, ma è lo scotto da pagare del vulcano attivo… e birichino. Proseguiamo pensando al Giro d’Italia: per emulare le tappe al contrario, invece di salire, da Nicolosi scendiamo il versante montano verso Bronte per assaggiare i prodotti di questa cittadina.

Gelato al pistacchio di Bronte

La lava rende fertilissima questa terra, dove si producono i pistacchi verdi conosciuti in tutto il mondo. Non ci resta che fare uno stop per assaggiare la tipica pasta siciliana, scegliendo tra linguine o fusilli al pesto di pistacchio: piatto prelibato e profumatissimo, a cui deve assolutamente seguire un gelato al pistacchio, da gustare con gli occhi chiusi per assaporarne la poesia. E per accompagnare il pistacchio ben si sposa il gusto di mandorla, anch’essa uno dei prodotti gustosi della Sicilia. Particolarmente prelibata quella di Avola, già famosa produttrice del rosso ‘Nero d’Avola’, da sorseggiare magari freddo di frigo come si usa da queste parti! La Sicilia è un paradiso culinario ed enologico, oltre che storico.

Il teatro greco di Taormina

La nostra tappa successiva ci porta a Taormina. Obiettivo primario è riuscire a visitare l’antico teatro greco. Ma l’impresa è un po’ ardua. Già a Giardini Naxos, sul mare, si intravedono i lavori per l’imminente G7. In attesa dei grandi che arriveranno nella cittadina, blindata dal 22 al 27 maggio, si stanno costruendo un eliporto, ristrutturando garage e mettendo in sicurezza i siti, scombussolando l’equilibrio di frotte di turisti e abitanti locali che in questo periodo dell’anno affollano Taormina, già arroccata e ora anche militarizzata.

Il mare di Taormina visto dal teatro greco

Vale la pena ricordare un po’ di storia. Taormina nasce nel 385 avanti Cristo col nome di Tauromenion. Viene fondata da profughi greci provenienti da Naxos, che ne fanno una città con l’impronta tipica delle varie colonie greche, con un’agorà, un consiglio cittadino e un’acropoli sul Monte Tauro. Al III secolo a.C. sembra risalire la costruzione dell’antico teatro, ristrutturato e tramutato in anfiteatro successivamente dai romani, che si erge su un panorama affascinante affacciato sul mare, tra la baia di Schisò a sinistra e l’Etna sulla destra.

Un piatto di cannoli

Dopo una bella serata a base di pesce e cena sopraffina con specialità locali da leccarsi i baffi, come le sarde a beccafico, il giorno dopo si ‘passeggia’ lungo la costa sudorientale per arrivare a visitare Siracusa, che oltre a splendide spiagge e saline nei dintorni, ha una storia ricca di particolari e curiosità. Siracusa fu una tra le più grandi, floride e importanti metropoli dell’antichità. Fondata dai greci delle colonie di Corinto, ci vissero molti personaggi importanti. Diede i natali al famoso Archimede di Siracusa, grande matematico e fisico, oltre che inventore (ricordate Archimede Pitagorico di Topolino?). Il vero Archimede, uno tra i più grandi scienziati della storia, realizzò opere di geometria, idrostatica, ottica e meccanica.

Barche di pescatori tirate a secco

A lui si attribuiscono i mitici ‘specchi ustori’ usati per incendiare le navi romane durante l’assedio di Siracusa: un geniale dispositivo di difesa composto da 24 grandi specchi piani a figura di esagono, disposti su una grata che ruotava su un palo fissato a terra. I raggi del sole venivano quindi concentrati, riflessi e messi a fuoco in un unico punto, per essere quindi in grado di bruciare il legno delle navi romane. In realtà, gli specchi non avevano la potenza necessaria a generare le fiamme, ma contribuivano ad asciugare e seccare bene le vele e le carene in modo che potessero prendere fuoco facilmente con le frecce infuocate. La complessa struttura, con ulteriori specchi laterali fissati da un sistema di cinghie, è stata rappresentata nel film ‘Cabiria’. Cicerone, risiedendo a Siracusa, ritrovò per caso la tomba d’Archimede nascosta tra i cespugli e ormai dimenticata: rimproverò aspramente i siracusani per avere dimenticato il loro più illustre figlio.

Il teatro greco di Siracusa

Di storia da vedere ce n’è anche nel parco archeologico Neapolis, quasi al centro della città attuale. Sito prezioso in mezzo alla natura, con l’anfiteatro e il teatro greco, ospita da maggio a ottobre un ricco programma di rappresentazioni teatrali dei classici greci che richiamano turisti da tutto il mondo. Vista spettacolare, Sicilia permettendo… infatti è noto che a ridosso dei monumenti spesso sono edificati veri e propri cubi di cemento che ne caratterizzano il singolare connubio.

