GLI ESORDI EROTICI DI DANIELA POGGI

GLI ESORDI EROTICI DI DANIELA POGGI

Daniela Poggi è un’attrice completa di teatro, televisione e cinema, che ha saputo trovare una sua strada fatta di impegno e dedizione professionale. Al grande pubblico è nota perché dal 2000 al 2004 ha condotto “Chi l’ha visto?”. Negli ultimi anni è stata molto attiva nelle iniziative dell’Unicef a tutela dei diritti dei bambini nel mondo.

Questo per dire che non si può ridurre il talento e l’impegno di un’ottima attrice come Daniela Poggi alle apparizioni nel campo della commedia sexy dei primi anni ottanta. In ogni caso, Daniela Poggi ha interpretato ruoli divertenti e scanzonati, mostrando il corpo solo quando era funzionale alla storia, senza volgarità gratuite.

Daniela nasce a Savona nel 1954. Ha avuto un’educazione rigida e severa dalle suore, ma è un periodo della sua vita che ricorda con piacere, e che le ha permesso di conseguire il diploma linguistico e poi di iscriversi alla scuola di interpreti. Da ragazzina sogna di girare per il mondo, realizza il suo desiderio visitando prima Londra, poi Parigi e infine Djerba in Tunisia, dove sale sul palcoscenico del locale Club Med e capisce che la sua strada è la recitazione.

Nel 1978 fa la conduttrice a Telemilano (futura Canale 5) e due mesi dopo esordisce in teatro con “Hai mai provato nell’acqua calda” a fianco del grande Walter Chiari, che fa da interprete e regista. Subito dopo giunge alla televisione con “Lulù” di Wedekind, per la regia di Mario Missiroli. Dopo il teatro brillante con Walter Chiari e Gino Bramieri è passata ai testi impegnati e drammatici di Julius Feiffer, il famoso cartoonist di New York, e Arthur Miller. Tra film e sceneggiati ha interpretato quasi cinquanta ruoli.

GLI ESORDI EROTICI DI DANIELA POGGI
L’esordio nel cinema di Daniela Poggi avviene nel 1977, con il film nazi-erotico “L’ultima orgia del III Reich” di Cesare Canevari. Nei primi anni ottanta, Daniela Poggi interpreta alcune pellicole che rientrano nel filone della commedia sexy. Le commedie all’italiana “Tre sotto il lenzuolo” di Michele Massimo Tarantini e Paolo Dominci (1979) e “Belli e brutti ridono tutti” di Domenico Paolella (1979) sono i primi lavori cinematografici della Poggi.

“Tre sotto il lenzuolo” è un film composto di tre episodi che hanno come tema le infedeltà coniugali: vede sul set anche Carlo Giuffrè, Aldo Maccione, Orchidea De Santis e Sonia Viviani. Daniela Poggi recita accanto a Walter Chiari nell’episodio “No, non è per gelosia”, firmato da Paolo Dominici e, nonostante l’inesperienza e la giovane età, ha un ruolo da protagonista che evidenzia la sua grande bravura. La Poggi è la moglie di Walter Chiari che ritrova il suo primo marito e, alla fine, li tradisce entrambi con un terzo uomo. Il film non è memorabile, ma il ruolo della bella attrice non passa inosservato.

“Belli e brutti ridono tutti” ha un set di belle donne come Maria Baxa, Olga Karlatos e Daniela Poggi, un terzetto di validi attori comici composto da Luciano Salce, Walter Chiari e Cochi Ponzoni. Si tratta di una nuova commedia in quattro episodi comico-sexy che Pino Farinotti definisce “basata su un umorismo di bassa lega, barzellette goliardiche sceneggiate”. Daniela Poggi recita nell’episodio “Un bisogno urgente”, dove fa la parte di una squillo che interrompe il tranquillo menage tra Cochi Ponzoni e Patrizia Gori. L’episodio è il più trash in assoluto, perché Cochi soffre di meteorismo acuto.

