IL DIO D’ACQUA DI MARCEL GRIAULE

IL DIO D'ACQUA DI MARCEL GRIAULE

Marcel Griaule, uno dei più importanti antropologi del Novecento, ebbe i suoi primi contatti con i Dogon della Nigeria insediati nella regione del Massiccio di Bandiagara – oggi l’odierno Mali – nel 1931. La sua missione, Dakar-Djibouti, restò nei pressi fino al 1939, ovvero fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Solo nel 1946 Griaule poté ritornare in Africa e continuare i suoi studi presso i Dogon, e da questo momento comincia l’avventura del Dio d’Acqua.

dio-dacqua

Un giorno, contrariamente alle usanze locali, arriva un giovane ragazzo negro con un messaggio per Griaule, da parte di un cacciatore: dice che lo aspetta perché vuole vendergli un amuleto, un amuleto che Griaule voleva dieci anni prima. Il bianco Griaule si rende conto immediatamente della singolarità della situazione perché tra la gente locale “vedere un bianco non presenta alcun interesse”.

Per trentatré giorni, da quel primo contatto, Griaule andrà alla casa di Ogotemmeli, un vecchio cieco – prima cacciatore col nome di Aizzatore Terribile – a sentirlo esporre la cosmogonia della cultura dogon, a volte disturbati da orecchie indiscrete, cert’altre da malati in cerca di aiuto e di erbe che Ogotemmeli prepara e distribuisce. Per trentatré giorni Griaule ascolta, fa domande, non capisce, torna a domandare; diventa il depositario del sistema di un mondo che sconvolgerà dalle fondamenta quello che correntemente si era sempre pensato dei ‘primitivi’.

Ogotemmeli

Ogotemmeli

Nasce una meravigliosa creazione, un linguaggio nuovo, estraneo all’orecchio del bianco, abituato alla trasmissione scritta. Griaule scoprirà che ogni movimento della vita di un Dogon, le sue case, i suoi campi orientati e divisi, gli utensili, i granai, gli strumenti musicali, la concezione dei cieli, ogni cosa è permeata e costruita secondo questo grande sistema cosmogonico, ed è la prova scritta, cioè concreta, del loro antico retaggio culturale, che non ha nulla da invidiare ad altre antiche culture, ma presuppone semplicemente un modo diverso di accostarsi al sapere. E diverse modalità di trasmissione nel tempo.

Poco dopo aver ultimato il libro e prima ancora che fosse pubblicato, Griaule ricevette da Sanga una lettera in cui gli si annunciava che il sapiente Ogotemmeli era sprofondato nel sonno eterno, non senza aver salvato prima i raccolti da una tremenda siccità con la pietra della pioggia; pietra che Griaule, dice l’autore della lettera, “doveva aver ben conosciuta”. Anni dopo, nel 1956, alla morte di Griaule, i Dogon fecero un grande e solenne funerale per lui, secondo la loro usanza.

Pubblicato per la prima volta nel 1948 in Francia, e non immediatamente compreso dal pubblico europeo che non riuscì a valutarne subito il significato rivoluzionario (tant’è che la prima edizione italiana vide la luce solo nel 1968), Dio d’Acqua è uno dei testi pionieristici per eccellenza in etnologia. Fu pubblicato in Italia dall’editore Bompiani, appunto nel 1968, ci fu una seconda edizione nel 1972 per i tipi di Garzanti e una seconda stampa economica Bompiani nel 1978 e poi, per una ventina d’anni, non fu più ristampato. Bollati e Boringhieri ne ha fatto un’altra ristampa nel 2002.

Marcel Griaule (Ainsy-sur-Armençon, 1898 – Parigi, 1956).

Marcel Griaule (Ainsy-sur-Armençon, 1898 – Parigi, 1956)

Piccola bibliografia
Silhouettes et graffiti abyssins, prefazione di Marcel Mauss (1933)
Les flambeurs d’hommes (1934), tr. Giuseppe Maria Lo Duca, Torce d’uomini in Etiopia, Milano: Agnelli, 1935; Como: Red, 1999
Jeux et divertissements abyssins (1935)
Masques dogons (1938)
Jeux dogons (1938)
Les Sao légendaires (1943)
Arts de l’Afrique noire (1947)
Dieu d’eau (1948), tr. Giorgio Agamben, Dio d’acqua: incontri con Ogotemmeli, Milano: Bompiani, 1968; Milano: Garzanti, 1972; Como: Red, 1996; a cura di Barbara Fiore, Torino: Bollati Boringhieri, 2002
Les grands explorateurs (1948), tr. Giacomo Falco, I grandi esploratori, Milano: Garzanti, 1956
Méthode de l’ethnographie (1957)
Renard pâle, ethnologie des Dogons (1965-1991) (in collaborazione con Germaine Dieterlen)
Descente du troisième verbe (1996)

 

 

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4 commenti

  1. La tua recensione è molto interessante per me. bello l’inizio. leggerò il libro

  2. Ne sono felice, Angelo. È un libro che vale. Grazie e buona giornata 🙂

  3. Dopo aver letto l’articolo non mi resta altro da fare che affrontare il diluvio e fare un salto in libreria a comprare il libro: ciò è utile diventa indispensabile, se ti viene proposto in modo efficace. Sei stata intensa, profonda e impeccabile, quasi mi sento in colpa per non averlo ancora letto, ma sarà mia premura colmare al più presto questa lacuna.

  4. Grazie, Tiziana. Ti piacerà.

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