IL BATMAN POP MI PIACE DI PIÙ

IL BATMAN POP MI PIACE DI PIÙ

Dicembre 1966. Ho sei anni, da alcuni mesi frequento il primo anno di scuola. All’edicola mio padre mi dice di prendere un giornalino per imparare a leggere più in fretta. La mia manina afferra il numero 2 del Batman della Mondadori. Non conosco Batman e so a malapena cosa siano i fumetti. Forse più che Batman, disegnato nel margine sinistro della copertina, è Batgirl in centro ad attrarmi.

Non lo so ancora, ma Batgirl è un personaggio ideato per la serie televisiva di Batman che in quel periodo spopola in America, interpretata da Yvonne Craig (1937-2015).

Su quel Batman numero 2 imparo davvero a leggere, comincio ad apprezzare i fumetti e attraverso la rubrica “Bat-mania” mi faccio un’idea sul mondo delle nuvolette.

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Da dove nasce l’ispirazione di Batman? Probabilmente dai vampiri ottocenteschi e simili, che tanto successo avevano avuto soprattutto in Inghilterra.

Per avvicinarsi di più all’epoca della sua creazione, forse alcune suggestioni arrivano da The Bat, un film muto del 1926 basato sull’omonima opera teatrale di Mary Roberts Rinehart e Avery Hopwood, che riscosse successo a Broadway nel 1920. Il film, diretto da Roland West era intepretato da Jack Pickford e Louise Fazenda. The Bat (“il Pipistrello”) era un criminale mascherato.


Mentre il nome di Batman credo sia stato ideato o almeno “spinto” da Harry Donenfeld, editore della Dc Comics, che tre anni prima, nel febbraio 1936, l’ha usato per la sua pulp osé Spicy Mystery (copertina di H.J. Ward).

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Il concetto di un simile personaggio doveva girare nella casa editrice, tanto che Jerry Siegel e Joe Shuster l’adoperano con il nome di Bat-Man (lineetta in mezzo) in una storia dell’orrifico Dr. Occult intitolata “Vampire Venom”. L’episodio esce su More Fun Comics n. 28 del gennaio 1938, mesi prima della pubblicazione del loro Superman e un anno prima di Batman.

Comunque sia, l’editore commissiona la nuova serie di fumetti, una delle svariate pubblicate dall’antologico “Detective Comics”, al disegnatore Bob Kane, nato Robert Kahn in una famiglia di ebrei originaria dell’Europa orientale (1915-1998). Quello che Bob Kane partorisce assomiglia a questa ricostruzione.

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Per i testi Bob Kane si rivolge all’amico Bill Finger, figlio di un ebreo austriaco (1914-1974). Bill Finger non non vedrà mai apparire il proprio nome nei credit delle storie e morirà in povertà, a differenza di Bob Kane che riuscirà a ottenere sempre del denaro dall’editore in quanto “ideatore unico” del personaggio.

Insomma, le cose tra Bob Kane e Bill Finger sono andate come vediamo in questa illustrazione.

 

Bill Finger ha inventato la batmobile e tutto il resto, e ha scritto le storie fino ai primi anni sessanta. Lo stile grezzo, ma suggestivo, di Bob Kane non ha una evoluzione e le tavole che firma, salvo le prime, sono disegnate quasi sempre da altri.

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Batman viene pubblicato per la prima volta nel 1939, nel numero 27 di “Detective Comics”.
Non essendo un disegnatore realistico, per il Batman della copertina Bob Kane copia una immagine del Flash Gordon di Alex Raymond.


Per la prima apparizione di Batman all’interno dell’albo, invece, Kane ricalca una vignetta della strip di Tarzan disegnata da Hal Foster.

 

Nel 1940 i responsabili della Dc Comics trovano il pipistrello un volatile troppo tenebroso, così dal numero 38 di Detective Comics lo fanno affiancare da un volatile variopinto: il giovane Robin (Pettirosso). Nello stesso anno prende il via l’albo intitolato a Batman.

