BOTTEGO A FUMETTI, L’ESPLORATORE UCCISO COME CUSTER

BOTTEGO A FUMETTI, L’ESPLORATORE UCCISO COME CUSTER

Nel passato più volte i fumetti si sono occupati delle avventure degli esploratori africani. Le imprese di Vittorio Bottego, dal 1937 al 1960, hanno avuto molte versioni di qualità artistiche e “storiche” alterne, che analizziamo con rari disegni di Avenali, Natoli, Scolari, Fantoni, Canevari, De Fiore e Restani.

Vittorio Bottego (per la sua biografia vedi qui), nato a Parma il 29 luglio 1860, fu capitano d’Artiglieria di montagna ed esploratore della Dancalia, Somalia e Abissinia.
Negli anni trenta i nostri esploratori ebbero un periodo di grande fama: furono considerati i precursori delle vittorie coloniali mussoliniane, conquiste che proprio in Africa, a Adua nel 1896, avevano subito una grave sconfitta militare.

“La carovana degli eroi” di M. Avenali

 

In questo clima di “euforia africana” il 30 maggio 1937 veniva esposto nelle edicole il primo numero di Pinocchio, settimanale edito dalla Saev. di Milano, che ospitava in bianco e nero le vicende de La carovana degli eroi, primo fumetto dedicato a Bottego. L’autore del testo e dei disegni era M. Avenali, il quale settimana dopo settimana raccontava a puntate la seconda spedizione dell’esploratore parmigiano. Ma invece di seguire le reali avventure di Bottego, di Lamberto Vannutelli, di Carlo Citerni, di Maurizio Sacchi e di Ugo Ferrandi, preferì dare sfogo alla propria fantasia senza preoccuparsi di falsare la realtà storica, né tantomeno di documentarsi per dare una visione etnografica fedele delle diverse popolazioni con cui gli italiani venivano a contatto. Tutte cose che con una certa facilità avrebbe potuto invece fare se avesse voluto procurarsi L’Omo di Vannutelli e Citerni, volume riccamente illustrato edito da Hoepli nel 1899.

“L’Omo” di Citerni e Vannutelli

 

Invece arriviamo all’assurdo di vedere gli esploratori che non reagiscono all’attacco dei guerrieri Jambò che circondano la carovana. Il disegnatore Ave (così si firmava in ogni tavola) scrive: “Non c’è nulla da fare: rassegnatosi Bottego ordina di disarmarsi e di seguire senza lotta la tribù negra”. Evidentemente l’autore non aveva compreso il carattere di Bottego, che mai si sarebbe arreso al nemico, addirittura poi senza sparare un solo colpo di fucile. Va da sé che con la medesima ingenuità con cui i Nostri sono caduti nelle grinfie degli Jambò, si liberano con l’aiuto del fedele Alì, unico ascaro sfuggito all’agguato. Il buffo è che i componenti della carovana nella ventiduesima puntata fuggono disarmati da una capanna, mentre nella settimana successiva sono di nuovo armati di tutto punto con tanto di bagaglio. Non si comprende come abbiano potuto impadronirsi nuovamente dei loro averi.
Altra stranezza di Avenali è quella di porre il massacro della colonna condotta da Sacchi dopo essere transitata da Lugh, la città somala che domina le tre strade fluviali del Ganana, del Daua e dell’Ueb, ed avervi salutato Ferrandi, lasciato in precedenza a presidiare questo importante emporio commerciale. È sufficiente osservare una cartina dell’Africa Orientale per accorgersi che dalle rive del lago Margherita, dove morì effettivamente l’esploratore Sacchi, e Lugh, ci sono in linea d’aria circa cinquecento chilometri di distanza. Nella realtà Sacchi non poté raggiungere il villaggio difeso da Ferrandi.


Sarebbe stato senza dubbio curioso leggere la ricostruzione dell’ultimo combattimento di Bottego, dove perse la vita, come lo visualizzava l’impreciso Avenali, ma la cessazione del periodico, avvenuta con il n. 32 del 2 gennaio 1938, lasciò interrotta la storia con buona pace dei suoi pochi lettori.
Comunque, se dal punto di vista prettamente storico questo Bottego è deficitario, anche fumettisticamente parlando Avenali non centrò il segno. In primo luogo l’autore preferì usare le didascalie al posto delle più consone nuvolette per il dialogo dei personaggi. Le fitte didascalie descrittive smorzano l’azione del disegno rendendolo statico, a tutto danno della plasticità della pagina (il buon Avenali non era di certo un Hal Foster). In pratica le singole vignette diventano delle illustrazioni slegate l’una dall’altra, per di più appesantite dal testo sottostante. Non solo, il disegnatore non riuscì mai a caratterizzare fisicamente i personaggi: lo stesso Bottego non si identifica con facilità quando gli sono vicini gli altri esploratori. Avenali possedeva un tratto grossolano carico di nero, con cui cercava di coprire l’assoluta mancanza di profondità grafica.