Terzo film della Poggi è un moto-movie, un sottogenere che al tempo andava abbastanza bene, così come si realizzavano noiosi film nel mondo delle corse automobilistiche. Erano pellicole rivolte a un pubblico di fan delle corse su pista e su strada che pagavano il biglietto per vedere evoluzioni, spesso realizzate dagli stessi beniamini sportivi. Stelvio Massi è un esperto di moto-movie e, dopo che sono usciti vari film con campioni di motociclismo come Giacomo Agostini, gira “Speed cross” (1979), pellicola interpretata da attori professionisti. I ruoli principali sono di Fabio Testi e Vittorio Mezzogiorno, mentre le parti femminili vedono all’opera Lia Tanzi e Daniela Poggi. Si tratta di un film d’avventura, una via di mezzo tra il moto-movie e il poliziottesco, che racconta di due amici campioni di motocross, ma rivali in amore, che si alleano per sconfiggere un losco individuo che trucca le gare. Daniela Poggi si ricorda per alcuni plastici nudi che finiranno su riviste per adolescenti inquieti come “Blitz” e “Gin Fitz”. Il ruolo della Poggi è molto spregiudicato ed è proprio lei l’oggetto della contesa tra i due amici motociclisti, visto che prima si concede a Testi e subito dopo a Mezzogiorno. Una banda di delinquenti la uccide e il tragico fatto di sangue scatena la vendetta dei due ex amanti. Il film non è eccezionale, ma va ricordato per il deciso ruolo sexy di Daniela Poggi che le consente di mostrare tutta la sua sfolgorante bellezza.


“Prestami tua moglie”
di Giuliano Carnimeo (1980) è un film che riunisce sul set attori di diverse generazioni come Lando Buzzanca, Renzo Montagnani, Diego Abatantuono e Massimo Boldi. Il cast femminile è interessante, vista la presenza di Daniela Poggi, Janet Agren e Claudine Auger che si contendono la scena. Si tratta di una commedia degli equivoci che poco a poco degenera in pochade, ma diverte con garbo e buon gusto. Lando Buzzanca è sposato con una riccona (Auger) proprietaria di un’agenzia di pubblicità, riceve la visita inattesa della prima moglie (Agren) che chiede il divorzio e, per non far capire che ha fatto i soldi, la riceve nella casa dell’amico spiantato (Boldi). Gli equivoci si susseguono a non finire perché in casa dell’amico, regista pubblicitario per conto di Buzzanca, c’è un’attricetta un po’ svampita (Poggi) che si è ubriacata di birra dopo aver girato uno spot pubblicitario. Inevitabile la confusione sul ruolo delle mogli, con Buzzanca che si spaccia per marito della Poggi davanti a un cliente (Montagnani), il quale deve firmare un importante contratto pubblicitario. La moglie scopre tutto e lascia Buzzanca che torna di nuovo povero, ma medita il riscatto con in mano il contratto da far firmare. Alla fine si scopre che pure Montagnani è un imbroglione matricolato e torna insieme alla Auger, visto che era il suo primo marito. Buzzanca si rimette con la prima moglie, che sapeva tutto e stava soltanto al gioco. Boldi si riprende la sua attrice e si scopre davvero innamorato. Un film che si racconta male per quanto è complessa (ma non confusa) e articolata la trama, da commedia degli equivoci.