L’Orecchio di Dioniso

Il tiranno di Siracusa ascoltava in segreto i prigionieri rinchiusi qui

Sotto il teatro, nella cosiddetta Latomia del Paradiso, non può mancare la visita all’Orecchio di Dionisio, una grotta a forma di imbuto alta circa 20 metri, così chiamata perché ricorda un padiglione auricolare. Secondo una leggenda, il famoso tiranno Dionigi aveva fatto costruire una prigione in cui, appollaiato su un’apertura in alto, poteva ascoltare di nascosto i dialoghi dei suoi prigionieri, grazie all’eco che si sviluppa in questa conformazione rocciosa in grado di amplificare i suoni fino a 16 volte.

Il porto di Ortigia

Ma la parte più caratteristica di Siracusa è l’isola di Ortigia, che fu proprio il primo insediamento corinzio. L’isola è un vero e proprio gioiello dove si sono stanziati, grazie alla sua posizione strategica, greci, romani, bizantini, normanni fino ai Borboni. Tutto questo ha caratterizzato architettonicamente gli stili di Ortigia, seppure ricostruita in gran parte nel Settecento dopo il tremendo terremoto del 1693.

Tavoli apparecchiati per strada

Ortigia è deliziosa con i suoi vicoli caratteristici e monumenti come il Tempio di Apollo, che sbucano tra le rovine. O il Castello Maniace alla punta dell’isola o la chiesa antica di San Pietro Apostolo, ma anche l’antico Hotel des Etrangers dei primi del Novecento, che si affaccia sul lungomare a due passi dalla Fonte Aretusa, la quale forniva acqua dolce per la sopravvivenza in questa piccola isola anche durante i numerosi assedi. Proprio per il suo fascino e il mix di stili, nel 2005 Ortigia è stata nominata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.

Una viuzza di Ortigia

Da non dimenticare Piazza del Duomo, spettacolare sia di giorno che di notte, quando Ortigia si anima di un brulichio frizzante di persone che la rendono ancora più affascinante, con i suoi numerosi locali dove gustare dall’aperitivo al caffè, o pesce in mille modalità. Il mercato del pesce a Ortigia è un’altra delle chicche da non mancare la mattina, mentre la sera diventa teatro di concerti o piccoli eventi locali.

Passeggiata sul lungomare di Ortigia

Il settecentesco barocco siciliano trova la sua massima espressione in Val di Noto, dove effettivamente non si sa dove guardare per la bellezza dei suoi ‘templi’ e le numerose chiese… una più barocca dell’altra. Entrare in ognuna e ammirare gli stucchi diventa subito routine.

Cattedrale in stile barocco di Noto

Allora si fa una capatina a Modica, altro capolavoro barocco oltre a essere la tappa per gustare il suo magnifico cioccolato. Il non plus ultra è il cioccolato salato, ma le cioccolaterie locali ormai si sono lanciate in specialità e gusti di tutto rispetto, dal peperoncino alla cannella passando per pistacchi e zenzero, per non nominare arancia e ogni sorta di composizione vi venga in mente. Un cioccolato raffinato che, tra l’altro, non si scioglie neanche alle temperature più elevate (così ci dicono).

Panorama di Modica

Cattedrale di Modica

A un tiro di schioppo da Modica c’è Ragusa, altro capolavoro barocco in particolare nella zona di Ibla, dove ci fermiamo per gustare arancine e granita di caffè, in un piacevole girovagare tra viuzze, negozietti e palazzi d’epoca fastosi. Peccato che sia domenica e molti monumenti e chiese sono chiusi. Ma la città è deliziosa. Tutta un saliscendi di stradine e piazzette, e allora decidiamo di visitare un set cinematografico d’eccezione, quello del commissario Montalbano, girato in questa splendida città e nei dintorni. Il tour sul set si può prenotare, ma noi preferiamo proseguire il nostro giro lungo lungo… la strada costiera per goderci il panorama, il sole e il mare in un tripudio di sfumature azzurre e gialle.

Veduta di Ragusa

Fino ad arrivare a Marina di Ragusa, precisamente a Punta Sicca di Santa Croce Camerina, cittadina balneare che ospita il faro e la casa di Montalbano a ‘Marinella’. È domenica pomeriggio di una giornata tipicamente estiva, se non fosse per il vento che si è alzato. L’idea, originale!, di visitare questo set è venuta ad altre centinaia di persone rispettosamente in fila per farsi un selfie.

“La casa del commissario Montalbano”

Quello che le telecamere non inquadrano spesso è il piacevole e tipico mix siciliano di antichità e contemporaneità: l’ergersi di una torre del XVI secolo nella piazzetta di fronte a casa Montalbano, la Torre Scalambri. Al suo interno, che ospita anche una splendida terrazza sul mare, un bar serve ottime granite. Era una torre costiera difensiva, costruita nel 1593 da Giovanni Cosimo Bellomo, un nobile di Siracusa, per avvistare le navi turche e saracene dell’epoca. Questa torre era in contatto con altre tre torri limitrofe edificate per la difesa del territorio dalle incursioni.

I nostri intensi tre giorni di viaggio sono volati. Ogni tappa buon cibo e vino e dolci. Non resta che tornare per fare un bagno al mare, magari a ottobre, a fine stagione per godersi i tramonti dall’Etna o dal mare.

(Foto dell’autrice)

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