“L’eroico pioniere” di Domenico Natali

 

Sempre nel 1937 la Casa Editrice Sonzogno mise in vendita la nuova serie settimanale del Giornale dei Viaggi e delle Avventure (la testata originaria Giornale illustrato dei viaggi di terra e di mare fu creata da Edoardo Sonzogno nel 1878) con storie in gran parte a fumetti (anche qui, piuttosto che la nuvoletta vigeva la didascalia sotto la vignetta). Dal n. 28 anno 53° dell’11 luglio al n. 37 del 12 settembre 1937 si sviluppò in dieci puntate la breve biografia illustrata dell’esploratore nativo di Parma. Domenico Natoli era l’autore dei bellissimi disegni, ai quali spettava la prima pagina a colori, de L’eroico pioniere. La vita e le imprese di Vittorio Bottego. All’interno del giornale, sempre a puntate, Giovanni Vitali e Max David ripetevano in prosa le sue gesta ne L’eroico pioniere.

“Gesta italiche in Somalia”, copertina di Domenico Natoli

 

Per la cronaca questi stessi tre autori, che rispettavano la verità dei fatti basando i lori lavori su documenti e pubblicazioni storiche, avevano già scritto sul personaggio per la bella collana Le grandi Esplorazioni per terra e per mare, anch’essa dell’editore milanese Sonzogno, il cui primo numero del 1933 si intitolava Gesta italiche in Somalia (seconda spedizione Bottego 1895-1897). In questa sede Natoli aveva realizzato l’accattivante copertina a colori e alcune illustrazioni interne in bianco e nero.

“Vittorio Bottego una vita che pare un romanzo” di Pina Bellario e Giovanni Scolari

 

Nel 1939 si deve alla scrittrice Pina Bellario Vittorio Bottego una vita che pare un romanzo, pubblicato per diciannove puntate nel settimanale L’Audace (dal n. 265 al 283) nel breve periodo che fu di proprietà dell’Api (Arnoldo Mondadori) di Milano. In effetti non si tratta di un fumetto, bensì di un lungo racconto biografico che disponeva, come corollario della prosa della Bellario, di illustrazioni dovute a Giovanni Scolari, il famoso disegnatore del fumetto Saturno contro la Terra (testi di Cesare Zavattini e Federico Pedrocchi), che per ogni puntata illustrava quattro vignette di ottima fattura. La sua Africa, che ricorda quella degli illustratori dei viaggi del secolo scorso, attirava l’attenzione dei giovani.

Biografia di Bottego scritta da Aroldo Lavagetto

 

La Bellario si ispirò al libro di Aroldo Lavagetto La vita eroica del capitano Bottego, edito nel 1934 dallo stesso Mondadori. Nonostante avesse a disposizione un buon testo per documentarsi, diede mano libera alla propria intuizione per raccontare episodi presumibilmente accaduti al Bottego bambino e giovanotto, periodi quasi del tutto sconosciuti dai biografi dell’epoca. Se la fervida fantasia sopperiva a deficienze conoscitive, di contro le mancava una pur minima cultura sulle vicende africane degli italiani che le faceva scrivere madornali inesattezze. Al colmo della sfortuna, si appropriò di una grave svista dello stesso Lavagetto, che fu il primo di una lunga serie di scrittori a chiamare Vannutelli Luigi anziché Lamberto, suo vero nome di battesimo. Dal lontano 1934 il nome Luigi sta sempre più prendendo piede (vedi Epoca e Storia Illustrata sempre di Mondadori, il libro di Luigi Vannutelli e Carlo Citerni Esploratori alla ricerca delle sorgenti del fiume Omo – si tratta di una parziale ristampa de L’Omo – edito da Edizioni Sugarco nel 1987, ecc.) rispetto a quello originale.