Si ride parecchio grazie anche a un Abatantuono terrunciello nella parte di un agente che deve staccare i fili della luce a un moroso Boldi. Daniela Poggi è bravissima come attrice svampita incapace di pronunciare la battuta giusta davanti a un esasperato Boldi, che fa ripetere la scena in continuazione e la fa bere sino a ubriacarla. Nelle prime sequenze il caos sul set è tale che un carrello si sgancia e strappa il vestito di scena della Poggi, la quale resta a seno nudo per la gioia di pubblico e operatori. Alla fine riesce a dire la battuta, ma ormai non serve più perché il set è distrutto. Buzzanca e Boldi sono una strana coppia, ma funzionano: Boldi è addirittura bravo in questo primo lavoro come spalla. Daniela Poggi ruba il ruolo di protagonista a Janet Agren perché è molto più espressiva e recita con bravura un ruolo difficile da donna ubriaca e poco intelligente. A livello di nudo, la lotta scenica tra la Poggi e la Agren vede vincitrice l’attrice italiana, spesso nuda in maniera disinvolta: tiene testa alla bellezza nordica, che si concede solo per due inquadrature in slip e camicia slacciata. Interessante la parte sexy della Agren quando vaga per casa con tacchi alti, seno prorompente e sedere mozzafiato. Janet Agren è una delle bellezze più sensuali del cinema degli anni settanta e conserva tutta la sua carica erotica anche negli ultimi film. Fantastica la parte in cui cammina da una stanza all’altra vestita solo di un asciugamano stretto in vita che fa risaltare le forme. La Poggi si mostra seminuda sul letto e si fa spostare come un corpo privo di vita da Buzzanca perché la Agren non la veda. Il clima del film è da commedia all’italiana vecchia maniera, con alcune parti sexy per dare sale alla trama. Ricordiamo la scena in cui la Poggi deve dire a tutti: “Mio marito torna subito!”. La bella attrice è molto credibile nel ruolo da svampita totale. Montagnani le fa alcune avances e mentre attendono il marito mette una mano sulle gambe nude: lei mostra un panorama di cosce stupende. La parte da protagonista è più sua che della Agren, soprattutto nella fase finale, quando la vediamo in piscina e poi in casa di Buzzanca a fingere di essere la moglie. La commedia diventa pochade e si conclude con la consueta bagarre che apre alla risoluzione degli equivoci a danno del protagonista. In ogni caso, Buzzanca ritrova la prima moglie che nel frattempo confessa di essere diventata miliardaria e tanto male non gli va. Resta solo il problema che dovrà convivere con una tigre asiatica…

“Mi faccio la barca” di Sergio Corbucci (1980) è un film scritto da Ernesto Gastaldi, Mario Amendola e Bruno Corbucci che vede protagonisti principali Johnny Dorelli e Laura Antonelli. Ci sono anche Christian De Sica e Daniela Poggi, ma l’azione ruota attorno ai due personaggi principali. Il film è una commedia sofisticata che non spicca mai il volo. Dorelli è un dentista imbranato che porta i figli a fare una crociera in barca. Laura Antonelli lo segue in una storia che prende la piega di un’avventura in mare tra i banditi. La Poggi ha un ruolo secondario.

“La gatta da pelare” di Pippo Franco (1981) vede protagonista lo stesso Pippo Franco insieme alle bionde bellezze di Janet Agren e Daniela Poggi come terzo incomodo. Si tratta del primo e unico film da regista del comico romano, che realizza un soggetto di Ugo Liberatore e Giancarlo Magalli imitando i gialli comici di Bruno Corbucci. Il film è un fallimento totale, il pubblico lo ignora: nessuno sembra averlo visto. Si racconta la storia di un cartoonist geloso (Franco) in modo folle dello psichiatra che ha in cura la moglie (Poggi) e per questo motivo sogna di ucciderlo disegnandone a fumetti la morte. Il medico viene davvero assassinato ed è qui che il film parte con la trama giallo-comica, perché Pippo Franco deve dimostrare la propria innocenza.

“L’ultimo harem” di Willy S. Regan (1981), nonostante lo pseudonimo del regista, è un film italiano girato da Sergio Garrone che ha il merito di portare sulla scena due bellezze come Corinne Cléry e Daniela Poggi. Nasce come film di denuncia sulla condizione della donna nel mondo islamico, ma viene modificato dalla produzione che lo trasforma in una storia d’amore dal finale drammatico. Di fatto si vuole sfruttare la bellezza e la notorietà erotica di Corinne Cléry dopo il successo di “Histoire d’O”. La storia parla di uno sceicco che cerca la prima moglie fuggita perché non voleva spartirlo con le altre donne. Lei accetta di ritornare, ma vuole essere la sola e chiede al marito di liquidare l’harem. Il finale è tragico perché le donne dell’harem uccidono la moglie e si vendicano dello sceicco.

“Teste di quoio” (sic) di Giorgio Capitani (1982) è una commedia sulle gesta di quattro terroristi da burletta che irrompono nella sede di un’ambasciata e, solo quando sono dentro, si accorgono che questa ha cambiato indirizzo. La parte comica comincia quando la polizia circonda il locale e un interprete cerca di parlamentare con i terroristi. Il film, scritto da Laura Toscano e Franco Marotta, vede all’opera Philippe Leroy, Christian De Sica, Leo Gullotta, Gorge Hilton, Andy Luotto, Bombolo, Luc Merenda e Howard Ross. Daniela Poggi è poco utilizzata e ha un ruolo di contorno, a livello di Serena Grandi e Licinia Lentini. Il film è composto da una serie di sketch tenuti insieme da un esilissimo filo conduttore.