 

Batman diventa subito uno dei personaggi più famosi dei fumetti. Nel 1943 Hollywood gli dedica un serial (cortometraggi proiettati nei cinema prima del film, i padri dei telefilm).

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Sempre nel 1943 inizia la versione a strisce di Batman per i quotidiani.

Le prime strip, scritte da Bill Finger, hanno l’onore di essere disegnate a matita da Bob Kane in persona (il ripasso a china è di Charles Paris).

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Nei decenni seguenti il successo dilaga: legioni di ammiratori di tutto il mondo leggono le avventure del grande Bat.

La psicosi raggiunge il massimo d’intensità nella metà degli anni sessanta, quando in America vanno in onda i telefilm di Batman.

Si tratta di una versione parodistica del personaggio, interpretato da Adam West, mentre i fumetti remano in senso contrario diventando sempre più realistici.

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Ecco un cross-over tra il telefilm di Batman e quello di Green Hornet (Calabrone Verde): l’assistente di quest’ultimo, Kato, è interpretato da Bruce Lee, futuro fenomeno del kung fu cinematografico.

20 May 1966, Hollywood, Los Angeles, California, USA --- Holy moley and flaming fender benders, kids, this has to be the confrontation of the century! Batman, Robin, the Green Hornet and Kato meet on a corner in Gotham City during the filming of a documentary on ABC-TV's fall season productions. They are discussing the merits of the Batmobile (L) and Black Beauty, the super-cars for the superstar crimebusters. To those in the know in real life (left to right) Robin is Burt Ward; Batman is Adam West; The Green Hornet is Van Williams; and Kato is played by Bruce Lee.

 

Oltre alla batmobile, ci sono molti altri elementi fascinosi ideati dal negletto Bill Finger: la suggestiva batcaverna (qui nella versione classica di Dick Sprang) e i fantasiosi batcriminali che, a partire da Joker, sembrano usciti dalle storie di un Dick Tracy al quadrato.

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Torniamo al Batman della Mondadori, con le sue memorabili pagine seppiate.

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Si potevano trovare molte sorprese, come le origini di Batman condensate in due paginette…

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… e le tavole domenicali dei quotidiani. Al Schwartz è lo sceneggiatore di questo episodio del 1945; Jack Burnley, il disegnatore (che non fa affatto rimpiangere il “negro” preferito da Kane, Dick Sprang), con le chine del solito Charles Paris.
Il tutto diretto da Jack Schiff, comunista di ferro e supervisore storico di Batman, colui che “licenzierà” Jack Kirby per una sorta di tangente non pagata, spedendolo involontariamente nelle braccia di Stan Lee.

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Da bambino mi impressionò enormemente la tavola che ripropongo sotto: la meccanica della fuga del Joker e il meraviglioso storytelling sembrano presi da una storia di Dick Tracy (al quale Batman, se non lo si è capito, deve molto).
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Potremmo chiudere così, in bellezza, ma perché non rovinare tutto con un flash su Batgirl?

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Alla Dc Comics le femmine erano ancora vecchio stampo.

 

Contatto E-mail: info@giornale.pop

7 commenti

  1. Occorre operare una super sintesi, altrimenti sei bollato come “rompicoglioni”! The End, simbolica
    Però, scusate , a me la legge della super sintesi mi fa un baffo! Che cavolata è mai questa?? Si legge un eleborato scritto lungo e spesso complicato e la risposta ideale consigliata é tipo : “bello, interessate ,Sauro sei un Dio!!” Beh, proviamoci con le vicende degli Watchmen, delle quali Jacovitti disse;” ma i salami dove sono??”, vincendo in tal modo il premio Pulitzer per la sintesi critica del Graphic novel. Comunque le peripezie degli Watcmen sono ambientate in un 1985 alternativo, in cui Richard Nixon è ancora presidente e si sbarba 10 volte al giorno per avere un volto meno patibolare, gli Usa hanno vinto la Guerra del Vietnam e il Partito Democratico americano non presenta come ora, anno 2016 ,candidato alla carica di presidente una donna pare collusa con i poteri forti dei ricconi! e il muro di Berlino …. mah? questo non me lo ricordo. Ma Batman e quel poveraccio di Robin costretto a non crescere mai di statura per poter essere perennemente un uccellinio Pettirosso? però ha comunque i suoi muscolini.Quando avevo 10 anni su “Hurrà” nel 1947 c’era “Il fantasma e l’aquilotto”, storie adatte anche ai ragazzini di quell’età, poi pian piano arrivammo a Miller, con Batman ammantato di un’aura oscura.Ma gli Watchmen sono un’altra cosa, con caratterialità tanto umane da risultare alle fine disumani nelle loro decisioni.
    Io ho ricevuto “in prestito” da mio nipote tutta la raccolta in versione originale inglese e l’ho letta con contorno di moccoli silenziozi, ma solo per non disattendere le attese di Riccardo.
    Ho intasato, misteriosa Manu Libera? Ehhh, se si, rimane sempre la possibilità di chiamare lo spurgo, servizio di pulizia fosse biologiche metropolitane!

