ROMANO SCARPA NEI RICORDI DELLA FIGLIA SABINA

Romano Scarpa

Romano Scarpa (1927-2005), veneziano, è stato uno dei più grandi autori che ha lavorato sui fumetti di Walt Disney. Un autore formidabile, ultimamente scoperto anche dagli americani.

Ho incontrato Romano Scarpa numerose volte, soprattutto a casa sua, vicino a Rialto a Venezia, prima che si trasferisse in Spagna. Trascorrere qualche ora con Romano era sempre una gioia. Lui che era così critico, quasi severo nel suo lavoro, diventava timido come un ragazzino quando mostrava al visitatore i suoi disegni e le tavole, quasi cercando di volta in volta l’approvazione dell’interlocutore.

Ad anni dalla sua scomparsa mi piace ricordarlo intervistando la figlia Sabina.

 

 

Che effetto fa essere la figlia di Romano Scarpa e crescere nella sonnacchiosa Venezia degli anni settanta e ottanta, tra topi e paperi disneyani?

Crescere nell’affascinante e vivissima Venezia degli anni settanta e ottanta è stato bellissimo, è una città che i miei genitori mi hanno insegnato ad amare (soprattutto papà che aveva un marcato senso estetico, mentre mamma era più pratica). Mio papà viveva la maggior parte del tempo nel mondo dei paperi e dei topi a fumetti, solo ogni tanto ne usciva per andare a fare una passeggiata rilassante tra le calli. Ho capito solo con gli anni quanto mio papà fosse celebre nel mondo del fumetto, perché lui è stato sempre molto modesto ed è rimasto una persona semplice. Per cui io ricordo un papà sempre presente, in quanto era a casa, ma assente, in quanto immerso nel mondo disneyano.

Il luogo di lavoro di Romano era un angolino del soggiorno. Come trascorreva le giornate? Non voleva essere disturbato oppure era consentita qualche intrusione?

Disegnava nel suo angolino del soggiorno, è vero, ma nei primi anni aveva lavorato in una stanza che poi era diventata la mia cameretta. Lo ricordo sempre in compagnia della sua adorata “gattona”, una bellissima gatta tigrata che sedeva sul suo tavolo e appoggiava il muso su un gomitolo di spago. Lavorava dalle 7-8 della mattina fino a sera tardi, faceva qualche pausa solo per mangiare e per la sua passeggiata serale. Non amava essere disturbato e noi sapevamo che bisognava lasciarlo tranquillo, anche se ogni tanto da bambina andavo a stuzzicarlo e a distrarlo per qualche minuto. Oserei dire che gli piaceva sentirsi isolato, ma vicino alla famiglia. Era come se ci fosse una parete invisibile che divideva il salotto dal suo “studio”, tuttavia a volte la parete si faceva più sottile, e partecipava con commenti e borbottamenti all’indirizzo dei film che io e mamma guardavamo in tv. A meno che non fossero classici americani degli anni cinquanta e sessanta, per i quali aveva una passione assoluta. Quelli per fortuna andavano bene!

Romano Scarpa

Romano parlava del suo lavoro a tavola? Chiedeva consigli sulle sue storie? Ne hai mai suggerita una?

A tavola si parlava di un po’ di tutto, ma più che altro di cibo, di scuola, di shopping e di attualità. Era nel “dopopranzo” che lui e mamma parlavano di temi seri, come il lavoro. Papà dopo aver mangiato si sedeva nella sua poltrona con il giornale tra le mani, e talvolta sorseggiava un bicchierino di Jack Daniels o di Soberano. Con il passare degli anni ho cominciato a “intromettermi” nel suo mondo disneyano, che mi affascinava, così ascoltavo e commentavo, ma, più che sulle storie mi piaceva dare la mia opinione sui disegni. Se, per esempio, vedevo gli schizzi di qualche nuovo personaggio intervenivo con dei suggerimenti. In generale mi ascoltava facendomi sentire importante. Mi ha sempre detto che avevo talento per disegnare, ma anche che questo lavoro richiede tanta passione e sacrificio.