“Il tifoso, l’arbitro e il calciatore” di Pier Francesco Pingitore (1983) è un film che Daniela Poggi pare aver rimosso dalla sua carriera perché ha omesso di indicarlo nel sito internet. Non è che sia un capolavoro, come tutti i film girati in Italia nel mondo del calcio, che pare refrattario al mezzo cinematografico. Ogni tanto si ride ma non molto. L’episodio che riguarda Daniela Poggi è “Il tifoso”, con Pippo Franco, Mario Carotenuto ed Enzo Cannevale. La bella attrice è la fidanzata motorizzata di Pippo Franco, tifoso romanista che si finge laziale per compiacere il futuro suocero Gigi Reder. Mario Carotenuto è il padre barista di Pippo Franco, romanista sino alla punta dei capelli. Equivoci a non finire e botte da orbi per Pippo Franco che prima le busca dai romanisti e poi dai laziali. Degne di nota solo le cosce di Daniela Poggi, che sfoggia anche un bel giubbotto di pelle a bordo di una moto di alta cilindrata. Mereghetti definisce il film “due barzellette sceneggiate”. La prima (“L’arbitro e il calciatore”) di queste barzellette è inferiore all’episodio che più ci interessa, con Alvaro Vitali, arbitro incorruttibile, geloso della moglie Carmen Russo (la quale se la farebbe con un calciatore tedesco che gioca nella Juventus).

“Il paramedico” di Sergio Nasca (1983) è una commedia di scarso interesse con Enrico Montesano, Leo Gullotta, Daniela Poggi, Rossano Brazzi, Enzo Robutti, Marco Messeri, Enzo Cannavale, Mauro Di Francesco ed Edwige Fenech. Enrico Montesano è Mario, un infermiere del Policlinico che lavora come un matto e deve convivere con Nina (Edwige Fenech), moglie frigida e teledipendente. Insolito il ruolo della Fenech nei panni di una moglie senza voglie. La Fenech passa le giornate incollata alla televisione, telefona a trasmissioni di fantascienza, racconta di aver visto gli Ufo e si appassiona alle telenovelas. Il suo teleromanzo preferito è “Perfidia”, ambientato sulle disavventure del conte Gondrano, e quando la televisione lo manda in onda non pensa ad altro. Montesano prova ad accarezzarla ma non c’è niente da fare, può solo sognarla vestita da suora mentre lui la spoglia. La Fenech recita vestitissima e l’unica parte sexy è il sogno del marito, durante il quale resta in slip, reggipetto e reggicalze bianche davanti a Montesano vestito da sultano. Daniela Poggi invece contribuisce a sollevare il tasso erotico del film, visto che compare nuda in un paio di scene ed esibisce una mise prorompente di seni al vento.