“Sui sentieri del Giuba” di Guido Fantoni

 

Nel 1942 un altro editore, il fiorentino Giuseppe Nerbini, commissionò il personaggio Bottego al prolifico disegnatore Guido Fantoni. Questa volta si trattava della riduzione a fumetti del diario della prima spedizione africana, quella del Giuba, per il settimanale L’Avventuroso (dal n. 416 al 441 e i numeri monografici 435e 439).
Fantoni, autore del testo e dei disegni, svolse dignitosamente il suo compito, aiutato peraltro dallo stesso protagonista che doveva disegnare: infatti Bottego aveva pubblicato nel 1895 la relazione del suo viaggio in un bellissimo volume intitolato Il Giuba esplorato, adorno di illustrazioni più volte ricopiate da Fantoni. Iniziavano così le puntate de Sui sentieri del Giuba che replicavano abbastanza fedelmente, anche qui in forma didascalica, gli appunti e i pensieri del tenace esploratore. Mancavano anche in questo fumetto le nuvolette, abolite dal Ministero della cultura popolare (MinCulPop) durante il periodo bellico verso la fine del 1941. Il buon Fantoni non si impressionò per queste restrizioni del regime e cercò di fare del suo meglio.

“Il Giuba esplorato” di Vittorio Bottego

 

Unico connazionale che Bottego accolse nella spedizione fu il collega capitano d’artiglieria Matteo Grixoni. Nel fumetto, come del resto nel libro Il Giuba esplorato, i due viaggiatori sono grandi amici accomunati dal desiderio di scoprire le sorgenti del misterioso fiume. La realtà invece fu ben diversa, tanto da raggiungere dei toni di elevata drammaticità. Ma di questo Fantoni con molta probabilità non ne era a conoscenza o per lo meno era preferibile, per quei tempi, sorvolare sul dissidio Grixoni-Bottego in una pubblicazione dedicata alla gioventù fascista, abituata a leggere unicamente episodi di virtù ed eroismo italico. Sta di fatto che nel n. 439 de L’Avventuroso troviamo Bottego che, la mattina del 15 febbraio 1893, abbraccia fraternamente il compagno augurandogli un buon ritorno in patria con il materiale etnografìco e scientifico raccolto sino a quel momento. L’unico dato reale sul distacco della colonna Grixoni è solamente la data. Infatti nelle prime ore di quel fatidico giorno Grixoni diserta l’accampamento con uomini e materiale, lasciando il capo della spedizione gravemente ammalato di febbre, la micidiale nemica degli esploratori africani. Bottego al suo rientro in Italia non rivelò pubblicamente questa defezione per compiacere il Consiglio della Società Geografica Italiana, che aveva organizzato il viaggio, timoroso di macchiare con uno scandalo il felice esito della straordinaria spedizione. In pratica l’esploratore parmigiano nel libro ha scritto quanto poi ha riportato Fantoni nel fumetto.

Albo Nerbini con la ristampa di Guido Fantoni

 

Purtroppo nelle pagine del periodico nerbiniano la sua avventura termina qui. Nerbini vendette la prestigiosa testata a Mondadori. Questi non si preoccupò di continuare il racconto africano, che rimase incompleto. Il Bottego di Fantoni ebbe, però, un’altra edizione: quattro giornalini della Collana Albi Grandi Avventure, pubblicati sempre da Nerbini. Nel 1942-1943 lo ristampano con i titoli Sui sentieri del Giuba, Fiamme sull’Uelmal, Nel paese degli Arsi-Sidama e Sull’alto Daua. Quest’ultimo albo è un inedito che prosegue la storia interrotta nel settimanale (mai rintracciato, purtroppo, dallo scrivente).

“L’eroe del Giuba” di Massimo Liorni e V. Canevari, copertina

 

L’editore Gioggi di Roma verso la metà degli anni cinquanta fece distribuire nelle edicole l’albo tascabile di trentadue pagine in bianco e nero L’eroe del Giuba (serie I grandi esploratori n. 3) con il testo di Massimo Liorni e i disegni, dallo stile incerto che denota un lavoro fatto in fretta e furia, di V. Canevari. Per la prima volta qui Bottego dispone delle nuvolette (esistono, poi, altre due ristampe con alcune differenze grafiche rispetto alla prima edizione). A dispetto del titolo, questa “storia di ardente patriottismo e di sublime sacrificio” non è ambientata durante la spedizione al Giuba, bensì quando Bottego trova la foce del fiume Omo.

