PERCHÉ NON POSSIAMO DIMENTICARE LADY OSCAR

PERCHÉ NON POSSIAMO DIMENTICARE LADY OSCAR

La serie televisiva di Lady Oscar debuttava trentacinque anni fa, precisamente il primo marzo 1982, su Italia 1.
Tra il 1982 e il 1983, fu replicata nella trasmissione “Bim Bum Bam”, condotta da Paolo Bonolis, Licia Colò e il pupazzo Uan. in seguito Licia Colò fu sostituita da  Manuela Blanchard.

Furono trasmesse le puntate dei cartoni animati giapponesi fino alla 40, ma non la 41, un episodio doppio contenente un riassunto della storia. L’anime fu profondamente rimaneggiato nell’edizione italiana, per camuffare le parti considerate scabrose.

La regina francese (di origine austriaca) Maria Antonietta e Lady Oscar

 

L’autrice del manga da cui è stata tratta la serie animata, Riyoko Ikeda, era rimasta affascinata dalla biografia della principessa austriaca Maria Antonietta, scritta da Stefan Zweig: lo scrittore austriaco (come Maria Antonietta, prima di sposare il re di Francia) simpatizza per la regina, a differenza dei nostri libri di scuola.

Quello della Ikeda è uno shojo manga, un fumetto destinato alle ragazzine. In quegli anni avevano successo in Giappone i manga meisaku, fumetti tratti dai capolavori della letteratura occidentale, e Lady Oscar in qualche modo si riallaccia a questo genere.

Alcune tavole del manga scritto e disegnato da Riyoko Ikeda

 

Lady Oscar è una ragazza bella, forte e sensibile che nasconde sotto l’aspetto mascolino un’anima romantica molto femminile. Il suo amico fraterno, André, è un giovane leale e passivo: solo alla fine lei comprenderà di averlo sempre amato.

I personaggi sono caratterizzati graficamente da grandi occhi ispirati ai personaggi femminili del grande fumettista Osamu Tezuka. Le figure della Ikeda sono eleganti, splendidamente vestite. Tutto richiama l’estetica kawai che in quegli anni si impone in Giappone: la ricerca del “carino”, l’attenzione ai colori pastello e alle forme aggraziate. Per quanto riguarda la storia, invece, l’intenzione dell’autrice era quella di dimostrare che le donne possono fare le stesse cose dei maschi.

Un volumetto del manga di Lady Oscar

 

Il manga, con il titolo di Berusaiyu no bara (Le rose di Versailles), debuttò in Giappone nel 1972, pubblicato in 82 puntate sulla rivista Shukan Margaret della casa editrice Shūeisha. La serie venne poi raccolta in nove volumi (tankōbon) di circa duecento pagine ciascuno. Il successo fu enorme.

In Italia, il manga fu pubblicato dai Fratelli Fabbri Editori nel 1983, sulla scia del cartone animato, in un’edizione colorata appositamente.

Nel 1984, Riyoko Ikeda ha pubblicato una miniserie di quattro episodi, dal titolo Berusaiyu no bara gaiden (Le rose di Versailles – I nuovi capitoli) tradotto in italiano in Lady Oscar – Le storie gotiche.

La serie animata per la televisione fu realizzata nel 1979 dalla giapponese Tokyo Movie Shinsha. Tadao Nagahama diresse i primi episodi con un tono un po’ infantile. Gli subentrò nella regia Osamu Dezaki, che rese la storia più drammatica. Il disegno fu affidato alla Shingo Araki Production e Shingo Araki (che in seguitò diverrà noto per I Cavalieri dello Zodiaco) curò personalmente il disegno dei protagonisti. La colonna sonora fu affidata al compositore Koji Makaino.

L’anime televisivo consta di 40 episodi di 23 minuti ciascuno più un episodio doppio, messi in onda dalla rete giapponese Ntv tra il 1979 e il 1980: si rivelò un clamoroso insuccesso. In alcune zone del Giappone fu addirittura interrotta al 24º episodio.

Ecco la prima sigla dell’edizione italiana composta e cantata dal gruppo di Riccardo Zara, I cavalieri del re, che uscì appunto il 1 marzo 1982 su Italia 1.