Romano Scarpa

Sabina Scarpa con un amico e il padre Romano

Quali sono i ricordi più belli del tempo trascorso con lui? So di una vacanza negli Stati Uniti…

Quello è stato senza dubbio il viaggio più bello con i miei genitori. Papà adorava gli Stati Uniti e infatti ci ritornava quasi ogni anno, per piacere o per lavoro. Quella volta fu unica e molto speciale: l’esperienza di vedere montato per sei mesi nel nostro attico di Venezia un vero studio di animazione fu incredibile. Poi andare tutti e tre negli States a Natale in occasione della proiezione del cartone animato… fu un evento! Purtroppo i ricordi non sono più molto nitidi, sono trascorsi 40 anni. Ho ricordi legati a una splendida e freddissima New York, a Renato Pacchetti di Rai Corporation, alla sua famiglia e al loro fantastico appartamento in un grattacielo. E poi le macchine coperte di neve, le strade con il ghiaccio e il sale, le botteghe pienissime per lo shopping di Natale, il Rockfeller Center… Una sera facemmo visita a Bruno Caliandro (produttore cinematografico – NdR) nella sua casa in campagna, poco fuori New York. Poi ci recammo in Florida a visitare Disney World… memorabile! Mi rimangono purtroppo solo tanti flash dei luoghi dove sogno di tornare un giorno. In Italia facevamo poche vacanze: una volta all’anno d’estate andavamo a Riccione per due o tre settimane. Ricordo poi una vacanza a Corfú in un villaggio vacanza, ma a partire dai primi anni ottanta cominciò l’epoca spagnola. Papà e mamma trovarono un angolino in Andalusia dove c ́era quasi sempre il sole, dove si mangiava bene e si spendeva poco. Un po’ alla volta decisero di trasferirsi qui, dove siamo rimasti fino alla fine e dove io continuo a vivere con la mia nuova famiglia. Le vacanze in Spagna dei primi anni sono quelle di cui conservo i migliori ricordi. Papà lavorava anche qui, ma più tranquillamente, e passava più tempo con noi. Era contento, veniva perfino in spiaggia e nuotava!

Il personaggio di Paperetta Yè Yè, parodia delle ragazze dei tempi dei Beatles, è stato creato da Romano Scarpa nel 1966 (qui in una recente edizione americana, con il nome di Dickie Duck)

Ci sono stati momenti difficili al tempo in cui era una colonna della Mondadori-Disney?

Papà amava il suo lavoro e adorava il mondo Disney, ma quello classico, quello dei comics americani, che spesso vedeva “macchiato” da certe modernità nostrane che non gli piacevano affatto. Lui cercava di mantenersi sempre fedele al modello americano classico, e certe volte si irritava quando vedeva storie di Topolino che secondo lui non rispettavano i canoni disneyani originali. Chi ha avuto la fortuna di studiare e imparare da lui l’arte del vero fumetto disneyano riconosce sempre il marchio inconfondibile di Romano Scarpa! Momenti difficili perciò li ha avuti ogni volta che vedeva approvati e pubblicati racconti in cui veniva storpiata la filosofia dei comics originali.

Il grande amore di Romano Scarpa, più del fumetto, è stato il cinema d’animazione.

È vero, papà visse per anni nella speranza di vedersi realizzato nell’altro mondo che adorava: il cartone animato, soprattutto quello dallo stile disneyano. Ricordo che quando ero piccola mi insegnò come si faceva una vera animazione. Lavorò a vari progetti e ne realizzò alcuni per gli Stati Uniti. Purtroppo l’unico che vide la luce in Italia fu “Sopra i tetti di Venezia”, ma anche lì fu solo l’ideatore… e anche l’idea originaria fu cambiata moltissimo, ridotta a una cosa per bambini. Nel suo progetto i racconti erano molto più complessi. Un altro progetto stupendo di cui conservo ancora le bozze originali è la storia di “Chriscol”, che venne presentato a varie case di produzione, ma mai realizzato. Questo prima di trasferirci in Spagna, altra grande delusione. Credo che in fondo papà si trasferì in questo angolino distante dal mondo un po’ per allontanarsi dalle sue delusioni, ma in parte anche dalla fama, che lui non amava per niente. Il grande Romano Scarpa era una persona semplice. Nel suo lavoro era molto ambizioso e perfezionista oltre ogni dire, e aveva sempre molte idee e progetti nel cassetto, ma preferiva stare solo e tranquillo. I pochi che sono riusciti a intervistarlo lo sanno, perché avranno dovuto aspettare e insistere. Preferiva quasi sempre parlare per telefono. Era un solitario!

(Da Il Sestante News).

Illustrazione di Romano Scarpa con diversi personaggi creati da lui per la Disney insieme a quelli classici

 

1 commento

  1. Bellissima intervista. Ciao, Sabrina! Quanti ricordi… L’ “amico” della foto, accanto a Sabrina, è Claudio Piccinini. Ciao

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