“L’eroe del Giuba” di Massimo Liorni e V. Canevari, interno

 

Sin dalla prima pagina si nota l’assoluta mancanza di documentazione del Liorni (del resto nel nostro Paese era difficile che gli autori si documentassero a dovere, preferendo lavorare di fantasia, ma a volte questa era molto scarsa), che inizia l’episodio fornendo nella didascalia notizie errate: “Quel lontano giorno dell’agosto 1897 l’italiano Bottego, che aveva raggiunto l’Africa con alcuni compagni per una importante spedizione esplorativa, aveva fatto accampamento sull’altopiano di Berbera”. Intanto Bottego nel 1897 era già morto da marzo e Berbera, città della Somalia Britannica il cui porto guarda il golfo di Aden, fu la tappa iniziale del primo viaggio. Praticamente tutto l’albo è un’inesattezza dietro l’altra. Cito soltanto alcuni strafalcioni: un fantomatico “dottor Gerbi” ha preso il posto del dott. Sacchi; gli uomini che Bottego comanda sono soldati italiani, perciò dei bianchi, invece, come di consueto, disponeva di truppe di colore; il capitano viene ucciso mentre sventola la bandiera tricolore, colpito da una lancia, anziché ricevere due precisi colpi di fucile al petto e alla tempia sinistra (la fine di Bottego nel fumetto ricorda molto la conclusione del film del 1941 La storia del generale Custer del regista Raoul Walsh con il relativo massacro del 7° Cavalleria nei pressi del Little Big Horn (1876) con Errol Flynn [Custer] impavido accanto all’asta della bandiera).
Nella didascalia di pagina 32 si legge: “Ormai tutti gli italiani erano morti. E mentre i Galla si allontanavano con urla selvagge, sventolante e gloriosa, benché sporca e lacera, una bandiera restava a testimoniare l’ardimento degli uomini dell’eroe del Giuba”. Qui le inesattezze sono due: la prima è che, fortunatamente, ci furono dei superstiti all’eccidio e precisamente Citerni e Vannutelli, la ragazza nera Batùla e alcuni ascari; la seconda è ancor più macroscopica: lo sceneggiatore fa avvenire la strage nel momento in cui la spedizione trova la foce dell’Omo. Invece l’epilogo della seconda spedizione avvenne durante il lungo viaggio di ritorno, perciò tempo dopo la conquista geografica e precisamente sul colle Daga Roba, sito nei pressi di Ghidami, il 17 marzo 1897. Gli assalitori, dei Galla, eseguivano gli ordini dell’imperatore Menelik, il re dei re dell’Abissinia.

Fotografia degli esploratori a Lugh nel 1895, Bottego è seduto al centro

 

In ordine cronologico gli ultimi fumetti con Bottego protagonista risalgono al 1960, centenario della nascita (ricordato, tra l’altro, da un bel francobollo da 30 lire). Per l’occasione, due differenti testate hanno avuto la stessa idea di pubblicare il capitano esploratore praticamente quasi in contemporanea.

“Il Frengi Capitano” di Gianni Caratelli e Gaspare De Fiore

 

Il Giornalino, settimanale della Pia Società San Paolo, dedicava al personaggio 17 tavole dal n. 13 al 21 su testi di Gianni Caratelli e disegni di Gaspare De Fiore: Il Frengi Capitano. Caratelli scrisse molti libri per la gioventù, mentre De Fiore ha al suo attivo una miriade di fumetti. Il suo lavoro più noto è il tascabile erotico Isabella, che disegnava in tandem con Santo d’Amico per lo Studio Rosi di Roma, superando in quantità gli albi del primo disegnatore, Sandro Angiolini. De Fiore, prima di collaborare ai fumetti “per adulti” (tappa seguita da molti suoi colleghi del tempo) fu una colonna portante de Il Giornalino con illustrazioni e tavole sempre di buon livello qualitativo. Il testo di Caratelli, più che altro inventato, è piacevole e scorrevole. Dopo un generico prologo, Bottego e Grixoni si gettano con impeto dentro l’avventura della prima spedizione. Nella penultima vignetta della sedicesima tavola una didascalia informa che “dopo qualche anno Bottego, con un’altra spedizione, partì di nuovo per esplorare l’alta Etiopia. Fu l’ultimo suo viaggio…”. La successiva spiega che “questa volta manca il caro Grixoni, sostituito dal tenente Vannutelli”. La fine è repentina, una sola pagina conclude l’avventura terrena del militare. La morte lo coglie “la mattina del 17 marzo 1897, per il tradimento di nuove sentinelle, Bottego cadde sui corpi dei suoi fedeli…”.