La trama è debole. Montesano vince a una lotteria una Fiat Argenta 2000 metallizzata (occasione per fare pubblicità occulta) e si dà alla bella vita senza dire niente alla moglie. Nina sospetta che lui lo tradisca e, seguendo le indicazioni dello psicologo della televisione, cerca di riconquistarlo con nuove attenzioni. Ma lui ha altro per la testa, racconta che di notte fa politica e che è entrato in un gruppo che cambierà l’Italia. Montesano incontra Daniela Poggi, moglie insoddisfatta di un Rossano Brazzi sempre molto bravo, partecipa a una festa spacciandosi per medico e alla fine va a letto con lei. Le uniche scene sexy sono dovute alla presenza della Poggi che si fa sbirciare le cosce in auto e si concede senza veli all’infermiere. La trama si ingarbuglia quando l’Argenta viene rubata da alcuni terroristi e la polizia scambia Montesano per un bombarolo. Citiamo un ottimo Enzo Robutti nei panni del commissario intransigente e una comparsata di Carlo Monni come agente della Digos. Montesano finisce in galera, è tutelato da un avvocato da burletta come Enzo Cannavale (molto bravo) e riesce a ottenere una posizione di privilegio facendo il finto “pentito” e dando nomi di inesistenti complici. La Fenech è al centro per via dell’interesse giornalistico e si dà da fare raccontando a tutti la sua vita con un terrorista. Quando Montesano parla, mette nei guai Rossano Brazzi e Daniela Poggi, la verità viene a galla e la moglie del riccone confessa di aver fatto l’amore con l’infermiere proprio la notte dell’attentato. Brazzi fa parte della loggia massonica B2 (parodia della P2), ha molti fratelli che lo tutelano e che lo aiutano. Montesano viene rilasciato, tutti lo evitano come un appestato, però riconquista la moglie che intanto è diventata ricca per aver venduto alla stampa il memoriale. Il finale fa immaginare Montesano e la Fenech che fanno l’amore su una Fiat Argenta, mentre una gru li solleva e li trasporta a bordo di una nave. Il film mette in burletta il problema dei “pentiti” che collaborano con la giustizia e tenta di fare una satira politica neppure troppo velata. Ci riesce poco, viene fuori un prodotto ibrido che non diverte e che si trascina stancamente sino alla fine. Se salviamo poche caratterizzazioni, come quella di Enzo Cannavale e anche del diligente Enrico Montesano, la pellicola è da dimenticare. Per Mereghetti si tratta di “una farsaccia grossolana e sboccata dove Nasca cerca di mescolare comicità e satira sociale con risultati pessimi”.

“Quando la coppia scoppia” di Steno (1983) vede ancora all’opera Enrico Montesano (era il suo momento), Claude Brasseur, Dalila Di Lazzaro, Lia Tanzi, Gigi Reder e Daniela Poggi. La trama racconta di un uomo abbandonato dalla moglie (Montesano) e delle sue peripezie per riconquistarla, ma grazie alle confidenze della figlia viene a sapere che sua moglie ha un altro. Il marito affronta il rivale in una scazzottata memorabile, ma alla fine i due uomini diventano amici e lui rinuncia alla moglie per mettersi insieme a un’altra divorziata. Il film non è tra i memorabili di Steno ed è “una variazione incolore sul tema del tradimento” (Mereghetti).

“Culo e camicia” di Pasquale Festa Campanile (1984) segna uno sporadico ritorno alla commedia a episodi, genere che in Italia non ha mai attecchito molto. In questo caso gli episodi sono soltanto due e abbastanza ben articolati. Il migliore è proprio “Il televeggente” con Daniela Poggi, Enrico Montesano e Gianni Agus, i quali mettono in scena la storia di un assistente montatore balbuziente che sogna di fare il telecronista sportivo. Daniela Poggi è Ornella che fa innamorare Montesano e c’è pure un genio benevolo che aiuta Montesano a realizzare il suo sogno. Più fiacco il secondo episodio con Renato Pozzetto, Maria Rosaria Omaggio e Leopoldo Mastelloni, che racconta una grossolana storia nel mondo dell’omosessualità.
I camionisti di Flavio Mogherini (1984) è un film scritto da Vincenzo Mannino e Gianfranco Clerici che lo sceneggiano insieme allo spagnolo José Vincente Puente. Ci sono le belle musiche di Riz Ortolani, ma non bastano a rivitalizzare la prima deludente interpretazione di Gigi Sammarchi e Andrea Roncato, bravi comici televisivi ma inefficaci sul grande schermo. Daniela Poggi è la benzinaia Ofelia che fa innamorare Andrea e mostra le sue abbondanti grazie con leggerezza e molto senso del comico erotico. L’amore tra i due genera una serie infinita di gelosie e ripicche tra i camionisti perché la ragazza è davvero bella e desiderabile. Per Mereghetti siamo in presenza dei “soliti doppi sensi e trivialità caratteristici della comicità di Gigi e Andrea”. Non possiamo dargli torto, però Daniela Poggi è molto credibile e ben calata nella parte, oltre al fatto che vederla seminuda è una gioia per gli occhi. Fanno parte del cast pure Luciana Turina e Giorgio Bracardi. La farsa un po’ volgarotta che Mogherini mette in piedi si ispira in tutto e per tutto a Il camionista di Sergio Corbucci con Giancarlo Giannini.

