MAINSTREAM VS. INDIPENDENTI: UNA STORIA D’AMORE

MAINSTREAM VS. INDIPENDENTI: UNA STORIA D’AMORE

La scena musicale italiana, almeno dagli anni ’80 a oggi, è come divisa in due livelli: uno composto dagli interpreti e autori “mainstream”, le cui canzoni tutti conoscono e cantano grazie a una distribuzione importante garantita dalle grandi case discografiche, e uno appartenente alla sfera cosiddetta “indipendente”, composta da gruppi e cantautori legati a etichette più piccole ma in grado di riempire club e teatri in tutta Italia.
Questi due livelli non sono separati tra loro in maniera così netta, anzi, più di una volta l’incontro tra progetti mainstream e indipendenti ha generato prodotti di successo e di qualità. Già negli anni ’90 le major iniziarono a interessarsi al grande fermento della scena underground, portando alla ribalta progetti che fino a poco prima erano apprezzati da un pubblico più limitato. Chi ricorda il successo dei Prozac +, dei 99 Posse o il numero uno in classifica dei C.S.I. con il loro Tabula rasa elettrificata? In quegli anni elettrici un’artista come Antonella Ruggiero usciva con un album in cui i suoi grandi successi con i Matia Bazar venivano riarrangiati ed eseguiti da gruppi come Subsonica, Bluvertigo, Scisma e altri.

Mina, in tempi più recenti, ha cantato brani di Paolo Benvegnù e degli Afterhours, arrivando a duettare con Manuel Agnelli in “Adesso è facile”.
Alcuni brani dello stesso Benvegnù (fertile mente creativa degli Scisma) sono stati cantati da Irene Grandi e Giusy Ferreri.

Questi incontri tra mondi apparentemente così lontani ma, evidentemente, tutt’altro che inconciliabili si sono ripetuti in maniera piuttosto frequente negli ultimi anni, generando importanti successi che abbiamo ascoltato frequentemente alla radio.
Nel 2014 tutti i principali network trasmettevano il brano “Logico #1” di Cesare Cremonini, scritto dal suo interprete insieme a Davide Petrella.
Petrella è il cantante e autore del gruppo Le Strisce, quintetto campano da anni attivo nella scena indipendente e approdato al Festival di Sanremo nel 2011 con il brano “Vieni a vivere a Napoli”. La sua scrittura ironica, attuale, frammentaria e ficcante ha senza dubbio animato la strofa del brano di Cremonini, conferendo al pezzo un taglio più moderno e meno convenzionale. La stessa modernità che ha segnato il recente ritorno al successo di Luca Carboni con l’album “Pop up”, trainato dal singolo “Luca lo stesso” che reca le firme del cantautore insieme a Dario Faini e a Tommaso Paradiso, cantante dei Thegiornalisti.
Il suono di questo gruppo romano è fortemente caratterizzato da reminiscenze del pop italiano degli anni ’80: gli echi degli Stadio, del Vasco di Bollicine e del synth pop da classifica di quel decennio presenti nella loro musica (cifra stilistica dell’album “Fuoricampo” del 2014) hanno in qualche modo reso naturale e credibile l’avvicinamento con il cantautore bolognese, dando freschezza e una sorta di “modernità retrò” al succitato singolo.

Per il songwriter emiliano Dente negli ultimi anni si sono verificate diverse collaborazioni di questo tipo: nel 2011 ha scritto “Mangialanima” per Marco Mengoni, nel 2013 “Quello che non sa” per Chiara e nel 2014 “Sinceramente” per Arisa.
La stessa Arisa che nel 2014 ha portato a Sanremo il brano “Lentamente (il primo che passa)”, firmato dalla milanese Cristina Donà, autrice di album bellissimi come “Dove sei tu” e “La quinta stagione”.

C’è da scommettere sul fatto che questo tipo di collaborazioni si moltiplicheranno nei prossimi anni; probabilmente gli interpreti più (per così dire) tradizionali saranno contaminati dal tipo di scrittura più “obliqua” e meno convenzionale propria degli autori provenienti dal mondo indipendente. Se così sarà, varrà la pena di tenere la radio accesa più spesso in futuro.

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