  2. Versione a luci rosse per adeguarmi alla devianza quasi porno del Pop Giornale: “Ahh, Ahh”, urla mia bisnonna leggendo l’articolo di Sauro,”” ahh, ahh,”” grida la vecchia venendo!!
    Ma siamo a questo livello? Peggio, secondo me, peggio!

  3. Va beh, nessuno risponde, questa è la perniciosa legge della dittatura del Grande Fratello!! Ma ormai tutti lo sanno che Sauro e Manus libera sono la stessa persona… Poi il fatto che Sauro abbia un appartamentino a Saint Denis in periferia nord di Parigi e colà si travesta da indù indigente, non fa che rafforzare la mia convinzione che il Nostro sia poi in effetti un agente infiltrato del MI5, naturalmente in combutta con l’Intelligence indiano che ha seri problemi a gestire gli avvisagli di una prossima guerra dell’India contro La Gran Bretagna che ambirebbe riprendere il controllo politico e commerciale di quel sub continente. Cosa per’altro annunciata nell’ambito del romanzo avveniristico di Luigi Motta “ I Giganti dell’infinito” risalente al 1934 edito da più di una casa editrice in quasi contemporanea ( Politica stramba assai, dovuta alle bizzarrie di Luigi Motta), con belle illustrazioni a mezza tinta di C.Away, ossia Kurt Caesar, particolare filologico quest’ultimo non rilevato dai pur dotti estensori, ma onnivori succhia notizie da tutti i conoscitori della materia trattata, del saggio ” Salgari, salgariani e falsi Salgari”, fondazione Rosellini 2010 . Comunque, per quanto mi consta, il nostro fachiro straccione Saurodan attualmente sopravvive commerciando in fumetti usati. Tiene un banchetto itinerante che sposta lungo il quai di Branly, a pochi passi dal museo omonimo di recente costruzione e che si erge sotto l’ombra della torre Eiffel.
    Questo in estate, nei mesi più freddi vende caldarroste rubate su e giù per le gradinate del Trocadero o addirittura nella lontana zona di Porta des Lilas, dove poi si traveste da donna facendosi chiamare Manu Manus!!! Incredibile ma vero, lo giuro..

  4. […] Catwoman ci appare spesso un po’ frivola, l’immagine di Batman (salvo alcuni sbandamenti) è quella del Cavaliere Oscuro, l’eroe cupo e disincantato che ha sacrificato la vita privata […]

  5. […] (Per i fumetti di Batman pubblicati in Italia in quegli anni, vai all’articolo “Batman Pop”). […]

  6. […] Può, alla conclusione dell’episodio, Batman scoppiare a ridere insieme al Joker dopo che questi ha ridotto la figlia del commissario Gordon alla paralisi, e poi ci ha fatto pure dei “giochi erotici” con la macchina fotografica? Povera Barbara, e dire che proprio grazie a lei ho iniziato a leggere i fumetti! Come racconto in “Batman Pop”. […]

  7. Warhol vestito da robin, con la pipistrellona tipo Nico dei velvet, mi fa sballare

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