“Quelli del casco” di Luciano Salce (1984) racconta la storia di uno studente che si innamora di una bella ragazza vista solo su un manifesto. Non sa che è una sua compagna di scuola (il viso è coperto da un casco) da sempre innamorata di lui. Quando infine lo scopre, è ben lieto di ricambiarla. Salce torna alla regia dopo cinque anni di assenza ed è la sua ultima opera, uscita nel disinteresse generale. Nel film ci sono veterani del calibro di Paolo Panelli, Luigi De Filippo e Renzo Montagnani, ma i risultati restano mediocri. Protagonisti sono Francesco Monelli e Sonia De Gaudenz. La Poggi si vede poco ed è sprecata per una pellicola così.

Daniela Poggi canta “Cielo”

Nel 1985 Daniela Poggi comincia a lavorare in pellicole di maggior spessore che, sebbene esterne alla nostra tematica, trattiamo in rapida sintesi.

“Un caso di incoscienza” di Emidio Greco (1985) presenta un bel cast internazionale composto da Erland Josephson, Brigitte Fossey, Rüdiger Vogler, John Steiner, Rada Rassimov, William Berger, Claudio Cassineli e la nostra bella attrice. Il giornalista Vogler è protagonista di una vicenda di spionaggio che si svolge negli anni trenta, con ambizioni sociologiche.
“I figli del vento” di Enzo Doria (1985), che in realtà si chiama Ezio Passatore, è un dimenticabile film televisivo.
“Doctor M.” di Claude Chabrol (1989) è un buon film con Alan Bates, Jan Niklas, Jennifer Beals, Hanns Zischler, Wolfang Preiss. Daniela Poggi è la sola presenza italiana. Si tratta di una sorta di giallo ambientato nella Berlino degli anni novanta, messa in allarme da una serie di suicidi. Il responsabile è il dottor Marsfeldt, reo di ipnotizzare le vittime con l’immagine di una bella ragazza che manda in onda dal suo network. Morandini scrive che “Chabrol riprende il personaggio del dottor Mabuse per una variazione sul tema del controllo degli individui in un contesto massmediologico di fine millennio”. Secondo lui resta “un film opaco e irrisolto”, ma le ambizioni di realizzare un’opera importante ci sono tutte, anche perché secondo Mereghetti il lavoro presenta “un certo fascino sinistro e un’atmosfera interessante”.
“Supysaua – l’investigatore del destino” di E. Colett (1990) è un film del quale non siamo riusciti a reperire informazioni e ci limitiamo a citarlo.
“Al calar della sera” di Sandro Lucidi (1991) è il secondo è ultimo film di questo regista che utilizza Daniela Poggi dopo aver esordito con Carmen Russo (“La maestra di sci” nel 1981), ma entrambi i film sono scadenti.
“Caino e Caino”, diretto e interpretato da Alessandro Benvenuti (1993), è un lavoro dignitoso che vede nel cast anche Enrico Montesano, Novello Novelli ed Emy Kay. Benvenuti e Montesano sono due fratelli pratesi che si contendono l’eredità del padre (Novelli) e si rendono la vita impossibile.
“Un lavoro interessante” sta a metà strada tra la commedia all’italiana vecchio stile e il nuovo comico-farsesco.
Il giallo “La strana storia di Olga O. “(1995), remake de “Lo strano vizio della signora Wardh” di Sergio Martino, diretto da Antonio Bonifacio, consiste in una vicenda di amori e maniaci. Il marito omosessuale (David Brandon) di Olga (Serena Grandi) la perseguita, tra timide scene soft-core. Protagonista è la Grandi e, per la Poggi, c’è solo una parte di secondo piano, ma non è un gran film, anche se la sceneggiatura è di Gastaldi.
Nel 1995, Daniela Poggi si cimenta dietro la macchina da presa girando il corto “Viaggio d’amore”, che interpreta lei stessa.
“Viola bacia tutti” di Giovanni Veronesi (1997) è un film interessante con Asia Argento, che possiamo classificare tra i prodotti del nuovo cinema italiano. Nel cast ci sono anche Massimo Ceccherini, Rocco Papaleo e Valerio Mastandrea.
“La cena” di Ettore Scola (1998) è il film più importante tra quelli interpretati da Daniela Poggi. Per descriverlo usiamo le parole di Pino Farinotti. “In un ristorante romano si riunisce per la cena tutto un mondo fatto di persone diverse e il regista analizza le loro vite. Il padre che invita i figli che non vede da tempo e ci litiga continuamente, la famiglia giapponese che fa fotografie, il regista che istruisce l’attore con un fiume di luoghi comuni, il giovane complessato che si fa plagiare da uno pseudomago, il docente perseguitato dalla passione di un’allieva che fa disamorare mostrandosi razzista, la mamma che non accetta la vocazione religiosa della figlia, la siciliana che fa collezione di amanti, il gruppo di donne che lavorano, la tavolata degli adolescenti che parlano in modo incomprensibile. Tira le fila il professor Vittorio Gassman, che passa di tavolo in tavolo, e la proprietaria Fanny Ardant, attenta e bravissima, perfetta, che rinuncia a un amore misterioso e impossibile per il suo locale e per quel che le rimane della famiglia. C’è poi il cuoco, chiacchierone, polemico, misantropo, bilioso, interpretato da Eros Pagni”. Farinotti stronca una pellicola che a noi è piaciuta molto e il nostro giudizio su Ettore Scola diverge nettamente. Resta un grande regista, anche se per questo film viene maltrattato un po’ da tutta la critica. Tra gli attori citiamo anche Stefania Sandrelli, Giancarlo Giannini, Antonio Catania, Riccardo Garrone e la nostra Daniela Poggi. Concordo con Mereghetti che assegna due stelle al film e conclude: “Non che sia sgradevole, ma è emblematico della crisi di un cinema che non riesce più a tenere il passo della realtà”.