“Vittorio Bottego” di Ezio Borghesi e Renzo Restani

 

Infine il n. 26 del settimanale Lo Scolaro, edito dall’Agis di Genova, ospitava una copertina commemorativa proprio a Bottego, mentre a pagina 403, la prima delle nove tavole didascaliche (in questo giornalino nessun fumetto era provvisto di nuvolette) con cui si snoda il “cineromanzo”, inizia la parziale biografia a fumetti intitolata Vittorio Bottego con una suggestiva immagine del monumento di bronzo, opera di Ettore Ximenes, che la città di Parma eresse nel 1907 al celebre esploratore. Il testo di Ezio Borghesi, pur nei limiti di eccessiva brevità del cineromanzo, che termina con il n. 34, era attendibile, frutto sia di fantasia sia di stralcio di letture sul personaggio. I disegni a mezza tinta sono sempre piacevoli. L’autore era Renzo Restani, disegnatore dal tratto realistico con delle sfumature classiche, particolarmente felice nell’illustrare la battaglia avvenuta il 21 marzo 1893 tra la carovana e i guerrieri Galla, quando “Bottego, con freddezza e autorità, mantenne l’ordine tra i suoi e li fece schierare in quadrato”. Con un assalto alla baionetta, di garibaldina memoria, i guerrieri vengono sbaragliati e “la battaglia era vinta ma l’esplorazione poteva dirsi finita”. Dopo altre avventure l’ufficiale mette piede a Brava e poi in Italia. “Ma – scrive il Borghesi come conclusione – il capitano Bottego mal s’adattava alla monotona vita del cittadino benestante. Aveva condotto con sé Mahàmmed che si trovava bene in famiglia. Però il ‘mal d’Africa’ alimentava la nostalgia dell’esploratore per le lande deserte, per le terre inaccessibili, le belve, i selvaggi. Non volendo addolorare i vecchi genitori si contentava di preparare nella sua mente quella che doveva essere la seconda avventura, gloriosa e tragica”.
Lo Scolaro ristampò Vittorio Bottego nel 1969 (dal n. 8 al 12).

Due saggi su Vittorio Bottego a cura dell’autore di questo articolo

 

BIBLIOGRAFIA
Manlio Bonati, La figura e le imprese di Vittorio Bottego nei fumetti e nelle biografie per ragazzi, in Miscellanea di storia delle esplorazioni, volume XV, Bozzi Editore, Genova, 1990, pp. 273/294;
Manlio Bonati, Vittorio Bottego, un ambizioso eroe in Africa, Silva Editore, Parma, 1997;
Manlio Bonati, Vittorio Bottego. Ricordi e lettere, in Aurea Parma, Parma, fascicolo 1, gennaio-aprile 1999, pp. 91-130;
Manlio Bonati, Vittorio Bottego massone: notizie e bibliografia, in Il Laboratorio, n° 41, Firenze, giugno-luglio 1999, pp. 19-20;
Manlio Bonati, Vittorio Bottego. Coraggio e determinazione in Africa Orientale, Torino, Il Tucano Edizioni, 2005.
Silvio Campioni, I Giam Giam. Sulle orme di Vittorio Bottego, Casa Editrice Luigi Battei, Parma, 1960;
Rinaldo De Benedetti, Vittorio Bottego e l’esplorazione del Giuba, Paravia, Torino, 1931;
Rinaldo De Benedetti, Vittorio Bottego e l’esplorazione dell’Omo, Paravia, Torino, 1933;
Aroldo Lavagetto, La vita eroica del capitano Bottego (1893-1897), Mondadori, Milano, 1934;
Walter Minestrini, Il Leone d’Africa. Vita di V. Bottego, Editrice Carroccio, S. Lazzaro di Savena, 1961;
Giorgio Salvucci, L’Avventuroso, in Il Fumetto, A.N.A.F., Roma, n° 4, dicembre 1978, pp. 47/57;
Giuseppe Pazienti & Rinaldo Traini, Fumetto Alalà – I comics italiani d’avventura durante il Fascismo, Comic Art, Roma, 1986.

(Le illustrazioni fanno parte dell’archivio storico dell’autore).

 

 

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