I GRANDI FILM FANTAVVENTUROSI DI IRWIN ALLEN

Irwin Allen

Gli appassionati di cinema catastrofico o, per dirla con gli americani, di disaster-movie, non possono non conoscere il nome di Irwin Allen, che di questo sottogenere è considerato uno dei maestri. In veste di produttore ha realizzato alcuni film indimenticabili.

Per esempio L’inferno di cristallo (The Towering Inferno, 1974), di John Guillermin, uno dei primi catastrofici (nello stesso anno uscì anche Terremoto, Earthquake, diretto da Mark Robson) e probabilmente il migliore, con alcune sequenze molto spettacolari. Per il quale, oltretutto, il contributo di Allen non si limitò all’aspetto produttivo, avendo affiancato Guillermin in cabina di regia per alcune riprese. Tra gli altri titoli ricordiamo Ormai non c’è più scampo (When Time Ran Out, 1980), di James Goldstone e il notevole L’avventura del Poseidon (The Poseidon Adventure, 1972), di Ronald Neame.

Portano la sua firma invece L’inferno sommerso (Beyond the Poseidon Adventure, 1979), seguito de L’avventura del Poseidon e il sottovalutato Lo sciame – Swarm (The Swarm, 1978), coinvolgente mix di catastrofismo e animali (api) assassini.

Nato a New York nel 1916 e morto a Santa Monica nel 1991, Irwin Allen ha cominciato la sua carriera come produttore di un noir classico targato Rko, l’ottimo Una rosa bianca per Giulia (Where Danger Lives, 1950) di John Farrow, altro regista oggi purtroppo poco ricordato. Ha per protagonista un medico di San Francisco (Robert Mitchum) che si innamora di una ragazza molto sexy (Faith Domergue, lanciata in quegli anni da Howard Hughes). La donna però ha ucciso il marito e vuole far ricadere la colpa sul medico. Sempre nell’ambito del noir Irwin Allen realizza Agente federale X3 (Dangerous Mission, 1953), diretto da Louis King. Con L’inferno ci accusa (The Story of Mankind, 1959) esordisce dietro la macchina da presa, avvicinandosi al genere fantasy che nel decennio successivo caratterizzerà la sua attività.
È negli anni sessanta, in ogni caso, che dirige i suoi film più celebri e riusciti. Il primo è Mondo perduto (The Lost World, 1960), dal romanzo di Arthur Conan Doyle, un tripudio di avventure e mostri preistorici.

Nel 1961 realizza quello che può essere considerato il suo capolavoro, Viaggio in fondo al mare (Voyage to the Bottom of the Sea). La vicenda si può racchiudere in poche righe. Per cause misteriose le fasce di Van Allen si incendiano e rischiano di uccidere ogni forma di vita sulla Terra. L’ammiraglio Nelson sa come salvare il pianeta e, a bordo del suo super-sommergibile, comincia un rischioso viaggio intorno al globo. Il capitano Nelson, interpretato da Walter Pidgeon, tipico gentleman di stampo anglosassone, è chiaramente ispirato a tanti personaggi creati da Jules Verne e Conan Doyle, caparbi e solitari, a cominciare ovviamente dal capitano Nemo. La vicenda di Viaggio in fondo al mare, però, non è tratta da un romanzo di Verne ma è interamente frutto della fantasia di Allen, sceneggiatore insieme a Charles Bennett (dallo stesso soggetto nel 1964 verrà sviluppata la serie televisiva omonima). Si può dire che con questo film il produttore/regista getti le basi del suo futuro genere preferito, il catastrofico/avventuroso. Rispetto ai titoli più famosi degli anni settanta, qui prevale l’avventura, anche se non mancano scene di distruzione del pianeta. Dominano il desiderio di creare situazioni di grande spettacolarità, di inventare scenografie e sfondi suggestivi piuttosto che materializzare incubi apocalittici. La splendida sequenza della lotta con la piovra gigante, tra le tante, testimonia da una parte la cura che Allen metteva nella realizzazione degli effetti speciali, davvero sorprendenti considerata l’epoca, ma anche, e soprattutto, la precisa volontà di proporre, con una certa dose (indispensabile) di ingenuità, un corrispettivo cinematografico delle fantasmagoriche avventure fantascientifiche della narrativa.


Nel 1962 esce il bellissimo Cinque settimane in pallone (Five Weeks in a Balloon). E questa volta l’ispirazione viene proprio da uno dei migliori romanzi di Jules Verne.

Dopo questi titoli, annoverabili tra le gemme di quel genere/non genere (travalicante i generi, in realtà) che ci piace definire Sense of Wonder (a costo d’essere etichettati come nostalgici, oggi sempre meno praticato), l’inizio del decennio successivo per il produttore/regista inizia con La città degli acquanauti (City Beneath the Sea, 1971), altra fantasia sottomarina diretta per la televisione.

Alla televisione Allen ha regalato alcune splendidi serial, manco a dirlo fantascientifici, tra i quali Kronos, Lost in Space e La terra dei giganti, oltre al film per la tv Capitano Nemo, missione Atlantide (The Return of Captain Nemo), prodotto nel 1978 e diretto da Alex March.

 

 

1 commento

  1. I film di Allen avevano sempre un qualcosa di rilassante, di “solare” ed ottimista anche quando trattavano di qualcosa che invece avrebbe dovuto inquietare o mettere in ansia lo spettatore. Già “Viaggio in fondo al mare” aveva queste caratteristiche, ma persino quelli di tema catastrofico le riproponevano con poche modifiche.

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