 

FILMOGRAFIA DI DANIELA POGGI

Tre sotto il lenzuolo di Michele Massimo Tarantini e Paolo Dominici (1979)
Belli e brutti ridono tutti di Domenico Paolella (1979)
Speed cross di Stelvio Massi (1979)
Prestami tua moglie di Giuliano Carnimeo (1980)
Mi faccio la barca di Sergio Corbucci (1980)
La gatta da pelare di Pippo Franco (1981)
L’ultimo harem di Willy S. Regan (1981)
Teste di quoio di Giorgio Capitani (1982)
Il tifoso, l’arbitro e il calciatore di Pier Francesco Pingitore (1983)
Il paramedico di Sergio Nasca (1983)
Quando la coppia scoppia di Steno (1983)
Culo e camicia di Pasquale Festa Campanile (1984)
I camionisti di Flavio Mogherini (1984)
Quelli del casco di Luciano Salce (1984)
Un caso di incoscienza di Emidio Greco (1985)
I figli del vento di Enzo Doria – film tv (1985)
Doctor M. di Claude Chabrol (1989)
Supysaua – l’investigatore del destino di E. Colett (1990)
Al calar della sera di Sandro Lucidi (1991)
Caino e Caino di Alesandro Benvenuti (1993)
La vera storia di Olga O. di Antonio Bonifacio (1995)
Viaggio d’amore – corto diretto e interpretato da Daniela Poggi (1995)
Viola bacia tutti di Giovanni Veronesi (1997)
La cena di Ettore Scola (1998)
Traffico di A. Pupulin – corto (1999)
Vernice project di R. Dornhelm e Hector Babenco (1999)
La memoria divisa di G. Bonicelli (2004)

Per l’elenco completo di tutte le interpretazioni teatrali e televisive di Daniela Poggi si rimanda al sito internet www.danielapoggi.it.

L’ultimo libro di Gordiano Lupi: “Storia della commedia sexy all’italiana, volume 1 – Da Sergio Martino a Nello Rossati”, Sensoinverso Edizioni 2017

 

 

2 commenti

  1. […] principale è il bel Fabio Testi coadiuvato da Vittorio Mezzogiorno, l’affascinante Daniela Poggi e la bella Lia Tanzi, ottima attrice di teatro in prestito al cinema. Marilda Donà è nelle vesti […]

  2. Daniela Poggi un simbolo chiaro della bellezza Italiana e della NS Italia

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