Quando, a un certo punto, il titolo della serie in Italia fu cambiato in Una spada per Lady Oscar, cambiarono anche il montaggio e la canzone della sigla di apertura. Il testo del brano fu scritto da Alessandra Valeri Manera sulle note della musica composta da Ninni Carucci. L’interpretazione fu affidata inizialmente a Enzo Draghi, che preferì firmarsi con lo pseudonimo Gli amici di Oscar, e poi a Cristina D’Avena.

Lady Oscar e Rosalie, contenuto Yuri

 

Lady Oscar è considerato in patria uno dei primi manga e dei primi anime yuri (giglio), cioè blandamente lesbico. Uno dei temi è, infatti, il coinvolgimento sentimentale tra ragazze.

Nell’edizione italiana del cartone animato, l’amore tra donne, l’ambiguità e la difficoltà a identificarsi con il proprio sesso (abbastanza tipico dell’adolescenza) appaiono più sfumati, rispetto all’anime originale, perché la serie fu profondamente mutata con il doppiaggio.

Fin dalla prima puntata viene dichiarato che Oscar è nata femmina e, a causa del padre che voleva un maschio, è stata chiamata Oscar e allevata come un uomo. Nell’edizione italiana, spesso Oscar viene chiamata madamigella, mentre nell’anime giapponese è chiamata signore.

Le immagini, invece, all’inizio vengono risparmiate. Come quando André strappa la camicia a Oscar rivelando il suo seno femminile. Solo nelle repliche questa scena verrà tagliata, perché da noi non sono considerate ammissibili le nudità in un cartone animato per bambini.

Un’altra delle censure più famose dell’edizione italiana fu quella dell’incontro di Oscar con Rosalie Lamorliere la quale, nell’edizione giapponese, credendola un maschio, le si offre per denaro come una prostituta. Oscar scoppia a ridere e, siccome nell’edizione italiana è noto a tutti che lei è una donna, il fatto risulta strano.

Nel 1979 venne girato anche un film dal vero, diretto dal francese Jacques Demy. Lady Oscar è interpretata da Catriona MacColl.

Nel 2001, Lady Oscar è stata proposta in 10 Dvd da Yamato Video, comprensiva dell’audio originale giapponese e di sottotitoli che la traducono fedelmente: contiene 40 dei 41 episodi della serie. Gli stessi Dvd sono stati raccolti in due box nel 2009. La serie è stata pubblicata anche per il circuito delle edicole in collaborazione con De Agostini, in questo caso sono stati realizzati 20 Dvd contenenti due episodi cadauno.

L’importanza di Lady Oscar nella società italiana è stato quello di presentare una donna in un ruolo creduto, fino a quel momento, adatto solo agli uomini, proprio come desiderava l’autrice.

(Grazie a L.L. per la collaborazione)

 

 

7 commenti

  1. Immensa.
    Non la dimenticherò finché vivrò.
    Un amore senza fine.
    Grazie Ikeda Grazie Dekaki

  2. E’ una cavolata pazzesca. Fortuna che è uno degli anime giapponesi ormai dimenticati per sempre, e quindi a tutti piacciono come sempre e da sempre tutte le serie a cartoni animati americani di ogni generazione, sino al giorno d’oggi.

    • In questo modo, qualunque cosa è una cavolata pazzesca.
      Dovresti motivare le tue opinioni….

  3. […] giapponese il sottotitolo è in francese. Dunque francese, rivoluzionaria e spadaccina come Lady Oscar, ma anche giapponese, esoterica e colorata come Sailor Moon. Due genitrici (non è un caso che […]

  4. Chi dice che il seno di Oscar non é mai comparso nei cartoni animati, é solo un moralista che definisce la cosa assurda e inventata da chi l’ha vista ( Georgie é arrivata molto dopo ) la spalla di Oscar che si vede é una spalla. Il taglio censorio é avvenuto secondi prima. Ma che ne sanno!!!

    • non sono l’unica a daverlo visto!!!mi consolo!!!era fatto a pastello e per questo Andrè rimane sconvolto..

  5. Molti scrivono che il seno di Oscar era la spalla o ci si confonde con Georgie,io e mia sorella lo vedemmo,era fatto a pastello ,purtroppo all’epoca ero piccola per registrare l’episodio ma lo ricordo bene perchè era molto osè all’epoca….

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